Le parole del Buddha offrono a ciascuno di noi una guida. Parola di Francesco.
«Le parole del Buddha offrono a ciascuno di noi una guida». C’è qualcosa di stranamente inquietante in questa breve affermazione; ed è che ad averla pronunciata sia stata non un intellettuale o un qualunque uomo della strada, bensì il pontefice regnante, durante il viaggio “apostolico” nell’ex Birmania. L’occasione era quella dell’incontro, il 29 novembre, con i monaci buddhisti riuniti nel supremo “Shanga”: ebbene, il lungo discorso è doppiamente inquietante perché, pur citando Buddha e i suoi insegnamenti, Bergoglio omette totalmente di pronunciare il nome di Cristo. In tutto il discorso il nome di Gesù non compare nemmeno una volta.
«Esprimo la mia stima per tutti coloro che in Myanmar vivono secondo le tradizioni religiose del Buddismo. Attraverso gli insegnamenti del Buddha, e la zelante testimonianza di così tanti monaci e monache, la gente di questa terra è stata formata ai valori della pazienza, della tolleranza e del rispetto della vita, come pure a una spiritualità attenta e profondamente rispettosa del nostro ambiente naturale. Come sappiamo, questi valori sono essenziali per uno sviluppo integrale della società, a partire dalla più piccola ma più essenziale unità, la famiglia, per estendersi poi alla rete di relazioni che ci pongono in stretta connessione, relazioni radicate nella cultura, nell’appartenenza etnica e nazionale, ma in ultima analisi radicate nell’appartenenza alla comune umanità. In una vera cultura dell’incontro, questi valori possono rafforzare le nostre comunità e aiutare a portare la luce tanto necessaria all’intera società».
Chi legge, immaginerà che dopo questo elogio del Buddhismo, Bergoglio abbia almeno illustrato i fondamenti della fede in Cristo. Invece, niente. Unici accenni all’universo cattolico li abbiamo con una citazione di San Francesco e un passo di San Paolo. Tutto lì. Si dirà che non era il luogo o il tempo opportuno per parlare di Cristo; sarà, ma quest’assenza del “datore di lavoro” di Francesco sorprende e delude; soprattutto, perché non è la prima volta che assistiamo a dimenticanze simili nei discorsi del pontefice regnante.
Si dirà che, in fondo, il pensiero cristiano e quello buddhista sono simili; lo si dice spesso, è vero, ma senza riflettere sulle infinite differenze tra quella che è essenzialmente una dottrina filosofica e quella che è una fede. Per i cattolici, l’unica fede. Sarà bene sfogliare le pagine del buon, vecchio Chesterton per schiarirsi le idee: «Il fatto che il buddhismo predichi la pietà e la moderazione non vuol dire che assomigli particolarmente al cristianesimo; significa soltanto che non è completamente diverso da tutta l’esistenza umana. In teoria, il buddhismo disapprova la crudeltà o l’eccesso perché tutti gli esseri umani sani di mente in teoria disapprovano la crudeltà o l’eccesso. Ma affermare che buddhismo e cristianesimo propongono la stessa filosofia in proposito è semplicemente falso. Tutta l’umanità concorda sul fatto che ciascuno di noi è impigliato in una rete da pesca tessuta di peccati. La maggior parte dell’umanità concorda che ci sia una via d’uscita. Ma, sulla natura della via d’uscita, non credo che ci siano due istituzioni nell’universo che si contraddicono a vicenda tanto apertamente quanto il buddhismo e il cristianesimo. [G.K. Chesterton, Ortodossia, Lindau, Torino, 2016, p. 202].
In questo pontificato assistiamo – con profondo rammarico – ad un continuo appiattimento dei livelli teologici, ad un continuo abbassamento di livello; il tutto, insieme a frasi certamente sfortunate, spesso fuori luogo, facilmente decontestualizzabili. Infatti, Repubblica ha solertemente “riassunto” il pensiero del papa come segue: «Il Myanmar è scosso dalle violenze perpetrate contro le minoranze etniche e religiose e l'argomento resta indirettamente presente in questo incontro. Buddisti e cristiani possono trovare questa strada comune nei propri padri o figure spirituali di riferimento, Buddha per i primi, san Francesco per i secondi. Due figure le cui parole esprimono "sentimenti simili"» (vedi qui). Il tutto, sotto il perfetto titolo: «Myanmar, il Papa con i buddisti: "San Francesco e Buddha sono le nostre guide, basta pregiudizi"». (Ovvio, di Cristo non c’era nemmeno un accenno…).
Insomma, in soldoni: il succo del discorso che è passato dai media è che Buddha è una guida anche per i cattolici e che, per inciso, l’altra guida è san Francesco. Gesù Cristo? Non pervenuto.
«Esprimo la mia stima per tutti coloro che in Myanmar vivono secondo le tradizioni religiose del Buddismo. Attraverso gli insegnamenti del Buddha, e la zelante testimonianza di così tanti monaci e monache, la gente di questa terra è stata formata ai valori della pazienza, della tolleranza e del rispetto della vita, come pure a una spiritualità attenta e profondamente rispettosa del nostro ambiente naturale. Come sappiamo, questi valori sono essenziali per uno sviluppo integrale della società, a partire dalla più piccola ma più essenziale unità, la famiglia, per estendersi poi alla rete di relazioni che ci pongono in stretta connessione, relazioni radicate nella cultura, nell’appartenenza etnica e nazionale, ma in ultima analisi radicate nell’appartenenza alla comune umanità. In una vera cultura dell’incontro, questi valori possono rafforzare le nostre comunità e aiutare a portare la luce tanto necessaria all’intera società».
Chi legge, immaginerà che dopo questo elogio del Buddhismo, Bergoglio abbia almeno illustrato i fondamenti della fede in Cristo. Invece, niente. Unici accenni all’universo cattolico li abbiamo con una citazione di San Francesco e un passo di San Paolo. Tutto lì. Si dirà che non era il luogo o il tempo opportuno per parlare di Cristo; sarà, ma quest’assenza del “datore di lavoro” di Francesco sorprende e delude; soprattutto, perché non è la prima volta che assistiamo a dimenticanze simili nei discorsi del pontefice regnante.
Si dirà che, in fondo, il pensiero cristiano e quello buddhista sono simili; lo si dice spesso, è vero, ma senza riflettere sulle infinite differenze tra quella che è essenzialmente una dottrina filosofica e quella che è una fede. Per i cattolici, l’unica fede. Sarà bene sfogliare le pagine del buon, vecchio Chesterton per schiarirsi le idee: «Il fatto che il buddhismo predichi la pietà e la moderazione non vuol dire che assomigli particolarmente al cristianesimo; significa soltanto che non è completamente diverso da tutta l’esistenza umana. In teoria, il buddhismo disapprova la crudeltà o l’eccesso perché tutti gli esseri umani sani di mente in teoria disapprovano la crudeltà o l’eccesso. Ma affermare che buddhismo e cristianesimo propongono la stessa filosofia in proposito è semplicemente falso. Tutta l’umanità concorda sul fatto che ciascuno di noi è impigliato in una rete da pesca tessuta di peccati. La maggior parte dell’umanità concorda che ci sia una via d’uscita. Ma, sulla natura della via d’uscita, non credo che ci siano due istituzioni nell’universo che si contraddicono a vicenda tanto apertamente quanto il buddhismo e il cristianesimo. [G.K. Chesterton, Ortodossia, Lindau, Torino, 2016, p. 202].
In questo pontificato assistiamo – con profondo rammarico – ad un continuo appiattimento dei livelli teologici, ad un continuo abbassamento di livello; il tutto, insieme a frasi certamente sfortunate, spesso fuori luogo, facilmente decontestualizzabili. Infatti, Repubblica ha solertemente “riassunto” il pensiero del papa come segue: «Il Myanmar è scosso dalle violenze perpetrate contro le minoranze etniche e religiose e l'argomento resta indirettamente presente in questo incontro. Buddisti e cristiani possono trovare questa strada comune nei propri padri o figure spirituali di riferimento, Buddha per i primi, san Francesco per i secondi. Due figure le cui parole esprimono "sentimenti simili"» (vedi qui). Il tutto, sotto il perfetto titolo: «Myanmar, il Papa con i buddisti: "San Francesco e Buddha sono le nostre guide, basta pregiudizi"». (Ovvio, di Cristo non c’era nemmeno un accenno…).
Insomma, in soldoni: il succo del discorso che è passato dai media è che Buddha è una guida anche per i cattolici e che, per inciso, l’altra guida è san Francesco. Gesù Cristo? Non pervenuto.
di Giorgio Enrico Cavallo
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