Prima: Halloween, vendita di zucche-teschio di plastica, ragni e scorpioni ed altri para-infernalia, commesse nei supermarket col cappello da streghe, costumi satanici & lugubri e scheletrini fosforescenti per grandi e piccini – un bel fatturato. Immediatamente, segue il Black Friday: svendite di tutti i fondi di magazzino abbigliamento, elettronica & lusso: folle di zombies che si accampano la notte prima davanti ai grandi magazzini, e all’alba si spintonano e pestano per essere i primi a entrare a spendere, scene apocalittiche della stupidità sub-umana ma anche bei fatturati per il Mercato. Mentre scrivo è in corso la Giornata contro la Violenza sulle Donne: vendite di scarpette rosse col tacco per signori, sta andando così così, ma l’anno prossimo andrà meglio: tutti i media ci stanno inondando di prediche educative, vedrete che anche voi lettori ne comprerete un paio per mostrare che rispettate le donne (per forza: non avete potere di nessun genere, non siete ministri né registi o proprietari di tv o aziende, dunque non potete chiedere il “pedaggio” alla aspirante all’assunzione…).
Appena il tempo di tirare il fiato, e fra poco comincia il lungo marketing indotto da Santa Claus: tonnellate di cibi e salumi Made in Italy , i generi che il marketing chiama “il Lusso”, tonnellate di lucine LED Made in China ed altre carabattole d’obbligo nella stagione, tornano le masse sub-umane ai grandi magazzini, i fatturati pericolanti si raddrizzano. All’ultimo si comprano bigliettini di auguri da scambiarsi il 25 dicembre, su cui è scritto “Merry XMas”.
Perché un tempo si celebrava la data della nascita di un X.
Non è perfetto? Il travolgente calendario merceologico americanoide, una festa pubblicitaria del marketing globale dopo l’altra senza respiro, ha rimpiazzato e cancellato il calendario cristiano. I “consigli per gli acquisti” si susseguono ininterrotti per ogni stagione, appiattendo il presente e cancellando il vostro passato: è completa la vostra trasformazione da “popolo” in “pubblico”, del cittadino in consumatore-copratore. E ne siete contenti – l’enorme maggioranza di voi lo è, solo pochi ormai sono in grado di rabbrividire nell’orrore di tutto questo – perché qui si celebra la “beatificazione, pacificazione grottesca, il restauro festivo dI tutta la modernità nella festa intesa come concessione perpetua” di cui parla Baudrillard.
Da qui, da questa perpetuazione della festa, si vede come il Mercato Globale sia una religione, o la sua contraffazione nel vuoto del nichilismo e del relativismo. Da qui si vede che “l’economia è diventata la religione della società moderne”, “l’estensione del dominio della Farsa”, la fede nella credenza che la libertà si esercita in un deserto normativo in cui tripudiare negli shopping centers (dove ormai le famiglie e “i giovani” passano le intere domeniche). Via ogni ricordo molesto di doveri, cavalleria, dignità; la Forma Capitale (il loro deus absconditus) è finalmente pervenuta a liberalizzare totalmente la cultura così come i costumi familiari e sessuali, “con grande soddisfazione di una sinistra che ha sostituito il desiderio di rivoluzione in rivoluzione del desiderio”.
La Marketing Society è di Bontà e Moralità
E’ quel che preconizzava (godendone), Marx: “La borghesia ha risolto nel valore di scambio la dignità della persona ed ha rimpiazzato le innumerevoli libertà riconosciute ed acquisite [tradizionali o civili] con un’unica libertà, quella di commercio senza freni […]una eterna incertezza e un movimento senza fine contraddistinguono l’epoca borghese da tutte le precedenti tutto ciò che è stabilito e rispondente alla situazione sociale svanisce, ogni cosa sacra viene profanata”.
Tale auspicio è diventato ormai realtà compiuta, totalitariamente presente: ci viviamo dentro come nel fondo del mare, lontani dalla superficie e dall’aria. Siamo tutti parte della nuova antropologia ad hoc, quella che “legittima l’impulso egoistico come ‘impulso naturale’ individuale di massimizzare il proprio interesse materiale e privato”. Se questo è un impulso “naturale”, non si vede perché “le Donne” (che nella nuova libertà “la danno”, mica vogliono essere vergini ) debbano accusare il produttore o il principale che gli palpa il culo o le violenta sulla scrivania, o perché “la Gente” esprima sdegno per il dipendente o dirigente pubblico che prende tangenti, ruba lo stipendio, o il politico che tratta il denaro pubblico come sua cosa privata. Chi siete voi per giudicare quali piaceri privati privilegi il Porco in Politica o in Azienda? Perché non riconoscere che questa società è quella dove godono i predatori, della legge della giungla e del’uomo homini lupus?
Ma, non ve lo permettono: la società dello Shopping, che ha cancellato XMas per Halloween, proprio come religione, è gonfia di Bontà e piena di Moralità. Come ci insegna ogni giorno El Papa, essa esige, proclama, predica ed impone la Fraternità Universale: condanna, e quindi punisce penalmente, “xenofobia, razzismo, omofobia, mancanza di accoglienza degli immigrati”.
Se foste ancora nel mondo reale invece che nel fondo della realtà merceologica, vedreste che hanno reso “il migrante la figura redentrice centrale della nuova religione e ideologia della sinistra liberal, sostituendo l’arcaico proletario, sempre sospetto di non essere abbastanza indifferente alla sua comunità originaria” (Michéa). Capireste che “il sogno della fraternità universale, poiché riposa sulla finzione sentimentale che vuole che tutti gli uomini e donne siano tutti simili, non può sopravvivere alla scoperta che essi sono differenti” (Christopher Lasch). Se non foste gli stupidi a cui vi hanno ridotto, sapreste riconoscere dietro questa Fraternità Universale imposta dalla finanza (vedi Soros) l’estremo feroce imperialismo terminale della “potenza mondiale, integralista quanto l’ortodossia religiosa, per la quale tutte le forme differenti e singolari sono eresie; destinate ad entrare, per amore o per forza nell’ordine mondiale, o a sparire” (Baudrillard), che essa si è data “la missione di sottomettere con tutti i mezzi le molteplici culture alle feroci leggi dell’equivalenza, [a] ridurre ogni zona refrattaria, colonizzare tutti gli spazi “selvatici”, siano lo spazio geografico o l’universo mentale”. Vedreste, insomma, che la “accoglienza” e la “misericordia” di Bergoglio è la ferocia stessa del Sistema sradicatore, la grinta malvagia funzionale al Sistema Shopping e alla cancellazione delle Feste (cristiane) in Farse e concessioni perpetue (del marketing). Vedreste che in Bergoglio non parla il Bene, ma il Male.
Bergoglio riabilita Giuda. Cosa significa.
Negli ultimi tempi, Bergoglio estende sempre più la sua “carità” senza limiti. Ormai vi sta insegnando che anche i dannati sono in realtà salvati dalla “misericordia” di X , a cominciare da quello che credevamo il più irrimediabilmente dannato, Giuda.
E’ la seconda volta che torna sull’argomento, El Papa. Ci tiene a far sapere che per lui, Giuda non è dannato, perché X è tanto buono. Naturalmente conosce che X, nel Vangelo di Giovani 17, 12, parlando al Padre dei discepoli che sta per lasciare, dice: “Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione”– Naturalmente (forse) sa anche che l’originale greco è inequivocabile: “ υἱὸς τῆς ἀπωλείας” , dove “apoleias” è “dannazione”. Ma no. Come disse anche il suo predicatore ufficiale in Vaticano, frate Raniero Cantalamessa, X “qui parla, come in tanti altri casi, della prospettiva del tempo, non dell’eternità…senza bisogno di pensare a un fallimento eterno”.
Sicché El Papa dice che lui ha imparato tanto, da Giuda. “Ho imparato da Giuda che la vergogna è una grazia”. Sente tanta affinità personale, forse, visto che preferisce questo modello a San Pietro, san Paolo, che dovrebbero essere i modelli suoi. Fatto sta che sta inserendo nella testa e cuore di chi lo ascolta, l’idea che Giuda vada in fondo riabilitato – del resto ha riabilitato già Lutero, trova che anche Lutero “è stato una grazia”. A poco a poco, sta preparando la nuova religione funzionale al Mercato Globale e totale, quello dove il “migrante” è la figura redentrice centrale, dove vige la Fraternità Universale obbligatoria anche con Giuda, anche coi dannati, anche con l’Inferno stesso.
Non so se cogliete l’affinità di questo sforzo di Bergoglio con la spaventosa “bontà universale” di Georges Soros: “Far sparire il conflitto, lavorare all’avvento di una giustizia e armonia universali per negare, o sopprimere , l’alterità”. Il capitalismo alla Soros, la sua essenza, “è la soppressione di tutti i limiti”, dunque l’abbattimento di tutti i confini e le dogane – e l’Inferno è il Limite. Ultima, estrema frontiera fra Bene e Male, fra dannazione e salvezza, fra Giuda e X che ha tradito. E’ il luogo diviso “da un grande abisso, quelli che vogliono passare da voi non possono, né da costì si può passare fino a noi”, dice il Padre Abramo al ricco epulone che brucia eternamente. Non c’è passaporto valido per oltrepassare quella frontiera, il mondo invisibile non è uno Spazio Schengen.
Ma quale abisso, gridano Soros e El Papa all’unisono: no, è il momento di costruire ponti e abbattere i muri. Nell’aldiquà, ma soprattutto – ci crediate o no – nell’aldilà. In modo che qui nel tempo si adotti il “migrante” e Giuda, li si abbracci, non si distingua più, non ci siano più norme e possibilità di giudizio: “Chi sono io per giudicare?”. Lanciare il ponte sopra quell’ultimo limite, abissale frontiera, in modo che venga a visitarci Colui che è più buono di X, e che è il Re di Laggiù, onde perfezioni la Società della Festa dello Shopping, il Paradiso che non si possa più distinguere dall’Inferno, il godimento dalla tortura.
(“Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle”) Dante, Inferno III.
Ma so che pochi tra noi sanno ancora rabbrividire d’orrore. Viste le folle di zombie che si affollano e pestano nel Black Friday, si vede che il loro inferno è già qui – e che gli piace. Una parte enorme di umanità, aspira alla perditio, desidera la propria dannazione, la celebra come Festa e Farsa.
Contro il venerdì nero
Importato, tanto per cambiare, dagli Stati Uniti, il «black friday» viene dopo il «thanksgiving day», il giorno del ringraziamento, osservato il quarto giovedì di novembre per ringraziare Dio del raccolto. Una festa, quest’ultima, che ha origine nel Seicento, quando i primi pionieri sentirono il bisogno di dire grazie a Dio per essere riusciti a sostentarsi (dietro consiglio dei nativi) con il granoturco e i tacchini. Di qui l’idea, che risale al presidente Kennedy, di concedere la «grazia presidenziale» a due tacchini, i quali, anziché finire in padella, vengono trasferiti in un ranch. Dove, almeno teoricamente, nessuno dovrebbe più minacciarli.
Da noi la faccenda dei tacchini e della grazia non è ancora arrivata (forse perché c’è un limite a tutto, o forse perché non si è ancora trovato il modo di sfruttarla a fini commerciali), però il «black friday», come Halloween, ha attraversato l’oceano a velocità supersonica ed eccoci puntualmente qui, tutti presi dalla smania di accaparrarci più roba possibile al minor prezzo possibile.
Essendo un bastian contrario, il sottoscritto, che normalmente ha le mani piuttosto bucate, nel «black friday» non fa acquisti nemmeno se minacciato con la pistola alla tempia. E quando poi, alla radio o alla televisione, lo sento nominare, cambio subito canale. Così come ad Halloween mi piacerebbe tanto giocare a pallone con le zucche, nel venerdì nero divento improvvisamente taccagno. Capisco che è una resistenza da niente, il gesto di un illuso, o forse di uno che si avvia a diventare un irrimediabile brontolone. Ma a me va di fare così.
Mi dà anche fastidio il fatto che per un giorno del genere sia stato scelto il venerdì. Nella tradizione cristiana il venerdì è il giorno della morte di Gesù. Come ogni domenica è una Pasqua, ogni venerdì è un venerdì santo. Ecco perché al venerdì si digiunava. Ecco perché, di venerdì, i misteri che si ricordano nel rosario sono quelli dolorosi, dall’incoronazione di spine alla morte di Gesù sulla croce. Per i musulmani il venerdì è il giorno della preghiera nella moschea. Per gli ebrei è il giorno che, dal tramonto, introduce nel sabato.
Proprio perché possiede questa speciale sacralità, un venerdì tutto consacrato al rito profano dell’acquisto compulsivo appare particolarmente blasfemo. Un oltraggio, a dirla tutta. O quanto meno un’insolenza e una mancanza di sensibilità, a voler essere magnanimi.
Direte: «Ma a chi vuoi che importi, ormai!». Non sono d’accordo. A me importa, ed è già qualcosa. E sono convinto che molti altri, anche se magari non lo dicono, provano fastidio e tristezza per questo vilipendio del venerdì che si aggiunge a tanti altri vilipendi.
Poi mi dà fastidio il nome, che è lugubre e c’entra ben poco, anzi nulla, con il clima del Natale al quale ci stiamo avvicinando. L’espressione «venerdì nero» sembra sia nata a Filadelfia, all’indomani di un «thanksgiving day», in un venerdì particolarmente caotico dal punto di vista del traffico. E va bene. Resta il fatto che è un nome funereo, in netta contraddizione con la luce richiamata dal Natale. E mi chiedo che bisogno ci sia, dopo tutto il buio e il funereo di Halloween, di introdurre altro nero.
Insomma, questo «black friday» proprio non mi va giù.
Qualcuno dirà: «Ma guarda che è stato calcolato che solo in Italia il giro d’affari complessivo è di un miliardo e mezzo di euro, e lo sai che c’è tanto bisogno di sostenere i consumi. Guarda che la spesa media pro capite è di circa 108 euro, la rete coinvolta è di duecentomila negozi e questa è manna per la nostra economia».
Ho capito, eppure non mi va giù. La vita non è fatta solo di prodotto interno lordo e di propensione al consumo. Il mio problema è di ordine, direi, simbolico, e i simboli sono importanti.
Ho letto che dopo il «black friday» c’è il «grey saturday», definita la giornata dei super sconti ma più sicuri. E poi ecco il «cyber monday», con offerte appetitose nel campo delle tecnologie.
Dico: a voi non sembra che stiamo perdendo la bussola? Avevamo la settimana santa, i primi venerdì del mese, il mercoledì delle ceneri, il martedì e il giovedì grasso, il carnevale. Adesso abbiamo il venerdì nero, il sabato grigio, il lunedì informatico, Halloween. Vedrete che presto avremo anche il «groundhog day», il giorno della marmotta, che al di là dell’Atlantico si celebra il 2 febbraio e consiste nel tenere d’occhio la tana di una marmotta: se l’animaletto esce e non vede la sua ombra perché il cielo è nuvoloso, l’inverno finirà presto; se esce e vede la sua ombra e si spaventa e torna nella tana, l’inverno durerà per altre sei settimane. O è il contrario? Non mi ricordo.
Ora, io ho molta simpatia per le marmotte, e quando vado in montagna le osservo volentieri e mi piace sentirle fischiare, però sinceramente non scambierei la nostra bella candelora («Quanno viè la Candelora da l’inverno sémo fóra, ma se piove o tira vènto ne l’inverno semo dentro»), che cade appunto il 2 febbraio, con questo strambo giorno dedicato al roditore.
Comunque, ragazzi, è già da un po’ che aspetto con ansia il «crib day». Che cos’è? L’ho inventato adesso: è il «giorno della culla». Ovvero il giorno in cui si fa il presepe. E me lo tengo stretto.
Aldo Maria Valli
http://www.aldomariavalli.it/2017/11/24/contro-il-venerdi-nero/
http://www.aldomariavalli.it/2017/11/24/contro-il-venerdi-nero/
Un meraviglioso Black Friday che fa sentire ogni barbone un signore
Nel giorno del Black Friday, che la mia amica di Twitter Mariangela, e pure Francesco, lettore di Verità, chiamano “la festa del consumatore pirla”, non ho comprato nulla, neppure un chiodo, pardon, neppure un gamberetto indonesiano dal sapore e dal costo di un chiodo. Non potevo, dopo aver letto che per allevarli hanno distrutto intere foreste di mangrovie. Immagino vadano classificati nella categoria “stile di vita”, cibo che ha l’aspetto del gamberetto ma il gusto di un chiodo in salsa rosa.
Gli scioperanti di Amazon (Piacenza) hanno potuto fare la loro sacrosanta battaglia sindacale senza doversi sentire a disagio verso noi clienti che nulla abbiamo comprato, proprio per solidarietà verso di loro. Caro Jeff Bezos non licenzi questi scioperanti, sono dei poveracci, ignoranti come i tassisti europei, non capiscono, si fermano alla superfice dei problemi, non comprendono che per lei l’unico Dio, al centro dell’universo, è il consumatore. Può darsi che lei li paghi poco rispetto alle regole schiaviste (dicono) alle quali devono sottostare, li perdoni, non sanno valorizzare i benefit innovativi che lei elargisce loro con tanta signorilità (Una chicca: nel parcheggio dello stabilimento le auto dei dipendenti sono autorizzate ad avere il muso rivolto verso l‘uscita per facilitare il deflusso in caso di necessità). E poi oggi avere un lavoro è un privilegio e costoro dovrebbero rivolgersi a lei, un mito, come facevano gli operai giapponesi anni Cinquanta che, a inizio turno, rivolti verso il Padrone, dicevano, con voce squillante “Dōmo arigatōgozaimasu” (Jeff, si tranquillizzi, significa semplicemente, grazie signore).
Posso buttarla sul ridere e lanciarmi in una previsione fanciullesco-sociologica? Ci sarà un giorno che, grazie al Ceo capitalism, i prodotti in vendita costeranno praticamente poco o nulla (faranno schifo, ma non si può avere tutto), i lavoratori guadagneranno poco o nulla, i più allineati avranno la tessera annonaria, ma tutti saranno sedati al punto che tutti appariranno felici, zombie felici. Sono certo che i più intelligenti di loro saranno ogni giorno in fila per poter pranzare nel Refettorio Felix (raramente ho letto qualcosa di più sociologicamente geniale) di MassimoBottura che ricupera avanzi e scarti delle mense e delle dispense dal mitico 1% della popolazione (l’unico che possa definirsi umano), li raccoglie poi li manipola con somma arte culinaria. Il Refettorio Felix rappresenta il top della cucina povera, fa sentire ogni barbone un signore.
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