L'ULTIMA PROFANAZIONE
Il tennis in chiesa. Dicono che è arte
Povero San Paolo caduto da cavallo. La botta sulla terra rossa di Damasco deve avergli fatto meno male di quella rimediata sul sintetico di Milano dove, al termine di un match senza storia ha dovuto soccombere sei zero sei zero. Arriverà un giorno un cui qualcuno dovrà incaricarsi di stilare un catalogo degli orrori per descrivere che cosa accadeva agli inizi del terzo millennio quando le chiese nell’Occidente senza ormai più memoria venivano destinate ai culti più bizzarri. Quel giorno si racconterà di chiese onuste di beltà e fede destinate a saloni di ricevimento per pranzi, comizi elettorali, mostre, concerti e altre attività terrene. Poteva mancare lo sport? No che non poteva.
A colmare la lacuna ci ha pensato il solito carneade
dell'arte dal nome esotico che, evidentemente ossessionato dalla smania di
stupire e ormai abbandonata ogni tipo di creatività che elevi lo spirito e lo
occhio verso il bello, ha trasformato il sacro pavimento della chiesa di SanPaolo converso a Milano in un campo da tennis. Nel tempio cinquecentesco di
Piazza Sant’Eufemia c’è davvero tutto quel che serve per il match: la rete, le
linee, i giocatori con le racchette e le palline e persino il tè al gelsomino.
Ovviamente di artistico non si sa bene che cosa ci si sia.
Ma basta raccontarsela un po’ per far accorrere 300 persone in un batti baleno
al suono del tam tam social. Surreale lo scopo: «L’obiettivo è quello di
sovvertire le logiche della comunicazione tipiche del contesto religioso,
sostituendo a un messaggio autoritario a senso unico, un’attività ricreativa e
di scambio. Lo sport, nell’immaginario dell’artista, è metafora dell’importanza
delle attività improduttive che si sottraggono alle logiche sociali incentrate
sul lavoro».
Capito? ll tennis, con il suo ritmato pim pam pim pam come
uno scambio da contrapporre al messaggio autoritario a senso unico della
religione. Della serie: non bastava cacciare il Santissimo dalla casa nella
quale ha dimorato per quasi 5 secoli. Bisognava anche esercitare lo sberleffo
tipico dei barbari conquistatori: adesso ci siamo noi e ci facciamo quel che
vogliamo. L’iniziativa sembra vantare anche i crismi della regolarità. La
chiesa infatti viene definita sconsacrata. Ora, a parte la terminologia
impropria, sarebbe interessante sapere quando l’ordinario del luogo ha firmato
il decreto di perdita di benedizione del tempio, ma considerato che la chiesa
venne smantellata da Napoleone e il culto soppresso ormai da quasi due secoli,
qualche vescovo nel tempo ci avrà pensato. Che poi: in fondo si vede che
l’antico altare è ancora perfettamente conservato. Chissà se è rimasta la
pietra martyrum sulla quale sono state celebrate nei secoli migliaia di messe
per la salvezza dell’umanità.
Ma non è soltanto questo il punto perché non è che se una
chiesa perde la sua dedicazione, vi si possa fare tutto l’immaginabile. Sembra
invece che ogni cosa sia ormai permessa. Infatti nel corso degli anni, prima di
arrivare al match point, la chiesa è stata anche uno studio di registrazione e
location di innumerevoli mostre fino a diventare la sede di uno studio di
architetti i quali possono così mostrare quanto è cool il loro ufficio. Però
quel che non torna è per quale motivo per lanciare un messaggio artistico-sociale
condito di supercazzole futuriste, come la contrapposizione tra le attività
improduttive e le logiche sociali (mai sentito parlare di trascendenza? di
sacro?) si debba violentare la memoria di quello che è ancora un tempio di Dio.
Infatti viene chiamata ancora chiesa e non area polivalente
destinata alla mollezza dei costumi. Perché? Forse perché troppo comodo visto
il popò di bellezza che l’arte cristiana ha prodotto nei secoli e che questi
artistisifaperdire non sono in grado di eguagliare per mancanza di ispirazione.
Sfruttano la bellezza creata da altri aggiungendo da parte loro solo
l’ideologia. Il messaggio esplicito che sta dietro questa pagliacciata
spacciata per arte è all’insegna di un rinnovato retaggio anticristiano secondo
il quale ormai la religione è soltanto un ferro vecchio del passato. Non serve
citare Paolo VI agli artisti per constatare che se architetti e archistar si
riducono a profanare la memoria più bella rimasta all’uomo di quando era
collegato al suo creatore, vuol dire che c’è rimasto ben poco ormai da
scandagliare e il business è tutto.
Perché, anche se non canonicamente, è chiaro che pure questo
è un sacrilegio dato che una chiesa deve essere utilizzata per il culto: se la
si sfrutta per altri scopi è evidente che la profanazione è già compiuta e a
poco serve la scusa che il culto non si celebra da due secoli. Radical chic che
non siete altro: andate a giocare a bocce al Partenone di Atene e vediamo se
non vi prendono a racchettate.
Andrea Zambrano
"Scusi Papa, come troviamo marito?", toh Bergoglio alle liceali: parte con la barzelletta zozza
Papa Francesco ha consigli per tutti, anche per i single. Fermato da un gruppo di liceali in piazza San Pietro, Bergoglio ha suggerito a un gruppo di ragazze un sistema usato in Argentina dalle donne cattoliche per trovare marito. Per farlo, come mostra un video de Il Messggero, il Papa ha usato una barzelletta dall'involontario doppio senso: "A vent’anni chiedono a sant’Antonio che il fidanzato venga, tenga e convenga. A trent’anni, chiedono che il fidanzato venga e tenga. A quaranta pregano sempre Sant’Antonio ma solo perchè un fidanzato venga. E a quell'età quello che viene, viene"http://www.liberoquotidiano.it/gallery/personaggi/13283472/papa-francesco-sistema-trovare-marito-barzelletta-zozza.html
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