Papa Francesco non ha dubbi: "Il 'Padre Nostro' è sbagliato, Dio non induce in tentazione. Casomai, è Satana"
Ospite di Tv2000, il Pontefice spiega: "È l'uomo a cadere, non Dio che mi butta nella tentazione. Quello, casomai, è Satana"
È la più conosciuta e diffusa delle preghiere cristiane, quella che, secondo il Vangelo di Luca (11,1), fu insegnata da Gesù stesso ai suoi discepoli che gli chiedevano come dovessero pregare. Eppure, a duemila anni di distanza, la sua versione è ancora controversa. E ora a dirlo è persino il Papa in persona.
Nella preghiera del "Padre nostro" Dio che ci induce in tentazione "non è una buona traduzione", afferma infatti papa Francesco nella settima puntata del programma "Padre nostro", condotto da don Marco Pozza, in onda su Tv2000 il 6 dicembre, alle ore 21.05. "Anche i francesi - prosegue il Pontefice - hanno cambiato il testo con una traduzione che dice 'non mi lasci cadere nella tentazione': sono io a cadere, non è lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto. Un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito". "Quello che ti induce in tentazione - conclude Francesco - è Satana, quello è l'ufficio di Satana".
Il Papa dialoga con il giovane cappellano del carcere di Padova, don Marco Pozza, nell'introduzione di ogni puntata. Il programma, nato dalla collaborazione tra la Segreteria vaticana per la Comunicazione e Tv2000, è in nove puntate, nelle quali don Marco incontra anche noti personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. Nella settima puntata, ospite il filosofo Umberto Galimberti, secondo cui "l'ottimismo del cristianesimo non esiste in altre culture". Dalle risposte del Papa a don Marco è nato anche il libro Padre nostro (Rizzoli-Lev).
Della controversia sulla preghiera più nota del cristianesimo si è parlato in queste settimane quando in Francia si è detto appunto addio al vecchio "Padre Nostro". Dopo anni di discussioni sulla giusta traduzione, la nuova versione francese non include più il passaggio "ne nous soumets pas à la tentation" - 'non sottometterci alla tentazione' -, che è stato sostituito con una versione ritenuta più corretta: "Ne nous laisse pas entrer en tentation", 'non lasciarci entrare in tentazione'.
Secondo quanto ha scritto Le Figaro, la prima formula - "non sottometterci" - ha fatto credere a generazioni di fedeli che Dio potesse tendere in qualche modo una sorta di tranello, chiedendo loro di compiere il bene, li "sottometteva" alla tentazione del male. "La frase attuale lasciava supporre che Dio volesse tentare l'essere umano mentre Dio vuole che l'uomo sia un essere libero", ha commentato il vescovo di Grenoble, monsignor Guy de Kerimel, citato dal giornale.
Dopo mezzo secolo - la controversa versione venne introdotta il 29 dicembre 1965 - la Conferenza episcopale transalpina ha quindi optato per la nuova traduzione del "Notre Père". Per aiutare i fedeli a memorizzarla, la nuova preghiera è stata distribuita in decine di migliaia di copie nelle chiese di Francia. Il cambio ufficiale è avvenuto domenica 3 dicembre.
Per la verità, anche in Italia, nella versione della Bibbia della Cei (2008), il passo "et ne nos inducas in tentationem" è tradotto con "e non abbandonarci alla tentazione"; l'edizione del Messale Romano in lingua italiana attualmente in uso (1983) non recepisce tuttavia questo cambiamento. Ora però è il Papa a sostenere pubblicamente che si dovrebbe cambiare.
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