ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 27 dicembre 2017

La “mission” del Papa Bergoglio

“Papa Bergoglio in occasione del Natale si conferma come ” il supremo leader” del fronte mondialista”


Si sapeva ormai da anni che la posizione del Papa Bergoglio era perfettamentne allineata al fronte dell’universalismo globalista che propugna la dissoluzione degli Stati Nazionali e delle culture autoctone per “accogliere ed integrare” migranti da tutto il mondo al fine di costituire un “mondo nuovo” multiculturale senza barriere e senza confini. Una visione molto discutibile sul piano pratico ma che la nuova Chiesa di Bergoglio coltiva come un obiettivo non soltanto di carattere religioso ma anche politico.
La conferma ulteriore di questa “mission” del Papa Bergoglio si è avuta in occasione della festa del Santo Natale: la festa del Natale viene vista dal Papa argentino non come la nascita di Gesù redentore con il suo messaggio carico i significato per l’umanità intera ma come l’occasione di un comizio politico sull’immigrazione.
“Maria e Giuseppe si videro obbligati a partire”. È il monito di Papa Francesco durante l’omelia della messa della notte di Natale, celebrata nella basilica di San Pietro con centinaia tra cardinali, vescovi e sacerdoti. “Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire – afferma il Pontefice – In molti casi questa partenza è carica di speranza, carica di futuro; in molti altri, questa partenza ha un nome solo: sopravvivenza. Sopravvivere agli Erode di turno che per imporre il loro potere e accrescere le loro ricchezze non hanno alcun problema a versare sangue innocente”.

Antonio Socci, il noto esponente del Cattolicesimo tradizionale, sconcertato da questa omelia, ha commentato sul suo Blog “Non ci si può credere! È veramente ossessionato! Anche nell’omelia di questo Natale il comiziante persista obamiano invece di parlare di Gesù Cristo, parla dei migranti. Solo e sempre politica! Gli hanno ordinato di martellare su questo punto e lui da cinque anni bombarda quotidianamente”.
Pur di tirare in ballo il tema dell’immigrazione, Bergoglio incappa anche in alcuni errori nel citare il Vangelo: “Oltretutto colpisce l’ignoranza – ha aggiunto Socci – Qualcuno gli spieghi che Giuseppe stava portando la sua famiglia non in un Paese straniero per motivi economici, ma nel suo stesso Paese per il censimento, perché lui era originario di Betlemme. Quindi era a casa sua. E il versetto “non c’era posto per loro” si riferisce al fatto che nel caravanserraglio dove erano tutti non c’era un luogo appartato per partorire. Come si può distruggere così l’annuncio del Natale con un banale comizietto populista?”
Questo discorso rappresenta il culmine di molti altri interventi fatti dal Papa per esortare gli Stati ad accogliere i migranti sempre e comunque, rifiutando di considerare i pericoli derivanti da una invasione di popoli provenienti da cuture diverse e non integrabili, respingendo l’idea delle “guerre di religione” anche di fronte a fatti innegabili come gli attacchi alle chiese cristiane copte in Egitto con le realtive stragi.
I discorsi di Papa Bergoglio sono tutti indirizzati su questo tema, l’immigrazione, come diritto prioritario…….il Papa argentino si arroga il diritto di intimare all’Europa una sorta di ordine “morale” di apertura totale e senza condizioni delle sue frontiere e delle sue nazionalità a chiunque voglia venire a installarvisi, una apologia dello Ius Soli da attribuire a tutti comunque. Ben altro del vecchio detto di “dare a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio ciò che è di Dio.
L’accoglienza deve essere fatta secondo Bergoglio a prescindere da quali che siano le conseguenze sociali, economiche e di sicurezza d’una immigrazione di massa fuori controllo. Questo discorso ha spinto esponenti della cultura politica cattolica, come Pierre Lellouche, a domandarsi se l’intenzione del Papa Bergoglio sia quella di salvare la Chiesa in Africa o in Sud America, ove attualmente è concentrata la maggioranza dei fedei, per farsi “il becchino” dell’Europa. Vedi: L’Islam rischia di travolgere l’Occidente
“…Egli abolisce ogni possibilità di regolazione dei flussi migratori. Francesco inaugura così una nuova teologia mondialista mortifera per l’Europa. Il primo elemento evidente del suo discorso, è il fatto che gli Stati sarebbero illegittimi di fronte ai migranti. Alludo a quella frase incomprensibile che dà il primato alla “sicurezza individuale” sulla “sicurezza nazionale”. Facile obiettare che è la sicurezza nazionale quella che garantisce la sicurezza personale. Il Papa opera dunque un rovesciamento completo che sembra una esaltazione del meticciato e dell’anarchismo senza regole.
“Questa posizione del Papa pone la Chiesa sulla stessa frontiera ideologica dei mondialisti del transumanismo e della mercatizzazione del mondo, che vogliono anch’essi la soppressione delle sovranità, dei confini e degli Stati (…). Questo Papa sembra confondere l’universalismo cattolico con il mondialismo più sfrenato. Papa Francesco propone di annullare ogni differenza tra i clandestini, gli immigrati legali e i cittadini. Risultato: la cittadinanza appare come un concetto obsoleto di fronte al “diritto assoluto d’installazione per i migranti”.
L’interpretazione del Vangelo secondo Bergoglio si riduce all’esaltazione del multiculturalismo, della abolizione delle differenze culturali e dell’accettazione di una unica religione universale dove tutte le predicazioni sono uguali, quella cattolica come quella islamica, come quella ebraica, luterana, evangelica, ecc…
Il discorso odierno del Papa ha spinto il filosofo diego Fusaro (e come lui anche altri) a domandarsi se i discorsi del Papa non siano scritti da George Soros, il multimiliardario che opera per finanziare l’invasione dell’Europa e l’abolizione degli Stati e dei confini. Che ne sia cosciente o no, il Papa Bergoglio si è messo al servizio degli interessi del grande capitale finanziario che opera per gli stessi obiettivi: un nuovo ordine mondiale multiculturale e globalizzato dove entità sovranazionali avranno la gestione del potere.
Luciano Lago
“Discorso natalizio di Bergoglio? Scritto da Soros”
Diego Fusaro
Papa Ratzinger aveva il coraggio di criticare la mondializzazione e lo sradicamento capitalistico. Papa Francesco – ci spiace ricordarlo – sta sempre più mettendosi al loro servizio. Così nel discorso di oggi, vera e propria omelia per lo ius soli: “Maria e Giuseppe, per i quali non c’era posto, sono i primi ad abbracciare colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza”. Legge del cuore (Hegel) e batticuore per l’umanità (ancora Hegel) non servono a nulla, senza considerare gli obiettivi rapporti di forza: i quali ci dicono che dare la cittadinanza a tutti è il primo passo per annichilire il concetto di cittadinanza e renderci tutti schiavi apolidi e migranti. La mondializzazione non vuole rendere cittadino chi ancora non lo è. Vuole rendere non-cittadino chi ancora lo è. Questo il punto. Insomma, l’omelia di Francesco, stavolta, sembra ispirarsi a Soros più che a Cristo.
(Ormai se ne accorgono un po’ tutti – io  ricevo per mail immagini così:




     4…da cui ovviamente mi dissocio.
https://www.maurizioblondet.it/papa-bergoglio-occasione-del-natale-si-conferma-supremo-leader-del-fronte-mondialista/

CHE C'ENTRANO I FALSI PROFUGHI?  
              
Ma che c’entrano i falsi profughi con la Natività? E la “tenerezza rivoluzionaria” alla “Che” Guevara? Perfino nel "discorso politico", camuffato da omelia del santo Natale, il (falso) papa Bergoglio non ha saputo trattenersi di Francesco Lamendola  
 

Perfino nella omelia del santo Natale, il (falso) papa Bergoglio non ha saputo trattenersi; e, invece di offrire ai fedeli uno spunto di spiritualità, di trascendenza, il senso verticale di Dio che si fa uomo e degli uomini che aspirano a Dio, ci ha restituito, per la centesima, per la millesima volta, come sempre, come ormai quasi ogni giorno, il senso della orizzontalità, della secolarizzazione, della immanenza. Non ha parlato di Gesù che nasce, ma dei falsi profughi che cercano accoglienza presso i nostri cuori, duri ed egoisti, e che bussano alle nostre porte, di noi ricchi e indifferenti cittadini del Nord del mondo, che ce ne infischiamo delle loro sofferenze e pensiamo solo al Presepio, ai regali e al pranzo natalizio. Eh, sì:; che vergogna. Come quando si è recato a Lampedusa, ha gettato una corona di fiori nel mare delle “stragi” (chi sa perché stragi, poi? il vocabolario non dà questa definizione di “strage”) e ha detto a voce alta, con tono tagliente, sdegnato, da giudice implacabile, lui così misericordioso: Vergogna!
Insomma, anche l’omelia di Natale è diventata un sermone politico e un ennesimo spot a favore della cittadinanza agli stranieri. Ancora una vola ha strumentalizzato il Vangelo, lo ha piegato nella direzione da lui voluta: da lui, o da quelli che lo hanno messo, sfortunatamente, sul seggio pontificio, a occupare la cattedra di san Pietro. Guarda caso, è la stessa direzione che sta seguendo la politica di George Soros e che rientra nei pani dell’élite finanziaria globale. E non si creda che queste sono le critiche, acide e forse ingenerose, di qualche ultratradizionalista; sono anche le critiche di un pensatore marxista come Diego Fusaro, secondo il quale il papa si sta mettendo al servizio della “mondializzazione” e dello “sradicamento capitalistico”; di più: che giudica il suo discorso di Natale più ispirato a Soros che a Cristo”. Questa, sì, che è una vergogna incancellabile, la vergogna suprema, perfino dal suo punto di vista: che il papa cattolico si faccia accusare di essere al servizio del supercapitalismo proprio da un filosofo marxista; lui che gongolava tutto quando il presidente marxista della Bolivia, Morales, gli ha regalati un Crocifisso costruito dentro una falce e martello, e lo ha preso con gioia, facendosi fotografare come se fosse perfettamente a suo agio con quel dono fra le mani.
Ed ecco la sua omelia natalizia, ad eccezione delle prime battute introduttive:
Per decreto dell’imperatore, Maria e Giuseppe si videro obbligati a partire. Dovettero lasciare la loro gente, la loro casa, la loro terra e mettersi in cammino per essere censiti. Un tragitto per niente comodo né facile per una giovane coppia che stava per avere un bambino: si trovavano costretti a lasciare la loro terra. Nel cuore erano pieni di speranza e di futuro a causa del bambino che stava per venire; i loro passi invece erano carichi delle incertezze e dei pericoli propri di chi deve lasciare la sua casa. E poi si trovarono ad affrontare la cosa forse più difficile: arrivare a Betlemme e sperimentare che era una terra che non li aspettava, una terra dove per loro non c’era posto. E proprio lì, in quella realtà che era una sfida, Maria ci ha regalato l’Emmanuele. Il Figlio di Dio dovette nascere in una stalla perché i suoi non avevano spazio per Lui. «Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,11). E lì… in mezzo all’oscurità di una città che non ha spazio né posto per il forestiero che viene da lontano, in mezzo all’oscurità di una città in pieno movimento e che in questo caso sembrerebbe volersi costruire voltando le spalle agli altri, proprio lì si accende la scintilla rivoluzionaria della tenerezza di Dio. A Betlemme si è creata una piccola apertura per quelli che hanno perso la terra, la patria, i sogni; persino per quelli che hanno ceduto all’asfissia prodotta da una vita rinchiusa. Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulsi dalla loro terra. In molti casi questa partenza è carica di speranza, carica di futuro; in molti altri, questa partenza ha un nome solo: sopravvivenza. Sopravvivere agli Erode di turno che per imporre il loro potere e accrescere le loro ricchezze non hanno alcun problema a versare sangue innocente. Maria e Giuseppe, per i quali non c’era posto, sono i primi ad abbracciare Colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza. Colui che nella sua povertà e piccolezza denuncia e manifesta che il vero potere e l’autentica libertà sono quelli che onorano e soccorrono la fragilità del più debole. In quella notte, Colui che non aveva un posto per nascere viene annunciato a quelli che non avevano posto alle tavole e nelle vie della città. I pastori sono i primi destinatari di questa Buona Notizia. Per il loro lavoro, erano uomini e donne che dovevano vivere ai margini della società. Le loro condizioni di vita, i luoghi in cui erano obbligati a stare, impedivano loro di osservare tutte le prescrizioni rituali di purificazione religiosa e, perciò, erano considerati impuri. La loro pelle, i loro vestiti, l’odore, il modo di parlare, l’origine li tradiva. Tutto in loro generava diffidenza. Uomini e donne da cui bisognava stare lontani, avere timore; li si considerava pagani tra i credenti, peccatori tra i giusti, stranieri tra i cittadini. A loro – pagani, peccatori e stranieri – l’angelo dice: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,10-11). Ecco la gioia che in questa notte siamo invitati a condividere, a celebrare e ad annunciare. La gioia con cui Dio, nella sua infinita misericordia, ha abbracciato noi pagani, peccatori e stranieri, e ci spinge a fare lo stesso. La fede di questa notte ci porta a riconoscere Dio presente in tutte le situazioni in cui lo crediamo assente. Egli sta nel visitatore indiscreto, tante volte irriconoscibile, che cammina per le nostre città, nei nostri quartieri, viaggiando sui nostri autobus, bussando alle nostre porte. E questa stessa fede ci spinge a dare spazio a una nuova immaginazione sociale, a non avere paura di sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto. Natale è tempo per trasformare la forza della paura in forza della carità, in forza per una nuova immaginazione della carità. La carità che non si abitua all’ingiustizia come fosse naturale, ma ha il coraggio, in mezzo a tensioni e conflitti, di farsi “casa del pane”, terra di ospitalità. Ce lo ricordava San Giovanni Paolo II: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo» Nel Bambino di Betlemme, Dio ci viene incontro per renderci protagonisti della vita che ci circonda. Si offre perché lo prendiamo tra le braccia, perché lo solleviamo e lo abbracciamo. Perché in Lui non abbiamo paura di prendere tra le braccia, sollevare e abbracciare l’assetato, il forestiero, l’ignudo, il malato, il carcerato (cfr Mt 25,35-36). «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo». In questo Bambino, Dio ci invita a farci carico della speranza. Ci invita a farci sentinelle per molti che hanno ceduto sotto il peso della desolazione che nasce dal trovare tante porte chiuse. In questo Bambino, Dio ci rende protagonisti della sua ospitalità. Commossi dalla gioia del dono, piccolo Bambino di Betlemme, ti chiediamo che il tuo pianto ci svegli dalla nostra indifferenza, apra i nostri occhi davanti a chi soffre. La tua tenerezza risvegli la nostra sensibilità e ci faccia sentire invitati a riconoscerti in tutti coloro che arrivano nelle nostre città, nelle nostre storie, nelle nostre vite. La tua tenerezza rivoluzionaria ci persuada a sentirci invitati a farci carico della speranza e della tenerezza della nostra gente.

In questo discorso, nel quale invano si cercherebbe un sia pur minimo afflato spirituale, un sia pur minimo senso della trascendenza, ma dove si trova sempre e soltanto quella che Antonio Socci ha chiamato “l’ossessione” di Bergoglio per il tema dei migranti, al novanta per cento falsi profughi i quali non sono affatto “costretti”, come dice il (falso) papa, a scappare dai loro Paesi, perché niente e nessuno li insegue e li forza, ma che sono guidati unicamente da ragioni di carattere economico, e in non pochi casi, da ragioni di delinquenza e di terrorismo, in questo discorso, dunque, Bergoglio paragona Gesù Bambino, con sua Madre e il suo padre adottivo, a una famiglia di profughi che vengono da molto lontano e che affrontano in terra straniera, fra mille difficoltà e incomprensioni, vittime di infiniti pregiudizi e di forme si sfruttamento, un destino ignoto, in cerca di una vita migliore. Niente di più falso; niente di più menzognero. Lo stesso Bergoglio ha ricordato, sulla base del racconto evangelico, che Maria e Giuseppe si misero in cammino verso Gerusalemme e Betlemme perché l’imperatore romano aveva indetto un censimento di tutta la popolazione. La coppia dei giovani sposi doveva uscire dalla Galilea, aggirare il territorio dei Samaritani (coi quali gli Ebrei non se la intendevano per niente) e poi salire a Gerusalemme, da cui Betlemme dista pochi chilometri, dopo aver costeggiato la sponda del fiume Giordano. Niente profughi, niente fuga, niente speranza di una vita migliore in un mondo diverso: ma tutto all’interno della Palestina, un Paese molto piccolo (l’odierno Stato d’Israele ha una superficie di 20.000 kmq: poco più del Veneto) e costantemente a contatto con gente della stessa razza, della stessa lingua, della stessa fede religiosa. Altro che migranti, traversate del deserto e del Mar Mediterraneo, barconi, viaggi clandestini a bordo dei Tir, magari nascosti sotto i veicoli, semi-assiderati dal freddo e semi-soffocati dai vapori di scarico. Non si vuol dire, con questo, che quello di Maria e Giuseppe sia stato un viaggio comodissimo; si vuol dire che è stato un viaggio assolutamente non paragonabile, neppure in senso simbolico e figurato, a quelli dei cosiddetti migranti dei nostri giorni. Sapete qual è la distanza fra Nazareth e Gerusalemme, in linea d’aria? Cento chilometri. E, a proposito, Gesù non è nato in una stalla perché i suoi genitori erano poveri, ma perché la città di Gerusalemme era sovraffollata di viandanti a causa del censimento, e tutti gli alberghi erano pieni. Certo, se Giuseppe fosse stato ricco, un letto glielo avrebbero pur trovato; ma non era affatto così povero da dover puntare senz’altro su una capanna di pastori. Quello fu un incidente di percorso: mentre cercava ospitalità presso qualche parente di Betlemme, probabilmente; certo che non credevano, né lui, né Maria, che la nascita del Piccolo fosse così imminente, altrimenti non avrebbero vagato per la campagna, a notte inoltrata. Perché un bambino possa venire al mondo con un minimo di sicurezza, non basta un tetto qualsiasi sopra la testa; ci vuole la presenza di qualcun altro, per ogni eventualità: di donne un po’ esperte, di una levatrice. Giuseppe non era un incosciente, e Maria nemmeno.

Ma che c’entrano i falsi profughi con la Natività?

di Francesco Lamendola
continua su:


Asinerie bergogliane



Siamo circondati da somari saccenti, ma incompetenti e incapaci sia nella classe politica ("la più migliore" ministra) che in ambito religioso (le eresie di Jorge Bergoglio). Quale è stata l'ultima asineria in chiusura dell'anno liturgico? La sua omelia durante la Messa di Natale. A parte il fatto che la Messa non era "di mezzanotte", e che ormai è di moda creare una Natività à la carte, anticipando e spostando l'orario della Messa a proprio bell'agio. Se non erro il Bambinello si mette nella greppia del presepe allo scoccar della mezzanotte, mentre se leggete bene questo resoconto delCorriere,  l'ultima modifica all'articolo-reportage è stata fatta alle 22, 19 del 24. Bergoglio ha infatti officiato la sua personale "messa" alle 21, 30.  Troppo sacrificio restare alzati a celebrare la solenne Messa tra il 24 e il 25, caro vescovo de Roma? Non la chiamo "sua Santità", perché a mio avviso lei è un apostata.
Ed ecco la nuova impostura. Dichiara infatti Francesco nel corso dell'omelia: "Maria e Giuseppe, per i quali non c'era posto, sono i primi ad abbracciare Colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza". 

Come si fa a vedere il Salvatore come un distributore automatico di certificati anagrafici, lo sa solo lui. Per fare questo, basta solo un impiegato.  E come si fa a trasformare la Lieta Novella natalizia in un basso comiziuccio da federazione di partito, Dio solo lo sa.

Ma andiamo avanti. Come è noto il parlamento ha fatto,  in questi giorni, decadere lo ius soli per mancanza di numero legale, cosa che non è andata giù al Pampurio della Pampas, il quale non ha trovato nulla di meglio che utilizzare la "vetrina" vaticana sotto i riflettori di media anche troppo compiacenti,  per fare l'ennesimo pistolotto propagandistico pro ius soli. Un assist all'ONU-Unicef (che in questi giorni non ci risparmia aspre critiche chiamandoci "idioti" e "fascisti"),  e a Gentiloni. Se ne è accorto pure Diego Fusaro che ha riportato quanto segue su facebook (per il tramite di Libero) e sul suo blog:

Papa Ratzinger aveva il coraggio di criticare la mondializzazione e lo sradicamento capitalistico. Papa Francesco – ci spiace ricordarlo – sta sempre più mettendosi al loro servizio. Così nel discorso di oggi, vera e propria omelia per lo ius soli: “Maria e Giuseppe, per i quali non c’era posto, sono i primi ad abbracciare colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza”. Legge del cuore (Hegel) e batticuore per l’umanità (ancora Hegel) non servono a nulla, senza considerare gli obiettivi rapporti di forza: i quali ci dicono che dare la cittadinanza a tutti è il primo passo per annichilire il concetto di cittadinanza e renderci tutti schiavi apolidi e migranti. La mondializzazione non vuole rendere cittadino chi ancora non lo è. Vuole rendere non-cittadino chi ancora lo è. Questo il punto. Insomma, l’omelia di Francesco, stavolta, sembra ispirarsi a Soros più che a Cristo.

Ma poco prima di Fusaro si era già attivato Antonio Socci, dando del conclamato ignorante a El Papa argentino. 

Più che un'omelia, quella di Papa Francesco alla Messa di Natale nella Basilica di San Pietro è sembrato un comizio politico. Non ha dubbi Antonio Socci che su Twitter ha commentato: "Non ci si può credere! È veramente ossessionato! Anche nell’omelia di questo Natale il comiziante persista obamiano invece di parlare di Gesù Cristo, parla dei migranti. Solo e sempre politica! Gli hanno ordinato di martellare su questo punto e lui da cinque anni bombarda quotidianamente". (fonte Libero)

Pur di tirare l'acqua al suo mulino (lo ius soli e l'agenda Soros), Bergoglio,  si comporta in modo sempre più convinto di avere a che fare con un gregge di pecore idiote (intendiamoci, qualcuno lo è pure) mettendosi a falsificare i Vangeli e azzardando false interpretazioni sulla "Sacra Famiglia" trasformata per l'uopo in  famiglia di "profughi" e "migranti" in "terra straniera". 

 "Oltretutto colpisce l’ignoranza - ha aggiunto Socci - Qualcuno gli spieghi che Giuseppe stava portando la sua famiglia non in un Paese straniero per motivi economici, ma nel suo stesso Paese per ilcensimento, perché lui era originario di Betlemme. Quindi era a casa sua. E il versetto “non c’era posto per loro” si riferisce al fatto che nel caravanserraglio dove erano tutti non c’era un luogo appartato per partorire".

Ecco dunque un altro gnùrant, pervenutoci fresco fresco dalla "fine del mondo";  e gli ignoranti fanno sempre danni in ogni ambito: civile o religioso che sia. 

Ogni volta che temiamo di precipitare in basso che più basso non si può, ci accorgiamo in realtà che a questo, non c'è mai fondo.  E l'ultima news,  sono i talebani irriducibili dello  ius soli, all'interno del Pd, della sinistra e dei radicali (Cappato)  che vorrebbero un altro supplemento di legislatura, (una coda, come si dice), per poter far passare quello ius soli appena respinto. Per amore o  per forza. Si può errare, non si deve aberrare. Ma qui siamo alle aberrazioni più manifeste.

E dato, l'alto tasso  riconosciuto di democrazia in seno a  questa gentaglia, stiamo in campana: in cauda Venenum. 

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PAPA FRANCESCO, MATTEO SALVINI CONTRO L’OMELIA PRO-IMMIGRATI: “MI RICORDO UNA FRASE DI RATZINGER…


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Contro l’omelia di Papa Francesco – in cui il Pontefice ha chiesto di accogliere milioni di immigrati – prende una durissima posizione anche Matteo Salvini. Lo fa su Facebook, dove scrive: “Cristianamente parlando, non penso che l’Italia possa offrire casa e lavoro a milioni di immigrati, anche perché quasi cinque milioni italiani vivono in povertà. Meglio aiutare tutti a vivere bene a casa loro, anche perché l’intera Africa in Italia non ci sta”. Dunque, una citazione di Ratzinger: “Come diceva Papa Benedetto, prima del ‘diritto a emigrare’ viene il diritto a non emigrare. Sbaglio?”. Touché.
Di seguito, il post di Matteo Salvini su Facebook:
Matteo Salvini
Il PAPA anche oggi propone accoglienza e cittadinanza per MILIONI di immigrati.
Cristianamente parlando, non penso che l’Italia possa offrire casa e lavoro a milioni di immigrati, anche perché quasi cinque milioni italiani vivono in povertà.
Meglio aiutare tutti a vivere bene a casa loro, anche perché l’intera Africa in Italia non ci sta.
Come diceva Papa Benedetto, prima del “diritto a emigrare” viene il diritto a NON emigrare.
Sbaglio?
tratto da libero quotidiano.it  la redazione 26 dicembre 2017
https://benedettoxviblog.wordpress.com/2017/12/27/papa-francesco-matteo-salvini-contro-lomelia-pro-immigrati-mi-ricordo-una-frase-di-ratzinger/


Appello URGENTE AL CARDINAL BAGNASCO: fermate don Farinella” Gli Anonimi della Croce
Questo appello è rivolto al Cardinale Bagnasco e ci siamo preoccupati di farlo pervenire alla sua mail personale.
Don Farinella, prete della Diocesi di Genova ha abolito la Messa della Vigilia di Natale, a suo dire per “rispetto ai migranti” (https://voxnews.info/2017/12/24/parroco-abolisce-messa-natale-per-rispetto-migranti/). E per lo stesso motivo ha deciso di non celebrare neanche la Messa del Te Deum e dell’Epifania.
Chiediamo a Sua Eminenza Cardinal Bagnasco, o a chi per lui, di prendere IMMEDIATI PROVVEDIMENTI contro tale affronto alla Cristianità! Non può rimanere nascosta una profanazione così grave alla fede CATTOLICA! Molti parrocchiani di don Farinella sono rimasti scandalizzati e ci hanno scritto, rimanendo attoniti davanti alla NON CURANZA DELLA CURIA DI GENOVA!
Chiediamo pertanto che si ristabiliscano nella Parrocchia di San Torpete (Genova) le normali Celebrazioni Cattoliche del tempo Liturgico.
Chiediamo inoltre ai giornalisti Vaticanisti di nostra conoscenza di risaltare come meglio possono questo appello.
E’ veramente grave. E’ davvero triste.
Carissimo Cardinal Bagnasco, non permetta questo scempio, nella Sua Diocesi. Metta rimedio IMMEDIATO a San Torpete! Non ci costringa a scrivere in modo peggiore.
Attendiamo provvedimenti.

Gli Anonimi della Croce

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