"DESCENDAT SUPER VOS ET MANEAT SEMPER": BERGOGLIO NON FINISCE LA BENEDIZIONE PAPALE
Un lettore mi segnala che ieri, in occasione della Benedizione urbi et orbi, la formula usuale è stata troncata da Bergoglio, rendendola di fatto inefficace. Ovviamente, non avendo io il televisore e desiderando sedermi a tavola senza farmi annodar le budella dai discorsi populisti del Sedicente, ho dovuto verificare questa novità guardando il video in internet (qui). E meno male: mi sono risparmiato un'ulteriore arrabbiatura nel giorno di Natale, dopo il comizio sindacale della Notte Santa.
Al di là del fatto che Bergoglio non canta mai nulla, aumentando lo squallore di quel che dice con un tono piatto e annoiato, quest'anno si è aggiunta un'omissione significativa, perché dopo le invocazioni Sancti Apostoli e Precibus et meritis e l'assoluzione Indulgentiam, ha detto: Et benedictio Dei omnipotentis, Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
La formula doveva essere invece: Et benedictio Dei omnipotentis, Patris, et Filii, et Spiritus Sancti descendat super vos, et maneat semper. Al che il popolo avrebbe dovuto rispondere Amen.
E dire che aveva il pontificale aperto, e lo zelante mons. Marini lì a fianco. Bastava leggere, santo Cielo. Solo leggere. E forse capire quel che stava leggendo. Quindi c'è da chiedersi se l'omissione della parte finale della Benedizione sia stata deliberata. Sta di fatto che saltare descendat super vos, et maneat semper ha reso questo rito assolutamente nullo, privando dell'Indulgenza plenaria i fedeli raccolti in piazza San Pietro e quelli a loro uniti tramite la radio e la televisione in tutto l'orbe.
L'avrà fatto apposta? Difficile credere che si sia trattato di una svista, per di più avendo davanti il testo in caratteri cubitali. Pure mia sorella, che non ha alcuna velleità sacerdotale, è in grado di recitare a memoria le parole che ha ascoltato da tanti Papi, dal vivo o dalla vecchia radio in cucina. Quante volte, togliendosi il traversone dopo aver preparato il pranzo di Natale o di Pasqua (qui e qui), mi veniva a chiamare: Vieni, che c'è il Santo Padre che imparte la Benedizione. E coi nostri genitori prima, da soli o con qualche ospite poi, sentivamo l'eco di quella melodia sacra e solenne echeggiare dalle case dei vicini, seguita dalle acclamazioni dei fedeli.
Impressa nella memoria, come caro ricordo della Chiesa della mia giovinezza, specialmente quando dalla loggia della Basilica appariva Pio XII, ieratico, con quella pronuncia limpida, quelle erre rotate, quell'intonazione perfetta. Scuotete ogni torpore! riprendete l'usata virtù! E nella piazza c'erano duecentomila fedeli, non i quattro gatti di oggi. Quanti ricordi.
Adesso la radio rimane spenta. In attesa che da quel balcone si possa udire nuovamente la voce del Papa. Copyright MMXVII - Cesare Baronio
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