Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
Mi pare alcuni, nella Chiesa di oggi come in quella di ieri, non solo non abbiano più fiducia in Dio, ma neanche nell’essere umano.
Forse lo si considera troppo stupido, o troppo indaffarato, o troppo arrapato, o troppo cattivo per avere voglia di amare davvero la propria moglie o marito, per capire cosa sia il meglio della propria vita, dove sia il bello, come si debba fare il bene.
Voi lo sapete, io penso che l’uomo sia cattivo. Ma anche chi è cattivo, o stupido, o indaffarato capisce dove sta il suo bene. Magari poi non lo fa; ma capirlo sì.
Oltre che il più letto giornalista e scrittore cattolico al mondo, Vittorio Messori è stato molto apprezzato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, che gli hanno sempre manifestato la loro simpatia e apprezzamento.
Oggi anche lui entra a far parte di quella schiera ormai infinita di dubbiosi e perplessi, laici ed ecclesiastici, che assistono sbigottiti ad una chiesa dove ogni eresia ha cittadinanza.
Di seguito un suo articolo pubblicato sul mensile cattolico Il Timone, cui hanno collaborato negli anni i cardinali Ratzinger, Caffarra, Mueller…
Vero
è che al peggio non c’è mai fine, ma arrivare fino a
diffondere pubblicamente delle bugie è davvero il colmo.
Non è Francesco direttamente il responsabile, ma certo che i
suoi servitori fedeli avranno pur appreso tanta spudoratezza da
qualcuno.
“Il video del Papa” di novembre è presentato così:
“Testimoniare il Vangelo in Asia”. Ebbene, se si ascolta questo titolo
altesto di questo video, non si trova neanche una virgola che parla
della testimonianza del Vangelo.
Ecco il titolo:
Testimoniare il Vangelo in Asia –
Novembre 2017
e il testo:
Ciò che più mi
colpisce dell’Asia è la varietà delle sue popolazioni,
eredi di antiche culture, religioni e tradizioni.
In questo continente in cui la Chiesa è una
minoranza, la sfida è appassionante.
Dobbiamo promuovere il dialogo tra religioni e culture.
Il dialogo è parte essenziale della missione della
Chiesa in Asia.
Preghiamo per i cristiani in Asia, perché favoriscano
il dialogo, la pace e la comprensione reciproca, soprattutto con gli
appartenenti alle altre religioni.
Se la chiesa conciliare incensa l'eretico Lutero...
04/11/2017 - Nel silenzio generale dei vescovi (non ce n'è stato uno solo che si sia sentito in dovere di intervenire in difesa della Verità, compresi quelli considerati notoriamente “vicini” o “difensori” della Tradizione della Chiesa...!) e nella piena ignoranza o indifferenza della maggior parte dei fedeli, ecco un altro dei frutti marci della chiesa del Concilio Vaticano II: la Dichiarazione comune della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e della Chiesa Evangelica luterana in Italia per il 500° anniversario dell'inizio della Riforma Protestante.
Si tratta di un documento terrificante, di una gravità inaudita: la deriva della chiesa conciliare è ormai manifesta. Continui pure a dirsi cattolica, a definirsi quello che le pare, ma realtà vuole che chi non permette che il suo cervello venga spappolato da un clero corrotto fino al midollo, sa bene che quella conciliare non è più Chiesa cattolica ma naviga in direzione opposta a quella di Cristo.
BESTIARIO CLERICALE. PADRE SAMIR VIA DA ROMA – MŪLLER,
PERCHÉ? – ROSARIO SCOMODO A BRUXELLES – UN MONACO E L’AMORE – SUPERPOPE –
VESCOVI CLIMATICI E POLITICI – IL PAPA ABBRACCIA.
Ecco un’altra puntata di Bestiario clericale. Tante cose sono accadute nei giorni scorsi, e allora abbiamo scelto di offrire un bouquet di notizie e opinioni. Quello che le nostre forze permettono. Buona lettura.
IL ROSARIO DI BRUXELLES
Non possiamo non incominciare le dolenti note del Bestiario clericale di questi ultimi giorni senza fare menzione del gruppo di coraggiosi ragazzi che sono andati a recitare il rosario nella cattedrale di Bruxelles, mentre il card. De Kesel, il pupillo di quella immagine di Chiesa che è il card. Danneels, amico e consigliere del Pontefice, festeggiava con i protestanti il 500 anniversario dell’inizio della Riforma. E cioè di una delle ferite più gravi e sanguinose mai sofferta dalla Chiesa. Il Rosario, come ben sappiamo, dà fastidio (e sappiamo anche a chi…) e di conseguenza è stata chiamata la forza pubblica per portare via di peso i miti contestatori. Se non l’avete ancora visto, ecco qui il video.
L’ESILIO DI PADRE SAMIRI KHALIL SAMIR
Due gesuiti. Uno che probabilmente è uno dei massimi esperti cristiani di islam, l’altro che è il papa. Quando il secondo ha affermato che sia il Corano che il Vangelo hanno insita un’idea di conquista, il primo l’ha corretto: “No. E’ una interpretazione inesatta. La differenza è questa, tradotta in sintesi: il Vangelo propone, l’ islam impone con la forza, e non è da poco”. E ha aggiunto “Disinformare non è cristiano. Certe affermazioni arrivano da chi evidentemente non ha compreso il Vangelo o non conosce tutto il Corano o non si avvale di buoni consiglieri. Per abbordare questi temi bisogna avere serietà e competenza specifica. Non basta una intervista”.
Guarda caso, il Pontificio Istituto Orientale a Roma gli ha fatto sapere che non c’è più bisogno di lui. Padre Samir Khalil Samir è tornato al Cairo, in pianta stabile. Fra pochi mesi compirà ottanta anni, essendo nato nel gennaio del 1938. Ha un curriculum impressionante: ha dato vita a Beirut all’istituto di ricerche chiamato CEDRAC (Centre de Documentation e de Recherches Arabes Chrétiennes), che raccoglie l’eredità letteraria arabo-cristiano nel Vicino Oriente. Ha insegnato nel Centre Sèvres (Facoltà gesuita di teologia e Filosofia) di Parigi, e nel Maqasid Institute di Beirut. Ha insegnato per 12 anni al PISAI (Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, Roma), per 5 anni all’Istituto Ecumenico di Bari, per 3 anni all’Università Cattolica di Milano e per tre anni all’Università di Torino, oltre che in varie università d’Italia per brevi periodi. Fino a qualche mese fa era anche professore nel Pontificio Istituto Orientale di Roma. Ma quando ha proposto un programma di corsi per il nuovo anno accademico gli è stato risposto che c’era già qualcun altro che l’avrebbe fatto al suo posto. Allora ha capito che non c’era più bisogno di lui, per qualche motivo, e ha deciso di dedicarsi a dei progetti che maturavano da tempo, e che erano sempre stati rimandati perché c’erano impegni più urgenti.
Forse la sua chiarezza, in tema di islam, e dialogo dava fastidio a qualcuno, nella Chiesa di oggi? Può anche darsi; non dimentichiamo che il Pontificio Istituto Orientale è retto dai gesuiti, e che il nuovo corso, nei gesuiti e nella Chiesa, non tollera nessuna posizione diversa da quella dominante e ufficiale.
Un primo grande impegno di padre Samir, in questa nuova tappa della sua vita, è quella di raccogliere e riordinare i frutti di decenni e decenni di lavoro: sessantaquattro libri e oltre duemila articoli, scritti spesso in diverse lingue. Quindi è necessario ritrovarli, verificarli, e chiarire come sia possibile raccogliere tutta questa mole grandissima di materiale sulla cristianità del Vicino Oriente in una serie di volumi ordinati. Oltre che tradurre gli articoli, magari scritti in inglese, francese e arabo. L’idea di padre Samir, originariamente, era quella di sistemarsi a Beirut, dove ha sede, nell’Università San Giuseppe, la sua creatura, il Cedrac, il Centro di Documentazione e Ricerca Arabo Cristiano, un’istituzione ricca di oltre trentacinquemila volumi. Ma a Beirut ci sono stati dei problemi, e allora padre Samir ha scelto, con l’accordo dei gesuiti egiziani, di fare del Cairo il centro della sua attività e della nuova tappa della sua esistenza di studioso e protagonista della vita della Chiesa.
L’altro punto su cui padre Samir vuole impegnare le sue energie, nella sua nuova vita egiziana, è l’ecumenismo. In Egitto ci sono nove milioni di cristiani Copti, una comunità che da sempre ha testimoniato nel sangue la sua fedeltà a Cristo. Padre Samir vorrebbe creare un Centro di Ricerca Ecumenica con la collaborazione non solo della Chiesa Copto ortodossa, ma anche della Facoltà Evangelica del Cairo e delle altre presenze cristiane e cattoliche. Un progetto che potrà sicuramente rivelarsi prezioso in questa nuova difficile stagione di rapporti interreligiosi con un islam spesso aggressivo e intollerante.
UN MONACO E L’AMORE.
Per parlare di cose più lievi, vi offriamo una riflessione di Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose, sull’amore. “Quando vivi l’amore non fare le mefitiche distinzioni tra Fhilia-affetto,Eros-amore,Agape-dilezione! L’amore vero è sempre fuoco in libertà”. Ma perché mefitiche? Mefitico è velenoso…Eccovi comunque l’immagine su twitter…
MODENA: NO DISSENSO, PLEASE…
In tanti anni che segue vicende di Chiesa e religioni varie, per chi scrive questa è venuta come una sorpresa. Il vescovo di Modena Erio Castellucci ha pubblicato – nero su bianco – un invito alle parrocchie che suona come una censura preventiva verso idee non conformi al politically correct ecclesiale. La verità vi farà liberi, ha detto Qualcuno, ma forse non a Modena. Mons. Erio Castellucci ha scritto in un editoriale sul settimanale diocesano Nostro Tempo che i sacerdoti sono invitati a non ospitare in parrocchia alcune categorie di persone: “Veggenti, carismatici, giornalisti e intellettuali che manifestano un dissenso ‘sottile o aperto’ verso la Chiesa ufficiale e soprattutto verso Papa Francesco”. Ora, capisco i veggenti, che magari viste le frequentazioni con il soprannaturale giustamente ricadono nella giurisdizione del vescovo del luogo; e per le stesse ragioni, stiracchiandolo un po’, allargo il veto ai carismatici. Ma il bando ai giornalisti e intellettuali mi sembra sia proprio una bella pubblicità per il dialogo interno alla Chiesa. Se volete saperne di più, ecco il link dell’articolo.
IL CASO MŪLLER
Parecchi lettori e amici mi chiedono che cosa vuole fare il card. Mūller con la sua prefazione alla raccolta di articoli di Buttiglione giustificativi delle discusse noticine di Amoris Laetitia. Non lo so per scienza certa, e quindi posso fare solo delle ipotesi, e tratteggiare scenari.
Il primo è cercare di capire che persona sia il porporato tedesco. È uno studioso, e penso sia molto mite e accomodante, di carattere. Ha tollerato senza protestare, o fare gesti decisi, che altri avrebbero fatto, umiliazioni ripetute; di essere interrotto durante la messa da una telefonata perentoria del papa; che il suo ruolo, e quello della Congregazione fossero tranquillamente ignorati e disprezzati per anni; che persone di valore a lui fedeli fossero cacciate via senza motivo, e senza che egli stesso sentisse il bisogno – come molti al suo posto avrebbero fatto – di rispondere a questa palese ingiustizia con le proprie dimissioni. E infine ha subito l’ultimo affronto di una cacciata, dando poi egli stesso spiegazioni vaghe e contraddittorie (nessun motivo – l’instaurazione da parte del Pontefice della regola dell’abbandono dopo cinque anni). Insomma, non un leone. Con, certamente, un forte senso di Chiesa e di lealtà gerarchica.
Le ipotesi. È piuttosto evidente che la prefazione va in senso contrario alle dichiarazioni che il cardinale aveva reso in precedenza sul tema specifico della comunione; mi era stato detto da una fonte autorevole, ben prima che i Dubia venissero resi pubblici, che anche Mūller era informato dell’iniziativa, e che era favorevole, e forse anche qualcosina di più. Ma subito dopo il licenziamento, si è proposto come “mediatore” fra gli assertori dei Dubia e quelli di Amoris Laetitia. Senza risposte. C’è chi dice che sta ancora lavorando a questa ipotesi, e che dunque la prefazione a Buttiglione sarebbe un’offa gettata in quelle fauci. C’è anche chi dice che Mūller non si rassegni a non avere più un ruolo, e ad essere a poco a poco archiviato. E poi c’è anche chi guarda più lontano, e vede l’uscita come un episodio della corsa verso il centro che alcuni (il Segretario di Stato Parolin, per esempio) stanno compiendo in vista di un futuro conclave.
LO STRANO CASO DEL SISMOGRAFO E DEL SUPERPOPE
Il 24 ottobre scorso il Sismografo, un sito paravaticano guidato da Luis Badilla, a cui facciamo molti auguri di pronta guarigione, (il sito è attualmente sospeso) pubblicava un singolare servizio dal titolo: “Papa Francesco “superman” in vendita (per opera di carità). Qualcosa di molto importante non quadra in quest’operazione”. L’operazione è la vendita di magliette con raffigurata l’immagine creata da un artista di strada e di murales.
Il servizio comincia così: “In pratica non c’è giorno in cui Papa Francesco non ricordi ai cristiani, al santo Popolo di Dio, le insidie del “dio denaro”, i suoi tranelli, e le sue conseguenze. Più di una volta ha fatto riferimento all’ipocrisia del voler accumulare denaro usando come pretesto le “opere di bene”. Ma, in questi giorni si è molto parlato, con prese di posizione autorevoli, di una maglietta con la figura di Francesco ritratto come ‘papa superman’ da vendere per ricavare, in parte, denaro per finanziare opere di carità. A lungo abbiamo atteso una smentita o precisazione ma non è arrivata. Sono anzi cresciute le voci per confermare, appoggiare e giustificare l’operazione anche se lo stesso Papa, tempo fa, criticò duramente questa ‘mitologia’ del superman. Va ricordato che oltre alla maglietta in queste settimane si è avuto notizia, anch’essa corroborata dall’alto, di altre operazioni artistico-culturali con lo stesso discutibile scopo”.
Ora, dal momento che certamente in questa operazione è impegnata anche la Segreteria per la Comunicazione, con il suo Prefetto, Dario Edoardo Viganò, c’è da chiedersi se questo articolo non riveli una qualche forma di protesta nei confronti della gestione dei servizi di comunicazione nella Santa Sede.
VESCOVI EUROPEI, MIGRANTI, IUS SOLI….
“Di fronte alle grandi sfide dei cambiamenti climatici, dei problemi sul lavoro e dei flussi migratori la prospettiva della Chiesa non sono ‘le correnti populiste e rivolte all’indietro’”: lo ha detto il cardinale Reinhard Marx, presentando insieme al monsignore ‘ministro degli Esteri’ vaticano Paul Richard Gallagher il programma di ‘(Re)Thinking Europe’, una due-giorni in Vaticano di incontri tra politici e vescovi di tutta l’Ue per ripensare l’Europa in un momento di crisi. Cambiamenti climatici, problemi sul lavoro e flussi migratori…agenda assolutamente spirituale per gli apostoli. C’è chi potrebbe dire – e lo dice – che forse il problema dell’Europa è che sta allegramente tornando pagana, o diventando altre cose….ma ai vescovi importa? Vediamo che il segretario dell’Uffici Affari Religiosi del PD (leggi CEI), monsignor Galantino in un’altra intervista spezza un’ulteriore lancia per lo Ius Soli, e che il Pontefice (ma non era contro le pastorali “ossessive”?) torna a parlare di migranti. Ma a queste persone, dell’Italia e dell’Europa e dei fedeli – sempre meno – che hanno lì dentro importa qualcosa?
NICHOLS, E IL PAPA CHE ABBRACCIA
Il cardinale Vincent Nichols, intervistato dalla BBC: “Non c’è dubbio che ci sono tensioni nella Chiesa cattolica, ma una delle sue grandi forze è che abbiamo un papa, un papa che può dire sì o no e poi abbracciarti…”. Abbracciarti? Insomma, forse pensava all’abbraccio dell’orso…
Monsignor Antonio Livi: “Nella Chiesa in atto una persecuzione contro chi si oppone al relativismo”
“Purtroppo devo denunciare una persecuzione contro di me e contro
tutti quelli che, come me, non si allineano alla “dittatura del
relativismo”, che sembra il pensiero dominante, non solo in politica,
ma anche in teologia.Padre Cavalcoli la pensa diversamente? Lo
rispetto, ma me ne farò una ragione, anche se cambia spesso idea”: lo
dice in questa intervista che ci ha rilasciato il noto teologo professor
don Antonio Livi, che torna sulla correzione filiale.
La morale cattolica è un’esortazione alla santità. Anche il papa può sbagliare? Domandiamo a chiunque sia dotato di retto giudizio e onestà intellettuale di confrontare un brano di san Paolo con un paragrafo di Amoris laetitia di Francesco Lamendola
Si rilegga il § 303 e l’inizio del § 304 della esortazione apostolica Amoris laetitia, nella quale il papa Francesco parla della situazione morale delle persone che hanno ricevuto il Sacramento del matrimonio cattolico, e poi si sono separate ed unite more uxorio ad una nuova compagna o ad un nuovo compagno:
A partire dal riconoscimento del peso dei condizionamenti concreti, possiamo aggiungere che la coscienza delle persone dev’essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa in alcune situazioni che non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio. Naturalmente bisogna incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata, formata e accompagnata dal discernimento responsabile e serio del Pastore, e proporre una sempre maggiore fiducia nella grazia. Ma questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo. In ogni caso, ricordiamo che questo discernimento è dinamico e deve restare sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettano di realizzare l’ideale in modo più pieno.
È meschino soffermarsi a considerare solo se l’agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale, perché questo non basta a discernere e ad assicurare una piena fedeltà a Dio nell’esistenza concreta di un essere umano.
Nascere protestanti è una disgrazia, ma non meno nascere cattolici in una Chiesa modernista. Certo, per gli uni e per gli altri è sempre possibile la conversione, ma ci vuole qualcuno che esorti ad essa. Sì, la grazia può anche agire direttamente nelle buone coscienze, ma normalmente si serve di una mediazione. Nel caso in cui i mediatori – o almeno gran parte di essi – lavorino in senso contrario, è ben difficile che uno si renda conto del proprio errore, anzi sarà confermato in esso. Mistificatori, ecco come definire quanti parlano di intesa dottrinale. Volgari mistificatori, a qualsiasi livello della carriera si trovino. Che siano rappresentanti di una “federazione luterana” che non conta quasi più fedeli o gerarchi della Chiesa Cattolica venduti al nemico, fingono di rappresentare qualcuno, quando invece non rappresentano se non sé stessi, dato che chi è eretico o approva l’eresia non detiene di fatto alcuna autorità. Le loro ridicole dichiarazioni trovano tuttavia ampia eco sulla stampa di regime, prova del fatto che per quel regime tutti loro lavorano.
“una comprensione della eucaristia che si concentra soltanto
sulla “sostanza” rischia di considerare tutto questo o come indifferente o
addirittura come distrazione dall’essenziale”
Questo eretico andrebbe fermato. Ma oramai siamo immersi nella confusione e nella apostasia, con piena consapevolezza dei vertici ecclesiali (che sono quindi complici e responsabili o, nella migliore delle ipotesi, pavidi spettatori silenti).
OGGI È IL PRIMO VENERDÌ DEL MESE, PER SECOLI TUTTO IL MONDO
CATTOLICO HA VISSUTO QUESTO GIORNO COME DEDICATO AL SACRO CUORE DI GESÙ,
SECONDO LE MERAVIGLIOSE RIVELAZIONI CHE IL SIGNORE FECE ALLA SUORA VISITANDINA
SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE.
In seguito a quel prodigioso evento la Devozione al Sacro Cuore crebbe tantissimo in tutta la cristianità. E la nascita dell’Apostalato della Preghiera fu conseguente: le nostre nonne e le nostre mamme hanno vissuto con fede questa santissima devozione unitamente alla pia pratica delle Comunioni Riparatrici in nove Primi Venerdì.
L’abitino oggi è scomparso. Ma soprattutto è scomparso l’Apostolato della Preghiera. O meglio: fanno credere che esista ancora. In realtà è diventato, da qualche anno, la Rete Mondiale di Preghiera (Pope’s Worldwide Prayer Network): voi direte che è la solita “americanata”, han solo cambiato il nome, lo hanno inglesizzato e basta. Tutto resta come prima. Magari fosse così….
Il cattolicesimo sta morendo tra invecchiamento della
popolazione, ondate di sbattezzi, fedeli che si convertono ad altre religioni o
che si secolarizzano e strateghi pontifici che non riescono a fermare
l'emorragia in corso in quasi tutto il mondo. Il XXI secolo pone delle sfide
potenzialmente letali al Vaticano.
Il cattolicesimo è stato per quasi due millenni la prima
religione del mondo, per numero di aderenti e potere d’influenza sugli uomini,
sulla politica, sulla società, sulle scuole di pensiero e sulle arti, ma oggi
la situazione è radicalmente cambiata a causa di numerosi eventi e nessuna
azione intrapresa dai papati del Novecento e del 2000 sembra aver rallentato o
invertito la tendenza, che anzi accelera quasi ovunque. In Europa, dove risiede
il centro di potere cattolico per antonomasia, il Vaticano, calano le
vocazioni, i battezzati, i matrimoni religiosi, chiudono le parrocchie per
mancanza di fedeli e fondi per la manutenzione e vengono rimosse statue e
crocifissi dai luoghi pubblici nel nome di un ultralaicismo militante, sullo
sfondo di periodici scandali, finanziari e sessuali, che investono il clero
romano. La stagione dei pontefici-strateghi, capaci di essere guerrieri della
fede e statisti votati alla ragion di Stato allo stesso tempo, sembra essere
finita nel dopo-Giovanni Paolo II, venuto meno il pericolo del comunismo
sovietico in America Latina, in Asia e in Europa.
È TORNATO RVC. HA LETTO L’ULTIMA ESTERNAZIONE DI GALANTINO, E NON SA SE RIDERE O PIANGERE. BENTORNATO, COMUNQUE.
Che sorpresa! Dopo un lungo periodo di vacanza – credo che
sia stato molto all’estero è tornato farsi vivo Romana Vulneratus Curia
(RVC per gli amici, e ormai, anche per i nemici). Temevo che si fosse
stufato di seguire i disastri abituali della Chiesa e del Paese, e di
farsi vivo con Stilum Curiae. Un po’ forse era così; ma poi ha letto
l’ultima recente esternazione di mons. Galantino, segretario generale di
quello che scherzosamente chiamiamo l’Ufficio Affari Religiosi del
governo e del partito al potere, e ed è stato troppo. come potete
vedere…
Luterani e cattolici uniti? Meglio di no. Parola di vescova
«Una riunificazione con i cattolici non è immaginabile né
auspicabile». Parola di Margot Kässmann, pastora protestante, ex
presidentessa del Consiglio delle Chiese luterane, nominata
«ambasciatrice» e volto dei luterani nel mondo in occasione dei
cinquecento anni della riforma. Concetti espressi in un’intervista
all’Ansa. Interessante perché, mentre da parte cattolica c’è grande
enfasi sul «cammino per la costruzione dell’unità visibile» (per usare
un’espressione che va per la maggiore), Frau Kässmann dice con molta
chiarezza che è meglio restare separati.
Dopo aver spiegato che «Lutero fu l’uomo che pose le questioni giuste
nel momento giusto, in una Chiesa che aveva bisogno di riforme», colei
che la stampa ha ribattezzato la «papessa dei protestanti tedeschi»
spiega che ci sono almeno tre questioni sostanziali che inevitabilmente
dividono: il sacerdozio, il valore dell’eucaristia e la funzione del
papa. Questioni che non si possono aggirare. D’altra parte, aggiunge,
«trovo che una Chiesa unica sia noiosa. Nella diversità c’è creatività,
pluralismo».
La vita della Chiesa visibile ha duemila anni di storia, conta 266 pontificati e 21 concili ecumenici e ancor'oggi sostiene di essere sempre rimasta sostanzialmente fedele a stessa così come Gesù Cristo l’ha voluta: ma è vero? di Francesco Lamendola
Se un extraterrestre fosse sbarcato dalla sua astronave e avesse compiuto, fingendosi un terrestre, una ricognizione socioculturale del nostro Pianeta; se, non visto né riconosciuto da alcuno, ma scambiato per un qualsiasi viaggiatore un po’ curioso, o un semplice turista, si fosse dato a osservare e a far domande, entrando nelle chiese, nelle parrocchie, nelle facoltà teologiche, leggendo e consultando la stampa religiosa e le principali pubblicazioni cattoliche, per poi stendere la sua brava relazione finale, ad uso del suo governo, poniamo attorno al 1960; e poi un suo collega fosse stato spedito, a sua volta, sulla Terra, mettiamo una trentina di anni dopo; e infine un terzo, sempre con il medesimo scopo, diciamo ai nostro giorni: ebbene, siamo pronti a scommettere che, dal confronto delle tre diverse relazioni, sarebbe venuto fuori un quadro a suo modo eloquente, ma altamente problematico, di quel che è accaduto nella Chiesa cattolica, nella cultura cattolica e nel mondo cattolico, nel corso degli ultimi sei decenni.
Racconto: «Tu combatterai contro il drago». Nella chiesa di san Giorgio c’era una grande pala, che raffigurava la scena del combattimento con il drago e la principessa, che attendeva trepidante l’esito della lotta di Francesco Lamendola
Le ombre della sera erano già calate sulla terra e le sagome degli alberi apparivano simili a neri giganti profilati contro gli ultimi bagliori del giorno morente; un profondo senso di malinconia e di mistero si diffondeva sulla terra che stava per entrare nel grembo della notte.
E tu dov’eri?
Ero già all’intero della chiesa, sebbene non ricordi quando vi fossi entrato; un momento prima ero all’esterno, e contemplavo gli ultimi bagliori di luce sui muri della facciata e intuivo un’ala scura che mi passava, velocissima, sopra la testa: l’ultimo passero o il primo pipistrello? Un momento dopo ero dentro, nella fitta penombra della navata centrale.
Era la chiesa di san Giorgio?
Sì; c’era una grande pala, che raffigurava la scena del combattimento fra il santo e il drago, con la principessa in secondo piano, che attendeva trepidante l’esito della lotta.
Quella della tua infanzia?
Forse sì; difficile dirlo: sia perché non la ricordo più tanto bene – quanti anni sono passati, e non ci sono mai più ritornato! -, sia perché alcuni elementi mi facevano pensare, fin dall’esterno, a un’altra chiesa, abbastanza simile a quella e tuttavia, indubbiamente, diversa. Assomigliava un poco alla chiesa di C., e anche a quella di M.; quest’ultima, però, non è dedicata a san Giorgio, ma a san Martino. Sulla pala dell’altar maggiore, comunque, è pur sempre raffigurato un ufficiale romano, con la corazza scintillante, in sella a un bel cavallo bianco, la criniera al vento, che scalpita sulle agili zampe e trasmette un senso di forza contenuta, di sicurezza, e anche di protezione.