BESTIARIO CLERICALE. ANZI, VESCOVILE. DA BOLOGNA A TORINO, DA PESCARA A TRENTO. PRANZI IN CHIESA E IPER MIGRANTISMO.
Qualche giorno fa è giunto a Stilum Curiae il messaggio di un lettore, così concepito:
“A: Segreteria Arcivescovo di Bologna <segreteria.arcivescovo@chiesadibologna.it>
Ho appena letto che avete aperto anche a Santa Maria dei Servi.
Sinceramente il locale di San Petronio non è di mio gusto, anche per via di quella facciata incompleta.
Sarei, invece, interessato a festeggiare il mio compleanno (il prossimo 6 giugno) presso il vostro nuovo ristorante.
Pensavo, se possibile, ad un pranzo
all’interno e ad un aperitivo a buffet nella zona del portico con
diversi punti di preparazione dei fritti (di pesce e di carne), dei
salumi, dei formaggi, etc.
Vi prego di farmi avere un preventivo.
Cordiali saluti.”.
Incuriositi, abbiamo chiesto delucidazioni, e per risposta ci è
arrivato un link della Nuova Bussola Quotidiana, che trattava della moda
di allestire cene nelle chiese (come se mancassero altri locali…).
Vi offriamo l’inizio dell’articolo di Luisella Scrosati, rimandandovi poi all’intero articolo:
“Il fiume ormai ha rotto gli
argini. L’“esempio” del pranzo in San Petronio ha dato origine ad una
cascata di emulazioni, che stiamo documentando e che mai avremmo voluto
documentare. E non si tratta di “effetti collaterali” di una buona
terapia per sensibilizzare i cristiani all’amore concreto verso i
poveri. Si tratta di effetti diretti, voluti, considerati come buoni. La
conferma sta nel fatto che Bologna non lascia, ma raddoppia. E
l’arcivescovo, Mons. Zuppi sorride e benedice.
Una cara amica, che si è
ravvicinata alla fede da qualche anno, mi racconta questo fatto.
«Venerdì 23 dicembre, nel primo pomeriggio, sono scesa a Bologna per
sbrigare alcune faccende. Sono passata di fianco alla chiesa di Santa
Maria dei Servi». Si tratta di una chiesa del XIV secolo, elevata circa
sessant’anni fa alla dignità di Basilica minore. Una chiesa molto bella,
con un ampio quadriportico.
«Entro in chiesa e sento un forte
odore di cibo, mi sembrava ragù. Mi inginocchio per salutare il
Santissimo Sacramento e noto degli assi di legno accatastati in una
navata laterale. Ad un certo punto si avvicina a me un uomo sui
settant’anni, che mi guarda un po’ storto. E bofonchia qualche parola,
da cui capisco che sta parlando di poveri. Allora inizio a capire e lo
rassicuro dicendo che io non ho preso parte ad un pranzo coi poveri in
chiesa. A questo punto confortato mi si avvicina e mi conferma quello
che sospettavo: c’era stato un “pranzo” in basilica. Quest’uomo mi
esprime il suo disappunto per questa iniziativa tra l’arrabbiato e
l’addolorato e conclude dicendomi: adesso vado a salutare il mio
Signore”». Tristezza e disappunto in questo signore; tristezza e
disappunto nella mia amica; tristezza e disappunto anche in me, che
apprendo l’ennesima profanazione”.
E dal momento che sempre dell’arcivescovo di Bologna si tratta, vi
offriamo la lettera di convocazione del ritiro spirituale della diocesi
di Pescara-Penne. Un ritiro incentrato “particolarmente
sul tema dell’inclusione sociale dei poveri ai nn. 186-216. Ci guiderà
nell’approfondimento del testo di Papa Francesco l’arcivescovo di
Bologna S. E. Mons. Matteo Maria Zuppi, anche in preparazione al
Convegno Internazionale sulle questioni del debito globale, ma in
particolare di quello dei Paesi poveri, che si terrà a Pescara il
prossimo 27 gennaio e di cui vi darò tutte le informazioni in quella
sede”. E io che pensavo che nei ritiri spirituali più che di
debito globale, bilancia dei pagamenti e spread si trattasse di anima,
preghiera e rapporto con Dio. E ci fosse l’opportunità per ritrovare ciò
che l’attività di ogni giorno fa perdere.
Dal Bestiario di questa settimana non poteva mancare l’arcivescovo di Torino, Nosiglia. Riportiamo un articolo che è circolato ampiamente in rete:
“Il cardinal Nosiglia: “Chi non ospita gli immigrati è come Erode”
Opporsi a chi vuole erigere muri e
impegnarsi per “passi concreti” nei confronti degli immigrati.
L’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nell’omelia della festa
dell’Epifania: “Anche oggi tante persone di altre nazioni e religioni”,
ha detto, “interrogano le nostre istituzioni e la nostra Chiesa, la
nostra società” e “se la nostra risposta resta estranea ai loro bisogni
esistenziali, spirituali e umani, facciamo come Erode, i sacerdoti e gli
scribi”.
Come Erode? Se non ricordo male quell’Erode lì aveva di mira
soprattutto i bambini. E allora forse, nella città di Silvio Viale e di
Emma Bonino, quell’accostamento andava usato per trattare un altro tema.
Che però, si sa, non è così di moda come i migranti, in questa stagione
ecclesiale…
Sempre in tema, non possiamo non citare l’arcivescovo Lauro Tisi, che
a Trento ha detto, come potete leggere voi stessi dall’articolo
riportato in foto: “Dio è migrante, la Trinità è migrante come lo devono essere tutti i cristiani che non devono avere una casa”. E ha aggiunto: “Affermo
dei principi che potrebbero anche irritare a tal punto quegli scriba
che studiano la Bibbia senza applicarla a denunciarmi. Lo facciano,
saprò difendermi”. Col clima che corre, non ci pare che
l’arcivescovo possa correre grandi rischi, se non qualche risata. Ce lo
vedete monsignor Galantino che lo richiama all’ordine per aver ecceduto
in migrantismo? Io proprio no….
Infine, non possiamo negarvi un assaggino di clericale adulazione.
Blaise Cupich, di Chicago, grande beneficiato dal Pontefice regnante,
scrive, subito rilanciato sull’amato Twitter da padre Spadaro: “Jorge
Bergoglio ha avuto bisogno solo di pochi minuti per riorientare
radicalmente la Chiesa cattolica. Nei giorni che hanno portato al
Conclave, i cardinali pronunciano discorsi destinati ad aiutare i loro
fratelli a discernere dove lo Spirito sta chiamando la Chiesa. Alcuni
sono lungh, altri brevi. Nel suo intervento pre-conclave del 2013,
Bergoglio non ha sprecato tempo”.
Marco Tosatti
http://www.marcotosatti.com/2018/01/15/bestiario-clericale-anzi-vescovile-da-bologna-a-torino-da-pescara-a-trento-pranzi-in-chiesa-e-iper-migrantismo/
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