Il nostro Super Ex – quello che si definisce da sé ex Movimento per la Vita, ex Scienza & Vita, ex giornalista di Avvenire, ex docente di scuola cattolica, ma per grazia di Dio non ex cattolico, ci ha scritto. Ci ha regalato un ricordo, con spunti personali inediti, del cardinale Carlo Caffarra. E, soprattutto, ci ha anticipato una bella notizia: che a primavera, a Roma, tanti cattolici diranno la loro sullo stato attuale della Chiesa, e pregheranno perché a dispetto delle onde della moda e della demagogia la barca continui a galleggiare e navigare. Contro venti e maree.
Ma ecco che cosa ci scrive Super Ex:
Quattro mesi orsono, nasceva al cielo il cardinal Carlo Caffarra. E’ giusto ricordare quell’uomo, e il suo silenzioso martirio, in questo tempo di ecclesiastici fanfaroni. Caffarra era un uomo di Chiesa, a tutti gli effetti: la amava intensamente, profondamente, con tutto se stesso. E soffriva davvero vedendola così martoriata e divisa. Un giorno, alla mia domanda, “ma Lei come sta?”, rispose: “Umanamente sono disperato, non vedo salvezza, per la Chiesa, oggi; ma cristianamente sono tranquillo: Dio non abbandona mai la sua barca, anche se può sembrare che ciò accada”. Alla sua morte qualcuno, interessato, ha voluto ricordare un suo discorso che cominciava così: “Scusatemi la battuta: avrei avuto più piacere che si dicesse che l’Arcivescovo di Bologna ha un’amante piuttosto che si dicesse che ha un pensiero contrario a quello del Papa”. Ma questa dichiarazione è del 2014. Siamo cioè agli inizi della rivoluzione dottrinale di Bergoglio. Chi ha avuto un po’ di intimità con Caffara sa bene che il cardinale non avrebbe ripetuto quelle parole, nè alla fine del 2015, dopo Amoris Laetitia, nè nell’ultimo anno della sua vita, il 2017.
Caffarra non trascendeva mai. Nessuno ha udito una parola di troppo, nessuno ha mai visto un gesto di rabbia da parte sua. Ma soffriva terribilmente: non era stato degnato di una risposta, nè scritta nè a voce. Neppure di un’udienza. Il Bergoglio farfallone, che telefona a destra e manca, che rilascia interviste come un attore del cinema, che compare all’improvviso ai compleanni dei prelati a lui vicini, che non esita a prendere carta e penna per mettere in castigo il cardinal Robert Sarah… non ha mai avuto mezz’ora per parlare a quattr’occhi con un uomo che era tenuto nella massima considerazione da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Non dico per provare a mettere in dubbio le sue certezze, o per ascoltare una posizione differente dalla propria, ma nemmeno come gesto di carità e di rispetto. Quando Bergoglio andò in visita a Carpi, nell’aprile del 2017, non ebbe neppure in quell’occasione un attimo per il cardinale: si concesse un abbraccio davanti ai fotografi… e poi via, nel tourbillon delle visite e dei discorsi ufficiali. Ricordo che chiesi al cardinale: “Ma quando siete stati insieme a Carpi, a quattr’occhi, avete parlato dei Dubia?”. Con dolore Caffarra mi confidò che il papa lo aveva sfuggito, tutto il giorno: si era limitato, furbescamente, alla foto. Quando il 6 settembre ho appreso che Caffarra era morto, proprio nel giorno in cui si accingeva a ritirare il pass per la messa del 1° ottobre di Bergoglio a Bologna, mi è tornato in mente il mancato incontro di Carpi, e ho annotato dentro di me: “Bergoglio viene a Bologna, nella città del cardinale, e neppure in quest’occasione ha previsto un attimo per lui. Come è difficile amare il prossimo da vicino, e come è facile amare i migranti, gli stranieri, da lontano, chiacchierando da un balcone o pontificando su un aereo!”
Una curiosità finale: negli ultimi mesi Caffarra pensava fosse importante riunire studiosi cattolici a Roma, per un convegno che affrontasse un tema molto discusso nella Chiesa, e non da oggi, l’infallibilità papale: quali i suoi limiti, i giusti confini? Se ho ben capito il suo desiderio non è caduto nel vuoto e qualcuno si sta organizzando, piano piano, per portarlo avanti. Vedremo a Roma, a breve, un simposio di cattolici coraggiosi e memori degli insegnamenti di san Paolo? Vedremo qualcuno che si alzerà in piedi, di fronte a tante ambiguità, eresie e silenzi complici del mondo, in ossequio all’insegnamento del doctor angelicus: “Così san Paolo, che era soggetto a san Pietro, lo riprese pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede. E, come dice il commento di sant’Agostino, “lo stesso san Pietro diede l’esempio a coloro che governano, affinché essi, allontanandosi qualche volta dalla buona strada, non rifiutino come indebita una correzione venuta anche dai loro soggetti” (Summa theologiae, II-II, 33, 4, 2)?
Intanto il sottoscritto, orfano di un vero padre, di un sacerdote santo, schivo, umile, silenzioso, dotto (cioè di quanto di più lontano ci sia dal modello oggi in auge), mi consolo leggendo l’ultimo libro del cardinale: “Prediche corte, tagliatelle lunghe. Spunti per l’anima”. Non un ricettario per apparecchiare nelle chiese pranzi sacrileghi e propagandistici, ma pagine di “sana dottrina”, cioè di vita quotidiana e divina. Grazie cardinale, la sua fedeltà vera rimane per molti una luce, nel buio profondo che prelude ad un nuovo giorno.
MARCO TOSATTI
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