ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 1 febbraio 2018

Ma siamo tutti liberali..

E se mettessimo Maometto in una pubblicità?

Dall'Ue sì a Gesù negli spot. Mai vorremmo che si limitasse la libertà di espressione, ma il principio deve valere per tutti
La Corte di Strasburgo per i diritti umani ha sentenziato: è lecito usare le figure di Cristo e della Madonna come icone pubblicitarie.


Il non poterlo fare - da parte di un'azienda - viola il diritto alla libertà d'espressione.

Bene. Da liberali (ma siamo tutti liberali...), pensiamo che la decisione sia ineccepibile. Mai, infatti, vorremmo che si limitasse la libertà di espressione di alcuno. E mai vorremmo che si vietasse l'uso commerciale dei simboli religiosi di un popolo, o sacri per una comunità. Ma «mai», significa «mai». Non vorremmo, mai, che qualcuno, domani, s'azzardasse a vietare l'uso di un'immagine di Maometto sulle fiancate dei mezzi pubblici - sebbene a rischio di trasformarsi presto in autobus-bomba - per reclamizzare turbanti, o chessò, sostenere la campagna per le adesioni alla associazione «Oltre il velo» per la poligamia libera. O che qualcuno si lamentasse dell'utilizzo di foto raffiguranti Vacche sacre per pubblicizzare la nuova macelleria indo-fiorentina «Zebù gir». O si scandalizzasse per l'impiego degli adolescenti dipinti da Balthus per promuovere adesioni alla setta satanista «I Bambini di Lucifero». O che s'indignasse se un'azienda iraniana di pigiami scegliesse come testimonial i bambini di Auschwitz. Ahi, ahi, ahi... stiamo scivolando su un terreno pericoloso.
Ecco, appunto. La libertà di espressione e di opinione deve essere assoluta, certo. Ma bisogna sapere che è scivolosa. Perché per essere assoluta deve essere universale. Che, dal punto di vista religioso, significa ecumenica. Il principio deve valere per tutti. Per cristiani, islamici, ebrei, animisti (idea: usare il totem, o il bisonte, per promuovere la vendita di fucili da caccia nelle riserve dei pellerossa americani), induisti, shintoisti, buddhisti, seguaci del caodaismo vietnamita (si consiglia la sequenza in cui Robert Duvall celebra l'odore del napalm in Apocalypse Now per uno spot di defolianti ad Hanoi).
Gli esempi potrebbero essere molti, oltre che molto stupidi. Il punto, però, non è limitare la libertà di espressione o di opinione. Ma sapere che, in alcuni casi, le conseguenze possono essere letali. Se Charlie Hebdo pubblica una vignetta ironica sul Papa, otterrà - nel peggiore dei casi - una vibrante lettera di protesta dal Vaticano. Se pubblica una vignetta ironica su Maometto, si ritroverà un massacro in redazione. La libertà, soprattutto quella di pensiero, opinione e satira, e soprattutto quando tocca le religioni, è preziosissima.
E costa cara. Se si vuole andare fino in fondo, qualcuno può chiedere il conto.
Luigi Mascheroni -
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/e-se-mettessimo-maometto-pubblicit-1488827.html

La Corte di Strasburgo sancisce la bestemmia
di Belvecchio
Questa la notizia
tratta da Il Giornale del 30 gennaio 2018

Corte Strasburgo: “Consentito uso di Gesù e Maria in pubblicità”
Lituania condannata per aver multato un'azienda che si è servita di simboli religiosi per vendere vestiti: “Non si può limitare la libertà di espressione”

Marianna Di Piazza

Per la Corte europea dei diritti dell’uomo si possono usare simboli religiosi nelle pubblicità.
E, con questa sentenza, condanna la Lituania per aver multato un’azienda che si è servita di Gesù e Maria per vendere i propri vestiti. Secondo i giudici infatti la multa inflitta dal Paese per aver “offeso la morale pubblica” ha violato il diritto alla libertà d’espressione dell’azienda.

Le pubblicità
Nel 2012 una società lituana che produce vestiti ha lanciato una campagna pubblicitaria utilizzando la foto di un uomo e una donna con l’aureola. Lui indossava jeans e metteva in mostra i suoi tatuaggi. Lei era vestita di bianco con in mano una collana di perle. Le due immagini erano accompagnate da slogan come: “Gesù, che pantaloni!”, “Cara Maria, che vestito!” e “Gesù e Maria, cosa indossate!”.
I cartelloni pubblicitari, appesi in tutto il Paese, avevano innescato numerose proteste tanto da richiedere l’intervento dell’Autorità Nazionale lituana per la Protezione dei Diritti dei Consumatori. L’organizzazione aveva stabilito che le pubblicità violavano le disposizioni riguardanti “la morale pubblica” e imposto all’azienda una multa di 580 euro.

La Corte europea
Ma la Corte europea ha ribaltato tutto. La decisione dei giudici è stata presa perché secondo loro le pubblicità in questione “non sembrano essere gratuitamente offensive o profane” e “non incitano all'odio”. La sentenza sarà definitiva tra tre mesi, se le parti non faranno appello.

La notizia è stata pubblicata anche su Avvenire



Ovviamente, la prima cosa che viene in mente è che “sarebbe criminale pensare di abbandonare questa Europa”… dopo secoli di guerre civili, ormai godiamo da cinquant’anni una pace fruttuosa… Sì! La pace del cimitero morale e del disfacimento della società!
La più grande conquista mai sognata dopo l’oscurantismo della Cristianità e la prevaricazione dello Stato Pontificio!
Finalmente siamo liberi!

Non solo, ma abbiamo anche la luce splendente che ci viene dalla Corte di Strasburgo per i Diritti Umani… così umani, che più umani non si può! Tanto che in questa Corte non si perde occasione per sparare sentenze a favore delle cose più turpi che l’“umano” possa concepire!
L’ultima: la liceità della bestemmia! Un’altra grande conquista della nuova Europa libera in tutto e in questa occasione anche di bestemmiare.



Una fabbrica di vestiti, memore dell’esempio più volte offerto dal tristo “Toscano” che usava la religione per fare pubblicità recando spudoratamente offesa alla religione stessa e ai suoi fedeli, questa emerita fabbrica, per niente originale, s’è messa a fare pubblicità calcando un po’ più la mano e “usando” vergognosamente il nome di Gesù e Maria accompagnati da improbabili ed offensive immagini di Cristo e delle Sua Vergine Madre.




Gesù, che jeans!


I cattolici si sono sentiti offesi per tanta blasfemia, ma la fabbrica, condannata nel suo paese, la Lituania, è subito andata a Strasburgo, dove ha sede la benemerita Corte per i Diritti Umani, ed ha ottenuto dai cortigiani… pardon dai giudici (!?) della stessa Corte, il beneplacito a bestemmiare liberamente e pubblicamente, meglio se con manifesti in gigantografia multicolore.




Madre di dio, che acconciatura!


Non solo, ma nella sentenza che promuoveva la blasfemia, questi cortigiani… pardon questi giudici (!?) della stessa Corte, hanno condannato la Lituania a pagare ogni spesa e a restituire i soldi della multa che era stata inflitta alla furbesca fabbrica. 
Come riportato dai giornali: «la Corte critica le autorità per aver giudicato che le pubblicità “promuovevano uno stile di vita incompatibile con i principi di una persona religiosa” senza spiegare quale fosse lo stile di vita incoraggiato e come le foto e le didascalie in questione lo stessero favorendo.»




Gesù, Maria, che stile!


Insomma, se sui manifesti ci fosse stata l’immagine di un’ebrea e di un rabbino, i padroni della fabbrica sarebbero già in prigione e i giudici avrebbero decretato di gettare in mare le chiavi, ma siccome si beffeggiano la Madonna e Gesù e si offendono i cattolici, ecco che in nome dei Diritti Umani, non solo non c’è blasfemia, né offesa, ma vengono condannati coloro che si sarebbero permessi di pensarla così senza chiedere prima il permesso della Strasburgo di questa grottesca Europa che ormai non ha più niente di serio, né di umano.

In un contesto del genere: può un cattolico sentirsi europeo? 
Può un povero credente come noi sentirsi facente parte di un mondo in cui tutto è lecito, tranne il lecito?

Purtroppo, da cattolici, dobbiamo lamentare che nonostante l’Avvenire riporti l'incredibile notizia, criticandola, la chiude con una nota che ci sembra doveroso trascrivere:

Padre Occhetta (Civiltà Cattolica): «La libertà religiosa non può umiliare la libertà religiosa»
La Corte di Strasburgo, con la sua pronuncia relativa all'utilizzabilità dei simboli religiosi nella pubblicità, “ha tradito il principio di laicità che si fonda sul rispetto della libertà religiosa”. Lo spiega padre Francesco Occhetta, gesuita, scrittore della “Civiltà Cattolica”. Se si tutela “il diritto di espressione si dovrebbe tutelare anche il diritto a non vedere umiliato il proprio sentimento religioso”. “È un gioco di pesi e contrappesi, non si può elevare un principio per distruggerne un altro”, sottolinea.

Tutto qui? Sì! Tutto qui, il solito gesuita di turno non ha una parola da spendere per difendere l’onore di Gesù e della Madonna, si limita a fare appello al “principio di laicità“ e al rispetto della libertà religiosa. Cioè si limita ad appellarsi ad una balla accompagnata ad una stoltezza; come se lui non facesse parte di una Congregazione religiosa che si fa chiamare “Compagnia di Gesù” o “Societas Iesu”.

Ma, si badi bene! Una cosa è dirsi ancora appartenente alla Societas Iesu, altra cosa è difendere l’onore di Gesù. Non siamo più nel Medio Evo, e oggi i gesuiti non sanno neanche cosa sia l’onore di Gesù; quello che è rimasto loro del grande bagaglio dottrinale e culturale è la laicità e la libertà religiosa, come peraltro da cinque anni dimostra l’altro gesuita che siede immeritatamente sul Soglio vaticano.

I tempi sono cambiati, si dirà, ed è vero, perché purtroppo sono finiti i tempi in cui si poteva andare in quella fabbrica e mettere a fuoco quegli osceni manifesti, ormai viviamo in tempi in cui tali barbarie non si commettono più! Se ne commettono di peggiori: si offende spudoratamente Dio e non si trova un prete, manco a pagarlo, che abbia il coraggio di gridare alto e forte allo scandalo e alla prescrizione perpetua, quanto meno, di chi procura lo scandalo.

Ma Dio vede e provvede e, soprattutto, Dio non paga solo il sabato! …Stiano accorti  i pubblicitari e i fabbricanti blasfemi, stiano accorti i giudici di Strasburgo e stiano accorti i gesuiti, perché nessuno sa né il giorno né l’ora, ma Dio si presenterà col conto e con la mercede, inesorabile, ed allora sarà pianto e stridore di denti!

Statevi accorti, gente! Perché nel momento che meno ve l’aspettate la punizione Dio piomberà su tutti coloro che Lo hanno offeso e non hanno fatto in tempo a pentirsene!

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2341_Belvecchio_Corte_Strasburgo_sancisce_bestemmia.html

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