La trasformazione: siamo sicuri che questo è ancora cristianesimo? Ormai si direbbe che ci stiamo avvicinando all’Ora X, e che chi finora è rimasto nell’ombra, si prepara a uscire allo scoperto e a mostrarsi senza più maschere
di Francesco Lamendola
I segnali ci sono, eccome, per chi li sa vedere; e sono sempre più numerosi e sempre più espliciti. Ormai si direbbe che ci stiamo avvicinando all’Ora X, e che chi finora è rimasto nell’ombra, si prepara a uscire allo scoperto e a mostrarsi senza più maschere. Tale, almeno, è l’impressione che si ricava da tutta una serie di fatti che stanno accadendo, in questi ultimi anni, e che, pur in ambiti differenti come la liturgia, la pastorale, la dottrina, l’arte sacra, la musica sacra, il catechismo, la stampa e la televisione nominalmente cattoliche, vanno tutti nella stesa direzione: quella di un radicale sovvertimento della religione cattolica e in una trasformazione della Chiesa in qualche cosa del tutto diverso da ciò che essa è stata fino ad ora. Per documentare questa riflessione, avremmo letteralmente l’imbarazzo della scelta; e, del resto, da anni andiamo segnalando ed evidenziando tutta una serie di anomalie, di stranezze, e, in alcuni casi, di vere e proprie profanazioni, in modo da offrire a chi ancora è capace di un pensiero critico, e non si lascia fuorviare dalla retorica buonista e “misericordiosa” di una falsa chiesa, cresciuta come un fungo velenoso sopra quella vera e tendente a soffocarla, una chiave di lettura unitaria per organizzare tutta una serie di fatti e di apparenti coincidenze, ci quali, altrimenti, considerati in maniera isolata e slegata gli uni dagli altri, si potrebbero anche attribuire al caso.
Ma il caso non può produrre decine, centinaia e migliaia di fatti concomitanti, rispondenti a una medesima logica; non a lume di buon senso, almeno. Per esempio, limitandoci ad uno solo degli ambiti che abbiamo sopra menzionato, quello dell’arte sacra, si assiste al moltiplicarsi di nuove chiese costruite con criteri architettonici e con modalità estetiche che non hanno nulla di cristiano e nulla di cattolico: lo si può attribuire semplicemente ai cambiamenti del gusto, certo, ma solo a patto di ignorare che la costruzione di una chiesa non è un atto di creatività artistica paragonabile in tutto e per tutto alla progettazione e alla realizzazione d’un edificio profano. Non è la stesa cosa concepire un grattacielo, un centro commerciale o direzionale, un palazzo dello sport, oppure una chiesa cattolica: al di là di ogni altra considerazione, compresa quella, pur valida e ragionevole, di un certo qual rispetto minino verso la tradizione cristiana, la differenza fondamentale è che la chiesa configura e definisce un ambiente sacro, che dovrà ospitare il soprannaturale, cioè il Corpo Vivo ed il Sangue di Cristo, nel grande mistero eucaristico, centro e cuore della fede cattolica. Un palazzo dello sport o un centro direzionale non hanno nulla a che fare con il soprannaturale, per cui è completamente sbagliato paragonare la concezione architettonica di questi edifici a quella che presiede alla realizzazione di una chiesa. Non esistono paragoni possibili; non esiste alcuna contiguità fra due cose così diverse. La chiesa cattolica è il luogo della fede e non deve avere alcun’altra finalità che tenere accesa la fiamma della fede nell’anima dei fedeli; tutto il resto è secondario o addirittura dannoso. Nulla, in una chiesa cattolica, deve rappresentare un ostacolo, anche indiretto, al sentimento di fede; se qualcosa del genere vi fosse, andrebbe immediatamente rimossa, al di là della buona o cattiva fede dell’architetto e degli altri artisti che hanno collaborato alla sua costruzione.
Abbiamo già avuto modo di parlare della pittura “sacra” di padre Rupnik, che, a nostro avviso non ha nulla di sacro e non avvicina il fedele ai miseri della religione cristiana (cfr l’articolo: Ma è proprio questo il volto del nostri Redentore?, pubblicato sul sito de Il Corriere delle Regioni il 26/04/2016 e ripubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 08/12/1917). Ora i cappuccini di San Giovanni Rotondo hanno avuto la bella pensata di far decorare la cappella dell’Eucarestia nel santuario di San Pio da Pietrelcina, in uno stile che si richiama esplicitamene a quello di Rupnik: una sorta di puerile manga per il fedele nazional-popolare, come l’ha definito Francesco Colafemmina. Ora, è abbastanza noto che questo grande edificio “religioso”, progettato dall’architetto Renzo Piano (che ha un seggio di senatore a vita e le cui posizioni politiche si possono desumere dal suo incondizionato appoggio al progetto di legge sullo ius soli) e consacrato nel 2004, è letteralmente costellato di simboli massonici; rinviamo, per la loro puntuale descrizione, alle ricerche fatte dall’ingegner Franco Adessa e consultabili anche in rete e sulla rivista Chiesa Viva. Il visitatore che entra nella cappella dell’Eucarestia e cerca con lo sguardo il tabernacolo del Santissimo, ha la sgradita sorpresa d’imbattersi in un grande, scuro, orribile monolite che tutto ricorda, tranne un tabernacolo della tradizione cristiana, semmai la Kaaba degli islamici, oppure qualche simbolo esoterico ancora più sconcertante, tenendo presente che tutta la simbologia di quel luogo – un grande edificio realizzati a spirale, cioè secondo una simbologia niente affatto cristiana, semmai massonica – è tale da far sentire il cattolico in un ambiente ove nulla gli ricorda la sua fede e lo avvicina a Gesù Cristo, Figlio di Dio e Redentore del mondo; gli pare, semmai, di trovarsi in un tempio di occultisti o di esoteristi. Che cosa prova il fedele, dunque allorché s’inginocchia nella cappella dell’Eucarestia e rivolge gli occhi verso quel tabernacolo che pare uscito dalla fantasia morbosa di uno scrittore come H. P. Lovecraft, coi suoi dei mostruosi venuti dallo spazio? E che cosa si proponevano, esattamente, colui o coloro che hanno voluto una tale cappella, un tale altare, una tale decorazione ed un simile tabernacolo? Quali pensieri, quali sentimenti pensavano di evocare, o d’incoraggiare, nel cuore di un cattolico che si mette in ginocchio (perché un pio cattolico si mette sovente in ginocchio a pregare e adorare, anche se Bergoglio non ne dà mai l’esempio) davanti alla presenza Reale di Gesù Cristo, custodita in quello strano manufatto? E la stessa domanda, o una domanda analoga, potremmo formulare davanti a cento, mille altre opere d’arte “sacra”; davanti a mille, diecimila parole e atteggiamenti di membri del clero, il cui denominatore comune è, come minimo, un alto grado di ambiguità, se non peggio. Lungi da noi voler vedere complotti e macchinazioni ad ogni pie’ sospinto, specie quando c’imbattiamo in oggetti, parole e azioni che non corrispondo al nostro senso estetico e alla nostra idea della liturgia; idea che, peraltro, non può essere “nostra” nel senso di soggettiva, ma deve essere sempre coerente con la Tradizione perenne della Chiesa cattolica, perché non ci stancheremo mai di ripetere che la liturgia, per il cattolico, non è solo la forma esteriore dei sacri riti, ma è molto di più: è parte integrante della divina Rivelazione. Rimane il fatto che sono tantissime, ormai, le cose che lasciano il credente sconcertato, senza parole, e che lo gettano nella confusione. Se un prete di Torino, ad esempio, dice, nel bel mezzo della santa Messa di Natale, che non farà recitare il Credo ai suoi parrocchiani, perché lui “non ci crede”, non pensiamo che vi sia, dietro un tale atto, un tenebroso disegno massonico: crediamo che l’incoscienza, la superficialità, l’ignoranza e la presunzione bastino e avanzano per spiegare un fatto del genere, pur senza sottovalutarne l’estrema gravità; mentre ci pare che l’abbiano sottovalutata, e di molto, i superiori di costui, visto che nessuna conseguenza vi è stata per l’autore di un così grave scandalo fra i fedeli, dato, per giunta, in un luogo sacro e in un momento sacro del calendario liturgico, come quello del santo Natale.
Diverso è il discorso quando si passa agli esponenti dell’alto clero, ai pezzi grossi: ai Sosa Abascal che dicono di non credere all’esistenza del diavolo; ai Galantino che dicono che Dio risparmiò Sodoma; ai Paglia che celebrano fino alle stelle le virtù di Marco Pannella (e che, a proposito di arte “sacra”, fa imbrattare una parete del duomo di Terni con un atroce affresco che è un inno al peccato e una raffigurazione sacrilega del divino Redentore). Quando poi si arriva al signor Bergoglio… Più che difficile, riteniamo sia impossibile attribuire a incoscienza, leggerezza, ignoranza, le sue continue affermazioni eretiche e, talvolta, blasfeme: no, lì siamo in presenza di qualcos’altro. Detto più chiaramente: la neochiesa è piena di utili imbecilli che profanano la religione cattolica per amore sconsiderato di novità e per smania di progressismo; ma vi sono anche di quelli che sanno molto bene quel che stanno facendo e dicendo, e, in genere, più in alto si sale nella scala gerarchica e nella qualità intellettuale delle persone, e più aumenta la probabilità, per poi divenire certezza, che costoro facciano parte della massoneria ecclesiastica, il cui scopo ultimo è la sovversione interna della Chiesa e la distruzione progressiva, e abilmente dissimulata, della fede cattolica. A tale disegno satanico risponde, certamente, la costruzione di un santuario come quello di San Giovanni Rotondo, destinato ad accogliere le spoglie mortali di san Pio da Pietrelcina, in spregio alla vita e agli ideali di quel grande uomo di Dio, il quale, da pare sua, era perfettamente consapevole della penetrazione della massoneria nella Chiesa, e aveva affidato a don Luigi Villa la missione segreta di combatterla, e innanzi tutto di documentarla, in modo da mettere il santo padre in grado di avere dati sicuri per passare al contrattacco. Ma quando don Villa intraprese la sua faticosa e pericolosa missione, nel corso della quale rischiò più di una volta la sua stessa vita, era ancora seduto sul soglio di san Pietro un grande papa, come Pio XII; poi, le cose sono cambiate. E sappiamo bene che la fase più dura e umiliante della persecuzione scatenata a san Giovanni Rotondo contro lo stesso padre Pio si verificò per l’appunto dopo l’elezione di Angelo Roncalli a successore di Pio XII, in un discusso conclave del quale si disse che il papa effettivamente eletto era stato il cardinale Giuseppe Siri, ma che quest’ultimo era stato forzato a dare una rinuncia immediata e informale, senza che l’opinione pubblica ne venisse mai informata. Di Giovanni Paolo I, sappiamo che disse, non appena eletto al suo brevissimo pontificato: Ora la prima cosa che intendo fare è combattere la massoneria che è penetrata all’interno della Chiesa. Ma Bergoglio, non c’è pericolo che parli della massoneria: non si deve forse, la sua nomina, alla “mafia di San Gallo”, animata, a suo tempo, dal cardinale Carlo Maria Martini, gesuita come Bergoglio, nonché massone e amico dei massoni? Dunque, proprio mentre si moltiplicano i segni di una presenza estranea e inquietante nel corpo della Chiesa di Cristo, cresce e diventa assordante il silenzio di chi dovrebbe parlare, dei pastori i quali dovrebbero custodire il gregge, e mettere in allarme contro il lupo le pecorelle loro affidate. Ci piacerebbe domandare a quanti hanno voluto che il santuario di san Pio fosse costruito con quelle caratteristiche, se pensano davvero che il grande santo vi si troverebbe a suo agio; se avrebbe dato la sua approvazione; se la sua anima può riposare in pace entro una “chiesa” dove perfino il tabernacolo fa pensare più al demonio che al nostro Signore Gesù Cristo.
Siamo sicuri che questo è ancora cristianesimo?
di Francesco Lamendola
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