BENEDETTO XVI – VIGANÒ. SCANDALO SENZA FINE. NASCOSTA UNA PARTE DELLA LETTERA DEL PAPA EMERITO?
Lo scandalo dello scambio epistolare fra mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede e Benedetto XVI non sembra avere fine. E si arricchisce di un nuovo capitolo, che, come quelli precedenti, non fa fare una bella figura al responsabile della comunicazione vaticana. Anzi. Questa volta crediamo di poter asserire con un certo fondamento che qualcuno in Vaticano non ha gradito tutta l’operazione, e la strumentalizzazione, forse organizzata in precedenza, della risposta di Benedetto XVI (7 febbraio) alla lettera di invito di Viganò (12 gennaio, ma resa nota il 13 marzo). E ha provveduto a farlo sapere. In breve: come rivela il collega Magister, e possiamo confermare, anche se dobbiamo mantenere l’anonimato della fonte, che c’erano altre righe, mai lette e mai rivelate, nella lettera di Benedetto. Che spiegavano perché il papa emerito non aveva e non avrebbe letto gli undici libriccini sulla teologia di papa Francesco, e tantomeno li avrebbe commentati. In breve: perché due degli autori erano persone che si erano sempre opposte alla teologia di Giovanni Paolo II, di Joseph card. Ratzinger e di Benedetto XVI. Per i dettagli, potete andare su questo sito.
Perché diciamo che la posizione di mons. Viganò ne risulta aggravata? Perché il prefetto si è difeso – con uno strano redazionale dell’ANSA – dicendo che anche se nel comunicato si citavano solo due paragrafi della lettera (li trovate in neretto) durante la conferenza stampa lui ne aveva letto l’integrale, compreso il terzo paragrafo (che trovate in corsivo).
Se quanto scrive Magister, e quanto risulta anche a noi, esistono righe ulteriori, mons. Viganò le ha omesse nella lettura ai giornalisti. Quindi non corrisponde a verità l’affermazione della “lettura integrale”.
Benedictus XVI
Papa Emeritus
Rev.mo Signore
Mons. Dario Edoardo Viganò
Prefetto della
Segreteria per la Comunicazione
Città del Vaticano
7 febbraio 2018
Reverendissimo Monsignore,
La ringrazio per la sua cortese lettera del 12 gennaio e per l’allegato dono degli undici piccoli volumi curati da Roberto Repole.
Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi.
I piccoli volumi mostrano, a ragione, che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento.
Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti.
Sono certo che avrà comprensione e la saluto cordialmente.
Suo,
Benedetto XVI
D’altronde abbiamo visto che la foto diffusa da Vatican News, il portale diretto da mons. Viganò, ha volutamente oscurato le ultime due righe della prima pagina, imbarazzanti perché contenevano il rifiuto di Benedetto. La seconda pagina però coperta dagli undici volumetti, salvo la firma, contiene evidentemente altre righe; ben di più di quelle del terzo paragrafo. Come sappiamo, il comunicato – e Vatican News – riportavano solo i primi due paragrafi. Che, a quanto ci risulta, però erano in risposta puntuale e usando gli stessi termini della lettera di invito di mons. Viganò. C’è stata sorpresa in Vaticano quando i telegiornali della sera di lunedì, e i quotidiani la mattina dopo, usavano quei due paragrafi per un’operazione di “sostegno” a papa Francesco da parte di Benedetto. Una probabile strumentalizzazione per far tacere e mettere in difficoltà chi è critico degli aspetti più discutibili del pontificato. Che, ahimè, non mancano.
A cominciare da questa operazione. Vista la situazione, sarebbe opportuno e necessario, per mantenere un minimo di credibilità, che la Santa Sede rendesse pubbliche entrambe le lettere: quella di Viganò e quella di Benedetto. Benedetto è emerito, ma questo non vuole dire che sia concesso a un dipendente della Santa Sede fare il gioco delle tre carte con la figura del Papa. E poi quella persona dovrebbe essere chiamata a rispondere del suo operato, se qualcuno è in grado di penetrare il cerchio magico e informare il Pontefice regnante, e se ancora c’è un governo in Vaticano, che non sia solo amicizie e protezioni. Ne va, anche, della sua credibilità. Come potremmo noi giornalisti accogliere senza sorridere la prossima ramanzina sui doveri professionali del nostro mestiere, quando a casa sua si sfornano esempi così alti di correttezza, etica, e trasparenza, per di più a spese di un Papa?
MARCO TOSATTI
Dalla lettera di Benedetto XVI è stato cancellato un altro paragrafo: quello più duro
Ratzinger
ha spiegato perché non può scrivere la prefazione (richiestagli) ai
volumetti sulla teologia di Papa Francesco. La ragione risiederebbe
nella presenza tra gli autori dei teologi Werbick e Hünermann, severi
critici della stagione wojtylana
Come poteva, d’altronde, Benedetto XVI elogiare un testo alla cui stesura avevano attivamente partecipato i teologi tedeschi Jurgen Werbick e Peter Hünermann? Entrambi contestarono in modo aperto per decenni il pontificato teologico di Giovanni Paolo II, additando l’allora prefetto Joseph Ratzinger come promotore di un ritorno al passato – "lui è cresciuto nella vecchia epoca, con la vecchia teologia precedente il Concilio", disse di recente Hünermann – e lamentando la chiusura di Roma alle istanze delle chiese particolari, in particolare di quella tedesca. Entrambi firmarono qualche anno fa con – tra gli altri – Hans Küng un appello definito “drammatico” in cui chiedevano l’ordinazione delle donne al sacerdozio, l’ordinazione di uomini sposati, la partecipazione dei laici alla nomina dei vescovi e dei parroci, la "non esclusione" di divorziati risposati e di quanti vivono in un’unione tra persone dello stesso sesso. Chiedevano alla chiesa di Roma “libertà”: “libertà del messaggio evangelico” e "libertà di coscienza". Entrambi sostennero, nel 1989, la Dichiarazione di Colonia con la quale si protestava contro "il governo autoritario di Giovanni Paolo II". Hünermann, poi, dovendo scegliere una "pietra miliare" lasciata da Joseph Ratzinger nella chiesa, disse: "Il fatto di ritirarsi".
di Matteo Matzuzzi
https://www.ilfoglio.it/chiesa/2018/03/17/news/benedetto-xvi-papa-francesco-teologia-lettera-vigano-184654/
Ancora sulla lettera di Benedetto XVI. C'è un altro paragrafo, in cui scrive...
Non ha proprio fine la storia della lettera "personale" e "riservata" scritta il 7 febbraio da Benedetto XVI al prefetto della segreteria per la comunicazione Dario Edoardo Viganò e parzialmente resa pubblica da costui il 12 marzo.
Non solo c'era in essa un paragrafo chiave omesso ad arte nel comunicato stampa diffuso dallo stesso Viganò:
Non solo l'inizio di questo paragrafo era stato artificiosamente reso illeggibile nella foto della lettera diffusa dalla segreteria di Viganò:
C'è di più. La lettera di Benedetto XVI che Settimo Cielo ha pubblicato il 13 marzo nella sua stesura integrale, in realtà integrale non era.
Tra il paragrafo omesso nel comunicato stampa e i saluti finali c'erano infatti delle altre righe.
E lo si poteva indovinare anche solo osservando la foto della lettera (vedi sopra).
Tra le prime due righe, infatti, del paragrafo reso illeggibile, in fondo al primo foglio della lettera, e i saluti e la firma di Benedetto XVI, nella seconda metà del secondo foglio, c'è uno spazio troppo grande per essere occupato solo dal finale del paragrafo omesso nel comunicato stampa.
E lì che cosa c'era ancora scritto, che Viganò s'è guardato dal leggere in pubblico e s'è premurato di coprire ben bene, nella foto, con gli undici libretti sulla teologia di papa Francesco?
C'era la spiegazione del perché Benedetto XVI non aveva letto quegli undici libretti né intendeva leggerli in futuro, e quindi del perché egli aveva rifiutato di scrivere "una breve e densa pagina teologica" di presentazione e valorizzazione degli stessi, chiestagli da Viganò.
Il motivo addotto da Benedetto XVI nelle righe finali della sua lettera – ci dice una fonte inoppugnabile – è la presenza tra gli autori di quegli undici volumetti di due teologi tedeschi e soprattutto di uno, Peter Hünermann, che è stato critico implacabile sia di Giovanni Paolo II che dello stesso Joseph Ratzinger come teologo e come papa.
L'altro teologo tedesco è Jürgen Werbick. Di Hünermann, professore emerito dell'università di Tubinga, si può ricordare che è autore tra l'altro di un commentario del Concilio Vaticano II agli antipodi dell'interpretazione ratzingeriana. I due libretti sulla teologia di papa Francesco scritti da costoro hanno rispettivamente per titolo: "La debolezza di Dio per l'uomo" e "Uomini secondo Cristo oggi".
È chiaro dunque che, posto quanto scrive Benedetto XVI nella seconda metà della sua lettera, anche la prima metà acquista un nuovo significato, tutto differente da quello che Viganò ha voluto accreditare nel suo monco e tendenzioso comunicato stampa.
E ancor meglio si capirebbe ciò che lì scrive Benedetto XVI su di sé e su papa Francesco se lo si potesse confrontare con la lettera di Viganò alla quale egli ha risposto.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.