Addio insegnamento, il magistero ora pone dubbi
Oggi sembra che il ruolo del magistero della Chiesa sia cambiato. Si è sempre pensato che questo compito dei pastori consistesse nel confermare nella fede i credenti. Ora invece è in atto la transizione verso un magistero che pone sistematicamente domande e dubbi. Così il messaggio è trasformato in ideologia.
Oggi sembra che il ruolo del magistero della Chiesa sia cambiato. Si è sempre pensato che questo compito dei pastori consistesse nel confermare nella fede i credenti. Ora invece è in atto la transizione verso un magistero che pone sistematicamente, e non occasionalmente – per essentiam e non per accidens direbbero i filosofi -, domande e dubbi. Non solo su aspetti marginali della dottrina della fede, ma anche su aspetti centralissimi e, in fondo, anche sulla stessa esistenza di una dottrina della fede. Evidentemente è un cambiamento non di poco conto e quindi da prendere molto sul serio.
L’ultimo caso è stata la negazione dell’inferno e dell’immortalità dell’anima secondo quanto riferito da Eugenio Scalfari su Papa Francesco. A ciò è seguita una precisazione della Santa Sede in cui però non viene affermato che il Papa non ha mai espresso quei concetti riferiti da Scalfari, ma ci si limita a precisare che non si trattava di una intervista ma di un colloquio privato e che i virgolettati citati da Scalfari non sono di Francesco. Scalfari aveva già fatto una intervista scritta a Papa Francesco il 1 ottobre 2013 dal titolo “Come cambierò la Chiesa”, intervista che, pubblicata poi in un libro con altri interventi, già seminava parecchi dubbi. In seguito egli fece altre rivelazioni sconcertanti su presunte frasi del Papa in successivi colloqui personali con lui. Siccome le interviste con Scalfari continuano, e con esse la semina dei dubbi, difficile rubricare la cosa nella categoria degli “incidenti comunicativi”.
La Santa Sede non ha smentito la citazione di una frase del Papa contenuta nella sentenza di condanna del piccolo Alfie, permettendo che rimanesse il dubbio che fosse cambiato il magistero cattolico sull’eutanasia. Mons. Paglia, Presidente della Pontificia accademia per la vita, ha espressamente affermato che la sospensione della ventilazione al piccolo Alfie non era da considerarsi atto eutanasico. Il dubbio che la dottrina morale della Chiesa in proposito sia cambiata quindi è confermato.
Durante il Sinodo sulla famiglia degli anni 2014 e 2015 i fedeli hanno dovuto ascoltare moltissimi interventi dei Padri sinodali in aperto contrasto con quanto tradizionalmente insegnato dalla Chiesa. Era la famosa parresia voluta dal Papa. Ma la vera parresia non significa la libertà di sparare opinioni contrarie alla dottrina cattolica da parte di vescovi. Quanti dubbi vennero seminati in quel periodo tra i fedeli, tutti raccolti poi nell’esortazione Amoris laetitia che è, in fondo, una grande domanda rimasta finora priva di chiara risposta.
Dubbi sulla dottrina dei principi non negoziabili, dubbi sulla liceità della relazione sessuale fuori dal matrimonio, dubbi se la Comunione si debba ricevere dopo la Confessione e in stato di grazia oppure no, dubbi sugli insegnamenti della Chiesa circa la contraccezione, dubbi sulla valutazione morale dell’omosessualità, dubbi sull’immortalità dell’anima e sulla sua stessa esistenza, dubbi se le religioni adorino lo stesso Dio, dubbi se l’aborto sia ancora un delitto visto che il Vaticano invita, premia e loda abortisti storici, dubbi se il luteranesimo sia ancora un’eresia, dubbi se sia giusto benedire in chiesa una coppia gay, dubbi se si possa dare la comunione ai protestanti, dubbi se nei matrimoni celebrati in aereo gli sposi debbano confessarsi della precedente convivenza, dubbi se la violenza sia ammissibile nell’azione sociale e politica data la valorizzazione che la Chiesa sta esprimendo per i movimenti popolari e i centri sociali molti dei quali adoperano la violenza ideologica come prassi. Il magistero pone prevalentemente domande, i dubbi si infittiscono, le risposte non arrivano, segno che il ruolo del magistero si sta configurando all’insegna della questionabilità, ossia del mettere in questione la fede dei fedeli anziché nel confermarla.
Che non si tratti di incidenti di percorso è confermato dal fatto che c’è tutta una teologia che implica questo cambiamento e che lo teorizza da molto tempo. La Chiesa renderebbe un servizio a Dio quando impedisse il configurarsi della sua rivelazione in leggi e norme. Essendo astratte, queste leggi e norme rinchiuderebbero Cristo dentro una prigione, lo incasellerebbero in dogmi etichettati, lo isolerebbero dalla vita nella quale il suo messaggio continua ad esprimersi, perché la rivelazione di Dio avviene nella vita. Mi permetto di adoperare due parole tecniche: la categorizzazione del messaggio cristiano impedirebbe la sua dimensione trascendentale. Il messaggio verrebbe trasformato in ideologia, mentre deve sempre restare aperto a nuovi apporti. Per questo la Chiesa esiste, secondo tante correnti della teologia contemporanea, per impedire queste cristallizzazioni ideologiche che impongono di “giudicare” e questo ruolo la Chiesa lo svolge ponendo in questione tutte le assunzioni di senso e insegnando a non giudicare. Il suo ruolo consisterebbe nell’essere fonte di libertà critica.
In questo modo è possibile confermare, che so, gli insegnamenti di Giovanni Paolo II sull’eutanasia, quelli di Benedetto XVI sui principi non negoziabili o quelli di Paolo VI sulla contraccezione … e nello stesso tempo metterli in questione, perché non pretendano di racchiudere in sé la totalità del senso rivelato, trasformandolo così in ideologia. Si tratta, possiamo dire, di una concezione hegeliana della verità come storia. L’unico modo per dare ragione degli insegnamenti precedenti è metterli in questione per liberarli dal loro fissismo e permettere allo Spirito di continuare ad educare il suo popolo attraverso la vita e nella vita.
Stefano Fontana
http://www.lanuovabq.it/it/addio-insegnamento-il-magistero-ora-pone-dubbi
Cardinal Francis Arinze su Amoris Laetitia: «Non si può essere più saggi di Cristo»
Video sottotitolato:
/https://www.facebook.com/571673362945898/videos/1582655558514335/
Fonte, integrale e in lingua inglese: https://www.gloria.tv/video/CVpr1JnChVzS6w7wX3EzWriH6
Di seguito la traduzione integrale:
JHW: John H. Western di LifeSiteNews dal Vaticano, abbiamo il privilegio di essere nell’appartamento e alla presenza del Cardinale Francis Arinze, emerito, capo della Curia vaticana, quale dicastero?
Cardinale Arinze: Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
JHW: Ed è una specializzazione nei Sacramenti della Chiesa, inclusi la Comunione, la confessione…
Cardinale Arinze: certo, assolutamente, perché la Santa Eucaristia è il Sacramento più grande.
JHW: bene, magnifico. Sentiamo il privilegio di averla con noi a LifeSiteNews. Ci sono alcuni che hanno definito che la Santa Comunione data a coppie unite in matrimonio canonicamente valido e il consiglio di astenersi da atti sessuali nella nuova relazione non soltanto appare irrealistico a molti, ma è anche discutibile che gli atti sessuali possano essere giudicati indipendentemente dal contesto di vita. Qual’è il suo commento?
Cardinale Arinze: Io commenterei così. I 10 comandamenti ci danno i consigli di Dio. Abbiamo noi una qualche autorità per affermare che non sia realistico attenderci che le persone osservino uno dei 10 comandamenti? Non solo il sesto e il nono, anche il quinto, l’aborto, l’uccisione di persone innocenti, il settimo, rubare una somma piccola o grande di danaro. Non possiamo seguire il ragionamento che sia irrealistico. Si può dire che non è facile, questo lo accetto, Cristo non ci ha mai promesso che sia facile seguirlo, ha detto: “coloro che vogliono essere miei discepoli prendano la loro croce ogni giorno e mi seguano”. Se le persone non sono preparate a farlo, allora stanno dichiarando che non ci possiamo attendere che le persone seguano la legge di Dio, questo non è solo per i divorziati risposati. Ci si può allo stesso modo attendere che se l’uomo è in ufficio con accanto la segretaria sia irragionevole attendersi da loro che siano casti. Ci si può attendere che sia irragionevole che le persone non prendano i soldi del governo o la proprietà di altri, quando ne hanno la possibilità. Cristo stesso ci ha detto “Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti a Dio. Ma chi non mi riconoscerà davanti agli uomini, davanti al Padre anch’io lo rinnegherò”. Questo significa che quel giorno sarà tremendo. Non sto creando Io questa situazione, ma è Cristo stesso. Coloro che non sono pronti a seguirlo, le dieci vergini, 5 sagge portarono l’olio, le 5 stolte no. Andarono a prenderlo, ma tardi, trovarono chiuso, fu detto loro che non potevano entrare. Questo ci insegna che le nostre decisioni personali possono influenzare il nostro futuro. Significa che dovremmo aiutare le persone con la verità. In totale carità, ma senza nascondere niente. Se si dice che non possiamo attenderci che le persone siano caste quando sono in quelle situazioni ed astenersi dai rapporti sessuali, allora si contesta l’insegnamento fondamentale che le relazioni sessuali sono corrette solo tra marito e moglie all’interno del matrimonio. In qualsiasi altro caso è sbagliato, sia eterosessuale che omosessuale, perché è contro l’ordine stabilito da Dio creatore. Non è una legge della Chiesa, se lo fosse sarebbe come il divieto di mangiare carne il venerdì, o il digiuno il mercoledì delle ceneri. Se sei malato, sei dispensato. Se sei su un aeroplano e non hai altro cibo ti è consentito mangiarlo, perché è una norma della Chiesa. Con la legge divina non si può citare una situazione che Cristo non abbia previsto. E nemmeno si può dire di essere più saggi di Cristo, di modificare ciò che Lui ha detto. Allora domando: “Chi pensi di essere, tu? Uno più grande di Cristo?”. Egli è la Via, la Verità e la Vita.
Ricevere la Santa Comunione non risolve tutto. Se si riceve la Comunione non in stato di grazia, in stato di peccato, non si riceve la Grazia. È uno sforzo. In Africa abbiamo i poligami, non chiedono di ricevere la Santa Comunione, perché sanno dal Catechismo che se la ricevessero non otterrebbero alcuna Grazia.
JHW: Non è un grande atto di carità
Cardinale Arinze: No l’atto di carità li aiuta con la verità
JHW: la Chiesa ha sempre considerato che lasciare il proprio coniuge e convivere con un’altra persona è un adulterio. La Chiesa, o il Papa, ha la possibilità di cambiare questo insegnamento?
Cardinale Arinze: non di cambiare la dottrina. Ma se la persona pensa che il primo matrimonio non fosse valido, la persona dovrebbe rivolgersi all’ufficio della propria diocesi e la legge canonica ci spiega che lo esaminerà sotto la direzione del vescovo. Papa Francesco a settembre di quest’anno ha rivisto il processo canonico per renderlo più rapido e meno costoso. Dunque se il primo matrimonio non era canonicamente valido, per esempio se la donna non voleva veramente sposare quell’uomo, ma era spaventata, era stata costretta, può essere provato. In questo caso il primo matrimonio è dichiarato invalido per la volontà di Dio. Successivamente sarebbero liberi di sposare un’altra persona. Fuori da questo caso non dovrebbero farlo, fuori da questo sono tecnicamente in uno stato di peccato. Anche se vi sono motivi, perché si trattava di una persona molto difficile, il matrimonio era morto, che non lo potevano sopportare che l’altro aveva promesso di ucciderlo, tutto questo può essere vero, ma non invalida il matrimonio. Quindi la strada per aiutare le persone con la verità è necessariamente rivolgersi al codice ecclesiastico se vuoi verificare la validità del matrimonio.
JHW: che ne pensa se il secondo matrimonio è duraturo, ed hanno bambini, e li rende felici, questo rende il primo matrimonio invalido?
Cardinale Arinze: questi possono essere motivi veri, ma non sono sufficientemente forti da rendere il primo matrimonio invalido. Dicono solo che l’uomo e la donna sono in una relazione felice, ma non provano che il primo matrimonio era invalido o no. La legge canonica spiega che dobbiamo cercare un altro motivo che si riferisca al primo matrimonio, non se la persona sia ora più felice.
JHW: esiste una cosa come uno stato di peccato mortale, ne sentivamo parlare molto anni fa, ma non ora, e se la persona è in tale condizione, può comunque ricevere la Santa Comunione?
Cardinale Arinze: esiste una tale condizione di stato di peccato mortale. Il peccato mortale è un allontanamento totale da Dio, è una cosa terribile. Può essere riferito a qualsiasi dei 10 comandamenti, non solo il VI, il nono, il quinto, se una persona uccide ed è pronta ad uccidere ancora, se una persona abortisce e se necessario è pronta ad abortire di nuovo, se una persona vota per l’aborto e lo ripete ogni volta senza avere intenzione di cambiare, questi sono stati di peccato mortale. In questi casi la persona squalifica se stessa a ricevere la Santa Eucaristia, perché la persona è in uno stato di peccato mortale. Il semplice catechismo dice che la prima condizione per ricevere la Santa Comunione con frutto è essere in grazia di Dio. Se la persona è in uno stato di peccato mortale e riceve la Santa Comunione, la persona riceve effettivamente la persona di Cristo, ma non la Grazia. Questo è il caso di cui parla San Paolo quando ha detto: “Ciascuno esamini se stesso. Colui che riceve indegnamente, riceve un giudizio contro se stesso”. Così S. Paolo. È molto severo. Dunque non è il fatto di ricevere la Comunione a dirci che la persona riceva la Grazia. Supponga una persona che uccide, ruba, ha ucciso, è pronto ad uccidere altri e progetta di farlo, se questa persona riceve la Comunione, anche se lo fa 5 volte al giorno, non avrà nessuna Grazia. E non solo non riceverà la Grazia, ma commette sacrilegio, in aggiunta ai peccati che già aveva commesso.
JHW: È stato detto che ricevere Gesù nella Santa Eucaristia aiuterebbe la persona ad uscire dal peccato.
Cardinale Arinze: ma per uscire da questo peccato il Sacramento necessario è quello della Penitenza, quello che è popolarmente chiamato Confessione. Vai dal sacerdote, accetti di avere commesso il male, sei veramente pentito e sei determinato, con la Grazia di Dio, a cambiare. Così ottieni il perdono di Dio e questo aiuta. Ma se una persona è in uno stato di peccato mortale e non ha intenzione di abbandonare quella condotta, allora ricevere la Santa Comunione non l’aiuta a migliorare, perché aggiunge il sacrilegio ai suoi peccati precedenti. Ma ci sono colpe minori, che chiamiamo peccati veniali, un po’ d’ira, di mancanza di carità, in cui ricevere la Comunione può aiutare ad uscirne, ma tali peccati veniali non rimuovono la vita di Dio nell’anima, quindi la persona continua ad essere in stato di Grazia. Puoi vedere che questo insegnamento rispetta la coscienza e rispetta l’onestà. La nostra religione non è un fatto di finzione, di come apparire agli altri, o di ciò che gli altri pensano di noi. Solo Dio, solo ciò che Dio pensa di noi è ciò che è importante. Ed è per questo che non giudichiamo le altre persone. Ciò di cui abbiamo parlato è il giusto e sbagliato oggettivamente. Se una persona è soggettivamente ben formata, questo solo Dio può giudicarlo. Se la coscienza di una persona è retta, erronea, colpevolmente erronea per un errore o per una cecità del passato, solo Dio lo giudicherà, nemmeno una mezza dozzina di cardinali lo giudicheranno, Dio non ha bisogno del nostro aiuto. È tutta una questione di onestà è apertura a Dio, non di ciò che l’agente pensa di noi.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.