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Le Grazie sono ridotte
Testo dell'audio
Le Grazie sono ridotte, perché ci sono meno Messe, perché le preghiere in queste Messe sono di meno e perché la devozione in queste preghiere è minore.
Ci sono meno Messe a causa della moltitudine di concelebrazioni, dove, poiché Nostro Signore Gesù Cristo è il celebrante primario della Messa, ci sarà sempre e solo una Messa celebrata, non importa quanti siano i concelebranti [177].
Inoltre, poiché molte preghiere sono state eliminate nel passaggio dal Rito antico al Nuovo rito, ci saranno molte meno grazie anche per questa ragione: meno sarà ricevuto da colui che chiede meno.
Quali esempi, prendiamo la soppressione delle preghiere per una devota santa Comunione, tutte le preghiere alla Beatissima Vergine Maria, ai Papi, ai martiri e ai santi apostoli Pietro e Paolo. Quale esempio particolarmente rilevante, prendiamo quello della soppressione della preghiera a san Michele Arcangelo alla fine della Messa letta. Quanti milioni di preghiere giornaliere dei sacerdoti e dei fedeli per limitare l’azione di Satana sono state così ridotte al silenzio?
Come può qualsiasi persona di Fede non comprendere, in questa luce, la crescita del male nel mondo? [178]
Infine, le disposizioni del celebrante e di quelli che assistono alla santa Messa determinano la quantità di grazie ricevute per la Chiesa, per quelli per i quali la Messa viene offerta e per i presenti. Il Nuovo rito conduce meno alla devozione: così la quantità di queste grazie sarà minore.
Dio è Disonorato
La conseguenza più grave del Nuovo rito comunque è il disonore di Dio. È la conseguenza più grave, perché l’onore di Dio è la finalità primaria di tutte le cose e perché la gloria data a Dio dalla santa Messa è la gloria maggiore che vi sia.
La protestantizzazione del Nuovo rito consiste essenzialmente nella sua negazione del carattere sacrificale della santa Messa; la sua antropocentricità si definisce in rapporto al suo disprezzo della divinità del Signore.
Per esprimere questi due fatti nella più breve sintesi, possiamo dire che il Nuovo rito disonora Nostro Signore Gesù Cristo: sia nella Sua umanità, nella Quale il Suo sacrificio è ciò che vi sia di più sublime; sia nella Sua divinità [179].
Abbiamo constatato come l’ultimo senso di ogni cosa sia determinato dal suo rapporto con Dio. Concludiamo che l’ultimo significato del Nuovo rito è questo: che disonora Dio, nella Persona di Nostro Signore Gesù Cristo.
L’iconostasi di silenzio è stata smantellata. Il Signore è chiamato in lingua volgare, in parole composte dai Suoi nemici; la Sua Presenza viene ignorata, la Sua Persona sminuita. Viene trattato in modo maldestro: se cade, non importa. Viene posto su tavole non benedette, segregato lontano dai Suoi amici. Le Sue vesti sono state ridotte. Lui, Il Re dei re in stato di Immolazione, è posto in vasi volgari e primitivi. Mentre la gente sta in piedi o seduta e pensa di ascoltare una semplice storia, Lui è crocifisso e muore davanti ai loro occhi. È sollevato sopra le loro teste: «Ecco l’Agnello di Dio!»: loro stanno e guardano. Viene consegnato loro: Lui, Iddio Onnipotente, loro Creatore e loro Sommo Bene. Viene posto nelle loro mani impure. Lo ricevono nei loro cuori ottenebrati, Lo spolverano dalle loro mani, Lo calpestano inconsapevolmente, Lo portano a casa. Viene consegnato al loro capriccio o alla loro malizia.
Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l’uomo!” (Gv 19, 4-5)
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177 Cfr. L’Eucharistie, salut du monde II cap. 3. II.1, padre Joseph de Sainte-Marie ocd, Editions du Cédre DMM.
178 Ricordiamo la visione di Papa Leone XIII, visione di diavoli che complottavano il male contro la Chiesa: tale visione lo portò a comporre la preghiera e ad aggiungerla alla Messa bassa.
179 Abbiamo già citato le parole di papa Paolo VI: “Togliere: ‘sacrosancta’ ”(=sacrosanctum). Queste parole possono stare per tutto il programma di riforma esercitato dai novatori.
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