TERREMOTO IN VATICANO : ROTTO IL CELIBATO DEI SACERDOTI ! PROSSIMO CARDINALATO AD UN 81enne , TORIBIO TICONA PORCO , CON MOGLIE E FIGLI !
Papa Francisco annuncia il 20 maggio 2018, nel Concistoro del 29 giugno di quest’anno per la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, creera’ cardinale vescovo Toribio Ticona, Responsabile Timici, arcivescovo emerito di Corocoro Bolivia. Vescovo di 81 anni nato il 25 aprile 1937, è stato ordinato sacerdote nel 1967 e consacrato Vescovo titolare di Timici y Auxiliar de Potosi, Bolivia il 31 maggio 1986, nel 1992 è stato nominato Prelato di Corocoro ,andato in pensione nel 2012.
Nelle sue visite a Oruro , all’inizio del suo episcopato, essendo allora Vescovo di Oruro, il futuro terzo Cardinale Julio Terrazas Sandoval, C.Ss.R., si è vantato di visitare il Vescovo di Oruro, chiamandolo il suo “padrino” e affermando che Terrazas doveva la sua promozione all’episcopato, perché è servito più volte in qualità di Presidente della Conferenza Episcopale della Bolivia, essendo ovviamente molto influente tra gli altri vescovi e la Nunziatura Apostolica.
Nelle sue visite a Oruro , all’inizio del suo episcopato, essendo allora Vescovo di Oruro, il futuro terzo Cardinale Julio Terrazas Sandoval, C.Ss.R., si è vantato di visitare il Vescovo di Oruro, chiamandolo il suo “padrino” e affermando che Terrazas doveva la sua promozione all’episcopato, perché è servito più volte in qualità di Presidente della Conferenza Episcopale della Bolivia, essendo ovviamente molto influente tra gli altri vescovi e la Nunziatura Apostolica.
Ticona ha frequentato due visite ad limina nel 2008 e 2017. Ha servito da “sindaco”, secondo alle abitudini di una comunità di 12 persone in Bolivia. Durante il decennio del Vescovo-Prelato Ticona nella Prelatura di Corocoro fedeli cattolici è passata dal 94,6% al 87,6%, dando crescita a sette protestanti. E ‘risaputo che durante il servizio in Corocoro, mentre nel Vescovado di Oruro ha mantenuto una vita coniugale con una donna, la moglie e i figli sono orgogliosi di chiamarsi la moglie e i figli del “Vescovo di Patacamaya”, come è anche conosciuto Mons. Toribio Ticona.
La famiglia del “Vescovo di Patacamaya” Monseñor Toribio Ticona ha abitato in tre diverse case nella città di Oruro.
Dall’età del ferro del pontificato, nel IX e X secolo, non era stata data alcuna notizia certa e certa che un concubino fosse “premiato” con il Cardinalato. Essere un principe della Chiesa esercita una responsabilità importante per chi viene creato come tale, perché il loro servizio è effettuato direttamente al ministero petrino, promuovendo quindi una concubina cardinale porta due messaggi, uno desiderio Francisco soppressione celibato del Papa Priestamente, e l’altro il più serio, è avere un “capro espiatorio” con il quale sono riuscito a rompere la gerarchia dei vescovi della Bolivia. Quest’anno saranno rinnovati 2 arcivescovati e altre 3 circoscrizioni ecclesiali della Bolivia, non dubitiamo che il caso Barros si ripeterà in Bolivia,
Avanti fede
PS Usiamo il termine “sposato” perché sua moglie parla correttamente di suo marito.
fonte :leggi
https://benedettoxviblog.wordpress.com/2018/05/29/terremoto-in-vaticano-prossimo-cardinalato-ad-un-81enne-toribio-ticona-porco-con-moglie-e-figli/
Mattarella chi tutela?
Qualche riflessione a caldo dopo la giornata di ieri. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, esponente del Partito Democratico ed eletto al colle da una fu maggioranza parlamentare che oggi non arriva al 25% e nei sondaggi è ancora più in basso, personaggio di cui Mario Adinolfi, da proverbiale grande stratega politico, aveva tessuto le lodi cattoliche e democratiche, ha deciso il naufragio del governo Lega-5 stelle mettendo il veto al professor Savona.
La colpa? Essere favorevole all’uscita dall’Euro. Capito? Non la famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come da articolo 29 della Costituzione, non la vita umana come bene indisponibile sono i capisaldi intangibili di Mattarella, ma l’Euro, una moneta che agli italiani è stata imposta senza che sulla sua adozione essi si siano mai espressi e di cui non è possibile nemmeno ipotizzare l’abbandono.
In una precedente nota il rifiuto di Savona era stato giustificato dalla necessità di preservare l’indipendenza del presidente del consiglio incaricato, ma quando questi si è presentato al Colle portando nella casella del ministero dell’economia il docente di economia inciso da Mattarella, il velo sulle vere ragioni per cui Mattarella non lo voleva è caduto. Savona non l’ha accettato “per tutelare i risparmi degli Italiani”, si è giustificato. Ma da quando in qua il presidente della repubblica è tutore dei risparmi degli italiani? Quando di notte Giuliano Amato pelava i soldi dai conti correnti degli Italiani la presidenza della Repubblica cosa tutelava?
Quando Prodi c’impose la tassa per entrare nell’Euro? Quando negli anni veniva montata una macchina fiscale oppressiva, vessatoria ed asfissiante si raccoglievano le margherite? Quando coi governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni il debito pubblico cresceva di 400 miliardi di euro, Mattarella ai soldi degli Italiani chiamati prima o poi a ripianarlo non pensava? E quando nominava ministro la Fedeli, all’istruzione degli Italiani non ci pensava? Ora Mattarella a formare il governo ha chiamato quel Cottarelli tecnico fiduciario del PD, uomo del Fondo Monetario Internazionale che non ha alcuna probabilità di ottenere la fiducia, ma è gradito a Mattarella e al PD per le nomine da fare da qui alle prossime elezioni. Fatemi capire, a Salvini come leader del centrodestra Mattarella non ha dato l’incarico perché non aveva la maggioranza in parlamento, a Conte che la maggioranza ce l’aveva, Mattarella l’ha stoppato sul ministro dell’economia, ma a Cottarelli che la maggioranza in parlamento non ce l’ha nemmeno se arruola cento deputati del Bundestag, l’incarico viene dato.
Allora non è il godere di una maggioranza parlamentare il criterio che muove Mattarella, ma il fatto che la composizione del governo piaccia al presidente della Repubblica e all’eurocrazia. La CEI è subito corsa in aiuto del re traballante, ma si capisce, chi altro può assecondarli nell’invasione immigrazionista e nel suo indotto se non un governo il cui azionista sia quel PD da cui sono garantiti e di cui sono sodali? In tutto questo Berlusconi dovrà decidere se continuare a fare il reggi coda della barca PD-Mattarella-Merckel, terrorizzata che un competitor talentuoso come l’Italia possa liberarsi della palla al piede di austerità, immigrati e regole cervellotiche europee, costringendo la Lega ad accordarsi coi 5 stelle, oppure rinsavire, capire che la sua occasione di essere promotore della liberazione dal cattocomunismo l’ha avuta e l’ha sprecata, capire che può ritagliarsi un ruolo sullo scacchiere internazionale quale mediatore dell’avvicinamento tra Putin e Trump, ma non può certo mettersi di traverso al vento sovranista che soffia impetuoso in Europa, perché il suo Tajani qua in Italia non se lo fila nessuno.
Pubblicato 28 maggio 2018 |
CASO ITALIA COME A "WEIMAR"
Caso Italia è tragedia come Weimar ora sotto forma di farsa: è un avvenimento molto grave non era mai accaduto nella storia delle democrazie europee che un presidente impedisse la formazione di un governo dotato di una solida maggioranza parlamentare
Nella sua rassegna stampa di oggi, il sito Eurointelligence, diretto dall’editorialista del Financial Times Wolfgang Munchau, commenta la decisione di Mattarella di porre il veto sul governo “populista” che stava per formarsi come un avvenimento molto grave e denso di conseguenze forse impreviste. Non era infatti mai accaduto nella storia delle democrazie europee che un presidente impedisse la formazione di un governo dotato di una solida maggioranza parlamentare. Il risultato sarà sicuramente una sfiducia diffusa del popolo italiano nel sistema democratico del proprio paese, e per alcuni aspetti appare una riedizione della miopia politica che portò alla tragedia di Weimar, ma questa volta sotto forma di farsa.
Nelle ultime dodici ore ha continuato a girarci nella mente l’idea che la storia si ripete, prima come tragedia poi come farsa. Il presidente Sergio Mattarella ha deciso di staccare la spina al governo 5 Stelle/Lega. La ragione apparente è stata la sua obiezione a Paolo Savona come ministro delle finanze, viste le sue opinioni scettiche sull’eurozona. Il suo veto su Savona ha provocato l’immediata decisione di Giuseppe Conte di rimettere il suo mandato alla formazione del governo. Il risultato sarà di inasprire il popolo italiano con una sensazione di sfiducia nel gioco democratico.
Il veto di Mattarella porterà quindi a nuove elezioni, probabilmente nella seconda metà dell’anno. Ma, a differenza delle ultime elezioni, queste saranno di fatto un referendum sull’appartenenza dell’Italia all’euro, date le ragioni per cui questo governo non è riuscito a formarsi. Nel frattempo, Mattarella ha deciso di dare l’incarico di Presidente del consiglio a Carlo Cottarelli, ex membro del FMI, per calmare i mercati. Cottarelli è un tecnocrate alla Mario Monti, mai eletto. Ma, a differenza di Monti, non avrà nemmeno una maggioranza parlamentare alle spalle.
Il Parlamento rimane il limite ultimo della politica italiana – ed è il motivo per cui questo espediente messo in atto dal Presidente difficilmente riuscirà. Non vediamo in alcun modo come questo Parlamento possa approvare un bilancio proposto da un’amministrazione Cottarelli. Si aspettano forse che i 5 Stelle o la Lega votino a favore? Più aumenta il caos nel paese, più voti otterranno.
Questi sono avvenimenti politici molto gravi, perché possono avere delle conseguenze importanti, alcune delle quali non intenzionali.
Per la prima volta a nostra memoria in uno stato europeo democratico, un presidente ha usato i suoi poteri per impedire l’insediamento di un governo con una solida maggioranza in parlamento. L’idea originale alla base del conferimento al Presidente di poteri così forti (di nomina, ndt) subito dopo le elezioni era proprio l’opposto: dare al Presidente il diritto di imporre un compromesso quando non c’è una maggioranza. La decisione di Mattarella susciterà in Italia la percezione diffusa che il sistema politico è guasto. Un primo assaggio è arrivato la scorsa notte quando Luigi Di Maio, il leader dei 5 Stelle, ha chiesto l’impeachment di Mattarella. È improbabile che possa aver successo, perché nel merito dovrebbe decidere la Corte costituzionale. Mattarella è stato uno dei giudici della Corte. Ma non è importante che l’impeachment abbia successo o fallisca. Rafforza comunque l’impressione di un sistema politico a pezzi.
Come a Weimar? La storia si ripete come farsa
Anche il discorso xenofobo ne esce rafforzato. Matteo Salvini, il leader della Lega, ha immediatamente accusato Berlino e Parigi di essere dietro a quello che considera un colpo di stato. In particolare cresce la rabbia anti-tedesca. E l’ira anti-italiana nei media tedeschi. Già all’inizio degli anni ’90 Ralf Dahrendorf avvertì che l’euro avrebbe messo i popoli europei l’uno contro l’altro. Allora non ci credevamo, ma Dahrendorf aveva ragione.
La motivazione immediata della decisione di Mattarella è quella di evitare una possibile crisi. Potrebbe essere. Ma evitare una crisi finanziaria a breve termine ha un prezzo da pagare. Forzare delle elezioni che saranno viste come un referendum sull’appartenenza dell’Italia alla zona euro, potrebbe dare al prossimo governo un mandato ufficiale per un’uscita. Come Syriza nel 2015, un governo Lega / 5 Stelle non avrebbe avuto il mandato per un’uscita adesso. Entrambe le parti hanno attenuato la loro retorica anti-euro in vista delle elezioni. Ma questa volta sarà diverso.
In questo momento è difficile capire se il Movimento 5 Stelle chiarirà la sua posizione nel dibattito, ma ci aspettiamo che la Lega possa beneficiare in modo significativo di questa nuova situazione. Pensiamo che la Lega potrebbe ottenere più del 22% che registra attualmente nei sondaggi.
La decisione di Mattarella si basa anche sul calcolo che la Lega, insieme a Forza Italia e Fratelli d’Italia, potrebbe conquistare la maggioranza assoluta dei seggi alle prossime elezioni, il che richiederebbe un minimo del 40% nel proporzionale. Se raggiungessero il 40%, finirebbero con una maggioranza assoluta precisa in parlamento (50% dei seggi più uno). In pratica, questo non sarebbe sufficiente per governare, perché la maggioranza di un solo seggio in più è inutile. Avrebbero ancora bisogno di formare una coalizione.
Il pensiero alla base di questa strategia è che, legando Salvini a una coalizione con Silvio Berlusconi, il suo euroscetticismo potrebbe risultarne mitigato. Pensiamo che questa opinione sia sbagliata. Ma, fatto ancora più importante, che sia astorica.
In precedenza avevamo già osservato i paralleli con Weimar, in particolare con il modo in cui un establishment liberale ha perduto il controllo della situazione: non risolvendo i problemi economici, mantenendo a qualsiasi costo fuori dal potere gli estremisti – allora i nazisti e i comunisti, oggi i populisti; sottovalutandoli; sopravvalutando la propria capacità di ricucire sempre le maggioranze contro la volontà popolare; e costringendo a ripetere le elezioni. È tutto lì. La storia si ripete come farsa.
Fonte: http://vocidallestero.it/2018/05/28/eurointelligence-sulla-decisione-di-mattarella-bentornati-nella-germania-di-weimar/ del 28 Maggio 2018
Eurointelligence sulla decisione di Mattarella:bentornati nella Germania di Weimar
diCarmenthesister
COTTARELLI FARA’ LA PATRIMONIALE. E COS’ALTRO?
Cottarelli, vecchio apparatchik del Fondo Monetario, al governo non avrà la maggioranza in parlamento? A lorsignori non importa nulla.
Si governa per decreto, come del resto ha già fatto abbondantemente Renzi. Cottarelli emana un decreto e Mattarella lo firma.
Quel che conta è che un governo golpista andrà ai vertici internazionali e agli eurogruppi europei, a prendere gli ordini ed applicarli. Sarà questo governo a “portare il paese alle elezioni”, che forse non verranno mai.
Conta ancora di più, il governo “farà le nomine” in scadenza,mettendoci suoi scherani e servi di obbedienza piddina. Sono 350 nuove nomine in 79 enti di sottogoverno: sono qui i veri vasi della marmellata di partito e di potere, i serbatoi dei miliardi che stanno fuori dalla vista del grande pubblico, i distributori di potere, poltrone, gettoni di presenza, clientele. Il Deep State italiota.
La Cassa Depositi e Prestiti, che gestisce i risparmi postali degli italiani ed è controllata per l’83% dal Ministero Economia e Finanze e per il restante 17% da una pluralità di fondazioni bancarie, è un condominio Massoneria-Partito Democratico da sempre. Ciò perché non solo ha un patrimonio consolidato 35,7 miliardi, ma è capace di mobilitare attività totali per 410 miliardi di euro. Il PD l’ha usata per “salvare” imprese cui teneva, per le sue clientele, come finanziatore-tappabuchi.
Le mani del PD sul Deep State (e i soldi pubblici)
Adesso a maggio, in Cassa scadono banchieri Claudio Costamagna (presidente) e Fabio Gallia (amministratore delegato), nominati entrambi da Matteo Renzi.
Cottarelli, governo senza maggioranza, farà le nomine del nuovo consiglio d’amministrazione della RAI, la cui importanza come strumento di potere e diffusore del Verbo totalitario non sfuggirà a nessuno: un altro gire per le Goracci e Berlinguer a 200 mila l’anno; a Leonardo-Finmeccanica (12 miliardi di euro), Sogei (la grossa informatica dello Stato), Arexpo SpA ed altre entità meno note (ma piene di soldi e posti da distribuire) direttamente controllate dal Ministero. Poi ci sono le controllate indirettamente:
Ferrovie dello Stato (tra cui l’amministratore unico di Anas Concessioni Autostradali S.p.A.), Poste Italiane (specificamente, il consiglio d’amministrazione i Poste Welfare Servizi S.r.l. e i collegi sindacali di: Consorzio Logistica Pacchi S.c.p.a., Europa Gestioni Immobiliari S.p.A. e Postel S.p.A), Sogin. Tutti i vertici dell’ENEL, gruppo con sei società, dell’Eni ( 10 consigli d’amministrazione e 5 collegi sindacali a Eni Fuel, Eni Progetti, Servizi Aerei Spa, eccetera). Questo solo per elencare le più importanti.
Questo è il Deep State italiano, che Cottarellia affiderà al partito che ha perso le elezioni.
Ma soprattutto, Cottarelli è lì per fare la patrimoniale, il prelievo straordinario sui patrimoni degli italiani. Weidmann (Bundesbank) non fa che ripeterlo in tutte le sedi: voi italiani siete più ricchi di noi, avete risparmi e patrimoni per centinaia di miliardi – usateli per ridurre il vostro debito pubblico.
Il Parlamento lo boccerà? Ma mai, mai in Italia è occorso un voto parlamentare, mai una discussione in aula,per taglieggiarvi veramente. Quando Giuliano Amato operò il prelievo forzoso sui conti correnti lo fece “nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1992 operò un prelievo forzoso ed improvviso del 6 per mille su tutti depositi bancari. Un decreto legge di emergenza l’autorizzava a farlo: in quel provvedimento, varato mentre i mercati si accanivano sulla Lira (l’attacco di Soros, che costrinse poi Amato a farci uscire dal serpente monetario) erano state inzeppate alla rinfusa misure le più svariate. Dall’aumento dell’età pensionabile alla patrimoniale sulle imprese, dalla minimum tax all’introduzione dei ticket sanitari, dalla tassa sul medico di famiglia all’imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata. Prelievo sui conti correnti e Isi fruttarono insieme 11.500 miliardi di lire. L’imposta straordinaria sugli immobili, nella migliore delle tradizioni italiane, perse subito il prefisso “stra” per diventare una gabella ordinaria: l’imposta comunale sugli immobili, ovvero l’Ici”.
Il divorzio Tesoro-Bankitalia non fu discusso alle Camere
Del resto anche la più fatale e grave decisione di politica economica nella storia dell’Italia repubblicana, il “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia, avvenne scavalcando totalmente le Camere. Mai fu discusso e dibattuto. Semplicemente, il ministro del Tesoro (Beniamino Andreatta) e il governatore della banca centrale (Carlo Azeglio Ciampi) si scambiarono fra loro due la lettera con cui liberarono la Banca d’Italia dall’acquisto dei titoli invenduti di debito pubblico italiano. Naturalmente tutto ciò era perfettamente “legale”, come lo è l’ultimo atto di Mattarella. Persino il ministro delle Finanze, che era Rino Formica, non era d’accordo e alzò la voce: Andreatta lo descrisse come “ossessionato dall’ideologia della crescita ad ogni costo e del pieno impiego, grazie a bassi interessi e cambio debole”, ossia svalutazione. Di questo cruciale scontro fra due ministri, tutto quel che passò sui media fu “la lite delle comari”, il Parlamento non se ne occupò. Poi Rino Formica è stato perseguito per tangenti, da cui è stato assolto 17 anni dopo con formula piena. Si può sempre affidarsi alla magistratura, nei passi decisivi della demokràzia.
Nessuno oggi è più ossessionato dall’ideologia della crescita e del pieno impiego. Il rapporto debito-pil è così aumentato, dal 60% al 120.
Cottarelli farà patrimoniale, tagli, austerità di ogni genere. Come chiede l’Europa. Ovviamente, con il risultato – già comprovato dalle austerità di Monti e Renzi – di avvitare l’Italia, e poi l’Eurozona, in una “spirale recessiva senza uscita”
Il motivo lo ha spiegato Alberto Bagnai in un dotto articolo del 2011.
Ne diamo qui il passo essenziale:
Del resto, supponiamo che i paesi periferici adottino le strategie di rigore proposte: combattendo questa battaglia perderebbero in ogni caso la guerra. Infatti, se le politiche di “tagli” non riuscissero a incidere sul differenziale di inflazione [l’ìinflazione interna alla zona euro, dove la Germania ha la più bassa. I paesi che l’hanno più alta vedono la loro competitività diminuire,ndr.] , i sacrifici sarebbero vani, perché persistendo lo squilibrio esterno proseguirebbe l’accumulazione di debito privato (a fronte di riduzioni del debito pubblico rese modeste dal rallentamento della crescita, e vanificate periodicamente dalla necessità di salvare la finanza privata). Ma anche se i tagli avessero successo, riportando l’inflazione dei paesi periferici in linea o leggermente al di sotto di quella della Germania, la risposta tedesca non si farebbe attendere: ulteriori ribassi competitivi dell’inflazione, come sperimentato anche nel passato recente (vedi sempre il lavoro di Cesaratto), e così via. L’eurozona si avviterebbe in una spirale recessiva senza uscita. E questo i mercati lo intuiscono benissimo: ecco perché sono così nervosi.
Attenzione: sono tutte cose che Cottarelli sa benissimo. Non si illude affatto che applicando le regole di Berlino, stia aiutando il Paese. Qui c’è un video in cui Cottarelli dice “con strategia €xit, conviene antagonizzare UE, fare più deficit e farci spingere fuori” – insomma le stesse idee di Paolo Savona.
In un altro video, dice: “siamo entrati nell’Euro pensando di (…) avere più inflazione che in Germania e questo ci ha fatto perdere competitività. Siamo entrati troppo presto, forse non avremmo dovuto entrare….”
Allora perché accetta di raschiare il fondo del barile italiano per ridurci alla più completa rovina? Per il potere, è una risposta possibile: il Pd non può stare lontano dalla Cassa Depositi e Prestiti, dalle decine di milioni a disposizione insindacabile dalla presidenza del consiglio (ricordate, l’UNAR a difesa degli lgbt è finanziato con quei milioni), non può ovviamente rinunciare al possesso della Rai.
Un’altra risposta è la punizione che pende sui disobbedienti. “Abbiamo qualche strumento di tortura”; come ha ridacchiato Juncker. Una minaccia abbiamo intravisto, rivolta al possibile governo Salvini-Di Maio: “L’intelligence tedesco – diceva il dispaccio da Berlino – non collaborerà per la sicurezza con un governo anti-UE”, non condividerà con esso le informazioni di intelligence. Sul terrorismo islamico, ad esempio.
Se serve a lorsignori, avremo il nostro Bataclàn.
Frattanto, le ONG hanno ripreso a sacricarci 1500 africani al giorno dalle loro navi.
Frattanto, la Mogherini, residuo tossico di un governo caduto e comunque illegittimo, ha firmato l’estensione delle sanzioni alla Siria e al suo popolo.
Il rinnovo arriva nonostante le urgenti richieste da parte della società civile siriana di revocare le sanzioni per consentire al paese di ricostruire. Così, i leader delle chiese cristiane hanno sottolineato che le sanzioni stavano guidando i siriani a fuggire a causa della mancanza di prospettive economiche. Il presidente russo Vladimir Putin ha anche invitato la visita del cancelliere Merkel a Sochi per chiedere all’UE di porre fine alle sue sanzioni al fine di rafforzare la popolazione civile.
Una dichiarazione del Consiglio dell’UE afferma: “Di fronte alla continua repressione della popolazione civile, l’UE ha deciso di mantenere le sue misure restrittive nei confronti del regime siriano e dei suoi sostenitori, in linea con la strategia dell’UE per la Siria
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