LE AMNESIE DEL PONTEFICE. PEZZO GROSSO HA UNA SUA IPOTESI, AFFASCINANTE…
Cari lettori di Stilum Curiae, abbiamo ricevuto una breve mail di Pezzo Grosso. Si riferisce all’intervista concessa dal Pontefice regnante all’agenza Reuters, e in particolare alla frase sui Tubi, i quattro cardinali e la lettera. Pezzo Grosso avanza un’potesi totalmente diversa da quelle presentate fino ad oggi, qui e su altri siti; ed è un’ipotesi interessante, se non altro per la sottigliezza di pensiero che comporta, e che presuppone nella mente dell’intervistato.
Caro Tosatti, questa volta solo due righe provocatorie. Mi riferisco alle esternazioni di Sua Santità sulla sua venuta a conoscenza della lettera dei Dubia leggendo i giornali. questa dichiarazione è talmente facilmente smentibile (da persone e fatti) che sembrerebbe frutto di un sofisticato pensiero contorto, più che una non riflettuta confessione pubblica. E’ evidente che se fosse vera dovrebbe licenziare un po’ di persone intorno a sé, responsabili dell’occultamento della lettera, ma non lo fa perché l’obiettivo (intuibile e deducibile) è un altro. E’ ridicolizzare il ruolo del Pontefice, è fargli perdere credibilità, portandolo ad esser considerato e riconosciuto un qualsiasi uomo pieno di difetti errori ecc. Se lei ci pensa, caro Tosatti, ciò è coerente con tutto ciò che è avvenuto e sta avvenendo da 5 anni. Dalla apertura ai luterani al dialogo ecumenico e la sua rivoluzione annunciata. Se il Papa non è la pietra su cui Cristo fondò la sua Chiesa, cosa diventa lui e la Chiesa? Ci si rifletta su. E poi mica c’era il registratore a registrare le parole di Cristo dette a Pietro, no? A tal proposito prendo l’occasione per dichiarare che se la storia credibile deve esser quella registrata con un registratore, la storia credibile dell’umanità comincia con il 1900. Edison infatti inventò il registratore a fine ‘800 e questo fu presentato alla esposizione universale del 1900…Le conseguenze sono intuibili anch’esse…”.
Pezzo Grosso.
Marco Tosatti
http://www.marcotosatti.com/2018/06/22/le-amnesie-del-pontefice-pezzo-grosso-ha-una-sua-ipotesi-affascinante/
Cinque anni di un pontificato discusso, e per molti aspetti discutibile; ma che fra le altre cose ha portato alla luce elementi di crisi nella vita della Chiesa che vi erano presenti da molto tempo, e che nell’atmosfera favorevole creata dal Pontefice regnante non hanno avuto timore di manifestarsi e di spingersi talvolta oltre zone a cui neanche papa Bergoglio, almeno per ora, sembrerebbe disposto ad avventurarsi. Almeno stando alle dichiarazioni pubbliche.
CINQUE ANNI DI PONTIFICATO. UN CONVEGNO: RADICI DELLA CRISI NELLA CHIESA. SABATO A ROMA.
Cinque anni di un pontificato discusso, e per molti aspetti discutibile; ma che fra le altre cose ha portato alla luce elementi di crisi nella vita della Chiesa che vi erano presenti da molto tempo, e che nell’atmosfera favorevole creata dal Pontefice regnante non hanno avuto timore di manifestarsi e di spingersi talvolta oltre zone a cui neanche papa Bergoglio, almeno per ora, sembrerebbe disposto ad avventurarsi. Almeno stando alle dichiarazioni pubbliche.
La presa di coscienza di questa crisi, in tutta la sua ampiezza, ha posto e pone il problema di una rinascita della Chiesa. Ed è questo l’oggetto della giornata di studio che si svolgerà domani a Roma all’Hotel Massimo D’Azeglio sul tema: “Vecchio e nuovo Modernismo: radici della crisi nella Chiesa”.
Ne discuterà un gruppo di teologi, filosofi, storici e studiosi. Alcuni di loro sono firmatari della “Correctio filialis” a papa Francesco. Nel corso della giornata analizzeranno le radici epistemologiche, storiche, filosofiche, teologiche e pastorali della crisi, per cercare di capire dove vada la Chiesa, tentare di individuare i rimedi e come correggerne la direzione del movimento.
Ad aprire i lavori sarà il dott. Joseph Shaw, presidente della Latin Mass Society e segretario della Federazione Internazionale Una Voce. Interverrà quindi sul tema «Il modernismo: radici e conseguenze storiche» il prof. Roberto de Mattei, storico, direttore di Corrispondenza Romana e presidente della Fondazione Lepanto, che ha promosso il convegno.
Sul «Modernismo come “filosofia della prassi”» interverrà poi il prof. Giovanni Turco, docente di Filosofia del Diritto Pubblico e di altre materie filosofico-giuridiche presso l’Università degli Studi di Udine, e autore di apprezzate pubblicazioni di carattere filosofico e giuridico. Il dott. John R. T. Lamont, proporrà poi un intervento sul tema «La Nouvelle Théologie ed il neomodernismo».
Il dott. Lamont, filosofo e teologo canadese, ha insegnato in numerose Università e seminari ed è autore di molte opere, come il libro Divine Faith, una difesa ed una descrizione completa dell’interpretazione tomista della rivelazione divina e della virtù teologale della fede. Alla domanda «Collegialità: una nuova dottrina?» si propone di rispondere padre Albert Kallio, un domenicano, anch’egli canadese, relatore a congressi teologici in Francia e negli Stati Uniti, docente di Filosofia presso il monastero benedettino di Silver City in New Mexico, Stati Uniti.
Nel pomeriggio i lavori riprenderanno con la comunicazione del prof. Enrico Maria Radaelli sul tema «Romano Amerio e il modernismo». Radaelli, docente di Filosofia dell’estetica e direttore del Dipartimento di Estetica dell’Associazione Internazionale «Sensus Communis» di Roma, è discepolo di Romano Amerio e autore di diversi saggi, tra cui “La Chiesa ribaltata”, “Street Theology” e “Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo”.
L’Abbé Claude Barthe parlerà poi sul tema «La riforma liturgica, specchio del progetto conciliare». Sacerdote diocesano in Francia, Barthe collabora con numerose testate, tra le quali “L’Homme nouveau”. Di lui è stata pubblicata recentemente, presso l’editore Solfanelli, una “Storia del Messale Tridentino”.
La dott.ssa Maria Guarini farà quindi il punto su «L’applicazione del Summorum Pontificum». Laureata in teologia ed esperta in Comunicazione e nuove tecnologie, la dott.ssa Guarini è autrice di saggi quali, “La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II”.
Il prof. don Alberto Strumia svolgerà una relazione sul tema «Oltre il relativismo. Condizioni per un costruttivo rapporto tra scienza e fede». Sacerdote a Bologna, don Strumia è stato professore ordinario di Fisica e Matematica presso le Università statali di Bologna e Bari. Attualmente è docente incaricato di Filosofia della Scienza, di Filosofia della Natura e di Logica presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna.
Su «Il papa eretico: tra teologia e prassi giuridica» parlerà Valerio Gigliotti, professore associato di Storia del diritto medioevale e moderno presso l’Università di Torino, dove insegna Storia del Diritto italiano ed europeo, Diritto comune e Storia della Giustizia in Europa. Il prof. Gigliotti è autore di La tiara deposta. La rinuncia al papato nella Storia del diritto e della Chiesa e del prossimo volume L’errore di Pietro. I limiti all’autorità papale tra storia e diritto.
Lo studioso cileno José Antonio Ureta parlerà invece sul tema «Papa Francesco: un cambio di paradigma nella missione della Chiesa?». Ureta è membro fondatore della Fundación Roma, tra le più influenti organizzazioni pro-life e pro-family cilene, ricercatore della Société Française pour la Défense de la Tradition, Famille et Propriété, collaboratore della rivista Catolicismo ed autore del libro, in corso di pubblicazione, Il mutamento di paradigma di papa Francesco: continuità o rottura nella missione della Chiesa? Bilancio quinquennale del suo pontificato.
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Marco Tosatti
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