FONDATORI NEL MIRINO. SOTTO ATTACCO DI VOCI PROGRESSISTE DEGLI ORDINI IN ASTINENZA DA VOCAZIONI…
Alcuni lettori mi hanno segnalato preoccupati un misericordioso editoriale di Tredimensioni 15 (2018), 9-17, rivista per formatori alla Vita Consacrata, legata all’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana, quella dei Gesuiti, per intenderci. Il pezzo dal titolo “Quando il carisma è bacato” sembra mostrare una buona dose di livore e di ostilità ideologica contro Fondatori e nuove Fondazioni di Vita Consacrata, specie quelle un po’ restaurazioniste che hanno o avevano molte vocazioni… Come i FFI, o il Verbo Incarnato, o la Fraternità dei Santi Apostoli, o la Familia Christi?
Si sa, dopo il caso Maciel Degollado, ormai tutti i Fondatori e Fondatrici sono sotto la lente – o per meglio dire – nel mirino di ambienti vaticani e di altri ordini, magari in sofferenza, che forse sotto sotto si compiacciono di scandali, veri o falsi, per cogliere l’occasione per intervenire e tagliare ali e gambe soprattutto a fondazioni in odore di restaurazionismo dottrinale, liturgico, ecc.
L’editoriale di Tredimensioni non nomina nessun Istituto, nessun Fondatore; e dà così l’impressione di generalizzare.
Forse non a caso l’editoriale è stato ripreso da padre Lorenzo Prezzi sul numero di maggio 2018 della sua rivista Testimoni, col titolo “Fondatore e Fondazione. Possibile ambiguità del carisma”. Il direttore di Testimoni è notoriamente ostile a fondatori come padre Stefano Manelli e a quei frati e suore che lo difendono. Qualche precedente articolo di padre Prezzi attacca anche chi difende il Manelli e i religiosi che in coscienza sentono il dovere di non abbandonarlo e di sostenerlo pubblicamente rimettendoci fama, posizione, ecc.
Testimoni non spende una parola – e in effetti grazie al suo mantenersi nel vago non ne vede la necessità – sulla ritrattazione della nipote di padre Fidenzio Volpi che in suo libro, insieme al co-autore Mario Castellano, aveva accusato pesantemente padre Manelli, frati, suore, laici delle associazioni intestatarie dei beni tanto contesi…
Fa male davvero pensare che l’attuale Chiesa della misericordia perseguiti e non riabiliti un fondatore nonostante la giustizia laica stia facendo il suo dovere demolendo il circuito di calunnie che hanno fatto comodo a certi frati e monsignori pur di disarcionare padre Manelli e il suo governo.
Leggiamoli insieme i brani misericordiosi di “Tredimensioni” pubblicati anche da “Testimoni”. Interessanti e significativi alcuni concetti chiave:
«In caso di carisma bacato è difficile dire: togliamo le mele marce e il resto si salverà. O anche dire: aggiorniamo le costituzioni con dei tagli e delle aggiunte. No, perché la contaminazione partita dall’origine si è estesa a tutta la realtà che ne è nata. Occorrerà invece aver il coraggio di porre in atto una vera e propria dinamica di rifondazione, che riesca a cogliere quel germe di motivo ispiratore intatto (presente in ogni carisma che abbia ricevuto un riconoscimento dalla Chiesa, a prescindere da chi lo riceve), e a partire da lì declinare e riempire di contenuti coerenti gli elementi essenziali del carisma: dall’esperienza mistica al cammino ascetico, dalla missione apostolica alla testimonianza dei voti. Non sarà certo un lavoro semplice né breve, e sarà legato, più che all’intuizione straordinaria di qualcuno, al lavoro d’insieme di coloro che non si sono lasciati contaminare dal virus del fondatore. Forse molti dovranno lasciare, e sarà un bene. Mentre pochi, o comunque meno d’un tempo, saranno quelli che entrano, ma anche questo sarà un bene. L’istituzione avrà meno potere, sociale ed ecclesiale, e sarà un bene ancor maggiore».
IL misericordioso scrittore aggiunge:
«Il tema è più complesso di quanto un editoriale possa dire. Ma in questa sede interessava mettere in campo l’idea che di fronte a istituzioni estremamente ferite il rimedio non sia la ri-composizione e il recupero del carisma iniziale ma la sua archiviazione. Al fondatore va tolto il suo alone di gloria e come fondatore gli va dato il diritto all’oblio, chi ha tenuto il potere deve lasciarlo anche per il futuro e non riprenderlo più, ciascuno deve distanziarsi da un passato che volutamente si vuole non conservare, va impedita la ricerca di nuovi protettori semmai in altre diocesi o nazioni».
Ecco il brano conclusivo dove l’autore progetta un generale lavaggio del cervello dei religiosi bacati (meglio se anche restaurazionisti):
«Chiudere non vuol dire «tutti a casa». Non è questione di restare o andarsene: chi se ne va, va a perpetuare altrove lo stile malato e chi resta si contrappone stando dentro. Chiudere significa inserire una fase in cui ciascuno è chiamato a distanziarsi dal passato. È quel passato con il suo particolare tipo di spiritualità che deve morire. Il futuro, se ci sarà, dovrà essere qualcosa di nuovo e di diverso».
Damnatio memoriae, riprogrammazione alias lavaggio del cervello e monitoraggio continuo e universale dei singoli religiosi o ex religiosi, morte del carisma (se è restaurazionista è sicuramente «bacato»!). Ormai lo Spirito Santo non deve più suscitare fondatori. Ci basta la Congregazione degli IVCSVA, a tre dimensioni.
Se pezzi e progetti del genere potrebbero deprimere, niente paura. Nel discorso agli studenti dei collegi ecclesiastici, pubblicato su L’Osservatore Romano di mercoledì 06 giugno 2018 Papa Francesco invita all’«umorismo». E l’umorismo, dice Papa Francesco, è «quel “relativismo” buono, il relativismo della gioia, il relativismo della spiritualità, quel relativismo che nasce dallo Spirito Santo». Ben quattro volte la parola relativismo. C’è chi vi ha visto uno sdoganamento. Magari si preoccupa troppo, però di questi tempi…
Difficile capire cosa c’entri l’umorismo con il relativismo e viceversa. Non importa capire, non bisogna capire. Se volessimo ragionare secondo la Ratio, la Fides e il dogma saremmo dei restaurazionisti degni degli strali di “Tredimensioni” e di “Testimoni”…
Il Papa ci insegna che esiste il relativismo «buono», «della gioia», «della spiritualità», «che nasce dallo Spirito Santo».
Purtroppo noi “restaurazionisti” siamo rimasti arretrati a quando Papa Benedetto XVI denunciava la «dittatura del relativismo».
Ma allora – oh perbacco! – se esiste un relativismo buono e gioioso ecc., esiste anche una Dittatura buona? Ma certo, ed è addirittura misericordiosa, a tre dimensioni (cioè non gli sfugge nulla) e con tanti testimoni (le vittime).
Marco Tosatti
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