FRANCESCO SANTO SUBITO. ANZI, LO È GIÀ! SONO IN VENDITA CERI VOTIVI CON LA SUA IMMAGINE E UNA PREGHIERA.
Non so se gli argentini siano un popolo superstizioso. Ma comunque, se fossi il Pontefice regnante, leggendo (nell’ipotesi che lo faccia, o qualcuno lo faccia per lui e riferisca) questo articoletto, toccherei legno, ferro e farei gesti apotropaici.
Infatti siamo venuti a conoscenza che sono in produzione e vendita ceri votivi che riportano un’immagine di papa Francesco benedicente, e anche una invocazione apposita, in sei lingue, da recitare per ottenere la sua intercessione.
Tutto bene: ma è vivo! (E vegeto).
E poi c’è un problemino, legato a quello che la Chiesa insegna, e ha codificato nel Codice di Diritto Canonico. Sappiamo che Codici e Regole e Dottrine sono polvere da scuotersi dai calzari, di questi tempi, nella Chiesa, ma finché la Rivoluzione (misericordiosa) non lo abolirà restano in vigore. Come il Codice della Strada, che non va in disuso perché tanti passano con il rosso. Ma leggete qua sotto.
TITOLO IV
IL CULTO DEI SANTI, DELLE SACRE IMMAGINI E DELLE RELIQUIE
(Cann. 1186 – 1190)
Can. 1186 – Per favorire la santificazione del popolo di Dio, la Chiesa affida alla speciale e filiale venerazione dei fedeli la Beata Maria sempre Vergine, la Madre di Dio, che Cristo costituì Madre di tutti gli uomini, e promuove inoltre il vero e autentico culto degli altri Santi, perché i fedeli siano edificati dal loro esempio e sostenuti dalla loro intercessione.
Can. 1187 – E lecito venerare con culto pubblico solo quei servi di Dio che, per l’autorità della Chiesa, sono riportati nel catalogo dei Santi o dei Beati.
Can. 1188 – Sia mantenuta la prassi di esporre nelle chiese le sacre immagini alla venerazione dei fedeli; tuttavia siano esposte in numero moderato e con un conveniente ordine, affinché non suscitino la meraviglia del popolo cristiano e non diano occasione a devozione meno retta.
Ecco, mi sembra che l’entusiasmo ogni tanto giochi brutti scherzi. Non più santo subito, ma santo già da ora, e in vita. Neanche padre Antonio Spadaro avrebbe osato sperare tanto…
http://www.marcotosatti.com/2018/06/10/francesco-santo-subito-anzi-lo-e-gia-sono-in-vendita-ceri-votivi-con-la-sua-immagine-e-una-preghiera/
LA “GUERRA” DEI TWEET TRA UN VESCOVO ED UN GESUITA
Thomas J. Tobin fu fatto vescovo da Giovanni Paolo II. Quando il presidente Obama annunció il suo supporto per il matrimonio omosessuale, il vescovo pubblicamente disse che quella era una triste giornata per la storia dell’America. Divenne anche “famoso” perché il parlamentare Patrcik J. Kennedy, che durante la discussione della legge sulla sanità aveva sostenuto l’inclusione nella stessa della copertura dell’aborto, disse che il vescovo Tobin gli aveva vietato di andare a fare la comunione.
Visto che dalle associazioni LGBTQ il mese di giugno è stato nominato in tutto il mondo come il “Mese dell’orgoglio” (gay), il vescovo Tobin ha scritto il seguente tweet:
“I cattolici devono essere molto diffidenti degli eventi del mese LGBTQ di giugno. Non è una celebrazione del rispetto, piena di divertimento, a difesa della famiglia.
Essa promuove un modo di vivere ed un’agenda che, sommamente, è moralmente offensiva”.
Foto: tweet del vescovo Tobin
Prontamente il gesuita James Martin S.J., usando la stessa parola “diffidenti” (“wary”), ha controbattuto con quest’altro tweet:
“I cattolici non hanno bisogno di essere diffidenti del “mese dell’orgoglio” di giugno. È un modo di essere per le persone LGBT orgogliose poiché sono figli amati da Dio, loro hanno famiglie che li amano come loro sono, e loro hanno il diritto di essere trattati con ‘rispetto, compassione e sensibilità’ dopo anni di persecuzione”
Foto: tweet di padre Martin S.J.
Chi è padre James Martin S.J.? Beh, chi mi segue lo sa. È il più famoso gesuita americano sostenitore della causa LGBT. Un sostegno dato con termini sempre molto molto ambigui, gesuitici (in senso negativo) si potrebbe dire, ma alla fine sempre molto molto chiari nel l’obiettivo perseguito.
Padre Martin, ha scritto un libro, tradotto alcune settimane fa anche in italiano, dal titolo: “Un ponte da costruire”, che porta la prefazione dell’arcivescovo di Bologna mons. Matteo Maria Zuppi.
Foto: libro di padre J. Martin s.j.
L’anno scorso padre James Martin S.J. è stato nominato consultore della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, cioè di tutti i media vaticani (radio, televisioni, internet, ecc.). La rivista gay.it (qui) è stata contentissima, e lo identifica oramai come “Il consulente della comunicazione del Vaticano scelto da Papa Francesco”.
Padre James Martin è famoso per tante sue frasi, come ad esempio: “Alcuni santi erano probabilmente gay. Una certa parte dell’umanità è gay. Anche una certa parte dei santi poteva esserlo. Potresti essere sorpreso quando in Paradiso verrai salutato da uomini e donne LGBT”.
Dopo aver guardato un po’ di foto delle prime manifestazioni dell’orgoglio gay in questo mese di giugno, non so voi, ma tra il vescovo Tobin ed il padre gesuita Martin a me sembra che il vescovo americano abbia proprio ragione.
di Sabino Paciolla
http://www.sabinopaciolla.com/la-guerra-dei-tweet-tra-un-vescovo-ed-un-gesuita/
Lettera aperta a Papa Francesco
Santo Padre, Ella spesso ha preferito definirsi (come in realtà anche è) “Vescovo di Roma”. Ebbene, proprio oggi nella sua diocesi e nella sua città, c’è stato l’ennesimo oltraggio all’ordine naturale che Dio ha voluto per noi e per tutti. Ci riferiamo al cosiddetto gay-pride.
Proprio nelle stesse ore, Ella, Santo Padre, teneva un incontro con i grandi del petrolio a proposito dell’inquinamento ambientale. Presentando questa questione come decisiva e urgente.
Senza voler entrare nel merito della questione stessa, su cui ci riserviamo tante riserve, e che di sicuro non tocca i principi oggettivi della morale, ci chiediamo come mai, Ella, possa ritenere talmente urgente una tale questione e non (ci piacerebbe tanto essere smentiti) ciò che tende a distruggere l’ordine naturale della famiglia e anche i diritti fondamentali di tanti bambini resi “giocattoli” di perversi desideri di chi vuole presentare come famiglia ciò che non è famiglia.
Santo Padre, Ella, a proposito della questione dell’inquinamento ha detto che abbiamo ricevuto da Dio la natura come un giardino e che non dobbiamo trasformarlo in una selva. Ora, precisando che non è certamente stato l’inquinamento dei nostri tempi a trasformare la natura in una selva ma già il peccato originale, a parte questo… le chiediamo il perché non ha detto nulla della “selva” che proprio nelle vie della città di cui è pastore si sarebbe manifestato in tutta la sua bruttura.
Ci chiediamo il perché di tutto questo.
Ovviamente sappiamo bene che non avremo alcuna risposa a riguardo. Intanto però abbiamo parlato, convinti che un giorno non dovremo rendere conto del nostro silenzio.
Con la speranza che la Cattedra di Pietro possa tornare a difendere il gregge da quelli che sono i veri pericoli che corre, con la speranza che questa Cattedra possa davvero essere la luce perché il mondo si converta senza invece doversi appiattirsi ad esso, con riverenza ci genuflettiamo dinanzi alla sua persona, riconoscendola legittimo successore di Pietro.
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