PEZZO GROSSO: QUALCOSA STA CAMBIANDO, IN EUROPA E NEL MONDO. E IN VATICANO? E NELLA CHIESA? VEDIAMO…
Pezzo Grosso mi ha scritto ieri; e mi ha chiesto, anche, di rispondergli. E lo faccio ben volentieri…Ma dopo che avrete letto le sue riflessioni:
“Caro Tosatti, ho sensazione che qualcosa stia cambiando negli equilibri mondiali, europei, italiani (naturalmente), vaticani (auspicabilmente) . Non so se possiamo confidare troppo nel processo di cambiamento percepibile ed intuibile, ma mi piacerebbe avere una sua opinione in proposito. Partiamo dal fondo.
Perché la Segreteria di Stato avrebbe (se è vero) raccomandato al Presidente Mattarella di non mollare sulle riserve su Savona nell’approvazione della composizione del governo? Perché veniva considerato anti-euro (senza esserlo)? Non è verosimile. Allora questo sarebbe accaduto forse perché il prof. Savona, uno dei maggiori monetaristi italiani e persona di statura internazionale, è connotabile filo repubblicano americano, perciò pro-Trump e anti Obama-Clinton? E magari perché Trump non sembra esser amato, diversamente da Obama-Clinton, dall’attuale potere in Curia? E Trump potrebbe non gradire la Germania a fare e guidare l’Europa? E così Trump sta punendo la Germania con i dazi sulle auto? Ecco questo è verosimile, ed è confermato dalla presenza di Savona nel Governo, ed è anche confermato dal soccorso sui titoli di stato italiani delle banche americane (più vicine ai repubblicani), visto che i “solidali “ partner europei stavano facendo il contrario spiegando che “è il mercato, bellezza !”. Il fatto che di questa telefonata della Segreteria di stato Vaticana si sia venuto a conoscenza (se non è fake news) mi fa pensare che si è voluto far sapere. Perché? Perché è piuttosto evidente che qualcosa sta cambiando. Sta cambiando in Usa dove Trump si sta consolidando, sta cambiando all’ONU che non ha più tanta fiducia da parte dell’interlocutore principale. Sta cambiando in Europa dove la Germania potrebbe evidenziare debolezze economico finanziarie imprevedibili e cosi le pressioni della signora Merkel (a proporre una Europa più luterana) potrebbero ridimensionarsi nei confronti la Santa sede? Vedremo. Ma se ciò fosse, la domanda successiva potrebbe anche essere: si potrebbero immaginare cambiamenti anche presso la Santa Sede?”.
Caro Pezzo Grosso,
condivido la speranza che un cambiamento ci sia, c’è già, anzi, e credo che alle prossime votazioni europee questi segnali di cambiamento si consolideranno. Temo però che sulla Chiesa in generale e su quella italiana in particolare le evidenze di mutamento metteranno molto, molto tempo a manifestarsi. Ho visto che due vescovi, quello di Bologna, mons. Zuppi, in quota Sant’Egidio, e mons. Nosiglia di Torino, hanno indetto preghiere per l’Italia. Non mi ricordo che i vescovi abbiano sentito bisogno di rivolgersi all’Onnipotente quando in Parlamento sono passate leggi distruttive del tessuto antropologico e sociale del Paese: divorzio breve, unioni civili, DAT, sono scivolate come acqua sulle vesti – impermeabili – ecclesiastiche. Ma è bastato che al Ministero degli Interni andasse una persona che almeno a parole vorrebbe correggere l’incredibile anomalia italiana, dell’invasione concordata con i trafficanti di esseri umani, per far sì che tutte le sensibilità clericali si drizzassero come gli aculei del porcospino. Ma forse per capire come e perché è opportuno leggere qualche articolo come questo o questo. Che possono gettare una luce diversa sulle motivazioni spirituali di certe prese di posizione…
Per la Santa Sede, ahimè, temo che dovremo avere un po’ di pazienza in più. Ha visto che reazione ha provocato ai piani alti del Vaticano la disfatta della Chiesa (una disfatta perfetta: non hanno neanche combattuto) irlandese sull’aborto? O quanto si sono spesi i vescovi per dare solidarietà a Fontana sottoposto a un linciaggio mediatico per aver detto semplici, banali verità? Eppure non diceva cose diverse – e in tono molto pacato – da quelle che la Chiesa dice. Povera Chiesa! Soprattutto povera di coraggio…
Marco Tosatti
Coppie gay, Fontana tira dritto: "Sono fiero di dirmi cristiano"
Il neo ministro della Famiglia al Tempo: "Mi batto per la normalità, ci sono mamma e papà". E avverte: "L’odio delle élite non mi spaventa"
Il neo ministro della Famiglia al Tempo: "Mi batto per la normalità, ci sono mamma e papà". E avverte: "L’odio delle élite non mi spaventa"
"La furia di certa ideologia relativistica travalica i confini della realtà, arrivando anche a mettere in dubbio alcune lampanti evidenze, che trovano pieno riscontro nella nostra Costituzione".
In una lettera pubblicata dal Tempo, il neo ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, torna sulle dichiarazioni a difesa della "famiglia tradizionale" che sabato scorso hanno creato non poco scompiglio in tutto il Paese. E lo fa citando l'articolo 29 della Carta: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio". "Questo - dice il leghista - sarà il principio della mia azione da ministro".
"Abbiamo affermato cose che pensavamo fossero normali, quasi scontate: che un Paese per crescere ha bisogno di fare figli, che la mamma si chiama mamma (e non genitore 1), che il papà si chiama papà (e non genitore 2)". Nel suo intervento sul Tempo, Fontana difende punto per punto le proprie posizioni infischiandosene della "reazione di certi ambienti che fanno del relativismo la loro bandiera". Per questo non intende lasciarsi spaventare dalla "rivolta delle élite". "Non ci spaventa affrontare la dittatura del pensiero unico - promette - andiamo avanti, con grande motivazione, abbiamo tanti progetti da attuare. Abbiamo le spalle abbastanza larghe per resistere agli attacchi gratuiti rispondendo con l'evidenza dei fatti, la forza delle idee e la concretezza delle azioni - continua - mai come in questo momento battersi per la normalità è diventato un atto eroico".
Nel suo intervento al Tempo, Fontana cita San Pio X ("Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri!") e torna a dirsi fiero di "non aver paura" di dirsi cristiano e di "essere per la vita". "Mai come in questo momento – conclude il ministro – battersi per la normalità è diventato un atto eroico". Intervenendo su Rtl 102.5, il ministro dell'Interno Matteo Salvini è, però, tornato a frenare sulla linea espressa da Fontana. Nessuno ha idea di cancellare leggi sull'aborto o sulle unioni civili - spiega - gli italiani, eterosessuali e omosessuali, mi chiedono meno tasse, giustizia più veloce e più sicurezza non mi chiedono altro". Tuttavia, "da qui a negare a chiunque faccia il ministro o il presidente del consiglio, dal punto di vista personale, di ritenere che la mamma sia la mamma e il papa sia il papà, il bambino possa essere adottato, come penso io, solo se ci sono una mamma e un papà - ha concluso il leader del Carroccio - questa è una libertà di pensiero e di parola che prescinde dalla carica".
Sergio Rame
Quale colpa ha Lorenzo Fontana?
Il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, è già stato sottoposto ad un ingente attacco mediatico. La sua colpa? Non essere un iper-progressista.
La retorica progressista che reitera l’errore di non accorgersi di come sia foraggiata dal modello capitalista contemporaneo (dopo un certo limite perseverare non è diabolico, ma stupido) ha trovato un nuovo bersaglio. Di solito chi scrive non parla di progressismo, bensì dell’ideologia liberal dei diritti individuali e della società liquidadel nichilismo avaloriare. Ebbene, è lecito che i cattolici (escludendo con riserva l’ultimo pontificato) stiano dall’altra parte della “barricata”, e che ne abbiano ben donde, visti i disastri che tale cultura è riuscita a provocare all’Occidente in appena sessant’anni. Il nuovo Ministro della Famiglia pare ne sia consapevole, e in un’intervista al Corriere della Sera dichiara: “[sono] contro un modello culturale relativista. Un modello della globalizzazione fatto dai poteri finanziari che disegna un mondo dove non esistono le comunità , e quindi la famiglia che è la prima e più importante comunità della nostra società.” Parole più che sagge, e se taluni avessero da ridire sull’importanza della comunità familiare potrebbero prendersela direttamente con Hegel.
Ma c’è davvero qualche cosa di serio da contrapporre a queste parole? Non più che un ostentato individualismo, anche quello truccato. “Voglio lavorare per invertire la curva della crescita [della natalità] che nel nostro Paese sta diventando davvero un problema”. Chi può negare questa affermazione? Forse gli affermatori della cultura della morte perfettamente installata nel nostro nuovo paradigma culturale, o di una vaga misantropia, che a conti fatti si mescola ad essa divenendo un’unica cosa? “Voglio intervenire per potenziare i consultori così di cercare di dissuadere le donne dall’abortire. Sono Cattolico, non lo nascondo. Ed è per questo che credo e dico anche che la Famiglia sia quella naturale, dove un bambino deve avere una mamma e un papà”.
L’aborto, (sempre strettamente connesso a ben vedere con le devastazioni culturali di cui sopra) è stato venduto come diritto individuale legato ai movimentismi (e alle falsità retoriche) sulla liberazione sessuale. Merita però una trattazione maggiore e financo una delicatezza, come sempre quando si tratta di carne viva. Certo però Fontana ha tutto il diritto di essere contrario, e di essere trattato con il medesimo rispetto delle femministe abortiste de “l’utero-che-è-mio-e-ci-faccio-quello-che-voglio-io”. A parere di chi scrive, anche con un po’ di rispetto in più. Infine, che “le famiglie Arcobaleno non esistono per legge in questo momento” nel nostro Paese è un dato di fatto. Si tratta del famoso Paese legale, e non di quello reale. La realtà è sempre peggiore.
di Giorgio Maruotti - 4 giugno 2018
Ecco cosa ha risposto veramente Salvini sulla frase del ministro Fontana: “la famiglia è fatta da un padre e da una madre”
4 giugno, 2018
“Repubblica” e Soros uniti nella lotta
Vendite di Repubblica
2013 – 351.664
2014 – 321.491
2015 – 329.483
2016 – 269.145
2017 – 214.569
2018 – 178.177
SOROS: “PREOCCUPATO DELLA VICINANZA DEL NUOVO GOVERNO CON LA RUSSIA
Il finanziere al Festival dell’Economia di Trento: “Rapporto Salvini-Putin troppo stretto, se Mosca ha finanziato Salvini gli italiani dovrebbero saperlo”. Il leader leghista: “Vergogna invitare uno speculatore senza scrupoli”
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TRENTO – Finanziere tra i più noti e un tempo tra gli uomini più ricchi del mondo, ma anche sostenitore di iniziative politiche di stampo liberali in Europa dell’est, George Soros si è detto “molto preoccupato per l’influenza della Russia sull’Europa in generale e sul nuovo governo italiano”. Preoccupazione che si aggiunge a quella per le politiche di Donald Trump, viste come una minaccia per tutto il mondo, ma per l’Europa in particolare.
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L’uomo di affari di origine ungheresi – arrivato a sorpresa a Trento per l’ultima giornata del festival dell’Economia per partecipare a un dibattito sul futuro dell’Unione europea – non ci ha girato attorno. Attaccando direttamente sia il leader della Lega appena nominato in un ruolo chiave del governo Conte e ritornando sulle accuse al presidente americano. “Non so se Salvini è stato finanziato da Mosca, ma l’opinione pubblica avrebbe il diritto di sapere”, ha sottolineato. Secca la replica del ministro dell’Interno: “Non ho mai ricevuto una lira, un euro o un rublo dalla Russia, ritengo Putin uno degli uomini di stato migliori e mi vergogno del fatto che in Italia venga invitato a parlare uno speculatore senza scrupoli come Soros”.
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Soros si è detto “molto preoccupato” della vicinanza del nuovo governo con la Russia, ricordando che “questo è un aspetto su cui si trova d’accordo il nuovo governo” visto che “hanno detto che sono a favore della cancellazione delle sanzioni contro la Russia”. Putin, ha aggiunto, “cerca di dominare l’Europa, non vuole distruggerla ma sfruttarla perché ha la capacità produttiva, mentre l’economia russa sotto Putin può solo sfruttare le materie prime e le persone”. È “una forte minaccia e sono davvero preoccupato, c’è una stretta relazione tra Matteo Salvini e Putin”.
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Per l’Europa la minaccia non arriva solo da est. Anche il suo “storico” alleato oltre Atlantico minaccia la prosperità del Vecchio Continente. “Spero che Trump duri poco e che gia’ con le elezioni del mid term vedano i democratici andare in maggioranza. La sua politica è pericolosa e di economia capisce molto poco. Ha cercato lo scontro non solo con l’Europa sulla questione dei dazi ma anche con Pechino. Ma si è reso conto che la Cina e’ l’unica potenza che può resistergli e ora sta cercando di fare un accordo. A discapito dell’Europa. La stessa denuncia degli accordi con l’Iran – ha detto ancora Soros dal palco del Teatro Sociale di Trento – mettono in crisi non solo il più grande successo di Barack Obama in politica estera ma anche l’alleanza atlantica”.
Per una volta non si può proprio dire che non ci sia nulla di nuovo sul fronte occidentale.
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http://www.repubblica.it/economia/2018/06/03/news/soros_preoccupato_della_vicinanza_del_nuovo_governo_con_la_russia_-198062920/amp/
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Il finanziere al Festival dell’Economia di Trento: “Rapporto Salvini-Putin troppo stretto, se Mosca ha finanziato Salvini gli italiani dovrebbero saperlo”. Il leader leghista: “Vergogna invitare uno speculatore senza scrupoli”
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TRENTO – Finanziere tra i più noti e un tempo tra gli uomini più ricchi del mondo, ma anche sostenitore di iniziative politiche di stampo liberali in Europa dell’est, George Soros si è detto “molto preoccupato per l’influenza della Russia sull’Europa in generale e sul nuovo governo italiano”. Preoccupazione che si aggiunge a quella per le politiche di Donald Trump, viste come una minaccia per tutto il mondo, ma per l’Europa in particolare.
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L’uomo di affari di origine ungheresi – arrivato a sorpresa a Trento per l’ultima giornata del festival dell’Economia per partecipare a un dibattito sul futuro dell’Unione europea – non ci ha girato attorno. Attaccando direttamente sia il leader della Lega appena nominato in un ruolo chiave del governo Conte e ritornando sulle accuse al presidente americano. “Non so se Salvini è stato finanziato da Mosca, ma l’opinione pubblica avrebbe il diritto di sapere”, ha sottolineato. Secca la replica del ministro dell’Interno: “Non ho mai ricevuto una lira, un euro o un rublo dalla Russia, ritengo Putin uno degli uomini di stato migliori e mi vergogno del fatto che in Italia venga invitato a parlare uno speculatore senza scrupoli come Soros”.
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Soros si è detto “molto preoccupato” della vicinanza del nuovo governo con la Russia, ricordando che “questo è un aspetto su cui si trova d’accordo il nuovo governo” visto che “hanno detto che sono a favore della cancellazione delle sanzioni contro la Russia”. Putin, ha aggiunto, “cerca di dominare l’Europa, non vuole distruggerla ma sfruttarla perché ha la capacità produttiva, mentre l’economia russa sotto Putin può solo sfruttare le materie prime e le persone”. È “una forte minaccia e sono davvero preoccupato, c’è una stretta relazione tra Matteo Salvini e Putin”.
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Per l’Europa la minaccia non arriva solo da est. Anche il suo “storico” alleato oltre Atlantico minaccia la prosperità del Vecchio Continente. “Spero che Trump duri poco e che gia’ con le elezioni del mid term vedano i democratici andare in maggioranza. La sua politica è pericolosa e di economia capisce molto poco. Ha cercato lo scontro non solo con l’Europa sulla questione dei dazi ma anche con Pechino. Ma si è reso conto che la Cina e’ l’unica potenza che può resistergli e ora sta cercando di fare un accordo. A discapito dell’Europa. La stessa denuncia degli accordi con l’Iran – ha detto ancora Soros dal palco del Teatro Sociale di Trento – mettono in crisi non solo il più grande successo di Barack Obama in politica estera ma anche l’alleanza atlantica”.
Per una volta non si può proprio dire che non ci sia nulla di nuovo sul fronte occidentale.
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http://www.repubblica.it/economia/2018/06/03/news/soros_preoccupato_della_vicinanza_del_nuovo_governo_con_la_russia_-198062920/amp/
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(Nella logica di Soros, ogni governo che si oppone all’essere inondato dai migranti, è pagato da Putin. Logica talmudica, accusa senza prove. )
un altro grande giornalista
Gli euroinomani sono ormai scatenati. Temono di perdere le loro dosi di euroina e agiscono scompostamente.
« Il pregiudizio universale. Tutti i giornali contro il Governo prima ancora che nasca » di Antonio Socci
4 giugno, 2018
i giornali, nella quasi totalità, sono schierati contro il nascente governo e sparano a palle incatenate, da settimane, ancor prima della sua formazione.
Dov’è finita l’obiettività? E’ il pregiudizio universale. Non si era mai visto nulla del genere in tutta la storia italiana (la stessa cosa è accaduta negli Stati Uniti contro Trump).
Appare chiaro che i giornali rappresentano le élite, un certo establishment (nazionale e internazionale) che non vuole saperne di piegarsi alla logica della democrazia e della sovranità popolare. Lorsignori vogliono continuare a comandare in barba agli interessi generali del Paese.
E’ normale? A me non sembra. La maggioranza degli italiani si riconosce nel nuovo esecutivo e se tutta la stampa è contro significa che c’è un grave scollamento fra giornali e paese reale.
Uno scollamento che falsa la percezione dei fatti e impedisce quel libero confronto delle idee che connota una sana democrazia: un pensiero unico imposto dal Giornalista Collettivo è la tomba del pluralismo.
Questo fenomeno si aggiunge all’alto tasso di faziosità ideologica e conformismo del mondo dei media, che in Italia è luogocomunista da sempre, quindi ostile alla novità del cosiddetto “governo populista”.
Non lo dico io. Due studiosi, Luigi Curini e Sergio Splendore, dell’Università Statale di Milano, sul sito (degli economisti di sinistra) lavoce.info pubblicarono tempo fa uno studio intitolato: “Ma i giornalisti sono troppo di sinistra?”
La loro ricerca partiva dai sondaggi periodici di Eurobarometro da cui emergeva che negli ultimi 15 anni un cittadino su due dava un giudizio negativo sulla stampa. Da noi il livello di fiducia verso i giornali si attesta sul 43 per cento: quattro punti percentuali meno del resto d’Europa, nel medesimo periodo.
Non a caso in questi quindici anni i giornali in Italia hanno perso circa il 60 per cento dei lettori. Un tracollo.
Si possono dare varie spiegazioni. Ma Curini e Splendore ne suggeriscono una che riprende l’ipotesi formulata venti anni fa da Thomas E. Patterson e Wolfgang Donsbaghnel saggio “New decisione: Journalists as partisan actors”, uscito su “Political Communication”, che studiava “le conseguenze relative alla possibile ‘discrasia’ tra credenze politiche e ideologiche dei giornalisti rispetto ai loro lettori”.
I due studiosi hanno scoperto che l’autocollocazione ideologica “dei giornalisti italiani appare marcatamente posizionata più a sinistra rispetto a quella degli italiani in generale”.
Questa curvatura ideologica insieme all’elitarismo esterofilo della classe intellettuale dominante, a mio avviso, riempie i giornali italiani di disprezzo verso il paese reale considerato immaturo, volgare, levantino e razzista.
Più che raccontare e spiegare la realtà, i giornali riflettono il mondo parruccone di salotti e accademie cercando di “orientare” il popolo con la noiosa e soffocante boria pedagogica della casta intellettuale di sinistra che detesta la plebe, che condanna i suoi sentimenti come “populismo” e la demonizza perché vota senza obbedire a lorsignori.
E’ chiaro che i giornali – ideologicamente di sinistra e materialmente vicini ai centri di potere del grande capitale – sentono come estranea e insopportabile l’Italia che in questi giorni ha fatto un patto per governare il Paese.
Come dice Giulio Sapelli, con Lega e M5S il popolo degli abissi (periferie, disoccupati, dimenticati, meridione devastato dalle politiche Ue volute dalla Germania) si è saldato con la migliore borghesia italiana, quella della piccola e media impresa che è il motore vero del paese. E pure con la cultura identitaria.
Sono mondi estranei ai salotti finanziari e alla casta di sinistra (che preferisce l’immigrato al povero italiano). Sono mondi che hanno ancora un orgoglio della loro identità italiana (trattata con disprezzo dalle élite) e che, su questa linea sovranista, hanno saputo allearsi col miglior pensiero economico nazionale.
Dunque la stampa luogocomunista bombarda questo governo. E pure quella di centrodestra manganella Salvini accusandolo di tradimento, quando in realtà fu Berlusconi (con Forza Italia) a dividere il centrodestra appoggiando Monti e facendo il governo Letta col Pd. Salvini invece ha chiesto il “placet” agli alleati del centrodestra.
Si è usato di tutto contro Salvini. Si è detto che ha preso in giro Di Maio e il paese per due mesi perché in realtà temeva di andare a governare e i fatti hanno smentitoquesta malignità.
Addirittura gli stessi ambienti forzisti che nel 2011 parlarono di golpe dello spread hanno invocato la condanna del governo da parte dello spread: a parte l’incoerenza si dà il caso che spread e mercati, appena insediato il governo, vadano benissimo.
Quel mondo piddino che ha terremotato l’economia italiana governando fino ad ora (fornisco i dati drammatici nel mio ultimo libro) è arrivato ad accusare di “sfascio” Salvini e Di Maio che ancora non hanno mai governato.
Ti confesso che, in questo quadro, mi sorprende la scelta di “Libero” di cantare in questo coro. Una cosa per me incomprensibile visti i molti temi che questo governo ha rimesso al centro e che stanno a cuore ai lettori di questo giornale: lo stop all’immigrazione, l’abbassamento delle tasse, la difesa degli interessi italiani in Europa.
Un giornale libero per definizione come questo dovrebbe giudicare un governo dai suoi atti, non condannarlo preventivamente.
Soprattutto dopo che, da queste colonne, ampie aperture di credito furono date anche al governo Pd di Renzi che è stato un flagello per l’Italia (mi riferisco in particolare all’appoggio al suo referendum di riforma costituzionale).
Credo che un governo tanto odiato dall’Italia della boria, dalla cultura sinistrata, meriti di essere guardato con simpatia o almeno di non essere bocciato prima della nascita.
Antonio Socci
(da “Libero”, 3 giugno 2018)
PS Vittorio Feltri ha gentilmente risposto a questa mia lettera aperta su “Libero”. Mi soffermo in particolare su un punto per il quale chiede una mia risposta. Scrive: “Spiegami tu… se è normale ridurre il debito pubblico più alto d’Europa, incrementando in misura folle la spesa anziché tagliandola”.
Rispondo a Feltri per punti (questo è proprio uno degli argomenti che ho esplorato nel mio ultimo libro “Traditi, sottomessi, invasi”).
Primo: il debito pubblico di per sé, per un paese sviluppato come l’Italia, non sarebbe un problema se avesse mantenuto la sovranità monetaria: la prova è il Giappone, che ha un debito molto più alto del nostro (224 per cento in rapporto al pil).
La controprova? Ecco un elenco di paesi con rapporto debito pubblico/pil bassissimo: Afghanistan (7,6 per cento), Algeria (20 per cento), Turkmenistan (24 per cento), Nepal (27 per cento), Cambogia (28 per cento), Bulgaria (29 per cento), Guatemala (30 per cento). Secondo voi sono più ricchi e prosperi questi stati e i loro cittadini o il Giappone e i giapponesi?
Secondo: finora due sono state le strade proposte per ridurre il debito. La prima (già sperimentata) è quella “lacrime e sangue”, d’ispirazione tedesca, applicata dal governo Monti: il taglio drastico della spesa pubblica.
Il risultato? Una mazzata sull’economia e sul pil e un aumento del debito pubblico in termini assoluti (136 miliardi di euro) e in percentuale sul Pil (il debito è passato dal 119 per cento al 126,5 per cento del pil).
Il secondo modo (proposto da questo neonato governo) è quello che s’ispira a Keynes: aumentare la spesa pubblica in investimenti (sforando il parametro del 3 per cento di Maastricht) in modo da far aumentare il Pil (la ricchezza e il lavoro), diminuendo così il rapporto percentuale del debito sul prodotto interno lordo.
La prima strada si è già dimostrata sicuramente sbagliata e disastrosa. La seconda (se si guarda alla storia) può essere quella giusta.
Sito: “Lo Straniero”
Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”
Twitter: @Antonio Socci1
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