LA GENTE SI STA SVEGLIANDO?
Fine del lavaggio del cervello: vuoi vedere che la gente si sta svegliando davvero e che il ricatto buonista migrazionista omosessualista politically correct dell’inossidabile cultura dominante progressista è finito per sempre?
di Francesco Lamendola
Vuoi vedere che il ricatto buonista, migrazionista, omosessualista, insomma politically correct
dell’inossidabile cultura dominante progressista, è finito per sempre?
Vuoi vedere che il lavaggio del cervello, cui sessanta milioni di
italiani sono stati sottoposti quotidianamente, per anni, per decenni,
ha prodotto un fenomeno di rigetto totale, inesorabile, che sarebbe
parso inimmaginabile solo pochi mesi fa? E che, a forza di tirare la
corda, lorsignori ne hanno provocato la rottura, senza alcuna
possibilità che se ne fabbrichi una nuova, almeno in tempi brevi? I
segnali ci sono, e sono parecchi. Non bisogna cercarli solo nell’ambito
della politica in senso stretto, benché tutto sia partito proprio da lì,
dalle elezioni politiche del 4 marzo 2018, le prime dopo quattro
governi abusivi, nominati dai presidenti della Repubblica e in perfetta
assenza di un mandato popolare, e dalle successive elezioni
amministrative. Bisogna cercarli soprattutto in ambiti apparentemente
lontani dalla politica: per esempio, sui social legati alla
televisione di Stato. Facciamo un esempio. Dal lontano 1996, tutte le
sante sere che Dio manda, tranne il sabato e la domenica, va in onda su
Rai Tre Un posto al sole, una soap opera, la prima ed unica
completamente italiana, che è ormai arrivata al bel traguardo dei
ventidue anni di programmazione ininterrotta, per un totale di oltre
5.000 puntate. Va in onda nella fascia di massimo ascolto, all’ora di
cena, quando un milione e mezzo di telespettatori la seguono, mangiando
la pastasciutta e bevendo il caffè che chiude il pasto, dopo una
giornata di lavoro. Ebbene, la puntata del 19 giugno 2018 è stata la
classica goccia che fa traboccare il vaso. Già da tempo si era notata la
tendenza didattica e pedagogica, si fa per dire, del politicamente
corretto, progressista e di sinistra: sì all’omosessualità e alle coppie
omosessuali, sì ai migranti e all’inclusione, come oggi va di moda dire
(specialmente tra i fan di papa Bergoglio), eccetera, eccetera. Ma
quella sera, si era nel pieno della vicenda Aquarius, il
personaggio di Michele Saviani (vi ricorda qualcuno?), giornalista
radiofonico impegnatissimo nei temi sociali e tipico intellettuale
post-sessantottino, e il suo giovane collaboratore Vittorio Del Bue,
ragazzo con poca voglia di studiare, ma dal cuore grande (perché a
Napoli, e lo sceneggiato è ambientato a Napoli, tutti quanti hanno un
cuore grande, si sa) e dai forti interessi sociali pure lui, non la
finivano più, parlando ai microfoni della loro radio, di esaltare la
figura dl migrante, di piangerne l’amaro destino, di esortare e
rimproverare la torpida e un po’ egoista coscienza degli italiani che
non si fanno sufficientemente carico del dramma di questi 65 milioni di
persone “costrette” ad abbandonare i loro Paesi, soprattutto africani,
per cercare un futuro migliore in Europa e in Italia. E bisognava
sentire con che tono petulante, saccente, da mestrina dalla penna rossa,
i due si alternavano nel battere ribattere nel cranio dei loro
ascoltatori – cioè, in effetti, dei telespettatori della soap –
le loro sacrosante verità progressiste, buoniste e multiculturaliste:
come se il 4 marzo non ci fosse stato, come si fosse ancora ai bei tempi
di Gentiloni che riceve solennemente il filantropo George Soros, di
Renzi, di Letta, o magari di Monti, quando ogni desiderio del’Unione
europea era un ordine, e ogni ordine della Conferenza episcopale
italiana era un divino precetto, un dogma di fede. Parlavano Michele e
Vittorio, ma era come se parlassero la signora Boldrini o monsignor
Galantino, oppure la signora Bonino e monsignor Paglia, oppure ancora la
signora Gruber e il signor Fiano, o la signora Fedeli ed Enzo Bianchi.
Bisogna proprio dire che i progressisti non imparano mai niente e
ripetono, con testardaggine degna di miglior causa, sempre gli stessi
errori: del resto, non hanno null’altro da dire, la sola lezioncina che
sanno snocciolare è quella, non possono far altro che ripeterla
all’infinito, come un disco rotto, martellandola nel cranio finché, a
forza di sentirla, anche gli italiani più recalcitranti finiscono per
saperla a memoria: com’è stato col mito della resistenza, poi con quello
dei diritti civili, infine, coi sedicenti rifugiati (anche se le
statistiche ufficiali dicono che, su 100 persone giunte illegalmente in
Italia, il 93% non sono per niente profughi e scroccano due, tre anni di
mantenimento gratis, senza averne alcun diritto).
Finalmente si è detto "Stop" all'auto-invasione dell'Italia?
Ma
quella sera, qualcosa è andato storto. Gli italiani hanno detto no: a
decine, a centinaia, il popolo dei social ha tempestato la rete,
sfogando una rabbia troppo a lungo repressa, una voglia di farsi sentire
che finora è rimasta totalmente inascoltata. Già sono costretti a udire
la propaganda democratica e anticonservatice della signora Botteri da
New York, pagata di tasca nostra; già sono costretti a mandar giù i
polpettoni del signor Fazio, la quintessenza del politically correct;
per non parlare dei programmi fissi di giornalisti come Corrado Augias,
incollati alle poltrone della Rai peggio che se avessero il mastice sul
fondoschiena, non importa quanti ascolti facciano, basta che il
lavaggio del cervello camuffato da programmi impegnati e diretto agli
studenti prosegua senza mai perdere una battuta. Ma dover sopportare i
soliti pistolotti sul dovere dell’accoglienza e della integrazione,
anche mentre si guarda un programma leggero e di tutto riposo come una soap opera è veramente troppo: peggio che obbligare il ragionier Fantozzi e i suoi colleghi a sorbirsi la decima visione della Corazzata Potemkin.
C’è un limite a tutto: ma i signori del politicamente corretto, quel
senso del limite, nonché della decenza - perché dopotutto parliamo della
Tv di Stato pagata coi soldi dei contribuenti, e non di una propaganda
sovvenzionata da enti privati - non ce l’hanno, né l’hanno mai avuto.
Sono capacissimi di venire a far la predica sul dovere dell’accoglienza
anche alle vittime dei furti, delle rapine, degli stupri, delle
aggressioni e degli omicidi perpetrati da una fetta non trascurabile dei
600.000 clandestini che si affollano nella Penisola, grazie al buonismo
criminale dei nostri governati, dei magistrati e degli intellettuali
come Roberto Saviano e Andrea Camilleri. Ecco il tenore di alcuni
commenti dei telespettatori imbestialiti (cit. da Il Fatto Quotidiano.it, articolo di Davide Turrini del 26 giugno 2018):
“È propaganda gratuita pro PD, basta!”. “Siete una lagna voi e questi rifugiati”. “Puntata vergognosa e di propaganda”. Fino
all’ultimatum di un fan del primo giorno: “Questo programma è diventato
indegno. Lo dico col cuore sanguinante. Vi seguo dalla prima puntata.
Vi registravo quando andavate in onda alle 18.30,non ho mai perso una puntata, ma ora non vi si può più guardare, orari improponibili argomenti assurdi mi sembra di vedere la campagna elettorale del PD. Datevi una regolata”.
Chissà,
quei signori non capiranno niente, ma questo, forse, è l’inizio di una
riscossa. Il popolo dei miti si è stancato, ne ha piene le palle del
buonismo progressista venduto a un tanto il chilo, del ditino alzato dei
Delrio e dei Galantino, in borghese o in clergyman, non fa
differenza: si è rotto le palle di tutti i ditini alzati di tutti i
chiacchieroni che si sono autonominati i soli buoni, i soli titolati a
dar la pagella al mondo intero, i soli che stanno sul piedistallo
dell’etica, dall’alto del quale giudicano e assolvono o condannano tutti
gli altri. Semplicemente gli italiani si stanno svegliando. Per
settant’anni, da quando è nata la Repubblica di Pulcinella, sulla base
di una guerra civile (subito negata) e di una grossa menzogna storica,
il mito della “liberazione”, gli hanno rifilato una massiccia dose
quotidiana di balle; eppure, non sono riusciti a rimbecillirlo in
maniera irreparabile. Si sta risvegliando; ed è anche un po’ incazzato.
Vede e misura tutta l’arroganza, tutta la strafottenza con cui lo hanno
trattato: si facevano pagare, mediante il canone Rai, per ingannarlo e
prenderlo in giro. Valga per tutti l’episodio clamoroso di Giovanna
Botteri, la quale, davanti alla vittoria – per lei sconcertante ed
inspiegabile – del repubblicano Trump, dopo che tutti i media
politicamente corretti avevano fatto un tifo sperticato per la Clinton, e
raccontato ai telespettatori che l’America non ne voleva sapere del
razzista miliardario, mentre adorava la nobile progressista e paladina
dei diritti civili, si è lasciata sfuggire una domanda clamorosa,
rivolta più che altro a sé stessa, ma fatta con disarmante candore: Dove
andremo a finire, se nemmeno i mass media riescono più ad
influenzare in maniera decisiva l’elezione d’un presidente americano?
Forse presentiva che la stessa cosa potrebbe accadere perfino da noi,
nel Bel Paese, dove quei signori hanno agito in regime di monopolio per
sette decenni… Eh, sì: non c’è più religione. Dove andremo a finire di
questo passo? Che cosa succederà, se neanche l’azione concentrica,
simultanea, di tutti i mezzi d’informazione riesce a manipolare il voto
dei cittadini in una democrazia? Incredibile! E poi qualcuno si permette
di dire che il mestiere del giornalista non è quanto di più ingrato…
L'incantesimo catto-comunista dei pseudo-intellettuali radical-chic è rotto: la gente sta uscendo dallo stato di ipnosi cui decenni di lavaggio del cervello l’aveva indotta
Magari
non sarà l’effetto di grandi ragionamenti, di profonde analisi, però
una cosa è certa: la gente si sta svegliando, sta facendo sentire la sua
voce, sta esprimendo ciò che il buon senso, l’evidenza, la realtà dei
fatti mostrano, e che smentisce completamente la narrazione dei Signori
del linguaggio. L’incantesimo è finito, la gente sta uscendo dallo stato
di ipnosi cui decenni di lavaggio del cervello l’aveva indotta. I media
dicevano, e continuano a dire: emergenza umanitaria. Ma la
gente si è resa conto che un’emergenza, quando è permanente, non è più
tale; è qualcos’altro, qualcosa del tutto diversa. I media dicono: quei disperati in fuga da guerra e fame.
Ma poi vede le immagini di coloro che sbarcano: tutti giovani robusti e
ben nutrititi, pieni di muscoli e di ormoni, quasi tutti maschi, quasi
tutti sui vent’anni, e si chiede: in fuga da guerra e fame? C’è la
guerra in Senegal, c’è la guerra in Nigeria, c’è la guerra nella Costa
d’Avorio? Essi dicono: profughi. Ma la gente si chiede: i
profughi, quelli veri, non dovrebbero cercare rifugio nel Paese più
vicino al proprio, e contare le settimane, i giorni, nell’attesa
bruciante di poter tornare, rivedere le loro case, riabbracciare i loro
cari? I profughi, se sono tali, non si presentano in Paesi lontani
migliaia di chilometri, pretendendo di essere accolti e di restare per
sempre: questo, i veri profughi non lo fanno; lo fanno i bugiardi e i
codardi: bugiardi perché impegnano la giustizia per anni, costringendo
le nostre autorità a complicatissime ricerche per sapere chi sono, da
dove vengono, quali presunti pericoli li minacciano; codardi, perché
hanno piantato in asso le loro famiglie, i loro vecchi, per ragioni
puramente economiche. Le statistiche dicono che i veri profughi sono il
7%; il restante 93% è formato da impostori. I media dicono: migranti. Ma che vuol dire, migranti? Il vocabolario parla di emigranti e di immigrati,
come lo erano i nostri nonni. Ma loro avevano i documenti, avevano un
posto di lavoro che li attendeva, si sottomettevano alle leggi e alle
usanze dei Paesi nei quali si trasferivano: non varcavano le frontiere
illegalmente, sulla base di un ricatto morale, esponendosi al pericolo
per obbligare le autorità ad accoglierli. I media dicono: naufraghi.
Ma la gente sa che essere naufraghi è un’altra cosa: il naufrago è
colui che viaggia per mare, la sua nave subisce un incidente e affonda, o
sta per affondare: allora si mettono in mare le lance e i passeggeri si
trovano nella condizione di naufraghi. Le leggi del mare dicono che
qualsiasi nave si trovi nelle vicinanze, ha l’obbligo di modificare la
sua rotta e andarli a soccorrere. Ma i cosiddetti migranti non sono
affatto dei naufraghi: partono su barconi sovraccarichi, che potrebbero
rovesciarsi al primo accenno di mare mosso: partono in condizioni di
precarietà, di insicurezza, e appena partiti lanciano l’SOS coi
telefonini: e le navi delle ONG li vano a prendere, li trasbordano con
gran gioia degli scafisti, e li scaricano direttamente nei porti
italiani, senza neppure chiedere il permesso, facendo tutto di loro
iniziativa. Se l’obiettivo fosse quello di scongiurare un possibile
naufragio, li riporterebbero in Libia, cioè nei porti più vicini. Ma
quelle persone non vogliono essere messe al sicuro, vogliono arrivare in
Italia, a qualsiasi costo; e le ONG li accontentano. Non si tratta di
metterli al sicuro, ma di trasbordarli in Italia, mettendo quest’ultima
sotto ricatto: o ci date il permesso di attraccare, oppure avrete dei
morti sulla coscienza. E per chiarire il concetto, i media sbattono le
immagini del bambino morto annegato, sottinteso per la nostra
cattiveria. Lo fanno da dieci, da venti, venticinque anni; sempre lo
stesso copione. Prima i signori della Chiesa cattolica e quelli del suo
prolungamento politico, il Pd, pretendevano che a sobbarcarsi tutto il
lavoro fosse addirittura la nostra marina militare, oltre alla guardia
costiera; che il sevizio taxi dalla Libia lo facessero le nostre Forze
Armate. Ora lo hanno delegato alle ONG, cioè a quel gran filantropo di
Soros. Ma la gente si sta svegliando: sa che il problema è Soros, è la
finanza di rapina, sono le banche e il Fondo Monetario Internazionale; e
si chiede: possibile che questi stessi signori si diano il disturbo di
spendere dei soldi per finanziare le navi delle ONG, al solo scopo di
salvare vite umane? Se lo scopo fosse quello dichiarato, cioè di salvare
vite umane, non sarebbe molto meglio scoraggiare le partenze? O, una
volta partiti, ricondurli nei porti libici? Che è proprio quanto ora sta
pretendendo il governo italiano: il quale, sia detto fra parenesi, sta
spendendo fior di quattrini per rifornire la Libia di motovedette e di
personale militare addestrato. Perciò, la gente ha capito che non si
tratta per niente di naufraghi; e comincia a incazzarsi. Sente che i
mass media vogliono prendere il popolo italiano per i fondelli; che
continuano a raccontargli non la verità, ma una versione fantasiosa
della verità: la versione che piace a Soros, al FMI, alla Chiesa e al
suo prolungamento politico, il Pd. E ne ha le tasche strapiene.
Vuoi vedere che la gente si sta svegliando davvero?
di
Francesco Lamendola
Vedi anche l'incredibile e "quasi comico" video verita'
della Radical-chic Giovanna Botteri:
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/le-grandi-menzogne-editoriali/6064-la-gente-si-sta-svegliando
L'Italia farà da sola, il vertice segna la fine dell'Europa
Il documento del
vertice di Bruxelles spende 1.200 parole sui migranti, ma ne sarebbero
bastate un decimo per sancire il flop della Ue. Un accordo pieno di
"dovrebbe", dove si parla di gestione e non di contrasto
all'immigrazione clandestina. E in cui emerge il più classico dell'ognun
per sè. Il “successo” italiano però c’è ed è proporzionale alla
liquefazione dell’Europa che non c’è. Avremo più fondi e supporto per
respingere in Libia i migranti in arrivo e per espellere gli oltre 600
mila clandestini sbarcati negli ultimi anni. Ma toccherà al governo
italiano farlo, senza illudersi su aiuti dei partner.
Il documento finale spende ben 1.200 parole sui migranti ma ne sarebbero bastate un decimo per definire il poco che si è deciso (e in modo aleatorio) e sancire il flop della Ue.
Certo Angela Merkel spaccia un simil-accordo che forse farà respirare ancora per un po’ il suo traballante scranno alla Cancelleria. Emmanuel Macron può ribadire che non ci sarà nessuna accoglienza di immigrati illegali in Francia e il Gruppo di Visegrad canta vittoria perché decadono gli obblighi di accoglienza che finora Bruxelles aveva cercato di imporre per chi avesse diritto a far domanda d’asilo a ungheresi, polacchi, cechi e slovacchi (ma anche ad altri partner che non hanno mai accolto i richiedenti asilo previsti dalle quote Ue).
E l’Italia? Mentre l’opposizione irride il governo accusandolo di non aver ottenuto dai partner nessuna condivisione del fardello immigrati un flop a Bruxelles, Conte parla di “successo” e il ministro degli Interni, Matteo Salvini, ritiene siano state accolte al 70% le istanze italiane.
Eccoli, in una sintesi elaborata dall’Agezia Reuters, i 12 punti del documento concordato dopo 9 ore di negoziati.
1 - Il Consiglio europeo ribadisce che condizione essenziale per una politica efficace è un approccio globale alla migrazione, che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne della Ue (...). Questa non è una sfida per un solo Stato membro, ma per l’Europa nel suo complesso.
Difficile comprendere cosa significhi “un controllo più efficace delle frontiere esterne”: Ci saranno più navi europee di fronte alla Libia? E per fare cosa? Respingimenti dei migranti o accoglienza? Mancano dettagli e obiettivi senza i quali questa affermazione non ha alcuna credibilità.
2 - Il Consiglio europeo è determinato (...) a impedire un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e arginare ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti e sulle nuove.
Ma come può impedirlo se non dichiarando il blocco dell’accoglienza e l’espulsione dei migranti illegali? Termini che i documenti Ue non hanno mai neppure utilizzato.
3 - Quanto alla rotta del Mediterraneo centrale, gli sforzi per fermare i trafficanti che operano fuori dalla Libia o altrove dovrebbero essere ulteriormente intensificati. Su questo la Ue continuerà a sostenere l’Italia e altri Stati membri in prima linea. Accrescerà il suo sostegno a favore della regione del Sahel, della guardia costiera libica, delle comunità costiere e meridionali, di condizioni di accoglienza umane, di rimpatri umanitari volontari, della cooperazione con altri paesi di origine e di transito, nonché di reinsediamenti volontari. Tutte le navi operanti nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica.
Gli aiuti al Sahel non fermeranno i flussi (almeno per molti anni) e non è spiegato in cosa consisterà il sostegno all’Italia. Si punta sul fatto che i respingimenti li facciano i libici al posto degli europei. Le ultime parole sembrano esprimere una censura verso le navi delle Ong anche se non vengono citate esplicitamente. In ogni caso il terzo punto è sorretto dalla forma verbale “dovrebbero”: meglio quindi non farci affidamento.
4 - Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo orientale, servono ulteriori sforzi per attuare pienamente il trattato tra Ue e Turchia, prevenire nuovi attraversamenti dalla Turchia e arrestare i flussi (...). Sono necessari ulteriori sforzi per garantire rapidi ritorni e impedire lo sviluppo di nuove rotte marittime o terrestri (...). Alla luce del recente aumento dei flussi nel Mediterraneo occidentale, la Ue sosterrà, finanziariamente e in altro modo, tutti gli sforzi degli Stati membri, in particolare della Spagna, e dei paesi di origine e di transito, in particolare il Marocco, per prevenire la migrazione illegale.
Di fatto la Ue continuerà a pagare i turchi e promette denaro al Marocco sperando che non esageri coi flussi migratori illegali verso la Spagna dove in giugno, da quando è iniziata la linea dura dell’Italia, sono sbarcati dal Marocco oltre 8mila clandestini contro meno di 3mila giunti in Italia dalla Libia.
5 - Per spezzare definitivamente il modello di business dei trafficanti, evitando così tragiche perdite di vite umane, serve eliminare l’incentivo a intraprendere viaggi pericolosi. Ciò richiede un nuovo approccio basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri per lo sbarco di coloro che sono salvati nelle operazioni di ricerca e salvataggio. In tale contesto, il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a esplorare rapidamente l’idea di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati nonché con l’Unhcr e l’Oim. Tali piattaforme dovrebbero operare distinguendo le situazioni individuali, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza creare un fattore di attrazione.
Questo punto è l’apoteosi dell’ara fritta. Invece di combattere finalmente e con le armi i trafficanti si vorrebbe “spezzare il loro modello di business”, espressione coniata nel 2015 da Federica Mogherini il cui significato resta nella pratica ignoto. E per farlo si punta sulle “piattaforme di sbarco regionali”, cioè i centri d’accoglienza peer smistare migranti da rimpatriare e richiedenti asilo da accogliere che la Ue vorrebbe istituire nei paesi di transito ma che nessun governo di Nord Africa e Sahel intende accettare come è stato più volte ribadito.
6 - Sul territorio dell’Unione europea coloro che sono salvati, secondo il diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico, sulla base di uno sforzo condiviso, attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti negli Stati membri, solo su base volontaria, dove un processo rapido e sicuro dovrebbe consentire, con pieno sostegno della Ue, di distinguere tra migranti irregolari, che saranno rimpatriati, e quelli che necessitano di protezione internazionale, per i quali si applicherebbe il principio di solidarietà. Tutte le misure nel contesto di questi centri controllati, compresi il trasferimento e il reinsediamento, saranno su base volontaria, fatta salva la riforma di Dublino.
Accoglienza dei migranti illegali condivisa su base volontaria significa che nessun partner accoglierà chi giunge in Italia. Parigi e Madrid hanno già detto che possiamo scordarci ogni ipotesi di condivisione e che l’accoglienza spetta allo Stato in cui i migranti sbarcano. L’aspetto positivo di questo punto è che l’assenza di un impegno europeo lascia di fatto ogni Stato libero di muoversi in base alla propria volontà ed è quindi anche di non accogliere. Giuseppe Conte ha specificato che neppure l’Italia è più disposta ad accogliere migranti illegali. Il contesto è quindi ideale per avviare respingimenti in Libia (affidati per lo più alla Guardia Costiera di Tripoli) ed espulsioni.
7 - Il Consiglio europeo concorda di avviare la seconda quota dell’accordo di finanziamento per i rifugiati in Turchia e, allo stesso tempo, di trasferire 500 milioni di euro dalla riserva allo Ue Trust Fund for Africa.
Con 3 miliardi alla Turchia la Ue resta sotto il ricatto dei migranti di Erdogan mentre con i 500 milioni per l’Africa si potranno finanziare operazioni di sicurezza come quella che gli italiani vogliono sviluppare a Ghat, nel sud della Libia, non certo sostenere lo sviluppo del Sahel.
8 - Affrontare il cuore del problema della migrazione richiede una partnership con l’Africa mirata a una sostanziale trasformazione socioeconomica del continente africano.
Trasformare società ed economia di un continente di 1,2 miliardi di persone è un impegno di lunga durata e che richiederebbe una strategia elaborata. Un progetto ma che fa ridere se ad assumerlo è una Ue incapace persino di difendere i propri confini esterni.
9 - Nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, il Consiglio europeo sottolinea la necessità di strumenti finanziari flessibili, che permettano un facile utilizzo, per combattere l’immigrazione clandestina. La sicurezza interna, la gestione integrata delle frontiere, i fondi per l’asilo e la migrazione dovrebbero pertanto includere risorse dedicate e significative per la gestione della migrazione esterna.
La Ue intende stanziare denaro per aiutare i singoli partner a “gestire” (perchè non a “contrastare”?) l’immigrazione illegale. Ma non specifica quanto denaro, a quali Stati e per fare cosa.
10 - Il Consiglio europeo ricorda la necessità che gli Stati membri garantiscano un controllo efficace delle frontiere esterne della Ue con il sostegno finanziario e materiale dell’Ue. Sottolinea inoltre la necessità di intensificare in modo significativo l’effettivo rientro dei migranti irregolari.
Questo è un punto chiave perchè la Ue esorta gli Stati a controllare efficacemente le frontiere esterne e “intensificare in modo significativo l’effettivo rientro dei migranti irregolari”. Anche se il documento non usa espressioni politicamente scorrette questo significa stop ai flussi, respingimenti ed espulsioni forzate su vasta scala, ma lasciate alle decisioni dei singoli partner.
11 - Per quanto riguarda la situazione interna nella Ue, i movimenti secondari dei richiedenti asilo tra stati membri rischiano di compromettere l’integrità del sistema europeo comune di asilo e degli accordi di Schengen. Gli stati membri dovrebbero adottare tutte le misure legislative e amministrative interne necessarie per contrastare tali movimenti e cooperare strettamente tra loro a tal fine.
Benchè sia Conte che Merkel abbiano negato vi sia un accordo per riprendere in Italia i migranti illegali sbarcati nella Penisola e poi fuggiti in Germania l’impressione è che, specie con la presidenza Ue di Vienna, vengano rimandati in Italia molti clandestini da espellere.
12 - Per quanto riguarda la riforma per un nuovo regime comune europeo in materia di asilo, sono stati compiuti molti progressi (...). Deve essere trovato un punto di consenso sul regolamento di Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate dopo le operazioni di salvataggio.
Quest’ultimo punto è liquidabile con la constatazione che nessun partner europeo al di là di Italia e Grecia è interessato a riformare gli accordi di Dublino.
Il “successo” italiano quindi c’è ed è proporzionale alla liquefazione dell’Europa che non c’è. A quanto pare avremo più fondi e supporto dall’Europa per respingere in Libia i migranti in arrivo e per espellere gli oltre 600 mila clandestini sbarcati negli ultimi anni e oggi a spasso per l’Italia (solo 170mila sono oggi nel circuito dell’accoglienza). Ma toccherà al governo italiano farlo, senza illudersi che i “partner” ci diano una mano.
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