Diego Fusaro: Terzomondizzare l’Europa. Armi di immigrazione di massa
L’Europa sarà africana. Lo vuole l’élite
NE STANNO ARRIVANDO 100 MILIONI
Nel 2050 l’Africa avrà 2,5 miliardi di abitanti, oltre 1 miliardo in più di oggi. L’Europa 450 milioni, 50 milioni in meno di oggi. E già ora, mentre parliamo, oltre il 40% degli africani ha meno di 15 anni. Siamo di fronte alla “più impressionante crescita demografica della storia umana”.
Lo spiega Stephen Smith conoscitore profondo dell’Africa in una recente intervista: “nel giro di due generazioni saranno almeno 100 milioni i giovani africani pronti a venire in Europa”.
Nel 2050 l’Africa avrà 2,5 miliardi di abitanti, oltre 1 miliardo in più di oggi. L’Europa 450 milioni, 50 milioni in meno di oggi. E già ora, mentre parliamo, oltre il 40% degli africani ha meno di 15 anni. Siamo di fronte alla “più impressionante crescita demografica della storia umana”.
Lo spiega Stephen Smith conoscitore profondo dell’Africa in una recente intervista: “nel giro di due generazioni saranno almeno 100 milioni i giovani africani pronti a venire in Europa”.
Smith spiega che è essenziale capire che non sono i poveri a migrare, ma le classi più benestanti che possono permetterselo, coloro che ormai sono “emersi dalla sussistenza”e possono pagare per intraprendere un viaggio oltre il continente; coloro che godono di“reti di supporto”, cioè comunità di africani già residenti in Europa che facilitano la migrazione.
Sono 100 milioni i giovani africani pronti a venire in Europa nel giro di due generazioni
I media occidentali “trasmettono cliché miserevoli” di “disperati in fuga dall’inferno – che sarebbe l’Africa – ma la maggior parte dei migranti oggi proviene da paesi in crescita come Senegal, Ghana, Costa D’Avorio o Nigeria”.
Il processo è imminente perché “milioni di africani stanno per compiere questo passaggio” legato al processo di trasformazione demografica e economica della società africana: “quando famiglie numerose con alta mortalità” (tipiche delle società più povere) “si trasformano in famiglie più piccole con aspettative di vita più lunga la migrazione tende ad avvenire in maniera massiccia e l’Africa non farà eccezione”.
Quindi non profughi che fuggono da guerre o persecuzioni (fattori circoscritti) ma migranti economici che appartengono alle classi più agiate (non i poveri) che si sposteranno a fronte di una pressione demografica senza precedenti e di un miglioramento delle proprie condizioni di vita che li spingerà a salire la scala sociale dell’Occidente.
Ovviamente Smith esclude la possibilità che l’Europa possa chiudersi come una fortezza a questo processo ma avverte del rischio di non affrontarlo e non governarlo: “l’Europa deve essere parte della soluzione (…)ma non può essere la “soluzione”.
Quindi avete capito bene? 100 milioni di essere umani, per lo più maschi di età compresa tra i 18 e i 35 anni, arriveranno in Europa entro il 2050; come si possa non aver paura di questo scenario è cosa incomprensibile che sfiora la follia. E non per un retroterra razzista o per odio nei confronti di questi uomini e di queste donne che cercano il loro futuro; ma perché questo esodo destabilizzerà le nostre società non solo da un punto di vista economico e sociale ma anche culturale, perché “l’integrazione è un processo lungo e il suo successo spesso è visibile solo dopo la seconda o terza generazione”; e a volte neppure dopo quelle se le culture di provenienza sono inconciliabili con quella d’arrivo.
Come sia possibile che leader politici, intellettuali del mainstream, élite dei potenti circoli finanziari ed economici non si rendano conto di quello che sta per avvenire? Forse perché è proprio ciò che vogliono.
UN DISEGNO SEMPRE PIÙ CHIARO
Un anno fa spiegammo in questo articolo come l’immigrazione sia un fenomeno indotto dall’élite globalista che governa processi decisionali e immaginario mediatico, con lo scopo di garantirsi forza lavoro a basso costo in Europa e con l’obiettivo di disarticolare l’attuale ordine sociale. Lo scopo, scrivevamo, è “generare conflitti endemici (guerra tra poveri), imporre legislazioni più autoritarie, alterare l’equilibrio demografico e generare un’appiattimento della stratificazione sociale per ridurre il peso di quella classe media, elemento da sempre in conflitto con le élite”. Questo disegno, per semplificare, l’abbiamo chiamato: “lo schema Soros”.
Un anno fa spiegammo in questo articolo come l’immigrazione sia un fenomeno indotto dall’élite globalista che governa processi decisionali e immaginario mediatico, con lo scopo di garantirsi forza lavoro a basso costo in Europa e con l’obiettivo di disarticolare l’attuale ordine sociale. Lo scopo, scrivevamo, è “generare conflitti endemici (guerra tra poveri), imporre legislazioni più autoritarie, alterare l’equilibrio demografico e generare un’appiattimento della stratificazione sociale per ridurre il peso di quella classe media, elemento da sempre in conflitto con le élite”. Questo disegno, per semplificare, l’abbiamo chiamato: “lo schema Soros”.
Il calo demografico dell’Europa mette in crisi il meccanismo del debito/credito su cui si fonda l’intero sistema della finanza globale
Ma c’è un altro fenomeno che spiega le ragioni per cui l’élite favorisce l’immigrazione in Europa; un fenomeno che nessuno aveva previsto nei decenni passati e che ancora oggi non trova soluzione: il calo demografico dell’Occidente.
L’Europa sta morendo per mancanza di figli; questo è il tratto caratteristico della nostra epoca non generato da guerre o povertà ma, al contrario, da pace e eccesso di ricchezza. Le società occidentali semplicemente non fanno più figli perché la cultura individualista e consumistica spinge a contrarre la dimensione del futuro.
L’Europa sta morendo per mancanza di figli; questo è il tratto caratteristico della nostra epoca non generato da guerre o povertà ma, al contrario, da pace e eccesso di ricchezza. Le società occidentali semplicemente non fanno più figli perché la cultura individualista e consumistica spinge a contrarre la dimensione del futuro.
Un recente articolo su Gefira analizza le conseguenze: “Tutte le teorie, tutti i modelli che conosciamo di economia, finanza e mercato sono stati sviluppati quando le popolazioni europee crescevano”.
Meno popolazione significa riduzione di consumi e quindi di produzione; non minore qualità della vita, semmai meno circolazione di denaro e meno dipendenza dal meccanismo del debito su cui è costruita l’intera economia finanziaria che domina l’Occidente.
Ecco perché l’élite ha bisogno di integrare la popolazione che sta scomparendo in Europa. Non solo per avere lavoratori a basso costo ma anche per mantenere in piedi gli ingranaggi del sistema debito-credito.
Ecco perché l’élite ha bisogno di integrare la popolazione che sta scomparendo in Europa. Non solo per avere lavoratori a basso costo ma anche per mantenere in piedi gli ingranaggi del sistema debito-credito.
Se il modello economico occidentale si alterasse ne risentirebbe l’intera struttura della finanza globale poiché ancora oggi l’economia mondiale dipende dal mondo industrializzato dell’Occidente (e dell’Asia Orientale occidentalizzata); se l’Europa collassasse il resto del mondo andrebbe dietro: “senza l’Europa, gli sceicchi di Dubai tornerebbero a vivere nelle tende”, spiegano gli esperti di Gefira; e ancora oggi “i paesi africani i dipendono dalle importazioni alimentari che acquistano con le esportazioni di materie prime” necessarie a mantenere il modello industriale occidentale.
I milioni di giovani africani sono un dividendo demografico, un tesoro per la finanza globale da capitalizzare in Europa
Ecco perché le grandi istituzioni finanziarie e l’élite globalista spingono per l’immigrazione di massa in Europa; questi centinaia di milioni di giovani africani sono un “dividendo demografico” un vero e proprio “tesoro” per la finanza globale che dev’essere sfruttato. Se non possono essere “capitalizzati in Africa” perché ancora le condizioni socio-economiche non ci sono, “devono essere portati in Europa”. E poco importa se le conseguenze saranno devastanti per le società, i popoli e le nazioni del vecchio continente.
UN CAMBIO DI ROTTA RADICALE
La domanda è semplice: se l’Europa già ora non è in grado di assorbire poche centinaia di migliaia di migranti, come può pensare di resistere alla prossima onda d’urto di decine di milioni? Come è possibile continuare ad accettare checialtroni del mainstream sponsorizzino questa immigrazione di massa mentendo su dati, numeri e conseguenze?
La domanda è semplice: se l’Europa già ora non è in grado di assorbire poche centinaia di migliaia di migranti, come può pensare di resistere alla prossima onda d’urto di decine di milioni? Come è possibile continuare ad accettare checialtroni del mainstream sponsorizzino questa immigrazione di massa mentendo su dati, numeri e conseguenze?
Come spiegano gli esperti di Gefira: “se il ritmo di questo processo rimarrà lo stesso, prima che questo secolo sia finito, il 50% della popolazione delle nazioni occidentali sarà sostituita da persone del Terzo Mondo”.
Stephen Smith è chiaro in questo: “il principio secondo cui l’Europa decide chi entra e chi non entra nel suo spazio comunitario è fondamentale”.
Non si può fermare l’immigrazione che peraltro, se governata e limitata, è una valore di crescita fondamentale per le società che accolgono; ma si può fermare la folle politica di apertura indiscriminata fino ad oggi adottata dall’Ue.
L’Europa deve imporre:
- Immediato blocco dei propri confini
- Adozioni di numeri d’ingresso rigorosamente chiusi e selezionati
- Imposizione ai governi africani del controllo del proprio territorio anche a costo di pressioni militari e atti di forza se occorre perché un confine è “uno spazio negoziale tra vicini che non possono ignorare i problemi dall’altra parte”
- Creazione di hotspot nei territori di partenza (come del resto previsto nel recente vertice Ue)
- Fine delle politiche e dei messaggi di accoglienza e di falso umanitarismo che alimentano le masse in movimento
- Guerra totale alle organizzazioni criminali che prosperano sul nuovo mercato degli schiavi
- Cessazione delle politiche di aggressione criminale a nazioni sovrane(come Siria e Libia), guerre che destabilizzano il Medio Oriente trasformandolo in una terra di nessuno senza controllo né legalità.
- Adozione di una forte politica d’investimenti nella parte di Africa emergente affinché quel continente diventi spazio di migrazione interna come lo è stata l’Europa dopo la caduta del muro di Berlino.
La barbarie di questa globalizzazione non lascia spazio a mediazioni: l’Europa africana che l’élite è disposta ad accettare per mantenere in vita il suo sistema di controllo e dominio va combattuta.
⇒ UPGRADE delle ore 15: mentre mettevamo online questo articolo, il Presidente dell’Inps Tito Boeri, nella relazione annuale al Parlamento italiano, ribadiva: “senza immigrati il sistema pensionistico italiano non reggerà”. È proprio vero, il saggio indica la luna e lo stolto guarda il dito. Il saggio spiega che entro due generazioni 100 milioni di africani potrebbero arrivare in Europa; lo stolto pensa che ci pagheranno le pensioni. La classe dirigente delle nazioni europee non comprende l’epoca in cui sta vivendo. Per questo è stata messa lì: stolti o utili idioti il risultato non cambia.
Parla Boeri, silenzio, parla il “megafono” di Soros
di Luciano Lago
Arriva la sparata dei mondialisti con il presidente dell’INPS Tito Boeri che fa da megafono alle tesi di Soros, di De Benedetti e della Bonino.
Bisogna aumentare l’arrivo dei migranti in Italia, ha detto Boeri esplicito, tanto da asserire sicuro e senza tema di smentite: “l’Italia ha bisogno di aumentare l’immigrazione regolare» perchè sono «tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere». Nel lavoro manuale non qualificato. secondo l’Inps, ci sono il 36% dei lavoratori stranieri in Italia e l’8% degli italiani.
Bisogna aumentare l’arrivo dei migranti in Italia, ha detto Boeri esplicito, tanto da asserire sicuro e senza tema di smentite: “l’Italia ha bisogno di aumentare l’immigrazione regolare» perchè sono «tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere». Nel lavoro manuale non qualificato. secondo l’Inps, ci sono il 36% dei lavoratori stranieri in Italia e l’8% degli italiani.
Secca ed immediata la risposta del ministro degli Interni Matteo Salvini : “Il presidente dell’Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare (e di fare figli) di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?», ha risposto polemicamente Salvini.
La polemica è andata avanti e Boeri ha continuato ad insistere sulle sue tesi filo immigrazioniste.
A questo punto qualcuno si potrebbe forse meravigliare che il presidente dell’INPS entri a piedi pari a sostenere delle tesi che sono in contrasto non solo con il Governo ma anche con l’opinione della grande maggioranza degli italiani che hanno espresso il rifiuto delle politiche immigrazioniste della sinistra mondialista, sonoramente bocciata nelle ultime elezioni politiche.
Perchè meravigliarsi ? Soltanto chi ha la memoria corta può non ricordare che la nomina di Boeri alla presidenza dell’INPS fu patrocinata e promossa da Carlo De Benedetti, il finanziere proprietario del più importante gruppo editoriale italiano, Repubblica L’Espresso e strettamente collegato ai Rothshild ed a George Soros.
Come riportavano allora anche indiscrezioni di stampa, fu l’ing. De Benedetti a sostenere la nomina di Boeri alla presidenza dell’INPS e, in cambio di questa, Boeri si dichiarò favorevole al “Job Act” emanato dal Governo Renzi, in polemica anche con i sindacati e con i settori del lavoro contrari rendere “flessibile” il lavoro e abolire l’art. 18.
Non ci si può poi dimenticare che SOROS fu invitato, qualche tempo prima, al Festival dell’Economia di Trento nel 2012, proprio quando era presidente del comitato scientifico TITO BOERI, che non mancò di invitare, guarda caso, anche DE BENEDETTI.
In pratica TITO BOERI è un personaggio che risulta strettamente collegato con i settori della “Open Society”, ovvero la principale società con cui Soros finanzia e patrocina le migrazioni in Europa e fornisce appoggio e finanziamenti alle ONG che operano nel Mediterraneo ed alle formazioni politiche mondialiste come il partito di Emma Bonino, “Più Europa”.
In pratica TITO BOERI è un personaggio che risulta strettamente collegato con i settori della “Open Society”, ovvero la principale società con cui Soros finanzia e patrocina le migrazioni in Europa e fornisce appoggio e finanziamenti alle ONG che operano nel Mediterraneo ed alle formazioni politiche mondialiste come il partito di Emma Bonino, “Più Europa”.
Per De Benedetti e per Boeri l’immigrazione consente di disporre di una mano d’opera di riserva per lo sfruttamento, permette anche di abbassare i salari dei lavoratori e soprattutto facilita la creazione di una nuova base di consenso per la sinistra mondialista che ha perso la sua base tradizionale.
Quindi ben venga l’immigrazione di massa e l’africanizzazione dell’Italia, un obiettivo sempre facilitato e sostenuto da chi vuole distruggere l’identità culturale di questo paese e favorire i piani delle centrali globaliste transnazionali.
Quindi ben venga l’immigrazione di massa e l’africanizzazione dell’Italia, un obiettivo sempre facilitato e sostenuto da chi vuole distruggere l’identità culturale di questo paese e favorire i piani delle centrali globaliste transnazionali.
Accade che i sostenitori del globalismo non hanno più remore ed attaccano in modo diretto spiegando i loro argomenti che sono al limite della provocazione, in particolare per quei milioni di disoccupati italiani che vorrebbero lavorare e pagare i contributi senza dover essere costretti ad accettare lavori a tre euro l’ora per la presenza della mano d’opera schiavizzata fatta entrare appositamente nel paese.
Il Pd sta con chi ci porta i migranti: "Nostri nemici non sono le Ong"
Graziano Delrio incontra le Ong (che accusano la Guardia costiera libica). E Salvini lo punge: "Chi si somiglia si piglia"
Il Pd fa una scelta di campo, chiara. E si schiera con le Ong.
Stamattina, infatti, il capogruppo dem, Graziano Delrio, ha incontrato la Open Arms, l'organizzazione che nei giorni scorsi ha ccusato l'Italia di essere la responsabile dei morti in mare e che si è vista negare da Malta l'autorizzazione a lasciare il porto di La Valletta.
Non è una novità, in relatà. Già quando era ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (cioè il dicastero che si occupa di aprire e chiudere i porti), Delrio si dichiarò critico nei confronti del codice di condotta redatto dal collega Minniti. Oggi l'ex ministro ha incontrato, insieme al professore Luigi Manconi, i responsabili delle Ong (Proactiva e Medici Senza Frontiere) e ha raccolto le loro lamentele. In un comunicato, le organizzazioni e il Pd hanno reso pubblici i presunti "illeciti" che la Proactiva Open Arms "sta registrando dalla Guardia Costiera Libica in queste settimane nel Mediterraneo".
Nel comunicato si parla di "respingimenti non autorizzati', 'diversivi per mettere in difficoltà i soccorritori', 'finte comunicazioni' e 'mancate risposte'". "Stiamo vedendo morire in mare troppe persone, la situazione è insostenibile e in queste ultime settimane stiamo registrando comportamenti illegittimi da parte di chi dovrebbe garantire e facilitare i soccorsi", ha denunciato Oscar Camps, fondatore dei Open Arms. "Le denunce che avete fatto - ha detto loro Delrio - sono molto gravi, chiederemo al governo di riferire immediatamente per fare piena luce su quanto sta accadendo. La guerra ai trafficanti di vite umane si fa a terra non certo in mare dove il soccorso non è derogabile, né discrezionale ed è regolamentato dalle leggi internazionali. L'aggressione continua basata su nessun fatto e le intimidazioni alle Ong hanno come unico risultato più morti e non meno partenze".
Il ministro dell'Interno Salvini, dal canto suo, ha commentato con un sarcastico "chi si somiglia si piglia" l'incontro mattutino del Pd con le Ong. Eppure Delrio sembra andarne fiero e accusa il governo di fare "la guerra ai poveracci". "Il problema è serio - ha detto il capogruppo Pd a SkyTg24 - e va affrontato non isolandosi dall'Europa. Il risultato di questa confusione è che in questi giorni sono morte centinaia di persone in mare".
Claudio Cartaldo
Graziano Delrio incontra le Ong (che accusano la Guardia costiera libica). E Salvini lo punge: "Chi si somiglia si piglia"
Il Pd fa una scelta di campo, chiara. E si schiera con le Ong.
Stamattina, infatti, il capogruppo dem, Graziano Delrio, ha incontrato la Open Arms, l'organizzazione che nei giorni scorsi ha ccusato l'Italia di essere la responsabile dei morti in mare e che si è vista negare da Malta l'autorizzazione a lasciare il porto di La Valletta.
Non è una novità, in relatà. Già quando era ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (cioè il dicastero che si occupa di aprire e chiudere i porti), Delrio si dichiarò critico nei confronti del codice di condotta redatto dal collega Minniti. Oggi l'ex ministro ha incontrato, insieme al professore Luigi Manconi, i responsabili delle Ong (Proactiva e Medici Senza Frontiere) e ha raccolto le loro lamentele. In un comunicato, le organizzazioni e il Pd hanno reso pubblici i presunti "illeciti" che la Proactiva Open Arms "sta registrando dalla Guardia Costiera Libica in queste settimane nel Mediterraneo".
Nel comunicato si parla di "respingimenti non autorizzati', 'diversivi per mettere in difficoltà i soccorritori', 'finte comunicazioni' e 'mancate risposte'". "Stiamo vedendo morire in mare troppe persone, la situazione è insostenibile e in queste ultime settimane stiamo registrando comportamenti illegittimi da parte di chi dovrebbe garantire e facilitare i soccorsi", ha denunciato Oscar Camps, fondatore dei Open Arms. "Le denunce che avete fatto - ha detto loro Delrio - sono molto gravi, chiederemo al governo di riferire immediatamente per fare piena luce su quanto sta accadendo. La guerra ai trafficanti di vite umane si fa a terra non certo in mare dove il soccorso non è derogabile, né discrezionale ed è regolamentato dalle leggi internazionali. L'aggressione continua basata su nessun fatto e le intimidazioni alle Ong hanno come unico risultato più morti e non meno partenze".
Il ministro dell'Interno Salvini, dal canto suo, ha commentato con un sarcastico "chi si somiglia si piglia" l'incontro mattutino del Pd con le Ong. Eppure Delrio sembra andarne fiero e accusa il governo di fare "la guerra ai poveracci". "Il problema è serio - ha detto il capogruppo Pd a SkyTg24 - e va affrontato non isolandosi dall'Europa. Il risultato di questa confusione è che in questi giorni sono morte centinaia di persone in mare".
Claudio Cartaldo
Bambini morti: l’ultima arma dei mondialisti contro Salvini
CRISTIANO PUGLISI
Sa Defenza
Che la sinistra, non solo italiana, volesse i migranti si era capito da tempo. Che li volesse soprattutto morti, meglio ancora se bambini, lo si scopre ora. Non è altrimenti spiegabile lo stato di eccitazione collettiva di tutto l’ambiente liberal provocato dall’opportunità di poter finalmente sfogare contro il Governo italiano qualche protesta per le disgrazie del mare. D’altronde le avvisaglie c’erano state. Basti ricordare che lo scrittore e intellettuale di sinistra Edoardo Albinati, qualche giorno fa, scatenando un putiferio, aveva affermato: “devo dire, con realpolitik di cui mi sono anche vergognato, ho pensato, ho desiderato che morisse qualcuno sulla nave Aquarius. Ho detto: adesso, se muore un bambino, io voglio vedere che cosa succede per il nostro governo“. Più chiaro di così.
E infatti, a partire dalla ONG spagnola Open Arms, sono subito state mosse accuse al Governo italiano per il naufragio di un gommone avvenuto venerdì, con oltre 100 morti. Peccato che l’incidente sia avvenuto a sei chilometri dalla costa libica, quindi in acque territoriali libiche, come hanno giustamente fatto notare le autorità di Roma. Ma non è finita, perché ieri i media hanno acceso i riflettori sul naufragio di un altro gommone, questa volta segnalato dall’UNHCR, avvenuto sempre al largo delle coste della Libia, per il quale risulterebbero 63 dispersi.
Tuttavia, per districarsi nel bombardamento mediatico prodotto dalla solita fabbrica della mistificazione della sinistra mondialista e dei suoi agenti, che come sempre hanno prontamente e sapientemente fatto ricorso alla comunicazione emozionale (i video dei cadaveri di bambini recuperati dalle acque) per indirizzare il consenso delle masse, è necessario fare chiarezza. Innanzitutto non si capisce per quale ragione l’Italia possa o debba avere delle responsabilità in un incidente avvenuto ben al di fuori dei suoi confini. Per capirci è come se, per ogni sinistro stradale nel Canton Ticino o in Slovenia fosse chiamata in causa la Polizia Stradale italiana di Como o di Trieste. Non avrebbe alcun senso. Domenica 24 giugno la Guardia Costiera italiana ha, a tal proposito, inviato un messaggio a tutte le imbarcazioni attive nei pressi della sponda libica del Mediterraneo, spiegando come, in caso di problemi al largo di quelle coste, sia necessario contattare le competenti autorità libiche e che, comunque, gli scali portuali più vicini sono quelli maltesi e tunisini, non quelli italiani. Fatto banale certo. Ma che dimostra come finalmente si stia tornando alla normalità, dopo anni di collaborazionismo anti-nazionale dei governi di sinistra che, evidentemente, non reputavano necessario neppure il rispetto di regole sacrosante.
In tal senso, la visita del Ministro dell’Interno Matteo Salvini in Libia della scorsa settimana ha avuto un significato fondamentale, quello di dimostrare la volontà di ricostruire, oltre che un protocollo operativo per contrastare le attività di scafisti e ONG, rapporti diplomatici più intensi con uno storico Paese partner. È il segnale che la guerra nei confronti dei nemici dell’ordine, delle multinazionali del buonismo con curiosi e ramificati rapporti internazionali, è finalmente cominciata, nel Mar Mediterraneo. Il mare dove l’Italia, nei secoli, ha sempre fatto sentire la propria voce.
Ma la guerra, purtroppo, prevede che, oltre a colpire, ci si prepari ad essere colpiti. La sinistra internazionale ha messo il nuovo Governo italiano (o, meglio, la Lega di Salvini, perché il Movimento 5 Stelle, concentrato sui vitalizi parlamentari, desta molto meno interesse) nel mirino. La scelta di chiudere i porti alle navi delle ONG straniere è stato un momento di svolta. Lo ha fatto capire George Soros, lo speculatore e grande vecchio del progressismo mondialista con il vizietto di destabilizzare gli stati non allineati con generosi finanziamenti a poco spontanei movimenti di protesta, che proprio nei giorni della vicenda Aquarius aveva pubblicato su Twitter una frase criptica e minacciosa, promettendo di raddoppiare gli sforzi contro “nazionalismi e valori illiberali“. Lo stesso Soros che con il Governo Gentiloni in carica veniva ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chigi.
Pare perciò facile da prevedere che, come nel 2011 aveva attaccato Berlusconi con la scusa dello spread, oggi la sinistra mondialista si prepari ad attaccare Salvini con la scusa dei naufragi (e magari con l’appoggio di qualche testimonial tra i grillini, leggi Roberto Fico e Gregorio De Falco), per farlo passare come un cinico assassino e costringerlo a riaprire i porti. Stia quindi all’occhio il neo ministro. E non molli. Perché, su questo tema, ha un intero popolo dalla sua parte. E perché i nemici della nazione, questa volta, non devono passare
Che la sinistra, non solo italiana, volesse i migranti si era capito da tempo. Che li volesse soprattutto morti, meglio ancora se bambini, lo si scopre ora. Non è altrimenti spiegabile lo stato di eccitazione collettiva di tutto l’ambiente liberal provocato dall’opportunità di poter finalmente sfogare contro il Governo italiano qualche protesta per le disgrazie del mare. D’altronde le avvisaglie c’erano state. Basti ricordare che lo scrittore e intellettuale di sinistra Edoardo Albinati, qualche giorno fa, scatenando un putiferio, aveva affermato: “devo dire, con realpolitik di cui mi sono anche vergognato, ho pensato, ho desiderato che morisse qualcuno sulla nave Aquarius. Ho detto: adesso, se muore un bambino, io voglio vedere che cosa succede per il nostro governo“. Più chiaro di così.
E infatti, a partire dalla ONG spagnola Open Arms, sono subito state mosse accuse al Governo italiano per il naufragio di un gommone avvenuto venerdì, con oltre 100 morti. Peccato che l’incidente sia avvenuto a sei chilometri dalla costa libica, quindi in acque territoriali libiche, come hanno giustamente fatto notare le autorità di Roma. Ma non è finita, perché ieri i media hanno acceso i riflettori sul naufragio di un altro gommone, questa volta segnalato dall’UNHCR, avvenuto sempre al largo delle coste della Libia, per il quale risulterebbero 63 dispersi.
Tuttavia, per districarsi nel bombardamento mediatico prodotto dalla solita fabbrica della mistificazione della sinistra mondialista e dei suoi agenti, che come sempre hanno prontamente e sapientemente fatto ricorso alla comunicazione emozionale (i video dei cadaveri di bambini recuperati dalle acque) per indirizzare il consenso delle masse, è necessario fare chiarezza. Innanzitutto non si capisce per quale ragione l’Italia possa o debba avere delle responsabilità in un incidente avvenuto ben al di fuori dei suoi confini. Per capirci è come se, per ogni sinistro stradale nel Canton Ticino o in Slovenia fosse chiamata in causa la Polizia Stradale italiana di Como o di Trieste. Non avrebbe alcun senso. Domenica 24 giugno la Guardia Costiera italiana ha, a tal proposito, inviato un messaggio a tutte le imbarcazioni attive nei pressi della sponda libica del Mediterraneo, spiegando come, in caso di problemi al largo di quelle coste, sia necessario contattare le competenti autorità libiche e che, comunque, gli scali portuali più vicini sono quelli maltesi e tunisini, non quelli italiani. Fatto banale certo. Ma che dimostra come finalmente si stia tornando alla normalità, dopo anni di collaborazionismo anti-nazionale dei governi di sinistra che, evidentemente, non reputavano necessario neppure il rispetto di regole sacrosante.
In tal senso, la visita del Ministro dell’Interno Matteo Salvini in Libia della scorsa settimana ha avuto un significato fondamentale, quello di dimostrare la volontà di ricostruire, oltre che un protocollo operativo per contrastare le attività di scafisti e ONG, rapporti diplomatici più intensi con uno storico Paese partner. È il segnale che la guerra nei confronti dei nemici dell’ordine, delle multinazionali del buonismo con curiosi e ramificati rapporti internazionali, è finalmente cominciata, nel Mar Mediterraneo. Il mare dove l’Italia, nei secoli, ha sempre fatto sentire la propria voce.
Ma la guerra, purtroppo, prevede che, oltre a colpire, ci si prepari ad essere colpiti. La sinistra internazionale ha messo il nuovo Governo italiano (o, meglio, la Lega di Salvini, perché il Movimento 5 Stelle, concentrato sui vitalizi parlamentari, desta molto meno interesse) nel mirino. La scelta di chiudere i porti alle navi delle ONG straniere è stato un momento di svolta. Lo ha fatto capire George Soros, lo speculatore e grande vecchio del progressismo mondialista con il vizietto di destabilizzare gli stati non allineati con generosi finanziamenti a poco spontanei movimenti di protesta, che proprio nei giorni della vicenda Aquarius aveva pubblicato su Twitter una frase criptica e minacciosa, promettendo di raddoppiare gli sforzi contro “nazionalismi e valori illiberali“. Lo stesso Soros che con il Governo Gentiloni in carica veniva ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chigi.
Pare perciò facile da prevedere che, come nel 2011 aveva attaccato Berlusconi con la scusa dello spread, oggi la sinistra mondialista si prepari ad attaccare Salvini con la scusa dei naufragi (e magari con l’appoggio di qualche testimonial tra i grillini, leggi Roberto Fico e Gregorio De Falco), per farlo passare come un cinico assassino e costringerlo a riaprire i porti. Stia quindi all’occhio il neo ministro. E non molli. Perché, su questo tema, ha un intero popolo dalla sua parte. E perché i nemici della nazione, questa volta, non devono passare
SANCHEZ, CARICATURA DELLA “SINISTRA PER SOROS”
La notizia è che il 27 giugno, il capo del governo spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, ha incontrato il noto Georges Soros. Alla Moncloa, il palazzo del governo. In segreto, e tentando di negare l’incontro, dato che il portavoce del governo, ai giornalisti che chiedevano conferma, ha diramato di “non poter confermare con chi si vede il presidente se non è previsto dall’agenda ufficiale”. Sui motivi dell’incontro si fanno ipotesi.
D’altra parte, anche quando Gentiloni, allora primo ministro in carica, ricevette Soros a palazzo Chigi il maggio 2017 come fosse un capo di Stato, non avemmo il diritto di sapere di più.
Del resto le somiglianze sono molte. Gentiloni non è stato mai letto da nessuno; Sanchez è a capo di un governo che gli spagnoli non hanno votato; è lui stesso salito al successo in votazioni interne al suo partito (il PSOE) vincendo contro la corrente che gli si oppone; quel che ha fatto è di organizzare in parlamento una maggioranza occasionale – 180 deputati – per votare la sfiducia al governo Rajoy, mentre il suo partito ne ha solo 84; ha preso il posto di Rajoy solo perché in Spagna esiste l’istituto della mozione costruttiva – bisogna indicare un primo ministro alternativo quando si sfiducia quello in carica. Una salita al potere strana e sospetta. “I social si agitano, parlano di un golpe mondialista in Spagna”, scrive Nicolas Bonnal, lo scrittore francese che abita a Barcellona.
Infatti tutta la carriera di Sanchez deve pochissimo agli elettori e molto ai circoli mondialisti. Comincia come portaborse al parlamento europeo di una eurodeputata socialista. Ma ben presto diventa braccio destro del rappresentante delle Nazioni Unite in Bosnia, Carlos Westendorp Cabeza (un ex ministro degli Esteri). Sono gli anni ’90, dello smantellamento della Yugoslavia. In cui Javier Solana, allora segretario della NATO e membro del PSOE, ordinava i bombardamenti sulla Yugoslavia; illegali nei termini della Nazioni Unite, ma poteva Westendorp, anche lui del PSOE, adombrarsi? Frattanto il suo giovane braccio destro Sanchez “consigliava imprese straniere” che si volevano impiantare “per lo sviluppo” della Bosnia. Un lavoro che permette a Sanchez di avviare collaborazioni proficue (per sé) con i dirigenti del Fondo Monetario e della Banca Mondiale. Il risultato fu quello previsto: i creditori internazionali dettarono la nuova costituzione della Bosnia, il debito jugoslavo diviso tra le repubbliche, accordi di “ristrutturazione del debito” e con “programmi di aggiustamento” e le misure di austerità, insomma l’armamentario della ricolonizzazione, Sanchez è uno di quei socialisti che aderiscono a quel programma ben noto ed applicato da noi dai governi “di sinistra”-.
Infatti Sanchez si è subito schierato con la Germania contro il governo italiano sulla questione dei migranti; ha dichiarato subito che accetterà di riprendersi i migranti secondari; si fa benvolere dalla Merkel (del resto lei gli ha promesso i soldi per tutti i campi chiusi, paga bene i suoi servi fedeli che le hanno salvato il governo) , aspira a diventare il primo della classe nell’europeismo oligarchico. E’ la vocazione delle “”sinistre” anche da noi, no? Prime della classe nell’applicazione dei programmi di austerità, pareggi di bilanci, tagli, accoglienza, jus soli…
Ma nessuno dica che Sanchez ha dimenticato di essere di sinistra. Lo sta provando. Con un governo di minoranza assoluta, retto da 82 deputato su 355,che dipende dagli indipendentisti baschi e català, che cosa ritiene urgente e necessario fare, Sanchez? Una legge sull’eutanasia, che per di più neghi ai medici il diritto all’obiezione di coscienza, il suicidio assistito dei vecchi malati per sedazione totale. Seconda urgenza: togliere i resti di Francisco Franco dalla Valle del los Caidos, il grande santuario dove sono i morti della guerra civile delle due parti; e l’asportazione della grande croce che orna la Valle, perché il tutto “sia convertito in un monumento di lotta contro il fascismo”. Insomma un pericoloso fanatico, che si vuol prendere antiche vendette “repubblicane” della sconfitta del 1939 – ma globalista ed europeista. Manca solo (vuole farlo) la confisca dei beni ecclesiastici, commenta Bonnal, ed è la caricatura rozza e dura del neo-sinistro ormai perfezionato: insieme servo della finanza multinazionale, LGBT come una Cirinnà al cubo, austeritario come un Padoan, pendente dalle labbra di Soros come un Gentiloni, ma per di più con una malvagità da reduce comunista della Guerra Civil, pronto a fucilare suore che non esistono più, e a praticare un anticlericalismo feroce senza più Chiesa (i vescovi spagnoli infatti sull’eutanasia senza diritto all’obbiezione di coscienza non hanno alzato nemmeno un sospiro: veri seguaci di Bergoglio, firmando la propria inesistenza, e subiranno la persecuzione imminente).
Insomma, la sinistra in Europa è Soros. Ed anche gli spagnoli sono sotto golpe globalista, come noi sotto Monti. Reagiranno? Bonnal cita lo storico americano Stanley Payne, che è stato il maggior storico delle poca franchista: “Lo spagnolo medio si è convertito in un essere anestetizzato privo di ambizioni trascendentali”. Frase che possiamo applicare anche a noi italiani. E ai francesi. E ai tedeschi.
Maurizio Blondet 30 giugno 2018 55 commenti
La notizia è che il 27 giugno, il capo del governo spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, ha incontrato il noto Georges Soros. Alla Moncloa, il palazzo del governo. In segreto, e tentando di negare l’incontro, dato che il portavoce del governo, ai giornalisti che chiedevano conferma, ha diramato di “non poter confermare con chi si vede il presidente se non è previsto dall’agenda ufficiale”. Sui motivi dell’incontro si fanno ipotesi.
D’altra parte, anche quando Gentiloni, allora primo ministro in carica, ricevette Soros a palazzo Chigi il maggio 2017 come fosse un capo di Stato, non avemmo il diritto di sapere di più.
Del resto le somiglianze sono molte. Gentiloni non è stato mai letto da nessuno; Sanchez è a capo di un governo che gli spagnoli non hanno votato; è lui stesso salito al successo in votazioni interne al suo partito (il PSOE) vincendo contro la corrente che gli si oppone; quel che ha fatto è di organizzare in parlamento una maggioranza occasionale – 180 deputati – per votare la sfiducia al governo Rajoy, mentre il suo partito ne ha solo 84; ha preso il posto di Rajoy solo perché in Spagna esiste l’istituto della mozione costruttiva – bisogna indicare un primo ministro alternativo quando si sfiducia quello in carica. Una salita al potere strana e sospetta. “I social si agitano, parlano di un golpe mondialista in Spagna”, scrive Nicolas Bonnal, lo scrittore francese che abita a Barcellona.
Infatti tutta la carriera di Sanchez deve pochissimo agli elettori e molto ai circoli mondialisti. Comincia come portaborse al parlamento europeo di una eurodeputata socialista. Ma ben presto diventa braccio destro del rappresentante delle Nazioni Unite in Bosnia, Carlos Westendorp Cabeza (un ex ministro degli Esteri). Sono gli anni ’90, dello smantellamento della Yugoslavia. In cui Javier Solana, allora segretario della NATO e membro del PSOE, ordinava i bombardamenti sulla Yugoslavia; illegali nei termini della Nazioni Unite, ma poteva Westendorp, anche lui del PSOE, adombrarsi? Frattanto il suo giovane braccio destro Sanchez “consigliava imprese straniere” che si volevano impiantare “per lo sviluppo” della Bosnia. Un lavoro che permette a Sanchez di avviare collaborazioni proficue (per sé) con i dirigenti del Fondo Monetario e della Banca Mondiale. Il risultato fu quello previsto: i creditori internazionali dettarono la nuova costituzione della Bosnia, il debito jugoslavo diviso tra le repubbliche, accordi di “ristrutturazione del debito” e con “programmi di aggiustamento” e le misure di austerità, insomma l’armamentario della ricolonizzazione, Sanchez è uno di quei socialisti che aderiscono a quel programma ben noto ed applicato da noi dai governi “di sinistra”-.
Infatti Sanchez si è subito schierato con la Germania contro il governo italiano sulla questione dei migranti; ha dichiarato subito che accetterà di riprendersi i migranti secondari; si fa benvolere dalla Merkel (del resto lei gli ha promesso i soldi per tutti i campi chiusi, paga bene i suoi servi fedeli che le hanno salvato il governo) , aspira a diventare il primo della classe nell’europeismo oligarchico. E’ la vocazione delle “”sinistre” anche da noi, no? Prime della classe nell’applicazione dei programmi di austerità, pareggi di bilanci, tagli, accoglienza, jus soli…
Ma nessuno dica che Sanchez ha dimenticato di essere di sinistra. Lo sta provando. Con un governo di minoranza assoluta, retto da 82 deputato su 355,che dipende dagli indipendentisti baschi e català, che cosa ritiene urgente e necessario fare, Sanchez? Una legge sull’eutanasia, che per di più neghi ai medici il diritto all’obiezione di coscienza, il suicidio assistito dei vecchi malati per sedazione totale. Seconda urgenza: togliere i resti di Francisco Franco dalla Valle del los Caidos, il grande santuario dove sono i morti della guerra civile delle due parti; e l’asportazione della grande croce che orna la Valle, perché il tutto “sia convertito in un monumento di lotta contro il fascismo”. Insomma un pericoloso fanatico, che si vuol prendere antiche vendette “repubblicane” della sconfitta del 1939 – ma globalista ed europeista. Manca solo (vuole farlo) la confisca dei beni ecclesiastici, commenta Bonnal, ed è la caricatura rozza e dura del neo-sinistro ormai perfezionato: insieme servo della finanza multinazionale, LGBT come una Cirinnà al cubo, austeritario come un Padoan, pendente dalle labbra di Soros come un Gentiloni, ma per di più con una malvagità da reduce comunista della Guerra Civil, pronto a fucilare suore che non esistono più, e a praticare un anticlericalismo feroce senza più Chiesa (i vescovi spagnoli infatti sull’eutanasia senza diritto all’obbiezione di coscienza non hanno alzato nemmeno un sospiro: veri seguaci di Bergoglio, firmando la propria inesistenza, e subiranno la persecuzione imminente).
Insomma, la sinistra in Europa è Soros. Ed anche gli spagnoli sono sotto golpe globalista, come noi sotto Monti. Reagiranno? Bonnal cita lo storico americano Stanley Payne, che è stato il maggior storico delle poca franchista: “Lo spagnolo medio si è convertito in un essere anestetizzato privo di ambizioni trascendentali”. Frase che possiamo applicare anche a noi italiani. E ai francesi. E ai tedeschi.
Maurizio Blondet 30 giugno 2018 55 commenti
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.