Sul numero del 24 luglio della rivista cattolica “on line” «Aleteia», si legge un curioso commento relativo ad una proposta di legge presentata dalla Lega, prima firmataria la deputata Barbara Saltamartini, per l’obbligatorietà dell’esposizione – in luogo elevato e ben visibile - del Crocifisso nelle scuole, nelle università, negli uffici pubblici, nei tribunali, nelle ambasciate, nelle carceri, negli aeroporti, nelle stazioni e nei porti.
Tra le motivazioni della proposta di legge si legge:
«Le ripetute polemiche relative alla presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche, documentate dalla stampa e dai mezzi di comunicazione nazionali, hanno profondamente ferito il significato non solo religioso del Crocifisso, ma anche e soprattutto quale ‘simbolo della civiltà e della cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendentemente da una specifica confessione religiosa’, così come già aveva autorevolmente sostenuto il Consiglio di Stato, nel parere n. 63, espresso in data 27 aprile 1988».
«Risulterebbe inaccettabile per la storia e per la tradizione dei nostri popoli, se la decantata laicità della Costituzione repubblicana fosse malamente interpretata nel senso di introdurre un obbligo giacobino di rimozione del Crocifisso; esso, al contrario, rimane per migliaia di cittadini, famiglie e lavoratori il simbolo della storia condivisa da un intero popolo».
«cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, significa svuotare di significato i princìpi su cui si fonda la nostra società. Rispettare le minoranze non vuole dire rinunciare, delegittimare o cambiare i simboli e i valori che sono parte integrante della nostra storia, della cultura e delle tradizioni del nostro Paese».
L’articolista di “Aleteia” argomenta:
«In ossequio al principio del primato della coscienza per il credente Cristo viene prima dello Stato, viene prima delle leggi e vive radicato nel cuore del buon cristiano, il quale probabilmente darà maggiore testimonianza della sua fede se si acconcia a servire Dio, se aiuta il fratello in difficoltà, se prega e se opera per il miglioramento della comunità in cui vive. Costruire una Chiesa o un luogo di culto è un’opera pia meritoria, ma non sarebbe più utile lasciare che nei luoghi pubblici dipendenti e (nel caso delle scuole, studenti) possano discutere se mettere o meno il crocifisso appeso? Non sarebbe, magari all’inizio di ogni anno prendersi un paio d’ore per dibattere e lasciare che le domande che la Croce propone a tutti gli uomini entrassero nel dibattito anche se per poco? Anche chi è contrario non sarebbe “costretto” a chiedersi cosa significa quell’uomo inchiodato “per la Salvezza di molti”? Più che imporre per legge il Crocifisso, non sarebbe assai più utile ed edificante proporlo e vedere che succede invece di esporlo a quello che – ne siamo certi – diventerà altrimenti l’ennesima lotta tra forze politiche, tra cittadini divisi tra l’indignazione e lo scontento?»
Insomma, si polemizza, da parte di certi “cristiani”, sulla possibile strumentalizzazione del Crocifisso a fini politici; cosa che hanno già fatto certi vescovi italiani e tedeschi, dichiarandosi perfino contrari all’obbligatorietà dell’esposizione del Crocifisso in quanto possibile fattore “divisivo”.
Per dirla in parole povere, prive di orpelli pseudo-intellettuali, certi cattolici moderni e modernisti si vergognano del Crocifisso e si vergognano perfino di dichiararsi cristiani, perché rifuggono dal rischio di essere additati come retrogradi e fanatici… quanto più bello essere visti come indifferenti a Dio e ai proprii padri!
Non intendiamo entrare nella artificiale polemica, perché saremmo costretti a dichiarare che in una società veramente civile, non solo bisognerebbe esporre pubblicamente il Crocifisso perfino nei crocevia, ma bisognerebbe affermare pubblicamente e formalmente che ogni potere viene da Dio ed ogni legge della società deve sottostare ai comandamenti di Dio.
Un discorso del genere farebbe saltare sulla sedia, non solo i supposti atei e agnostici che oggi affollano la nostra società moderna supposta civile, ma perfino i preti, i vescovi, i cardinali e i papi, che, figli del Vaticano II, predicano e praticano la “laicità” e si industriano per far proprie tutte le istanze anticristiane e di matrice demoniaca che oggi prendono sempre più piede in questo mondo senza Dio.
Cerchiamo di capire invece cosa propone l’articolista “cristiano” di Aleteia.
«non sarebbe più utile lasciare che nei luoghi pubblici dipendenti e (nel caso delle scuole, studenti) possano discutere se mettere o meno il crocifisso appeso? […] Più che imporre per legge il Crocifisso, non sarebbe assai più utile ed edificante proporlo e vedere che succede?»
Certo che sarebbe più utile, soprattutto se si pensa che per certi “cristiani” il Crocifisso è ormai diventato un accessorio da salotto chic!
E ci immaginiamo un’assemblea di studenti e di docenti, per esempio, in cui si propone il Crocifisso, si propone Dio, e su questo si apre un dibattito per giungere ad una “equilibrata” soluzione.
«Noi proponiamo di mettere nelle aule, in luogo elevato, il Crocifisso. Che ne pensate?»
«Sarebbe una cosa inutile, perché tanto al Crocifisso non crede più nessuno»
«No, sarebbe una cosa deleteria, perché offenderebbe la sensibilità di chi non crede in Cristo»
«Sì, ma sarebbe anche una violazione della dignità umana di chi crede in un dio diverso da quello cristiano. Non si può calpestare la dignità dei musulmani, per esempio»
«Però, il Crocifisso è un simbolo identitario, che testimonia la nostra cultura e quella dei nostri padri, e non vediamo perché certuni dovrebbero sentirsi offesi o vilipesi»
«E no! Esporre il Crocifisso significa proporre e imporre un credo religioso particolare, e a nessuno può essere imposto di credere in qualcosa in cui non crede»
«Attenzione, perché anche i vescovi cattolici sono contrari a questa imposizione, soprattutto perché si presenterebbe come una sorta di unilaterale trionfalismo, inammissibile in una società multiculturale»
«Già, ma a noi non interessa ciò che pensano certi vescovi che hanno ridotto il cattolicesimo ad una religione qualunque. A noi interessa che i nostri figli possano tenere sempre presente ciò che hanno creduto per due millenni i nostri padri e che ci auguriamo continuino a credere loro e i loro figli»
«Sarebbe una cosa inutile, perché tanto al Crocifisso non crede più nessuno»
«No, sarebbe una cosa deleteria, perché offenderebbe la sensibilità di chi non crede in Cristo»
«Sì, ma sarebbe anche una violazione della dignità umana di chi crede in un dio diverso da quello cristiano. Non si può calpestare la dignità dei musulmani, per esempio»
«Però, il Crocifisso è un simbolo identitario, che testimonia la nostra cultura e quella dei nostri padri, e non vediamo perché certuni dovrebbero sentirsi offesi o vilipesi»
«E no! Esporre il Crocifisso significa proporre e imporre un credo religioso particolare, e a nessuno può essere imposto di credere in qualcosa in cui non crede»
«Attenzione, perché anche i vescovi cattolici sono contrari a questa imposizione, soprattutto perché si presenterebbe come una sorta di unilaterale trionfalismo, inammissibile in una società multiculturale»
«Già, ma a noi non interessa ciò che pensano certi vescovi che hanno ridotto il cattolicesimo ad una religione qualunque. A noi interessa che i nostri figli possano tenere sempre presente ciò che hanno creduto per due millenni i nostri padri e che ci auguriamo continuino a credere loro e i loro figli»
«Ma, questo significa coattare la libera scelta dei nostri ragazzi e condizionarli fino a bloccarne il naturale sviluppo psichico e morale»
«Non diciamo sciocchezze! I ragazzi vanno educati ed aiutati a far proprii i principi da cui derivano loro stessi»
«Ecco, siamo tornati al Medio Evo. Basta con queste fisime antiquate, i ragazzi devono essere liberi di scegliere il dio che vogliono e pure nessun dio. Questa è civiltà!»
«E allora, che decidiamo?»
«Guardate, tagliamo la testa al toro, evitiamo di innescare inutili polemiche, soprattutto tra i giovani, e lasciamo stare l’esposizione del Crocifisso. Chi ci crede veramente lo porta nel cuore e non ha bisogno di vederselo esposto in pubblico»
Ora, da quanto il Vaticano II e i papi successivi hanno sostituito il culto di Dio col culto dell’uomo, non v’è dubbio che ciò che dovrebbe valere di più per un cristiano è la dignità umana e non la volontà di Dio. Al punto che non si manca occasione per rileggere il Vangelo in chiave moderna, capovolgendo l’insegnamento di Nostro Signore.
Eccone un esempio:
Testo del Vangelo
«Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.» (Mc. 16, 15-16)
Testo riletto:
«Andate in tutto il mondo e proponete il vangelo ad ogni creatura, aprite un dibattito. Chi sarà d’accordo, anche se non è battezzato sarà salvo, ma chi non sarà d’accordo sarà salvo anche lui, perché ogni creatura è figlia di Dio».
Cari lettori di Una Vox, voi da che parte state? Dalla parte dei “cristiani” ammodernati o dalla parte di Dio?
di Belvecchio
Oscenità e imbecillità in Versilia
di Belvecchio
Pieve di San Martino a Seravezza (LU)
Visto che ormai l’imbecillità fluisce abbondante in seno alla nuova Chiesa un tempo cattolica, ecco che continuano a spuntare come funghi – avvelenati – iniziative che approfittano delle chiese per introdurvi ogni sorta di propaganda anti-cristiana, purché se ne parli e si attiri l’attenzione dei fedeli, così che rimangano colpiti e suggestionati da suggerimenti più o meno subdoli atti a distoglierli dalla fede e ad indurli ad ogni sorta di cattivo pensiero e di peccato.
Questa volta, la palma del sovvertimento è toccata ad una chiesa in Versilia: la pieve di San Martino, antica chiesa romanica nel comune di Seravezza, in provincia di Lucca.
Qui, il bravo parroco ammodernato ha pensato bene di organizzare, in chiesa, una mostra di arte moderna, a cui hanno partecipato con le loro sculture diversi “artisti” italiani e stranieri.
Ovviamente, l’iniziativa non aveva lo scopo di sostenere e rafforzare la fede dei fedeli, mirava invece a suggerire loro che, oltre che con le statue dei Santi – indubbiamente edificanti – debbono avere dimestichezza con le statue dei birbanti – altrettanto indubbiamente devianti. Perché, si badi bene, il fedele cattolico deve farsi entrare nel cervello che non v’è contrasto tra l’arte sacra che ancora arricchisce le nostre chiese e ogni altra bruttura che oggi si produce in maniera caotica e perfino ai limiti del demenziale e che viene definita «arte moderna».
New York, maggio 2018, Heavenly Bodies: moda e immaginazione cattolica,
organizzata dagli stilisti Versace e Wintour e
dal cardinale Ravasi
https://www.maurizioblondet.it/in-verita-vi-dico-davanti-a-quella-donzella-sacrilega-
del-cardinale-gianfranco-ravasi-la-stilista-donatella-
versace-figura-come-un-autentico-monumento-di-maschilita/
D’altronde, l’esempio viene dall’alto, dove il cardinale Ravasi, uomo di rimarchevole preparazione in materia, nonché responsabile vaticano per la “cultura”, senza la minima vergogna ha fatto sfilare le donne nude agghindate con i paramenti da lui presi in prestito dagli archivi vaticani. Con esempii così si può avallare ogni stravaganza ed ogni blasfemia che passa per le teste vuote di molti preti “ammodernati”.
Ma questa volta, a Seravezza, la cosa è stata un po’ più seria – in termini negativi, ovviamente.
Uno degli artisti, un certo Giannelli, ha portato una sua scultura che pubblicizza l’omosessualità e l’ha collocata sull’altare della chiesa, spiegando che: «è un lavoro di due otre anni fa, dedicato al bacio come emozione primaria dall’essere umano» «Il bacio è un gesto d’amore, che venga fatto fra due persone di qualsiasi sesso o no. Non mi interessaval’omosessualità, anche se c’è logicamente.»
Meno male che i fedeli, pur avvezzi oggigiorno ad ogni scompostezza, hanno reagito ed hanno preteso che quello sconcio collocato accanto alla immagine di Cristo venisse rimosso.
Ed allora, il parroco ammodernato, un certo Hermes Luppi, ha fatto togliere il pezzo di propaganda omosessuale dall’altare e l’ha fatto collocare nel giardino.
Un’idea geniale, perché i fedeli non si sentissero turbati, ma potessero ammirare i due omosessuali raffigurati che si baciano in “camporella”.
Geniale e incredibilmente subdolo: «Ammesso e non concesso che sia una statua gay, ma dov’è il problema. Tutto sto scandalo per cosa. Per me quella scultura poteva rimanere dov’era, il Vangelo ci indica una strada di accoglienza e di tolleranza. Del resto con me non si era lamentato proprio nessuno».
E subito sorge la domanda: ma costui ci è o ci fa? Va be’ che è un prete ammodernato che indubbiamente pende dalle labbra di quel blasfemo di Bergoglio, ma dire che la scultura gay stava bene sull’altare perché sarebbe in accordo col Vangelo è troppo anche per un gergogliano.
La realtà è che Hermes (nomen omen) appartiene a quella categoria di preti ammodernati e ammorbati che al posto della testa hanno una scatola vuota pronta ad essere riempita da ogni sorta di suggestione del demonio che, dal quel bravo teologo che è, fa credere che la monnezza non puzzi, ma olezzi.
Guai al mondo per gli scandali! E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! … sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare (Mt. 18, 7 e 6)
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