Caro mons. Zenti: attento al bue che dice cornuto all’asino!
«È ancora prete», ammette il vescovo Zenti, «è una vicenda molto triste la sua, per lui e per la nostra chiesa. Un mio predecessore aveva impedito la sua ordinazione forse perchè aveva capito che non era la scelta giusta ma lui è andato a farsi ordinare sacerdote a Rieti». Monsignor Zenti non nasconde nulla: «Di sicuro la sua è una vicenda personale difficilissima e tristissima. Non ha chiesto di essere sollevato dal ministero ed è quindi ancora un prete: se non lo farà a breve, ci muoveremo d’ufficio»
Ricapitoliamo, dalle informazioni rese pubbliche abbiamo questa situazione:
1) E’ ANCORA PRETE!! e Zenti attende che il “latrin-lover” chieda di essere sollevato, ma è più che evidente che non lo farà, allora agiranno, dopo aver seminato grandemente lo scandalo, a rimuoverlo d’ufficio;
2) TUTTI LO SAPEVANO!!! Tutti sapevano che c’era qualcosa che non andava, persino Zenti conferma di aver saputo che qualcosa non andava…., chi di dovere aveva ricevuto lettere di denuncia (già dal 2009) che però, a quanto pare, non furono MAI prese in seria considerazione, ma valutate, archiviate… solo come “diffamazioni”….;
3) NON E’ AFFATTO UNA STORIA E UNA QUESTIONE PERSONALE, caro mons. Giuseppe Zenti! Il suo protetto è una persona DISGUSTOSA perché ha manipolato innanzi tutto IL SACERDOZIO, ha ingannato e PROFANATO la Santissima Eucaristia, ha ingannato la comunità, per anni si è fatto ASSOLVERE DAL PECCATO DI SODOMIA e voi lo sapevate, ha commesso SACRILEGIO continuamente!! Perciò non meno schifosi SIETE VOI SUPERIORI CHE LO AVETE COPERTO ed oggi ancora lo giustificate!
Non si tratta affatto di una “storia personale triste” ma di ATTI SCHIFOSI E SCHIFOSAMENTE DA VOI PROTETTI, nel nome della falsa misericordia!
Ed è incredibile come poi, mons. Zenti, dia dell’eretico a Don Alessandro Maria Minutella… Fa davvero pensare il detto del bue che dice cornuto all’asino! Diamo simpaticamente dell’asino a Don Minutella perché lui stesso si definisce, e davvero saggiamente, il “ciuchino di Maria”…. e magari ne avessimo di preti così “ciuchini”!! e soprattutto di vescovi così “ciuchini”, di certo ci santificheremo assai di più egregiamente… e velocemente. Chi vuol capire, capisca!
E se tutta questa triste storia non risveglia in voi, in lei mons. Zenti, IL SENSO DEL PUDORE, allora sarebbe opportuno che diate tutti le vostre dimissioni perché, di vescovi come voi, ne facciamo volentieri a meno! Siete davvero dei mercenari come vi identifica Nostro Signore Gesù Cristo, pronti a vendere il gregge, pur di difendere i lupi voraci!
Possiamo solo far emergere un fattore “positivo” (tra virgolette s’intenda bene) da tutto questo pattume: che stanno uscendo allo scoperto. Non possiamo fare altro che pregare per queste persone che vivono nel sudiciume, ma anche per i loro superiori INCAPACI di assolvere al loro compito di GUARDIANI! Perchè questo significa essere vescovo, guardiano, sentinella, colui che deve VIGILARE affinchè i lupi non depredano il gregge, ma vigilare anche affinché I PRETI A LORO AFFIDATI si correggano dall’errore, si convertano, mentre è evidente che questi vescovi – oggi – non sono affatto in grado di assolvere i loro compiti, e questi sono i risultati.
Nel frattempo, il quartier generale santa-marta (minuscolo di proposito) è entrato in VACANZA, quindi non aspettatevi alcun intervento sulla vicenda: è sempre tutto sotto controllo, così talmente sotto controllo, che a breve – pur di non perdere questi zelanti preti – giustificando la loro situazione, li annovereranno negli schedari Annuali Pontifici, come “vicende PERSONALI, che potranno ARRICCHIRE LA CHIESA“….
Con sant’Atanasio ripetiamo: “TENETEVI PURE LE VOSTRE CHIESE – con questi preti aggiungiamo noi, e con questi vescovi – NOI CI TENIAMO LA FEDE RETTA”
AGGIORNAMENTO: ci ha scritto Don Angelo S. che nei commenti si firma “don Angelino”, pregandoci di pubblicare qui a margine, una sua breve riflessione. Volentieri lo facciamo.
“Cari figliuoli, amici del sito. Vorrei fare due brevi considerazioni ai fatti da voi riportati.
La prima riguarda che non è mai un bene porre due errori insieme, comprendo l’affetto e il sodalizio per il confratello Don Alessandro M. Minutella, ma in questo momento, seppur due casi completamente opposti, è bene fare distinzioni e cioè che, mons. Zenti, come ha ripreso l’uno, avrebbe dovuto riprendere l’altro. Mentre sembra evidente che abbia castigato pesantemente Don Minutella, mentre si è riservato più tempo e più compassione per questo infelice e disgraziato sacerdote.
La seconda riguarda la gravità dei fatti e, come è stato abilmente sottolineato, la gravità delle profanazioni eucaristiche e i continui sacrilegi all’Eucaristia e agli altri sacramenti, quale la confessione. Il Vescovo Zenti sembra che già dal 2009 fosse stato messo al corrente di qualcosa che non andava in questo sacerdote. E allora mi chiedo: ha fatto davvero tutto quanto fosse in suo potere per evitare la deriva che il fatto ha avuto? Quanto si è prodigato per richiamare questo disgraziato confratello e, amorevolmente, correggerlo nella condotta morale ed etica? Quanto si è speso per salvare l’anima di questo presbitero posto sotto la sua cura e vigilanza? Da come si è evoluta la vicenda non sembra che mons. Zenti se ne sia curato prima, ma che abbia piuttosto lasciato correre, spacciando le denunce per diffamazioni come avete scritto. Ha preso sottogamba i fatti, facendo credere a questo prete disgraziato, di poter convivere col suo grave peccato mortale.
E’ questa la situazione drammatica della chiesa di oggi! C’è una accondiscendenza verso il peccato che, quando i fatti esplodono, non si tenta più neppure di correggerli, ma di appianare solo le vie, lasciando che il peccato conviva con il peccatore, lasciando che il peccatore conviva e convoli a nozze col proprio peccato. Cari Vescovi, non è per questo che siamo fatti preti. Andremo o in paradiso con le Anime che avremo salvato, o all’inferno e con loro se le avremo sostenute nel peccato. Vorrei che si capisse bene che non è più un problema legato solo al prete che deve ora lasciare la parrocchia, ma di come un vescovo avrebbe dovuto evitare che questo suo prete legittimasse il suo peccare. E’ una anima che si era perduta, ma che ora si perderà definitivamente se il vescovo non lo convincerà a desistere dalla sua condotta (cfr.Ez.3,16-21). Preghiamo, preghiamo tanto.
Vi benedico, don Angelino.”
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