Medjugorje sarebbe finita nel mirino della camorra. Le parole del vescovo Hoser, inviato permanente del Papa, stanno facendo discutere
Medjugorje sarebbe finita nel mirino della camorra. Le parole del vescovo Hoser, inviato permanente del Papa, stanno facendo discutere
Medjugorje nel mirino delle mafie napoletane. Quindi della camorra. Questa, senza troppi giri di parole, l'asserzione che l'arcivescovo Hoser avrebbe pronunciato a Varsavia, durante un'omelia sull'eterna lotta tra il bene e il male.
L'ecclesiastico in questione non è uno qualunque: Papa Francesco ha reso permanente la presenza dell'austriaco presso la località di culto della Bosnia ed Erzegovina alla fine dello scorso maggio. Qualcuno, forse con troppo entusiasmo, ha interpretato questa mossa come un passo ulteriore verso il riconoscimento delle apparizioni.
Una "svolta", cui non è seguita tuttavia alcuna pronuncia sull'autenticità delle citate apparizioni. Certo è che Hoser è l'inviato di Bergoglio. Le sue parole, nel caso venissero confermate, avrebbero una valenza non trascurabile.
"Un altro posto dove c'è una lotta sempre più agguerrita tra il bene e il male - avrebbe detto Hoser, secondo quanto riportato da Repubblica - è Medjugorie. Da un lato, incontriamo migliaia di giovani che usano il sacramento della penitenza e della riconciliazione. D'altra parte, bisogna essere consapevoli che a causa del massiccio afflusso di pellegrini, questo posto è penetrato dalle mafie, tra cui quelle del Napoletano, che conta sui profitti". Virgolettati citati da quotidiani polacchi e poi ripresi dal blog "Il segno di Giona".
Hoser ha proprio il compito di regolamentare e gestire il flusso dei pellegrinaggi che, prescindendo dal mancato riconoscimento ufficiale del Vaticano, continuano a interessare la zona. "È vero quello che ho detto - aveva specificato Hoser riguardo alla presunta autorizzazione del culto - anche se forse è stato un po' esagerato nei toni, ma è assolutamente autentico che si possono organizzare i pellegrinaggi di preghiera a Medjugorje senza alcun problema, purché siano spirituali e non riguardino le apparizioni della Madonna ai veggenti". Medjugorje, però, sarebbe stata attenzionata dalle organizzazioni criminali, che proprio attraverso i pellegrinaggi sarebbero riuscite ad attecchire nella piccola cittadina bosniaca.
I gruppi di turisti campani, però, potrebbero non aver reagito con entusiasmo. Pare che le frasi pronunciate da Hoser abbiano sollevato il disappunto dei tanti napoletani che sono soliti recarsi presso Medjugorje.
Giuseppe Aloisi
Medjugorie, Camorra controlla pellegrinaggi e hotel/ Ultime notizie, scandalo su false griffe e alberghi
Le mani della Camorra su Medjugorje: l'accusa dell'inviato-commissario del Papa, "le Mafie di Napoli su pellegrinaggi, hotel e agenzie viaggio". L'omelia riportata08 LUGLIO 2018 - AGG. 08 LUGLIO 2018, 17.10 NICCOLÒ MAGNANI
Il santuario di Medjugorje (Pixabay)
Si può parlare di vera e propria scopera shock, considerando quanto sarebbe ramificata l’attività criminale di ambenti legati alla Camorra a Medjugorie, dove migliaia di pellegrini ogni anno si alternano per rendere omaggio alla Madonna. Attività criminali che riguarderebbero anche i tantissimi materiali in vendita nelle zone limitrofe al luogo sacro, che sarebbero di importanti griffe contraffatti, marche riprodotte ma rigorosamente “fasulle”. Senza dimenticare il racket sugli alberghi: per l’alloggio in determinate strutture la criminalità pretenderebbe delle percentuali, in altri casi i tour e i pellegrinaggi sarebbero “indirizzati” per far alloggiare i pellegrini in alberghi particolarmente graditi alla Camorra, che si avvantaggerebbe dei loro guadagni. Il pericolo è che possa scoperchiarsi un vero vaso di Pandora, e che le denunce emerse nelle ultime ore rappresentino solo la classica punta dell’iceberg. (agg. di Fabio Belli)
LE INDAGINI SU DON BARONE
L'arcivescovo polacco Henrick Hoser, “commissario” del papa a Medjugorje, ha lanciato l'allarme: le mafie napoletane fanno affari nella meta spirituale più amata dai napoletani. Stando a quanto riportato da Il Mattino, avrebbe preso spunto da ciò che sta emergendo a corredo dell'inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sull'esorcista abusivo Michele Barone, arrestato a febbraio per abusi su minori. Il prete di Casapesenna era vicino al cardinale Liberio Andreatta, capo dell'Opera Romana dei Pellegrinaggi, “licenziato” un anno fa dal papa. Barone ha organizzato per anni viaggi verso Medjugorje, dalla Campania e dall'Irlanda. Indagando su di lui, che è il cugino omonimo di un ex camorrista del clan Zagaria, è emerso uno scenario complesso su cui si sta districando la Guardia di Finanza. Difficile calcolare il volume d'affari alimentato dalle visioni ma sono tre i punti su cui i clan avrebbero messo le mani. I viaggi, gli alberghi e le guide abusive che operano. La camorra lucrerebbe su tutto ciò, alle spalle di migliaia di ignari pellegrini. E sembra che la “regia” sia tutta napoletana. (agg. di Silvana Palazzo)
“LE MAFIE DI NAPOLI SU PELLEGRINAGGI E HOTEL”
Secondo un settimanale cattolico polacco - il Niedziela - e la Radio Em, l’inviato del Papa a Medjugorje dove è commissario speciale per la pastorale e la cura ecclesiale, ha detto in una recente omelia che attorno al santuario delle apparizioni della Madonna ai veggenti bosniaci purtroppo dominano i business e i controlli delle mafie napoletane. «Medjugorje nel mirino anche delle mafie napoletane in cerca di profitti», è il duro attacco alla Camorra fatto da Henryk Hoser, arcivescovo polacco e nominato da Papa Francesco visitatore apostolico speciale per la parrocchia di Medjugorje, durante una Santa Messa celebrata nella cappellino dell’aeroporto Chopin di Varsavia. Il tutto è stato poi raccolto dai media polacchi e ripresi in Italia nel blog “Il segno di Giona” del giornalista David Murgia: «Un altro posto dove c'è una lotta sempre più agguerrita tra il bene e il male è Medjugorie. Da un lato, incontriamo migliaia di giovani che usano il sacramento della penitenza e della riconciliazione. D'altra parte, bisogna essere consapevoli che a causa del massiccio afflusso di pellegrini, questo posto è penetrato dalle mafie, tra cui quelle del Napoletano, che conta sui profitti», sarebbe il passaggio preciso che lancia duri attacchi alla gestione “collaterale” del Santuario e dei tanti business nati nel tempo come in ogni luogo religioso molto frequentato del mondo.
IL BUSINESS DELLA CAMORRA
L’omelia dell’inviato Vaticano sarebbe stata pronunciata prima della partenza proprio in direzione Medjugorje, dove Hoser rimarrà in pianta stabile per i prossimi anni in modo da assolvere il compito affiatogli dal Pontefice. Non mancano le polemiche, specie sui pellegrini napoletani che si sentono “discriminati” per l’utilizzo di quell’aggettivo legato alle Mafie. In una inchiesta compiuta da “Il Mattino di Napoli” si è scoperto che sul fenomeno delle apparizioni mariane, almeno nel contesto commerciale nato attorno, ci sono da tempo gli occhi della Procura di Santa Maria Capua Vetere impegnata in diverse indagini partite dall’esorcista abusivo Michele Barone, arrestato a febbraio per abusi su minori. «Una macchina da soldi. Parallelo al circuito ufficiale, ci sono le agenzie che organizzano i viaggi autonomamente, al costo di 450 euro a persona. Ed è in questo circuito parallelo che s’insinuerebbero i clan. Poi ci sono gli alberghi: i pellegrini che partono da Napoli e Caserta alloggiano tutti nelle stesse strutture, tre in particolare, ai piedi del monte delle apparizioni», sono alcuni dei punti riportati dal Mattino rispetto alle indagini sul fronte Medjugorje. Molti di quei proprietari ufficiali degli hotels in realtà sarebbero intestatari fittizi, un altro indizio sulla possibile presenza e interesse della Camorra, abituata da decenni al sistema dei “prestanomi”.
Pellegrinaggi, viaggi e hotel:
le mani dei clan su Medjugorje
di Mary Liguori
È arrivato come un fulmine preannunciato da innumerevoli tuoni il monito dell’arcivescovo polacco Henrick Hoser, «commissario» del papa a Medjugorie. «Qui il bene e il male sono in lotta perenne, le mafie napoletane fanno affari a Medjugorie». Lo ha detto durante la messa all’aeroporto di Varsavia, dove mercoledì si è imbarcato per trasferirsi a Medjugorie per le indagini sul fenomeno delle apparizioni mariane. Ma cosa c’è dietro le parole del visitatore apostolico che, da qualche giorno, si è stabilito nella meta spirituale più amata dai napoletani?
A quanto pare, avrebbe preso spunto da ciò che sta emergendo a corredo dell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sull’esorcista abusivo Michele Barone, arrestato a febbraio per abusi su minori. Il prete di Casapesenna, nel Casertano, era vicino al cardinale Liberio Andreatta, capo dell’Opera Romana dei Pellegrinaggi, «licenziato» dal papa un anno fa. Barone ha organizzato per anni viaggi verso Medjugorie, sia dalla Campania che dall’Irlanda e, indagando su di lui, che è il cugino omonimo di un ex camorrista del clan Zagaria, sta vedendo fuori uno scenario complesso in cui si sta districando, non senza difficoltà, la guardia di finanza. Il volume d’affari alimentato dalle visioni sul Križevac è difficilmente calcolabile ma, stando a ciò che col contagocce vien fuori dagli ambienti giudiziari, sono tre i punti su cui i clan avrebbero messo le mani. In primis i viaggi verso l’Erzegovina: a migliaia partono ogni mese dalla Campania.
È una macchina da soldi. Parallelo al circuito ufficiale, ci sono le agenzie che organizzano i viaggi autonomamente, al costo di 450 euro a persona. Ed è in questo circuito parallelo che s’insinuerebbero i clan. Poi ci sono gli alberghi: i pellegrini che partono da Napoli e Caserta alloggiano tutti nelle stesse strutture, tre in particolare, ai piedi del monte delle apparizioni. I proprietari «ufficiali» degli alberghi in questione potrebbero essere intestatari fittizi; d’altronde il ricorso ai prestanome è la tecnica «preferita» dalla camorra per evitare guai e sequestri. Infine, c’è tutto un discorso collegato alle guide abusive che operano a Medjugorie. La camorra lucrerebbe su tutto ciò, alle spalle di migliaia di ignari pellegrini. Clan dei casalesi coinvolto solo in parte, sembra che la «regia» sia tutta napoletana.
Un sospetto nato già nel 2012, quando Mirjana Dragicevic scelse l’Italia per una delle sue rare trasferte e, come nel 2010, si recò al Palavesuvio di Ponticelli. Oltre 50mila fedeli assistettero alla trance mistica cui seguì il messaggio affidato dalla Vergine a Mirjana. È la stessa veggente amica di don Barone e proprietaria di un hotel nel paesino dell’Erzegovina che, da poverissimo, si è trasformato in una miniera d’oro.
A quanto pare, avrebbe preso spunto da ciò che sta emergendo a corredo dell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sull’esorcista abusivo Michele Barone, arrestato a febbraio per abusi su minori. Il prete di Casapesenna, nel Casertano, era vicino al cardinale Liberio Andreatta, capo dell’Opera Romana dei Pellegrinaggi, «licenziato» dal papa un anno fa. Barone ha organizzato per anni viaggi verso Medjugorie, sia dalla Campania che dall’Irlanda e, indagando su di lui, che è il cugino omonimo di un ex camorrista del clan Zagaria, sta vedendo fuori uno scenario complesso in cui si sta districando, non senza difficoltà, la guardia di finanza. Il volume d’affari alimentato dalle visioni sul Križevac è difficilmente calcolabile ma, stando a ciò che col contagocce vien fuori dagli ambienti giudiziari, sono tre i punti su cui i clan avrebbero messo le mani. In primis i viaggi verso l’Erzegovina: a migliaia partono ogni mese dalla Campania.
È una macchina da soldi. Parallelo al circuito ufficiale, ci sono le agenzie che organizzano i viaggi autonomamente, al costo di 450 euro a persona. Ed è in questo circuito parallelo che s’insinuerebbero i clan. Poi ci sono gli alberghi: i pellegrini che partono da Napoli e Caserta alloggiano tutti nelle stesse strutture, tre in particolare, ai piedi del monte delle apparizioni. I proprietari «ufficiali» degli alberghi in questione potrebbero essere intestatari fittizi; d’altronde il ricorso ai prestanome è la tecnica «preferita» dalla camorra per evitare guai e sequestri. Infine, c’è tutto un discorso collegato alle guide abusive che operano a Medjugorie. La camorra lucrerebbe su tutto ciò, alle spalle di migliaia di ignari pellegrini. Clan dei casalesi coinvolto solo in parte, sembra che la «regia» sia tutta napoletana.
Un sospetto nato già nel 2012, quando Mirjana Dragicevic scelse l’Italia per una delle sue rare trasferte e, come nel 2010, si recò al Palavesuvio di Ponticelli. Oltre 50mila fedeli assistettero alla trance mistica cui seguì il messaggio affidato dalla Vergine a Mirjana. È la stessa veggente amica di don Barone e proprietaria di un hotel nel paesino dell’Erzegovina che, da poverissimo, si è trasformato in una miniera d’oro.
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