Dall’Atanasio di Mostar a Henryk di Medjugorje
Introduzione
Diversi media hanno recentemente pubblicato la notizia che il vescovo in pensione di Varsavia-Praga e arcivescovo ad personam Henryk Hoser ha dato inizio al suo incarico di Visitatore Apostolico a Medjugorje. L’informazione stessa ha causato molte reazioni nel mondo virtuale. Ancora una volta, si è aperto uno scontro tra coloro che considerano le apparizioni di Medjugorje come verità assoluta e coloro che le considerano non autentiche. Insieme a questa notizia è stato pubblicato un altro articolo secondo cui il vescovo di Mostar-Duvno, Ratko Perić, in qualità di vescovo nel cui territorio si trova la parrocchia di Medjugorje, ha ricevuto l’arcivescovo Hoser e Luigi Pezzuto, nunzio apostolico in Bosnia-Erzegovina. Poiché egli ha espresso in questa occasione il suo rispetto per la decisione della Santa Sede, ha offerto all’arcivescovo Hoser la sua collaborazione, gli ha augurato l’abbondante aiuto di Dio nell’adempiere alla sua missione e ha poi ribadito in modo chiaro e inequivocabile qual è stata la costante posizione della Curia diocesana di Mostar, che non considera nessuna «apparizione», nessun «messaggio», nessun «segreto» e nessuna «pergamena» come autentici, compresi i primi sette o dieci giorni delle cosiddette apparizioni, le reazioni si sono trasformate in insulti e ostilità aperti.
Regina della pace o Regina dei disordini
Anche solo una rapida occhiata ai commenti fatti su alcuni dei portali più popolari, sia laici che religiosi, porta a concludere che in essi c’è pochissima compostezza e obiettività, e invece una grande quantità di sarcasmo, amarezza e insulti grossolani. Dal punto di vista laico, i toni in genere vanno dalla ridicolizzazione alla diffamazione di entrambe le parti, il che è comprensibile, in base all’approccio e alle credenziali dei commentatori. Tuttavia è molto triste osservare come sui cosiddetti portali religiosi, così come nei profili ufficiali e personali sui social network, il maggior numero di commentatori-credenti pronuncino insulti scandalosamente maleducati. A questo proposito, ciò che è particolarmente triste è il modo in cui i sostenitori delle apparizioni di Medjugorje, quelli che fanno facilmente riferimento alla Gospa di Medjugorje [cioè la Madonna] come Madre e Regina della Pace, assumono un atteggiamento così scomposto e intollerante da far gelare il sangue nelle vene a causa dei loro attacchi contro il vescovo Perić, che vanno dall’augurio che crepi, alle accuse di essere un agente del KGB, un materialista incallito e un non credente o addirittura Satana incarnato.
«Fra» Bože Radoš e il diavolo, ovvero l’amore verso i nemici alla luce della verità di Medjugorje
In questo contesto, molto scalpore ha destato in particolare un video, più precisamente un’accusa al vescovo Perić di non essere altro che il diavolo. Si tratta di un video postato sul profilo Facebook di Bože Radoš, che è ben noto ai sostenitori delle apparizioni di Medjugorje e che arbitrariamente si definisce «Fra» Bože Radoš. È un ex membro dell’Ordine francescano, che a causa della sua disobbedienza è stato dimesso 20 anni fa e sospeso da tutte le facoltà sacerdotali, ma tuttavia continua a indossare l’abito francescano e ad usurpare il ministero sacerdotale. Negli archivi del vecchio sito web delle diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan si legge: «Bože Radoš, congedato per decreto del Generale, il 28 febbraio 1998, confermato dalla Santa Sede il 23 marzo 1998, sospeso dal celebrare i sacramenti il 30 dicembre 1998. È illegalmente residente nel canonicato parrocchiale di Čapljina e svolge illegalmente il ministero in altri luoghi dell’Erzegovina».
I suoi attacchi contro il vescovo Perić non sono una novità, perché sono una costante delle sue attività pastorali illegittime, così come delle attività pastorali di alcuni altri (spesso dimessi e sospesi) francescani. Ciò può essere confermato, tra l’altro, dalla sua pubblicazione, scritta insieme agli altri «frati di Čapljina», dal titolo Il diavolo in Erzegovina. Pubblica accusa al vescovo Ratko Perić, che è un libretto pubblicato dall’Associazione di fedeli cattolici dell’Erzegovina «Mir i dobro» (Pace e bene) a Čapljina, nel 2002. Il contenuto del libretto è, giusto per informazione, tragicomico, mentre la «pace» e il «bene» non vi si ritrovano nemmeno in tracce.
Inoltre, a quale livello di manipolazione i «Frati» di Čapljina e alcuni altri «frati» della stessa mentalità e attività di «Fra» Bože sono disposti ad arrivare, lo si può vedere dal fatto che uno di loro in passato – «Fra» Stanko Pavlović – prima di essere dimesso dall’Ordine dei Frati Minori, osò fingere di essere un vescovo ed ebbe l’ardire di amministrare il sacramento della Confermazione ai candidati di Čapljina.
E’ bene aggiungere che «Fra» Bože Radoš è un ospite gradito in quei media che fanno molto per promuovere le cosiddette apparizioni di Medjugorje, e i suoi insulti contro il vescovo in questi contesti sono regolarmente presentati come coraggio e saggezza, e mai come arroganza e disobbedienza. Inoltre, a giudicare dalle sue frequenti apparizioni e attività su Facebook, non possiamo sottrarci all’impressione che, a causa delle sue numerose esibizioni e auto-promozioni, non abbia molto tempo per il rosario e il breviario.
Coerentemente con il suo modo abituale di offendere il vescovo nel modo più crudo, «Fra» Bože ha anche pubblicato il summenzionato video, che è stato visto oltre 30.000 volte dalla sua messa on-line, ha ricevuto oltre 250 commenti ed è stato condiviso circa lo stesso numero di volte. Va anche notato che «Fra» Bože ha un gran numero di seguaci, cioè che la maggior parte dei commentatori approva e supporta questo modo di esprimersi e gli insulti al vescovo Perić, e aggiunge i propri, allo stesso indirizzo. Tuttavia, grazie a Dio, c’è un buon numero di persone che esprimono il loro orrore di fronte a colpi così bassi, e ancor più ce ne sono di quelli che esprimono il loro profondo dolore per il fatto che una persona di Chiesa usi tale vocabolario, specialmente quando questo viene fatto da un «frate».
«Io sono per la pace, ma essi, appena parlo, sono per la guerra»
Ciò che vogliamo sottolineare qui è proprio questo tipo di brutto e crudo vocabolario che viene spesso usato da alcuni frati dell’Erzegovina e dai loro cloni ideologici per squalificare il vescovo Perić e chiunque non riconosca le apparizioni di Medjugorje. Ma, ancora di più, vogliamo anche sottolineare in modo autocritico che questo tipo di vocabolario provoca nervosismo e crudezza in coloro che sentono il bisogno di reagire a questo. In questa luce, siamo consapevoli che anche noi abbiamo oltrepassato il limite delle argomentazioni espresse con compostezza e siamo entrati nell’arena del ridicolizzare e sminuire «Fra» Bože e simili «frati», insieme a tutti coloro che sostengono le apparizioni di Medjugorje. Guardando agli altri in questa luce e guardando a noi stessi, possiamo osservare che questa Regina della Pace di Medjugorje è strana, così strana che lei annulla la sua stessa essenza, perché invece che per la pace, sembra che sia per la guerra. È simile a ciò che leggiamo nel salmo: «Troppo tempo ho abitato con chi detesta la pace. Io sono per la pace, ma essi, appena parlo, sono per la guerra» (Sal 120,6-7). E queste due parti probabilmente non sarebbero mai d’accordo su chi è il nemico della pace, chi parla di pace e chi è per la guerra.
Il tema delle apparizioni di Medjugorje dovrebbe, ovviamente, essere aperto a qualsiasi discussione, anche a quelle sarcastiche, perché, per sua natura, è qualcosa che non è affatto e non può mai essere considerato una credenza obbligatoria. Eppure in pratica risulta essere un’area molto pericolosa, della quale solo pochi, e raramente, osano parlare criticamente. Pertanto, è del tutto comprensibile perché alcuni dei «frati» erzegovinesi ricoprano di insulti il vescovo Perić o, come direbbero le Scritture: «La sua bocca era più dolce del burro, ma la guerra era nel suo cuore: le sue parole erano più morbide dell’olio, ma erano spade sguainate» (Sal 55,21). In questo modo, il comandamento dell’amore di Cristo verso i nostri nemici è completamente svalutato, ancor peggio è corrotto nella misura in cui si iniziano a odiare sia gli amici che i fratelli. Ci sembra che questo sia uno dei problemi fondamentali del fenomeno di Medjugorje e, in questa luce, ci permettiamo di ripetere, ancora una volta, che in tutto questo non vediamo alcuna ragione obiettivamente giustificata per chiamare la Gospa di Medjugorje Regina della Pace ma piuttosto colei che incita costantemente alla guerra.
Le colorite bugie di Medjugorje
In altre parole, gli argomenti del vescovo Ratko Perić e le prove indiscutibili fornite dall’ufficio della Curia di Mostar durante tutto il tempo delle apparizioni sono completamente accettabili per noi, poiché indicano chiaramente che le apparizioni di Medjugorje sono una semplice menzogna e manipolazione delle masse. Pertanto, è abbastanza comprensibile che, durante il suo incontro con l’arcivescovo Hoser, il vescovo abbia presentato pubblicamente e chiaramente la sua posizione, anche se sa che colui che è stato nominato Visitatore Apostolico è per il momento completamente schierato con i francescani e ha accettato senza dubbio solo la loro versione dei fatti, mentre di fronte a un bel po’ di frutti negativi di Medjugorje sta semplicemente chiudendo gli occhi. Pertanto, riteniamo necessario esaminare alcune delle cose particolarmente evidenti emerse in questi giorni, per tentare di interpretarle in un modo che appaia ragionevole.
Prima di tutto, vogliamo dire che abbiamo già affrontato la questione della credibilità delle cosiddette apparizioni di Medjugorje nel testo intitolato Gli Zeloti di Medjugorje, o come la «Gospa» contraddice la Madonna [croato, inglese] e che non c’è bisogno di aggiungere qualcosa a questo. La grande quantità di prove presentate dall’ufficio della Curia di Mostar porta semplicemente alla conclusione che il fenomeno di Medjugorje è una fabbricazione, quindi qualsiasi ulteriore discussione su questo sarebbe interessante solo se qualcuno fosse in grado di smentire queste prove. Insieme a questo, vogliamo solo sottolineare qui che il lavoro svolto finora dall’arcivescovo Hoser riguardo a Medjugorje ci sembra che sia stato assolutamente imperfetto, perché ha fatto il lavoro che gli è stato affidato in modo superficiale, prevenuto e poco serio. Ne abbiamo già parlato nei testi: Il fanatismo di Medjugorje e l’inviato papale arcivescovo Hoser e Con quale autorità l’arcivescovo Hoser proclama Medjugorje santuario? Anche riguardo a questi testi non sentiamo alcun bisogno di aggiungere o cancellare nulla. Tuttavia, sentiamo di dover commentare alcune nuove circostanze, che sono principalmente incentrate sul vescovo Perić, l’arcivescovo Hoser e papa Francesco, o sulla Santa Sede, come attori principali.
Ci poniamo la domanda: come si può comprendere correttamente la decisione della Santa Sede di nominare un visitatore apostolico e quindi, probabilmente, sollevare completamente il vescovo Perić dalla sua giurisdizione sulla parrocchia di Medjugorje? Anche se il mandato dell’arcivescovo Hoser è stato assegnato ad nutum della Santa Sede, e sebbene sia esclusivamente di carattere pastorale, non crediamo che, con questa nomina, al vescovo Perić sia lasciata una qualche autorità per amministrare quella parrocchia, che, de facto, diventa una parrocchia sotto la giurisdizione della Santa Sede. Questo potrebbe sembrare ingiusto verso il vescovo Perić, anche come un segno di declassamento e di critica, ma in realtà non deve essere così.
Prima di discutere cosa intendiamo con questo, vorremmo dire alcune parole sul vescovo Ratko Perić e su come vediamo il suo ruolo nel contesto del fenomeno di Medjugorje.
Il ruolo del vescovo Perić nel fenomeno di Medjugorje
Il vescovo Perić e i suoi più stretti collaboratori, così come il suo predecessore, il vescovo Žanić e i suoi collaboratori, hanno fatto molto per rivelare le menzogne di Medjugorje, anche se molto lentamente. Mentre c’è ancora un numero molto più grande di coloro che accettano senza dubbio le apparizioni di Medjugorje come credibili, non si deve ignorare il fatto che molti stanno facendo sempre più domande e arrivano a una delle due conclusioni: che si tratti di una semplice manipolazione, oppure che non si tratti delle apparizioni della Madonna, ma di apparizioni del diavolo, come direbbe «Fra» Bože. Tuttavia, questa volta non nella persona del vescovo Perić, ma di «colui che divide», dalla testa ai piedi.
In questa luce, il ruolo del vescovo Perić e dei suoi più stretti collaboratori è lodevole, perché essi hanno dimostrato un’incredibile forza e fedeltà nella difesa dell’ortodossia, mentre i sacrifici e gli insulti che hanno dovuto sopportare e continuare a sostenere confermano il loro livello di preoccupazione nel difendere la Madre di Dio e la Madre della Chiesa dalla Regina della Pace di Medjugorje, che sta diffondendo turbamento attorno a sé. Per noi quindi, come abbiamo già detto in un precedente testo [croato, inglese], il vescovo Perić, a causa della sua chiarezza e forza, è simile a sant’Atanasio, che in difesa della vera fede dovette fuggire in esilio cinque volte a causa degli attacchi degli eretici ariani del suo tempo. Ancor meglio, a lui appartiene il titolo di «Atanasio di Mostar», attribuitogli per le stesse ragioni dal presidente della Conferenza episcopale croata, l’arcivescovo Želimir Puljić.
Queste parole di lode all’Atanasio di Mostar e ai suoi collaboratori non sono un segno di piaggeria o adulazione. Al contrario, è nostra ferma convinzione che essi meritano questo riconoscimento per i loro veramente grandi sacrifici, dato che spesso vengono lasciati soli a lottare per la vera fede contro tutti gli altri. E non solo con la sfida di Medjugorje, ma anche in molti altri campi, come la lettera circolare del vescovo Ratko Perić del 22 ottobre 2016, con il titolo: «Un promemoria ai confessori» [presentazione in italiano], in cui, unico vescovo di lingua croata, fornisce istruzioni chiare e ortodosse nell’interpretazione dell’esortazione di Papa Francesco Amoris laetitia, senza le esitazioni e i timorosi silenzi o attese che hanno avuto la maggioranza dei vescovi nel mondo. Siamo certi che tale chiarezza riguardo agli insegnamenti originali della Chiesa e il coraggio nella loro difesa sono stati largamente raggiunti dal vescovo Perić nella sua già citata battaglia con Medjugorje.
Tuttavia, vogliamo sottolineare che proviamo un certo rispetto, e forse persino un sentimento di apprezzamento, verso quei francescani che sono pronti a difendere la Gospa di Medjugorje con tutte le loro forze, perché in tutta questa storia stanno anche subendo umiliazioni e innumerevoli colpi (ma è anche vero che loro stessi ne sono regolarmente responsabili). A noi, sembrano semplicemente fanatici pronti a morire per la loro verità. Eppure, tutto questo non è qualcosa che possa essere facilmente ignorato, indipendentemente dal fatto che siamo convinti che la loro verità sia in realtà una semplice bugia. Tuttavia, anche se sono pronti a cadere nelle più basilari forme di disobbedienza, riteniamo che tali azioni da parte loro siano più comunemente derivate da una solida convinzione di agire correttamente.
Ancora una volta, torniamo al problema dell’amore cristiano e ancor più all’amore verso i nemici, perché la storia di Medjugorje mostra uno scandaloso livello di intolleranza, che oscura così il volto misericordioso del nostro Maestro e il cuore tenero di sua e nostra Madre e, di conseguenza, gli eventi attorno a Medjugorje appaiono agli osservatori esterni come un circo. E poi, questo paradigma di Medjugorje, purtroppo, viene copiato in molti altri settori della Chiesa, facendo così perdere alla Chiesa la reputazione, la credibilità e il valore della sua missione.
Desideriamo sottolineare ancora una volta che la responsabilità di una tale situazione non dipende dal vescovo Perić e dai suoi collaboratori, come spesso è asserito dai sostenitori delle apparizioni di Medjugorje, ma solo da coloro che hanno dato inizio alle bugie, coloro che hanno perseverato in queste bugie e attraverso la manipolazione dei media hanno permesso che queste si diffondessero in tutto il mondo. Poiché è il vescovo responsabile della parrocchia di Medjugorje, il vescovo Perić ha dovuto reagire a tali menzogne a causa del suo ministero, e sosteniamo che ha fatto esattamente ciò che ci si aspetterebbe da qualsiasi vescovo della Chiesa cattolica.
La nomina dell’arcivescovo Hoser a Visitatore Apostolico ha poi declassato il vescovo Perić; e l’aver scelto una persona che accetta senza riserve le apparizioni di Medjugorje lo ha umiliato; e l’intervento diretto della Santa Sede ha squalificato tutti i suoi sforzi verso la verità; e tutto ciò ha avuto luogo un anno e mezzo prima del suo ritiro regolare per allontanarlo deliberatamente dalla scena pubblica così da preparare il terreno a un nuovo vescovo che sia sostenitore delle apparizioni di Medjugorje. Il tempo dirà se le cose stanno così. Tuttavia, a noi sembra che le cose potrebbero evolvere molto rapidamente in una direzione gradita al vescovo Perić.
Il fenomeno di Medjugorje tra l’Atanasio di Mostar e Henryk di Medjugorje
Innanzitutto, bisogna essere onesti e ammettere che, in sostanza, il vescovo Perić (non a causa di una sua responsabilità o di eventuali omissioni da parte sua) è stato solo nominalmente vescovo della parrocchia di Medjugorje. Parimenti, bisogna essere onesti e ammettere che non tutti i frati di Medjugorje hanno ostacolato la giurisdizione dell’Ufficio della Curia di Mostar. Tuttavia, in linea di principio e in considerazione delle intricate circostanze, si può dire che i frati di Medjugorje hanno guidato la parrocchia come hanno voluto, senza riconoscere l’autorità del vescovo e senza rispettare le sue decisioni. E spesso non hanno rispettato nemmeno l’autorità e le decisioni del Generale dell’Ordine e l’autorità e le decisioni della Santa Sede.
Tra l’altro, questa affermazione può essere comprovata dal fatto che con l’esplicita o tacita benedizione dei francescani, senza alcuna previa conoscenza e approvazione dell’Ordinario del luogo, sono nate molte comunità di carattere sospetto, dal Nucleo Centrale legato all’attuale movimento New Age dell’ex iniziatore e cervello dell’«operazione Medjugorje», «Fra» Tomislav Vlašić, fino ad una serie di altre comunità religiose, carismatiche e caritatevoli non riconosciute, considerate pericolose per la comunione ecclesiale.
Lo stesso vale per l’acclamato Festival Internazionale della Gioventù – lo Mladifest, che si tiene ogni anno dal 1° al 6 agosto, al quale affluiscono decine di migliaia di esaltati pellegrini di Medjugorje, anche se probabilmente nessuno di loro sa da quale tipo di evento blasfemo si sia sviluppato, ragion per cui non potrebbe avere il sostegno di nessuno dei vescovi del mondo. I suoi fondatori e gli organizzatori, naturalmente, non hanno bisogno di tale sostegno, perché lo trovano nelle vaste folle che vi partecipano, che non chiedono altro che di sentire qualcosa in quell’oasi di pace. L’evento a cui ci riferiamo è legato a una presunta rivelazione della Gospa di Medjugorje del 1984, in cui la Gospa informava i veggenti di essere nata il 5 agosto e che proprio in quell’anno, in quella data, avrebbe celebrato i suoi 2.000 anni. Entusiasti di questa rivelazione, i veggenti, secondo la testimonianza della veggente Marija Pavlović, decisero di preparare una grande torta di compleanno per la Gospa, decorata con candeline e molte rose di zucchero, e di portarla sulla collina delle apparizioni. La Gospa fu così toccata da questo regalo di compleanno che prese persino una delle rose di zucchero che le era stata offerta spontaneamente da uno di loro. Su una tale bizzarra mescolanza di naturale e soprannaturale, da cui è nato lo Mladifest, non c’è nulla da aggiungere, tranne che il vescovo Perić non approverebbe un’attività così pagana neanche morto. Ma ovviamente nessuno gli ha mai chiesto di farlo.
La nostra intenzione nel sottolineare tutto questo è di mostrare come in realtà le mani del vescovo Perić fossero legate, cioè, come contro una tale macchina di propaganda, capace di trasformare, senza scrupoli, un vescovo coscienzioso in un mostro, non avesse alcuno spazio di manovra per un’amministrazione regolare di Medjugorje. Proprio per questa ragione crediamo che le cose ora, e non solo in senso pastorale, si muovano nella giusta direzione.
Anche se l’arcivescovo Hoser nella sua precedente visita a Medjugorje non ha notato nessuna delle cose che abbiamo detto, ma al contrario ha fornito un sostegno senza riserve ai francescani, nella misura in cui dopo soli tre giorni a Medjugorje si è identificato con loro rivolgendosi ai fedeli con il saluto «Noi Medjugorjani», siamo convinti che presto comincerà a cambiare idea. Infatti, non appena i problemi pastorali lo costringeranno a compiere la minima mossa che non sia accettabile per i francescani e il settarismo diffuso, incontrerà ostruzionismo e opposizione. Ecco perché pensiamo che la nomina di un visitatore apostolico, e specialmente di un tale visitatore apostolico, sia un atto dello Spirito Santo, perché le intenzioni di molti cuori saranno rivelate attraverso di lui.
Inoltre, dato che il fenomeno di Medjugorje esiste per provocare tensione o la creazione dell’impressione generale che tutti coloro che credono nelle apparizioni di Medjugorje, specialmente i (disobbedienti) francescani erzegovinesi, siano martiri perseguitati a causa della cattiva coscienza e della malevolenza del vescovo Perić, la nomina di un visitatore apostolico farà quindi cessare la causa di tutte queste ingiustizie. Quindi, sarà interessante osservare cosa accadrà.
La nomina di un visitatore apostolico: un errore o una decisione saggia della Santa Sede?
Prevediamo che questo sarà l’inizio della fine dell’interesse delle masse per la destinazione di Medjugorje e quando le fonti di questo turismo religioso si prosciugheranno ci aspettiamo che anche i francescani stessi abbandoneranno la Regina della Pace. Inoltre, poiché i veggenti sono già nei loro anni maturi, è prevedibile che, dopo la loro morte, anche la sola menzione delle apparizioni non sarà abbastanza interessante, perché i pellegrini avranno appreso che la Gospa appariva su richiesta e che lei era così premurosa che posticipava persino il momento prestabilito, secondo i bisogni mutevoli dei clienti.
Certo, bisogna anche essere preparati a uno scenario di tentativi di continuare a tenere in vita la favola di Medjugorje, perché la secolare intraprendenza dei francescani potrebbe trovare nuove modalità, ad esempio, di provocare tensioni con la Santa Sede, secondo il metodo già collaudato e di successo, se e quando i rapporti con l’arcivescovo Hoser diventassero tesi. Oppure potrebbero pregare la Gospa perché conceda la grazia a dei nuovi arrivati, cosicché inizi ad apparire ad altri che facciano in modo che le apparizioni continuino di generazione in generazione. Ci aspettiamo che la decisione finale verrà presa solo dopo che avranno considerato attentamente ciò che a loro conviene di più.
In questa luce, è bene menzionare le parole di Henryk di Medjugorje prima della sua partenza dalla Polonia, cioè prima di venire a Medjugorje e iniziare il suo ministero come visitatore apostolico, sulla questione della mafia che fiorisce a Medjugorje, in particolare quella di Napoli, come da lui sottolineato. Non dubitiamo che la mafia abbia veramente trovato il suo posto a Medjugorje, eppure ci chiediamo: chi ha aperto loro le porte e chi le tiene ben aperte? Inoltre, temiamo che la mafia menzionata dall’arcivescovo Hoser sia solo un bambino prematuro rispetto ad un’altra, nascosta nell’involucro carismatico-caritatevole, che mons. Željko Majić, il vicario generale della diocesi di Mostar-Duvno, come persona ben informata, menziona nel suo acuto e interessante articolo intitolato: Razlikovati pšenicu od kukolja (Distinguere il grano dalla zizzania). Se questa mafia ha preso alla gola influenti dignitari vaticani di alto rango, che hanno il potere e l’interesse di chiamare bugie la verità, forse il tempo lo dirà, ma molti piccoli ciottoli lanciati lungo la strada portano a quella fonte oscura.
Per non sbagliare, qui sottolineiamo chiaramente che non stiamo pensando a papa Francesco o all’arcivescovo Hoser, ma piuttosto intuiamo che un futuro prevedibile mostrerà che la decisione del papa è molto più saggia e molto più profonda di quanto possa sembrare in questo momento. Cioè, a noi, come osservatori, mancano molti pezzi per completare il mosaico, mentre lui ha un quadro completo o almeno più completo e, in questa luce, sa perché sta facendo quello che sta facendo. Potremmo dire che l’ingenuo e inoffensivo Henryk di Medjugorje è ideale per servire allo scopo del papa nel realizzare ciò che intende, lontano dalle luci delle telecamere.
Questa conclusione può essere sostenuta dal fatto che il papa ha ripetutamente, in modo diretto e sarcastico, parlato pubblicamente delle apparizioni di Medjugorje, come menzionato da mons. Željko Majić nel suo articolo. Così, il 14 novembre 2013, nella sua omelia mattutina durante la Messa, ha detto: «Io conosco un veggente, una veggente che riceve lettere della Madonna, messaggi della Madonna. Ma, guarda, la Madonna è madre! E ama tutti noi. Ma non è un capo ufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni». E il 9 giugno 2015, sempre nell’omelia dell’Eucaristia mattutina, ha detto: «Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio? E vivono di questo». Che questa affermazione non sia stata detta in modo spericolato, ma piuttosto meditato, si può vedere nel fatto che l’ha ripetuta quasi per intero tre anni e mezzo dopo, il 13 maggio 2017, quando ha detto: «Preferisco la Madonna come madre, nostra madre, non la Madonna capo dell’ufficio telegrafico, che invia messaggi ogni giorno alla tale ora. Questa non è la madre di Gesù. E queste presunte apparizioni non hanno valore. Questo lo dico come opinione personale». Insieme a questo, si dovrebbe aggiungere un estratto della sua conversazione con l’Unione dei Superiori Generali il 25 novembre 2016, quando ha detto: «Questa moda della Madonna come una superstar, che come protagonista si pone al centro, non è cattolica» (L’Osservatore Romano, 10.2.2017, p. 4). Anche se in nessuna di queste affermazioni il papa ha menzionato esplicitamente Medjugorje, dal contenuto dei messaggi e dalle circostanze delle apparizioni di Medjugorje, è più che ovvio che si riferiscono ad esso [nota del traduttore: in realtà, il 13 maggio 2017 il papa ha detto nella maniera più chiara ed esplicita che si riferiva a Medjugorje].
Giungiamo a questa conclusione anche per il fatto che il papa ha nominato l’arcivescovo Hoser ad nutum Sanctae Sedis, il che significa che il suo ministero può durare anni, ma che può in qualsiasi momento, appena la Santa Sede lo decida, anche cessare. Ciò significa che l’arcivescovo Hoser non sarà nelle condizioni di prendere facilmente iniziative di comune accordo con i francescani, cosa che probabilmente vorrebbe fare con tutto il cuore in questo momento, ma, prima di agire, dovrà pensare se le sue mosse saranno gradite al papa, tenendo sempre presente che il papa non vede il fenomeno di Medjugorje con gli stessi occhi di Hoser. Inoltre, il papa ha ulteriormente limitato il suo ministero, avendo stabilito che è puramente pastorale, come affermato nel comunicato stampa dell’Ufficio stampa della Santa Sede del 31 maggio 2018, e ha quindi chiarito che non deve più lasciarsi andare ad affermazioni al di fuori di questo contesto, come ha invece fatto in precedenza.
A mo’ di conclusione
Detto questo, crediamo veramente che la decisione del papa sia molto più saggia e di vasta portata di quanto sembra ora, e che, in quanto tale, equilibri sia il lato dottrinale che quello pastorale del fenomeno di Medjugorje. In altre parole, sembra che papa Francesco abbia aperto un nuovo capitolo, forse finale, di Medjugorje, che esteriormente potrebbe sembrare andare a favore dei sostenitori delle apparizioni di Medjugorje, facendo presagire il riconoscimento di Medjugorje come santuario, il che appare anche come un declassamento del vescovo Perić e un netto rifiuto di tutto ciò che egli ha fatto negli ultimi decenni. Ma è possibile che, in realtà, attraverso le facoltà sufficienti ma molto limitate date all’arcivescovo Hoser, stia solo cercando di creare una situazione ordinaria e regolare a Medjugorje, sapendo bene che l’interesse per il fenomeno di Medjugorje sarà significativamente ridotto, con i fiumi di quei pellegrini che sono alla ricerca di miracoli più che di Dio, così come in tutti quei potenti gruppi di ambito carismatico-caritatevole di gola spirituale, i cui motivi di esistenza cessano nel momento in cui l’interesse per i loro «prodotti» diminuisce.
Che noi si sia visto giusto o meno, desideriamo comunque esprimere al vescovo Perić la nostra profonda gratitudine per la sua perseveranza nella vera fede, al tramonto del suo ministero episcopale, parafrasando le parole della Sacra Scrittura: Hai combattuto la buona battaglia; hai (quasi) terminato la tua corsa (episcopale), hai conservato la (tua e nostra) fede! (2 Tim 4,7). Con ulteriore gratitudine a lui e ai suoi collaboratori, aggiungiamo: Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione (2 Tim 4,8).
Di Snježana Majdandžić-Gladić, 29 luglio 2018, tradotto dal croato, Vjera i djela (La fede e le opere, portale di teologia cattolica)
Di più:
- Il fanatismo di Medjugorje e l’inviato papale arcivescovo Hoser
- Con quale autorità l’arcivescovo Hoser proclama Medjugorje santuario?
https://www.vjeraidjela.com/dallatanasio-di-mostar-a-henryk-di-medjugorje/
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