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martedì 11 settembre 2018

La “casa di tolleranza religiosa”

SCRICCHIOLA LA NEOCHIESA?


Scricchiola la neochiesa di cartone. Francesco non è il papa legittimo, è solo un impostore: "non lasciatevi sedurre dalle sue sirene". Anche in Italia, da qualche tempo, si fanno sentire delle voci autorevoli e non allineate 
di Francesco Lamendola   

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Finalmente comincia a scricchiolare la neochiesa bergogliana e vaticansecondista, fatta con la latta e col cartone, intessuta di menzogne: la neochiesa buonista, immigrazionista, omosessualista; la neochiesa gnostica e sincretista, che se ne frega di custodire intatto il Deposito della fede, anzi, vede nel monastero di Bose, “casa di tolleranza religiosa”, il modello da imitare: e pazienza se Enzo Bianchi non è neppure un consacrato, se nessun vescovo lo ha ordinato sacerdote e nessun papa, tranne Bergoglio, che non è papa, gli ha dato l’autorità di tenere lezioni al clero su come si debba annunciare il Vangelo di Gesù Cristo, oggi. E benché il signore argentino sia riuscito ad attuare un colpo di stato quasi perfetto, impadronendosi di quasi tutti i posti-chiave e sostituendo i vescovi chiamati da Benedetto XVI con uomini suoi, di sua assoluta fiducia e di canina fedeltà al padrone, pure qualche voce fuori dal coro finalmente si leva dopo cinque anni di letargo, di silenzio assordante, di macerazioni represse, di sofferenza che non trovava sfogo. 

Finalmente, un certo numero di sacerdoti, di vescovi e di cardinali incomincia a rendersi conto che la fedeltà è una bella cosa, fin dove il papa resta nel solco dell’ortodossia e custodisce fedelmente, come è suo dovere, il Deposito della fede; ma che cessa di essere una virtù quando il papa si comporta da pastore infedele, tenta di modificare la dottrina e di cambiare il senso del Vangelo. Perché, a quel punto, una sola è la fedeltà di cui ogni sacerdote, ogni cattolico deve dare prova, a qualunque costo, forse anche a prezzo della vita: la fedeltà al Signore Iddio, che si è manifestato a noi per mezzo del suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo, e che ci assicura la sua presenza, il suo sostegno e la sua ispirazione mediante la grazia dello Spirito Santo. Altre fedeltà non ce ne sono, al di fuori o al di sopra di questa, neppure verso il papa: a meno di cadere nel gravissimo peccato di papolatria, la quale, come tutte le forme di idolatria, è una manifestazione di disprezzo nei confronti dell’unico Dio in tre Persone. Infatti a nessun altro il cattolico deve obbedire, a nessun altro deve sforzarsi di piacere, se non al Signore Gesù; e a nessun altro vangelo, a nessun altro “annuncio” deve credere, né farsene banditore, se non dell’unico Vangelo, che non è di Paolo, o di Pietro, o di Giovanni, ma è il Vangelo di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, incarnato, morto e risorto per amore degli uomini, per rimettere i loro peccati e per mostrare loro la via del Cielo.

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Il gesuita Bergoglio non è papa, ma un anti-papa, in quanto esistono le prove per asserire che la sua elezione è invalida, essendo stata voluta e pilotata dalla mafia di San Gallo, cioè dalla massoneria ecclesiastica, per i suoi inconfessabili scopi.

Dopo i dubia dei quattro cardinali, è venuta la Correctio filialis dei settanta teologi e sacerdoti. Dopo le osservazioni del filosofo Josef Seifert, cacciato dall’Accademia Internazionale di Filosofia, e del teologo monsignor Antonio Livi, perseguitato in vario modo, e del filosofo Stefano Fontana e dell'altro teologo, padre Giovanni Cavalcoli, tutti in un modo o nell’altro entrati nel mirino dei bergogliani di ferro, spariti i loro libri dagli scaffali delle librerie cattoliche, annullate le loro conferenze nelle sale di proprietà della Chiesa, irrisi dalla stampa bergogliana, attaccati e sminuiti da L’Avvenire e da La Civiltà Cattolica, mentre Famiglia Cristiana dedica sempre più spazio ad Enzo Bianchi e altri preti bergogliani, come don Farinella, il quale non prova alcun imbarazzo a tenere rubrica fissa su un giornale storicamente irreligioso e anticristiano come La Repubblica, il malessere, l’insofferenza, il bisogno di una parola di verità sono via via cresciuti, e ormai stanno diventando incontenibili. L’affare Viganò ne è solo una manifestazione: è solo la punta del’iceberg.Ce ne sono tanti, di Viganò, che aspettavano solo di rompere gli ultimi indugi, le ultime esitazioni, gli ultimi scrupoli, gli ultimi ricatti. E il ricatto più grande è questo: che criticare il papa, anche se per motivi più che giustificati, ossia per il bene delle anime messe a repentaglio, sia più o meno la stessa cosa che un attacco contro la Chiesa; che sia un sottrarsi alla comunione ecclesiale, sintetizzata nella formula una cum che recitiamo ogni volta nel corso della santa Messa. Ma le cose non stanno così. La comunione ecclesiale non è compromessa da una critica motivata al santo padre, perché il capo della Chiesa non è il papa, e non è lui il garante della sua coesione; il capo della Chiesa è sempre Gesù Cristo, e il papa è il suo vicario se è fedele a Lui solo.

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I quatro Cardinali dei "Dubia" ai quali Bergoglio non ha mai risposto.

Le menti più aperte, più generose, più acute, come il defunto cardinale Carlo Caffarra, hanno visto qual è la vera posta in gioco: l’esplodere di uno scisma, prospettiva che nessun cattolico può guardare con animo lieto, quand’anche fosse l’estremo rimedio a una gravissima degenerazione della Chiesa, della sua dottrina, della sua fedele trasmissione del Deposito della fede, percepita ormai come inarrestabile e intollerabile. Si sa che il cardinale Gerhard Ludwig Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, è, pur non avendo mai assunto posizioni di aperta rottura, molto critico verso il generale andazzo eretico e apostatico dell’attuale pontificato: di fatto, che sia stato silurato per aver difeso la Tradizione è il segreto di Pulcinella; dopo di che, il signore argentino ha messo al suo posto una docile nullità, come suo solito, il cardinale Francisco Ladaria Ferrer, che brilla, sin dal primo momento, per il suo patologico mutismo. Da Corpus Christi, Texas, viene una voce ben più forte e decisa, quella del vescovo emerito René Gracida, novantaquattro anni, ma piglio da giovanotto, il quale ammonisce: la crisi in cui versa oggi la Chiesa è gravissima; la situazione può essere sbloccata solo da un intervento estremamente energico del collegio dei cardinali; Bergoglio non è papa, ma un anti-papa, in quanto esistono le prove per asserire che la sua elezione è invalida, essendo stata voluta e pilotata dalla mafia di San Gallo, cioè dalla massoneria ecclesiastica, per i suoi inconfessabili scopi. Avendo violato la legge canonica, i cardinali elettori del conclave del 2013 sono, ipso facto, scomunicati; a maggior ragione è scomunicato Jorge Mario Bergoglio. Pertanto, abbiamo un eminente vescovo americano il quale sta dicendo a tutti i credenti: attenzione, non fatevi ingannare, non lasciatevi turlupinare. Francesco non è papa legittimo, è un impostore; non lasciatevi sedurre dalle sue sirene.
Anche in Italia, da qualche tempo, si fa sentire una voce autorevole e non allineata, oltre a quella dell’arcivescovo emerito di Ferrara,monsignor Luigi Negri: quella di monsignor Adriano Tessarollo, ex arciprete di Schio, in provincia di Vicenza, che Benedetto XVI volle alla guida dalla diocesi di Chioggia, nel 2009. Questi non solo ha sbugiardato il settimanale (ex) cattolico Famiglia Cristiana, a fine luglio 2018, rimproverandogli di non avere alcuna valida ragione per accusare il ministro Matteo Salvini di essere una specie di Satana (il periodico era uscito con una copertina recante la fotografia dell’uomo politico leghista e la scritta, a caratteri cubitali: VADE RETRO, SALVINI); ma fin dal marzo 2017, in occasione del processo al tabaccaio padovano Franco Briola, che sparò e uccise un rapinatore introdottosi nel suo negozio, monsignor Tessarollo aveva mostrato di avere delle posizioni ben diverse da quelle buoniste e ultragarantiste della neochiesa begogliana, sostenendo che, se lo Stato non è capace di tutelare i propri cittadini onesti, è più che comprensibile che questi si difendano da se stessi, quando sono vittime di aggressioni. Nel gennaio successivo, poi, aveva osservato che i cosiddetti migranti sono pieni di pretese e sono sempre pronti ad avanzare lamentele di ogni sorta, dopo essere stati salvati dal mare e accolti in apposite strutture, il che non è affatto l’atteggiamento giusto da parte di chi avrebbe solo motivi di gratitudine verso il Paese che li sta aiutando. Ora, ai primi di settembre 2018, sfidando l’impopolarità e, anzi, l’aperta ostilità di tutti i cattolici progressisti, ancor più virulenta di quella dei non cattolici, monsignor Tessarollo torna a far parlare di sé, chiedendo, con tono provocatorio, che senso abbia la messa in stato d’accusa del ministro dell’Interno, Salvini, per la vicenda della nave Diciotti della Guardia costiera, trattenuta solo per pochi giorni nel porto di Catania, ma abbastanza da far fremere d’indignazione tutti i buonisti e i fautori dell’immigrazione selvaggia in Italia, nonché i soliti sapientoni del Pd, gonfi di livore per la batosta elettorale del 4 marzo scorso, e tutti i “preti di strada” sinistrorsi (vedi Il Gazzettino di domenica 9 settembre):
Ho capito di essere entrato nella tana del lupo. Finisco qui. (…) Ma di quale sequestro stiamo parlando? A bordo della nave “Diciotti” quelle persone erano nutrite e assistite meglio che se fossero sbarcate a terra. (…) Non possiamo esimerci dall’aiutare chi rischia di morire, ma Salvini ha posto un problema vero: questo sistema di accoglienza non funziona.

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Quanti bravi cattolici si sono autocensurati, hanno ingoiato le loro lacrime? Ma la cappa di conformismo, di timidezza e, diciamolo pure, di paura, che aveva sinora inibito e paralizzato quasi tutti i membri del clero e anche gran parte dei laici cattolici, finalmente è saltata via, come un tappo sottoposto troppo a lungo a una fortissima pressione. 

La realtà è che disturba l’elementare buon senso di questo vescovo, unito al coraggio di non lasciarsi condizionare o intimidire dalla corrente culturale mainstream, progressista e buonista. Già nel luglio scorso aveva fatto parlare di sé per aver detto una cosa di puro buon senso, e cioè che l’inchiesta giudiziaria a carico del gestore della spiaggia “fascista” di Punta Canna è una assurdità, e questo mentre vendere una casa in quel di Feltre, parla per esperienza personale, richiede un’azione legale che, dopo ventisette anni, non è ancora terminata. Atteggiamento che ha fatto imbestialire la signora Boldrini o il solito Emanuele Fiano, i trinariciuti della sinistra odierna, per i quali è più che giusto che la questura, la Digos, i poliziotti e i tribunali siamo impegnati contro gente come il pericolosissimo Gianni Scarpa; a dispetto del fatto che, su quella spiaggia, ci andasse, senza scandalo, perfino il segretario del Pd (vediwww.liberoquitidiano.it del 16/07/2017):
Viviamo in un mondo di grande confusione, di cose che non funzionano; e discutono leggi come quella sull'apologia di fascismo... Come se non ci fosse altro da fare per i magistrati. (…) Sono 27 anni, dico ventisette anni, che aspettiamo che si risolva una vicenda che ci vede impegnati nella vendita di una casa a Feltre. Risultato? Stiamo arricchendo il curatore fallimentare da anni e la soluzione giudiziaria non arriva. E intanto in quella spiaggia... Prefetto, questura, Digos, magistrati, poliziotti!". (…)  E intanto i giovani non trovano lavoro e la società è in difficoltà. L'indagine? [sul signor Scarpa, gestore della spiaggia incriminata]. Assurda. (…) Del resto ci andava anche il segretario Pd... La verità è che perdiamo solo tempo a correr dietro a questo stranezze. E lui, tra le sue mura di casa, quelle frasi continuerà a dirle".

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L’affare Viganò (qui Bergoglio con il cardinale dello scandalo abusi sessuali Theodore Edgar McCarrick) è solo la punta del’iceberg. Ce ne sono tanti, di Viganò, che aspettavano solo di rompere gli ultimi indugi, le ultime esitazioni, gli ultimi scrupoli, gli ultimi ricatti. E il ricatto più grande è questo: "che criticare il papa, anche se per motivi più che giustificati, ossia per il bene delle anime messe a repentaglio, sia più o meno la stessa cosa che un attacco contro la Chiesa".

Scricchiola la neochiesa di cartone

di Francesco Lamendola
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