Vivere al tempo della post-verità. Lo spartiacque è la menzogna dell’11 settembre 2001 dobbiamo stare all’erta se vogliamo conservare lo statuto di esseri pensanti l’era della post-verità inaugura anche l’era della post-umanità
di Francesco Lamendola
Lo spartiacque è l’11 settembre 2001. Per dire meglio: lo spartiacque visibile è l’11 settembre 2001, con gli attacchi fasulli alle Torri Gemelle e al Pentagono: talmente fasulli che la ricostruzione di come quei quattro aerei (uno si è “perso” sprofondando letteralmente al suolo) hanno colpito i loro obiettivi ha del surreale, e nessuna seria indagine le avrebbe potute prenderla per buona. Ma, soprattutto, una stampa e una televisione ancora libere, se ci fossero, avrebbero continuato a far domande, a pretendere la verità. Non si può continuare a sostenere che le Torri Gemelle, e per soprammercato un terzo grattacielo che non era neanche stato colpito, sono crollate in quel mondo, verticalmente, perché colpite da due aerei e per gli incendi che erano scoppiati. Incendi molto limitati, peraltro. E i quei rumori di esplosioni, uditi da più di cento pompieri e soccorritori, che ne hanno dato testimonianza, e che si possono tuttora ascoltare sui cinque o sei filmati esistenti che ne fanno fede? Quanto all’aero che ha colpito il Pentagono, come mai, prima di andare a schiantarsi, ha descritto un inverosimile cerchio che solo un pilota esperto e in vena di acrobazie avrebbe saputo fare, per colpire l’anello esterno da bassa quota e non, come sarebbe stato assai più logico, il corpo centrale dall’alto, mentre il terrorista che era ufficialmente ai comandi non sapeva nemmeno volare, così come non sapevano volare gli altri terroristi? E che dire del fatto che nessuna telecamera dei rispettivi aeroporti li ha ripresi mentre si apprestavano a salire a bordo, come se si fosse trattato di una ventina di fantasmi? Le incongruenze, le assurdità della versione governativa sono addirittura decine. Eppure, nella democrazia più libera del mondo, questa è stata presa per buona.
È stato Bin Laden, hanno detto. Solo che Bin Laden non ha mai rivendicato l’11 settembre. Altra stranezza: i terroristi avrebbero dovuto farlo, vantandosene, secondo ogni logica e ogni evidenza. E che dire di quei tremila architetti e ingegneri i quali hanno firmato un documento congiunto, mettendo a repentaglio le loro carriere, per dire che grattacieli di quel tipo non cadono, e soprattutto non cadono in quel modo, a causa di un incendio o di un cedimento strutturale? E come mai nel resto del mondo altri giornalisti, come il nostro Alberto Angela, hanno detto, nelle loro trasmissioni, che le Due Torri erano grattacieli fragili, praticamente vuoti all’interno, mentre è vero il contrario, che erano costruiti in moda da avere, al loro interno, praticamente una doppia struttura portante? La cosa più sconvolgente è infatti questa: non le palesi menzogne del governo americano, ma la palese complicità del sistema dell’informazione mondiale. E la mancata richiesta di verità da parte della politica. Alla faccia della democrazia. Il che vuol dire che viviamo al tempo della post-verità, in cui i governi possono dire quel che vogliono, anche che c’è il sole a mezzanotte; e della post-democrazia, in cui la quasi totalità dell’informazione è pronta a farsi complice di qualunque menzogna e i popoli, in apparenza si accontentano di sentirsi dire tali cose, né pretendono dai loro governanti che si vada un po’ più a fondo nel cercare la verità.
L’era della post-verità inaugura anche l’era della post-umanità. Andiamo incontro a un futuro dove le masse saranno non solo inconsapevoli, non solo ingannate, ma abituate a disinteressarsi di ci che è vero e di ciò che è falso. Questo significa colpire l’umanità al cuore. Gli asini e le scimmie possono anche continuare a vivere in un mondo siffatto; ma gli uomini no, a meno di abdicare alla loro umanità. Dalla società di massa si sta passando alla società-bestiame !
La cosa più angosciante del vivere nel tempo della post-verità non è l’assenza di verità, ma l’assenza di domanda della verità. La gente finisce per abituarsi e adattarsi; del resto, ci si abitua e ci si adatta a tutto. L’uomo regredisce al livello di un animale, pago di sopravvivere in qualsiasi modo; anche se nemmeno questo è garantito, visto che c’erano 3.000 persone nei grattacieli che sono crollati, con tutte le caratteristiche di una demolizione controllata. Non solo si sa che i giornali, la televisione e i libri mentono; ma si finisce per farci il callo, per non indignarsi, per non protestare, per non esigere la verità. In una democrazia normale, i cittadini avrebbero preteso la verità e non si sarebbero dati pace fino ad averla ottenuta. Non si chiede più la verità, nemmeno sulla morte dei propri parenti; si chiede l’ultimo modello di orologio, o di scarpe, o di telefonino, o di automobile. Le cose importanti, alle quali non si vuol rinunciare, restano quelle superflue: quelle pubblicizzate dal consumismo. Come volevasi dimostrare. C’è qualcuno che ci guadagna doppiamente da tutta questa operazione: perché le masse vengono abituate a fare a meno della verità, cioè a vivere in un mondo intessuto di menzogne, e intanto le si rende sempre più dipendenti dalle futilità del consumismo, alimentando il meccanismo che arricchisce sempre più le multinazionali e le grandi banche, cioè i padroni del mondo, e ormai anche i Padroni del Discorso, e che impoverisce gradualmente tutti gli altri, fino alla scomparsa delle classi medie e alla proletarizzazione dell’intera umanità. Intanto, i Padroni del Mondo possono pianificare tutti gli 11 settembre che vogliono: ormai il test ha dato esito positivo; e anche se una percentuale di persone non crede alla versione ufficiale, la maggioranza ci crede, oppure se ne disinteressa, ed è questo che conta, in una società basata sulla quantità e sulla legge dei grandi numeri. Se una voce dice la verità e dieci voci diffondono la menzogna, la società, nel suo insieme, finisce per abbracciare la menzogna: per conformismo, per pigrizia, per pavidità, per indifferenza. Tanto, a chi interessa la verità? La verità vi farà liberi, ha detto, a suo tempo, qualcuno. Ma a chi interessa essere liberi, quando è sufficiente credersi liberi? Quando la libertà consiste nello scegliere se mettere i propri risparmi fra cento banche diverse che hanno tutte le stesse caratteristiche; o scegliere fra cento canali televisivi che offrono lo stesso tipo di programmi; o fra cento tipi di alimenti che sono fabbricati con gli stessi principi e con gli stessi ingredienti, magari altamente nocivi per la salute, ma questo è un dettaglio secondario, visto che la confezione è carina e il cibo si presenta bene? Dopo di che, l’immigrazione controllata dal Sud del mondo verso i Paesi del Nord (altro che incontrollata e incontrollabile!) completa l’opera, abbattendo sempre più il costo del lavoro. È un capolavoro quasi perfetto e, nel suo genere, perfino ammirevole. Solo che è il capolavoro del Male.
Post-verità? Lo spartiacque è l’11 settembre 2001. Per dire meglio: lo spartiacque visibile è l’11 settembre 2001, con gli attacchi fasulli alle Torri Gemelle e al Pentagono ma la cosa più sconvolgente è questa: non le palesi menzogne del governo americano, ma la palese complicità del sistema dell’informazione mondiale.
Tutto questo parte da lontano; non è stato improvvisato, ma predisposto da un lavoro paziente e capillare. I nostri intellettuali da moltissimo tempo vanno dicendo in tutte le salse che la verità non esiste, che ciascuno ha la sua verità e che ha tutto il diritto di averla: il che è la stessa cosa che negare che la verità esista. Oggi uno scrittore, o specialmente un filosofo, il quale si permettesse di parlare della verità come di un qualcosa che esiste realmente, verrebbe immediatamente fermato, contraddetto, sbeffeggiato, pesantemente censurato: Ma chi si crede di essere? Vuole forse riportarci al medioevo? E che cosa sarebbe, poi, la verità, una sua proprietà privata?Una volta attaccata frontalmente nella sua cittadella, la filosofia, non restava che passare all’ultimo ridotto: la teologia. Anche questo è stato fatto: per la precisione, a partire dal Concilio Vaticano II. Ora nemmeno teologi, quelli della nuova scuola, quelli della svolta antropologica, sono più sicuri di avere la verità, o che la verità sia raggiungibile. Si vedano, a titolo di esempio, i titoli dei libri di uno dei più “famosi”, e dei più cialtroni, Hans Küng: sono tutti caratterizzati da un punto di domanda: Dio esiste? Vita eterna? Perché preti?Interrogativi che non riguardano aspetti secondari, ma le basi stesse della fede e della dottrina cristiana. Sarebbe come se uno scienziato intitolasse i suoi libri: La Terra è rotonda? La Terra è un pianeta solido? Gravita intorno al Sole? E perché fare gli scienziati, poi, e non qualcosa d’altro? Domande assurde, evidentemente: pure, ormai i teologi partono da domande di questo tipo; figuriamoci a quali conclusioni possono arrivare. Siamo in pieno relativismo e nel più sfrenato soggettivismo: ciascuno ha la sua risposta, dunque non c’è più la verità, e nemmeno un criterio per riconoscerla, qualora, per miracolo, dovessimo passarle accanto. Tutta la cultura dominante, il cinema, la televisione, ribadiscono il medesimo concetto. Ma il fatto che a dirlo siano proprio i teologi ha un significato decisivo, perché la teologia era l’ultima cittadella della verità nel mare del relativismo dilagante. La conseguenza è che, se si entra in dieci chiese, si potrà assistere a dieci modi diversi di celebrare la santa Messa: ogni prete si sente libero d’improvvisare, di aggiungere qualcosa, di togliere qualcos’altro. Non parliamo del catechismo. Siamo arrivati al punto che non si capisce nemmeno se la Chiesa cattolica è ancora cattolica, o se è diventata, per decisione del signore argentino, protestante. Costui ha affermato, e nessuno lo ha contraddetto, che Lutero aveva ragione: e che altro significa ciò, se non che la Chiesa cattolica deve diventare protestante? E che altro significato ha il fatto che le Poste Vaticane celebrino i 500 anni della “riforma” luterana emettendo festosamente un francobollo, con Lutero e Melantone ai piedi della Croce, al posto di Maria e di san Giovanni? Cosa c’è da celebrare: lo scisma protestante? La negazione del libero arbitrio? La negazione del valore delle opere buone per la salvezza? Oppure il sacco di Roma, quando le belve luterane incendiarono, massacrarono, stuprarono suore e preti, profanarono chiese e tabernacoli: è questo che merita di essere ricordato e celebrato dalla Chiesa cattolica, a cinquecento anni di distanza? Ma se Lutero aveva ragione, allora la Chiesa cattolica aveva torto; e il Concilio di Trento, in particolare, è stato un gigantesco errore o una tragica menzogna. Da cinquecento anni la Chiesa cattolica è nell’errore e insegna la menzogna: questo è ciò che deriva logicamente dall’affermazione che Lutero aveva ragione. Ma un papa può dire una cosa simile? Un papa può dire una cosa simile e restare papa, restare a capo della Chiesa cattolica, dopo averla indirettamente accusata di essere ignorante e menzognera da cinque secoli almeno? E gli lasciano dire simili cose, e nessuno insorge, nessuno si straccia la vesti? Questa non è solo idolatria nei confronti di un uomo; è anche disprezzo della verità.
Siamo arrivati a questo punto: il papa, o colui che dice di essere papa, si rifiuta di benedire i fedeli, che gli hanno chiesto di esser benedetti, per un senso di “rispetto” nei confronti di chi non è cattolico. Se non è una post-verità, questa…
Vivere al tempo della post-verità
di Francesco Lamendola
continua su:
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.