La Santa Sede ha detto “no” all’ipotesi di rieleggere alla carica di Rettore dell’Università Cattolica di St. Georgen, a Francoforte, in Germania, Padre Ansgar Wucherpfenning, gesuita noto per le sue posizioni pro-Lgbt. E proprio queste posizioni, assolutamente in contrasto con la Dottrina della Chiesa, hanno motivato la decisione contraria, nonostante il reverendo abbia incredibilmente il sostegno del suo Provinciale, Padre Johannes Siebner, nonché del Vescovo di Limburg, mons. Georg Bätzing, che lo ha inspiegabilmente definito un brillante teologo, fedele alla Chiesa.
Cosa afferma, esattamente, Padre Wucherpfenning? In un’intervista, pubblicata nel 2016 dal Frankfurter Neue Presse, ha parlato di «passaggi ambigui nella Bibbia» circa l’omosessualità, brani da non intendersi, a suo giudizio, come una condanna. Non solo: ha dichiarato di approvare la celebrazione di cerimonie di “benedizione” per le coppie gay, assicurando di averne già tenute, occasionalmente. Affermazioni, che non sono ovviamente passate inosservate: la Congregazione per l’Educazione Cattolica chiede a Padre Wucherpfenning una ritrattazione. Ma, ad una lettera giuntagli da Roma, l’interessato ha risposto per iscritto, rifiutandosi di fare marcia indietro. Anzi: i gesuiti tedeschi sperano che sia il Vaticano a cambiare atteggiamento, incredibile!
Se, com’è prevedibile, questo non accadesse, il gesuita pro-Lgbt dovrebbe lasciare la carica di Rettore, che occupava dal 2014, pur potendo proseguire (il che pare quanto mai inopportuno…) ad insegnare l’esegesi del Nuovo Testamento.
Restando in tema, in Spagna le Sinistre sono quanto mai decise ad imporre l’ideologia Lgbt nelle scuole sin dall’età di sei anni e con un approccio addirittura interdisciplinare. Secondo quanto riferito da OkDiario, il Psoe avrebbe così accelerato nelle ultime settimane la messa a punto della controversa legge proposta da Podemos, rendendo oltre tutto più pesanti le sanzioni lì previste, ad esempio, contro i media e contro gli internauti per i contenuti ritenuti “offensivi”: eventuali atti, se considerati “discriminatori”, potrebbero essere multati sino a 500 mila euro contro i 45 mila previsti nella bozza originale di Podemos.
Che la proposta abbia connotati pesantemente ideologici lo dimostra anche il fatto che violi addirittura una decina di articoli della Costituzione, mortificando le libertà di pensiero, di opinione, di espressione, di informazione, di religione e di educazione e minando il concetto di «pluralismo politico».
Il fatto che l’approvazione della normativa abbia subìto ritardi, ha spinto i gruppi Lgbt a mobilitarsi: 17 transessuali, loro aderenti e provenienti da varie regioni della Spagna, hanno iniziato uno sciopero della fame, per far pressione sui partiti loro sponsor ed indurli a chiudere il discorso. La legge prevede trattamenti ormonali dopo la pubertà, anche senza l’approvazione dei genitori (del tutto scavalcati nel loro ruolo educativo primario), nonché la costituzione di un’Agenzia di Stato contro la (presunta) discriminazione, basata su concetti quali «orientamento sessuale, identità di genere e caratteristiche sessuali», nonché l’intitolazione di vie, piazze, strade ad esponenti Lgbt.
Intanto, sul fronte ecclesiastico, il card. Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban, in Sudafrica, ha chiesto via Twitter spiegazioni al gesuita Padre James Martin, per sapere da dove abbia ricavato, esattamente, il termine «cattolici Lgbt», termine che Sua Eminenza ritiene problematico, quando riferito ad atti e situazioni «contro natura, contro la Legge, la Tradizione e l’insegnamento della Chiesa». Ed aggiunge: «Quando si sostiene che costoro “abbiano diritto a”, senza stabilirne la fonte, si sta invocando un’ideologia, non è vero? L’autorità è quella di Dio, delle Scritture, dell’insegnamento della Chiesa o di qualche gruppo di pressione delle Nazioni Unite?».
Insomma, come ha dichiarato il card. Napier, ovunque, nel mondo, la lobby Lgbt pare agire con frenetico attivismo, condizionando pesantemente le politiche dei governi, delle nazioni e di “certo” clero…
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