Robert Royal, caporedattore del sito The Catholic Thing, ci avverte che per il Sinodo dei giovani questa settimana sarà cruciale. Da come approccerà e da quale risposta darà alle questioni della omosessualità e della ideologia LGBT dipenderà il tipo di Chiesa del prossimo futuro.
Ecco il suo articolo nella mia traduzione.
foto: Papa Francesco ed il Card. Blase Cupich della arcidiocesi di Chicago |
Le ultime tre settimane del Sinodo sono state un semplice preludio all’evento principale, che inizia oggi (ieri, ndr) con l’apertura dell’ultima settimana. Domani (cioè oggi, ndt) sarà particolarmente importante: i vescovi ricevono la prima bozza del documento finale del Sinodo. Così inizieranno veramente le discussioni, e vedremo se tutto ciò che è successo fino ad oggi è rilevante o se è stato solo per finta
Nelle sue discussioni sulle questioni LGBT, il Sinodo ha già cambiato le cose, così come Amoris laetitia, per tutte le sue ambiguità, ha cambiato gravemente – e danneggiato – la comprensione del matrimonio.
L’immigrazione, il ruolo della donna, la formazione dei giovani, la loro partecipazione attiva alla missione della Chiesa, l’evangelizzazione digitale e vari altri temi sinodali comuni sono avrebbero potuto essere discussi a livello diocesano.
Come abbiamo capito fin dall’inizio, tuttavia, l’unico tema del Sinodo di reale significato per la Chiesa universale è l’omosessualità e la sfida radicale che tutta l’ideologia LGBTQ+ presenta alla nostra antropologia cristiana.
“Antropologia cristiana” dovrebbe essere un termine con il quale tutti dovremmo avere familiarità. Non significa che i cristiani vanno sul campo e studiano i nostri antenati umani e li confrontano con i primati superiori. Significa capire che cos’è veramente un’antropos, cioè un essere umano.
Abbiamo la buona guida di Dio fin dall’inizio. Nella Genesi, “Dio creò l’uomo a sua immagine….maschio e femmina li creò’; li benedisse e disse: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi’; ‘Quando Dio creò l’uomo, lo fece a somiglianza di Dio. Maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò Uomo quando li creò’”.
In realtà, qui sto citando il passo del Catechismo della Chiesa Cattolica, che a sua volta cita la Genesi. E per un motivo particolare. La Genesi è chiara. Siamo uomini e donne, non L e G, B e T, B e T, Q e molte altre combinazioni e permutazioni sconosciute alla razza umana fino alla nostra età “che si è svegliata“.
Il rapporto di Anglicus B, il piccolo circolo di lingua inglese (si tratta delle sottocommissioni di studio dei vescovi, ndr) guidato dal cardinale Blase Cupich di Chicago, pubblicato nel fine settimana, fa un riferimento diretto a questo passaggio del Catechismo: “Abbiamo discusso la questione dei cattolici che sperimentano l’attrazione per lo stesso sesso o la disforia di genere. Proponiamo una sezione separata per questo numero e che l’obiettivo principale sia l’accompagnamento pastorale di queste persone che segue le linee della relativa sezione del Catechismo nella Chiesa Cattolica“.
Cupich, naturalmente, è abbastanza vicino sia a Papa Francesco che a Padre James Martin S.J., e possiamo essere abbastanza certi che questo passaggio riflette la linea che sarà usata da coloro che cercano un cambiamento di atteggiamento – e in ultima analisi, dell’insegnamento (della Chiesa cattolica, ndr).
Perché chiunque abbia seguito il successo rapidissimo del movimento “gay” nel mondo secolare sa che non si fermerà alla mera apertura e accoglienza. Uno schietto “accompagnamento pastorale” – se la Bibbia e il Catechismo sono gli standard da usare – affermerà che c’è qualcosa di sbagliato nelle relazioni gay, qualunque siano le finte retoriche che la gente usa. E che, lo sappiamo, gli attivisti (del movimento omosessualista, ndr) non permetteranno mai che ciò accada.
Allora perché il gruppo del Cardinale Cupich e di altri individui ha suggerito che gli omosessuali siano accolti secondo le linee del Catechismo? Il tanto deplorato “pensiero binario” maschile/femminile della nostra tradizione non può essere negato, ma può essere manovrato.
Lo stesso Catechismo mostra un’analisi incompleta di questa materia. Parla giustamente della complementarietà dell’uomo e della donna, della virtù della castità, e che gli atti omosessuali sono “intrinsecamente disordinati” e “contrari alla legge naturale”. E c’è molto altro che è buono.
Ma c’è anche questa confusione, che crea problemi: “(Gli omosessuali) devono essere accettati con rispetto, compassione e sensibilità. Ogni segno di ingiusta discriminazione nei loro confronti dovrebbe essere evitato“.
Ho avuto colleghi cattolici omosessuali che mi hanno indirettamente confessato la loro situazione. E ho sentito – e ho detto loro che sentivo – il dolore della lotta che avrebbero dovuto sopportare.
Ma questi erano cattolici seri, praticanti, che non chiedevano “accettazione” o “rispetto” o “nessuna discriminazione” nella Chiesa. Erano impegnati nella lotta e volevano solo parlare con qualcuno che non fosse attratto da persone dello stesso sesso.
C’è una differenza qui che non ho visto chiaramente tenuta presente al Sinodo.
A meno che qualcuno non faccia di tutto per raccontarvi del suo orientamento sessuale – come hanno fatto i miei amici con me – chi lo saprebbe di sicuro? Erano liberi di andare a fare la Confessione, la Messa, la Comunione. e almeno uno, come ho saputo, stava lavorando seriamente con Courage, un’associazione che usa approccio pastorale molto bello e ortodosso (cioè che segue la Dottrina della Chiesa cattolica, ndr) per le persone con attrazione omosessuale.
Qualcosa di diverso viene proposto dal Cardinale Cupich, da padre Martin, da una moltitudine di vescovi e attivisti cattolici, e forse presto dallo stesso Sinodo: l’accettazione da parte della Chiesa di persone con attrazione verso lo stesso sesso (intese) come omosessuali.
Anche se, per ora, loro parlano di seguire il Catechismo e di predicare un approccio incrementale alla castità a cui tutti i cristiani devono aspirare, è chiaro che questo diminuirà il senso degli atti omosessuali intesi come peccati, così come l’approccio “pastorale” al divorziato-risposato in Amoris laetitia ha già offuscato la realtà di qualcosa che Gesù stesso ha fortemente definito adulterio.
Guardate il dibattito su questo tema come si svolgerà in questa settimana, soprattutto come il Sinodo parlerà di “discriminazione”. La Chiesa cattolica è l’unica grande istituzione occidentale che insiste sulla verità che noi esseri umani siamo ciò che Dio dice che siamo. La nostra cultura ora ci incoraggia a credere che siamo tutto ciò che noi diciamo di essere – anche maschi o femmine o qualche cosa in continua evoluzione verso un terzium quid .
Per molte persone, tutto questo sembra essere una questione di compassione verso le “minoranze sessuali“. I cristiani, naturalmente, devono trovare il modo di amare anche il vicino in difficoltà (che a volte siamo io e te), senza negare la difficoltà. Ma in fondo ciò che è in gioco è la questione di ciò che Dio ha voluto che fossimo. La risposta a questa domanda determinerà che tipo di Chiesa – e di civiltà – diventeremo.
Fonte: The Catholic Thing
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.