ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 29 ottobre 2018

Non vogliamo che costui regni su di noi..!

Non c'è più la vita eterna. Ecco la neolingua del Sinodo

Inferno e Paradiso assenti. E così anche diavolo, Credo, giudizio e condanna eterna o martirio. Ma anche droga e aborto sono relegati in passaggi generici e riduttivi. E così per la Messa, della quale viene tralasciato l'aspetto sacrificale, mentre si parla di santità, ma non viene mai preso a modello nessuno dei tantissimi santi giovani. Quante parole del lessico cristiano cancellate dalla neo lingua del Sinodo. Però abbondano discernimento e accompagnamento. Le ragioni di un impoverimento che non si rivela solo linguistico, ma di una proposta cristiana credibile. 

- LGBT O NO, L'OMOSESSUALISMO AVANZA, di Riccardo Cascioli


D’accordo, c’è quello che dice. Ma quello che non dice il documento finale del sinodo sui giovani è forse più importante per capire come è cambiato il linguaggio cristiano secondo le gerarchie che sono convenute in gran segreto per discutere su giovani e gioventù. Nei prossimi mesi ci si organizzerà per recepire – chi più chi meno – le istanze uscite dalla lunga assise sinodale appena conclusa che ha prodotto un documento volutamente ad ampio spettro con la pretesa di abbracciare tutte le istanze di quella che dovrebbe essere la proposta cristiana da offrire ai giovani.


Ma se ci si sofferma un attimo a scandagliare che cosa il Sinodo dice e soprattutto quali parole utilizza per dirlo, ci si rende conto che a cambiare radicalmente è proprio la proposta di cristianesimo che la Chiesa offre da duemila anni ai suoi fedeli. Stesso discorso se si fa lo sforzo opposto, cioè si cerca quello che il Sinodo non dice in un esercizio di lettura come se si trattasse di un negativo fotografico.

Per comprenderlo basta fare un semplice esercizio di ricerca delle parole che hanno fondato la cristianità nei secoli e che oggi, leggendo i 167 paragrafi di cui si compone il documento finale, sono completamente assenti o se presenti, annacquate nel profluvio a tratti verboso di perifrasi e circonlocuzioni dal sapore clericale.

Prendiamo ad esempio la parola Messa. Non compare mai nel corso dei 167 paragrafi. Eppure, all’interno di una proposta cristiana dovrebbe essere il centro focale da cui tutto prende origine. Compare però la parola Eucaristia. Precisamente 6 volte, il più come sinonimo di Messa, ma raramente e confusamente come presenza reale del Corpo di nostro Signore Gesù Cristo. Ad esempio, al 134 si trova la definizione di Eucarestia secondo il Sinodo: “La celebrazione eucaristica è generativa della vita della comunità e della sinodalità della Chiesa. Essa è luogo di trasmissione della fede e di formazione alla missione, in cui si rende evidente che la comunità vive di grazia e non dell’opera delle proprie mani”. Il paragrafo prosegue illustrando alcune caratteristiche dell’Eucaristia, ma l’impressione è che sia completamente assente la dimensione sacrificale della Messa, il sacrificio della croce reso presente nel Sacramento. E’ esaltato della Messa soltanto l’aspetto conviviale.

Infatti, per rendere il “sacro convito” più digeribile ai giovani, ci si spinge a forme di giovanilismo che decenni di esperimenti liturgici hanno già mostrato ampiamente la loro portata fallimentare. Ad esempio, si invita la Chiesa a “venire incontro alla loro sensibilità musicale e artistica”. Ora, considerato che i giovani mediamente ascoltano ormai la musica “trap”, viene da sorridere se si pensa che le corali ora dovrebbero adattarsi a questo nuovo genere musicale che presto lascerà il passo ad un altro, dettato da altre esigenze e mode. Scompare così il canone musicale e artistico che in maniera oggettiva ha fissato per i giovani di tutti i secoli l’esperienza del sacro, per abbracciare forme più a passo coi tempi, ma lontano da un incontro vero.

Stupisce nel nuovo linguaggio della Chiesa utilizzato per il Sinodo che la parola peccato non compaia mai se non per metterlo in relazione alla gioia liberatrice della misericordia. Un po’ poco visto che è sul peccato che si gioca gran parte della redenzione operata da Cristo. Stesso discorso per vita eterna, Paradiso e Inferno, categorie considerate troppo demodè per poterne parlare con le giovani generazioni. Ma se non si propone una vita piena in vista della vita eterna e di contro un monito per non cadere nella dannazione eterna, che sapore potrà mai avere la proposta?

Anche Giudizio e Condanna sono assenti. Solo una volta vengono citati, ma riferito alla morale sessuale che è percepita appunto come “spazio di giudizio e condanna”. E che dire del Catechismo, che dovrebbe essere una delle stelle polari dell’insegnamento cristiano? Il documento ne parla solo una volta correttamente, la seconda en passant.

Veniamo alla santità. Compare, ma entrando nel dettaglio si scopre che le figure dei Santi sono totalmente assenti. Il richiamo alla santità è dunque generico e sono scomparsi dal parlare cristiano tutti quegli esempi di santi del passato e del presente che hanno forgiato nei secoli schiere di cristiani con l’esempio e la testimonianza. Stesso discorso per il martirio, citato al volo in un inciso. Eppure, San Giovanni Bosco o il Beato Piergiorgio Frassati o i martiri come Josè Sanchez Delrio e Rolando Rivi non avrebbero stonato in un elenco di figure alle quali guardare come dimostrano anche recenti pubblicazioni. Certo, si dice che “molti giovani santi hanno fatto risplendere i lineamenti dell’età giovanile in tutta la loro bellezza e sono stati nella loro epoca veri profeti di cambiamento; il loro esempio mostra di che cosa siano capaci i giovani quando si aprono all’incontro con Cristo”. Ma chi erano? Quanti erano? Cosa facevano? Come si chiamavano? Niente. Impossibile affascinare un giovane alla santità se neppure si racconta loro i nomi di chi ha già conquistato la corona di salvezza.

Alla Vergine Maria è dedicato uno striminzito capitoletto. Il nome compare una volta sola mentre non c’è il più colloquiale Madonna. Curioso il fatto che ad esempio la fede popolare venga riconosciuta come vivente, ma non certo da promuovere. Ad esempio, la fede che tanti scoprono nei Santuari (una sola volta) è riconosciuta come viva, ma non incoraggiata.

Scorrendo in rapida carrellata poi notiamo che Miracolo/miracoli non vengono presi a riferimento. Basta leggere il Vangelo per comprendere quanto invece l’irruzione del soprannaturale nella vita pubblica di Gesù fosse importante per far credere. Anche la moltiplicazione dei pani e dei pesci viene spersonalizzata completamente.

Ma in fondo questo è niente se si pensa che satana e diavolo sono dei perfetti Carneadi. Mai citati, eppure la lotta contro di loro è nella radice stessa del messaggio di Cristo. C’è però il male, d’accordo, ma solo per dire che “non ha l’ultima parola”. Bene, ma dove lo troviamo? Sotto quali forme si presenta? Mistero.

E che dire della Bibbia? Appena tre volte in passaggi generici sulla condizione umana, ma mai come Parola del Dio vivente. E così anche Pietà: 2 volte, ma solo come pietà popolare e mai come la preghiera del “abbi pietà”, preghiera rivolta a Dio da usare come prontuario veloce e immediato nei momenti di dolore.

Stupisce che per un documento rivolto ai giovani in cui la vita famigliare e il matrimonio dovrebbero raggiungere il posto principale, si sia completamente tralasciato l’aspetto del fidanzamento e dei fidanzati: ma qui si sarebbero toccati argomenti divisivi come i rapporti prematrimoniali. E così anche il fatto che pur ricorrendo la parola Fede più volte, anche nel titolo del documento, questa non venga mai associata ad esempio al Credo. Come non esistesse nemmeno. Che fede è dunque quella che si propone?

Veniamo infine a ciò che i giovani vivono o si trovano a dover vivere, soprattutto quando magari non sono giovani di parrocchia ma proprio quelle periferie che si pretende di incontrare. Che cosa succede quando sul loro cammino incontrano ostacoli proibitivi per la loro salvezza fino a diventare delle vere e proprie piaghe? Che fare di fronte all’alcool, la droga, la prostituzione delle schiave del sesso o anche di fronte ai disagi di oggi, come ad esempio l’anoressia? Bella domanda, peccato che di questi mali moderni non ci sia alcuna traccia.

Certo, la droga viene compresa, ma solo per parlare dei cartelli della droga e dei giovani che la spacciano in mancanza di alternative. Stesso discorso per l’aborto che rientra al paragrafo 42 nella voce emarginazione e disagio sociale. “Ancor più numerosi nel mondo sono i giovani che patiscono forme di emarginazione ed esclusione sociale, per ragioni religiose, etniche o economiche. Ricordiamo la difficile situazione di adolescenti e giovani che restano incinte e la piaga dell’aborto, così come la diffusione dell’HIV, le diverse forme di dipendenza (droghe, azzardo, pornografia, ecc.) e la situazione dei bambini e ragazzi di strada, che mancano di casa, famiglia e risorse economiche”.

Sicuri che queste piaghe siano causate solo da problemi economici o da esclusione sociale? Il linguaggio è quello solito marxisteggiante che tende a far ricadere tutto in un unico calderone di diseguaglianze sociali, quando semmai il vero problema è la mancanza di speranza che attanaglia tutti, ricchi e poveri, del sud come del nord del mondo.

Questa è solo una rapida carrellata, ma si potrebbe proseguire ancora a lungo. Di contro troviamo però parole appartenenti alla neo lingua che invece vengono ripetute più e più volte nel testo: discernimento (52 volte), accompagnare (25) e accompagnamento (59).

Il linguaggio rivela l’essenza di un mondo, ne incardina i principi e ne muove le finalità. E il linguaggio cristiano ha da sempre veicolato la verità in modo condiviso e penetrante nella società. Ebbene, bisogna prendere atto che questo linguaggio, che pure ha forgiato nella fede una civiltà cristiana, è completamente scomparso. Sostituito da cosa? Non da altre parole più al passo coi tempi o più rispettose della modernità, ma con parole accomodanti e melliflue, a tratti ambigue e in definitiva buone per tutte le stagioni. Viene da chiedersi in fondo qual è allora la proposta di vita cristiana che viene fatta ai giovani con questo sinodo.

Questo impoverimento del lessico cristiano sembra il tratto finale di una crisi che attanaglia la Chiesa ormai da tempo, ma forse è più corretta l’espressione utilizzata da Romano Amerio nel suo Iota Unum: più che di crisi, si tratta di una variazione, cioè di un cambiamento che sembra radicale e che la neo lingua si sta incaricando di fissare e veicolare.

Eppure, le parole che abbiamo appena adesso passato in rassegna non sono morte, ma vivono ancora non solo nelle Scritture, Vangeli in primis, ma nelle miriadi di esperienze di fede che tanti giovani nel mondo, probabilmente senza sapere del Sinodo, stanno sperimentando arricchendo la loro vita e definendo la loro vocazione.

Andrea Zambrano

http://www.lanuovabq.it/it/non-ce-piu-la-vita-eterna-ecco-la-neolingua-del-sinodo

“Placet” e “non placet”. Tutti i numeri del sinodo “empatico”


Come era facile immaginare, il paragrafo del documento finale del sinodo che ha ricevuto il maggior numero di non placet da parte dei padri sinodali è stato il 150: Sessualità: una parola chiara, libera, autentica. 178 sono stati i placet, 65 i non placet. Un voto che fa capire come ci sia stata battaglia.
Eccone il testo: «Esistono questioni relative al corpo, all’affettività e alla sessualità che hanno bisogno di una più approfondita elaborazione antropologica, teologica e pastorale, da realizzare nelle modalità e ai livelli più convenienti, da quelli locali a quello universale. Tra queste emergono in particolare quelle relative alla differenza e armonia tra identità maschile e femminile e alle inclinazioni sessuali. A questo riguardo il Sinodo ribadisce che Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale. Ugualmente riafferma la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna e ritiene riduttivo definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro “orientamento sessuale” (Congregazione per la dottrina della fede, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1 ottobre 1986, n. 16). Esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi. In questi cammini le persone sono aiutate a leggere la propria storia; ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale; a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità; a discernere le migliori forme per realizzarlo. In questo modo si aiuta ogni giovane, nessuno escluso, a integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé».
I lettori si faranno un’idea di questo paragrafo. Da parte mia, segnalo soltanto che parlare di «determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna» sa tanto di trattato scientifico o para-scientifico. Non sarebbe bastato citare la Bibbia? «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi”». Oppure la Chiesa si vergogna della Scrittura ed ha bisogno di ricorrere ad altri linguaggi?
Molto altro ci sarebbe da aggiungere sul paragrafo 150, ma non mancherà occasione di tornarci.
Voglio invece segnalare altri due paragrafi particolarmente controversi, ovvero il 121 e il 122, su La forma sinodale della Chiesa, approvati rispettivamente con 191 placet e 51 non placet  e 199 placet  e 43 non placet.
Eccone il testo: 121. «L’esperienza vissuta ha reso i partecipanti al Sinodo consapevoli dell’importanza di una forma sinodale della Chiesa per l’annuncio e la trasmissione della fede. La partecipazione dei giovani ha contribuito a “risvegliare” la sinodalità, che è una “dimensione costitutiva della Chiesa”. […] Come dice san Giovanni Crisostomo, “Chiesa e Sinodo sono sinonimi”, perché la Chiesa non è altro che il camminare insieme del Gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo Signore” (Francesco, Discorso per la commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, 17 ottobre 2015). La sinodalità caratterizza tanto la vita quanto la missione della Chiesa, che è il Popolo di Dio formato da giovani e anziani, uomini e donne di ogni cultura e orizzonte, e il Corpo di Cristo, in cui siamo membra gli uni degli altri, a partire da chi è messo ai margini e calpestato. Nel corso degli scambi e attraverso le testimonianze, il Sinodo ha fatto emergere alcuni tratti fondamentali di uno stile sinodale, verso il quale siamo chiamati a convertirci» (n. 121).
«È nelle relazioni – con Cristo, con gli altri, nella comunità – che si trasmette la fede. Anche in vista della missione, la Chiesa è chiamata ad assumere un volto relazionale che pone al centro l’ascolto, l’accoglienza, il dialogo, il discernimento comune in un percorso che trasforma la vita di chi vi partecipa. “Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare è più che sentire. È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo Spirito della verità (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli dice alle Chiese (Ap 2,7)” (Francesco, Discorso per la commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, 17 ottobre 2015). In questo modo la Chiesa si presenta “tenda del convegno” in cui è conservata l’arca dell’Alleanza (cfr. Es 25): una Chiesa dinamica e in movimento, che accompagna camminando, rafforzata da tanti carismi e ministeri. Così Dio si fa presente in questo mondo» (n. 122).
Anche in questo caso i lettori si faranno la loro idea. Qui, a parte sottolineare il concentrato quasi imbarazzante di espressioni che vanno per la maggiore in questo momento (camminare insieme, Chiesa dell’ascolto, volto relazionale, accoglienza, dialogo, discernimento) e le abbondanti citazioni tratte da Francesco, mi limito a notare che non si dice mai a chi tocchi il compito e la responsabilità di insegnare e dove tutto questo camminare, ascoltare e discernere debba precisamente portare. Sarà pur vero che il popolo di Dio, i vescovi e il papa si devono ascoltare reciprocamente, ma a qualcuno tocca insegnare, guidare, indirizzare. E lo deve fare nel rispetto della legge divina. Nei due paragrafi ci si concentra sul come, ma si sorvola sul perché. Qual è veramente o scopo? Dove si vuole arrivare? Devo discernere per conoscere l’eterna legge divina o semplicemente in base alle pulsioni umane? Devo camminare e accompagnare per arrivare a Dio o a qualche forma di umana consolazione e giustificazione? Devo accompagnare verso la conversione o solo per far compagnia, qualunque sia la meta?
Sarebbe interessante conoscere dai padri sinodali i motivi dei loro non placet su questi paragrafi, che chiamano in causa aspetti importanti per la vita spirituale di tutti i fedeli, non solo dei giovani.
Noto infine l’ingresso trionfale nel linguaggio ecclesiale della parola «empatia», tanto cara al politicamente corretto odierno. Un altro passo di quel processo che sta sostituendo la filosofia cristiana con un vago psicologismo e sta riducendo la fede a esperienza più che altro sentimentale o, comunque, più sentimentale che razionale.
Qui sotto riporto la tabella con i placet e i non placet  ottenuti da ogni paragrafo del documento finale. Si noterà che anche la sezione dedicata a La coscienza in discernimento non è stata recepita in modo del tutto tranquillo.
Aldo Maria Valli
Votazioni del Documento finale
AVENTI DIRITTO = 268
VOTAZIONE I e II parte – PRESENTI = 249 – 2/3 dei presenti = 166

  
TITULUSPlacetNon placet
 INTRODUZIONE  
1.L’evento sinodale che abbiamo vissuto2271
2.Il processo di preparazione2291
3.Il Documento finale dell’Assemblea sinodale19143
 PROEMIO  
4.Gesù cammina con i discepoli di Emmaus2352
 I PARTE  
5.“CAMMINAVA CON LORO”2391
 Capitolo I – Una Chiesa in ascolto  
 Ascoltare e vedere con empatia  
6.Il valore dell’ascolto2382
7.I giovani desiderano essere ascoltati2381
8.L’ascolto nella Chiesa2365
9.L’ascolto dei pastori e di laici qualificati2357
 Le diversità di contesti e culture  
10.Un mondo al plurale2400
11.Cambiamenti in atto2382
12.Esclusione ed emarginazione2401
13.Uomini e donne22118
14.La colonizzazione culturale2335
 Un primo sguardo alla Chiesa di oggi  
15.L’impegno educativo della Chiesa2332
16.Le attività della pastorale giovanile2383
17.Il peso della gestione amministrativa22016
18.La situazione delle parrocchie2289
19.L’iniziazione alla vita cristiana2392
20.La formazione di seminaristi e consacrati22712
 Capitolo II – Tre snodi cruciali  
 Le novità dell’ambiente digitale  
21.Una realtà pervasiva2353
22.La rete delle opportunità2313
    

TITULUSPlacetNon placet
23.Il lato oscuro della rete2322
24.Il lato oscuro della rete (bis)2353
 I migranti come paradigma del nostro tempo  
25.Un fenomeno pluriforme2317
26.Violenza e vulnerabilità2345
27.Storie di separazione e di incontro2343
28.Il ruolo profetico della Chiesa2353
 Riconoscere e reagire a tutti i tipi di abuso  
29.Fare verità e chiedere perdono20830
30.Andare alla radice20431
31.Gratitudine e incoraggiamento2348
 Capitolo III – Identità e relazioni  
 Famiglia e rapporti intergenerazionali  
32.La famiglia punto di riferimento privilegiato2372
33.L’importanza della maternità e della paternità22218
34.I rapporti tra le generazioni2371
35.Giovani e radici culturali2334
36.Amicizia e rapporti tra pari2392
 Corpo e affettività  
37.Cambiamenti in atto20633
38.La recezione degli insegnamenti morali della Chiesa21425
39.Le domande dei giovani19543
 Forme di vulnerabilità  
40.Il mondo del lavoro2352
41.Violenza e persecuzioni2391
42.Emarginazione e disagio sociale2343
43.L’esperienza della sofferenza2411
44.La risorsa della vulnerabilità2353
 Capitolo IV – Essere giovani oggi  
 Aspetti della cultura giovanile odierna  
45.Originalità e specificità2382
46.Impegno e partecipazione sociale2351
47.Arte, musica e sport2327
 Spiritualità e religiosità  
48.I contesti religiosi diversi2391
49.La ricerca religiosa2381
50.L’incontro con Gesù2381

TITULUSPlacetNon placet
51.Il desiderio di una liturgia viva2279
 Partecipazione e protagonismo  
52.I giovani desiderano protagonismo2309
53.Le ragioni di una distanza2348
54.I giovani nella Chiesa2353
55.Le donne nella Chiesa20930
56.La missione dei giovani verso i loro coetanei2372
57.Desiderio di una comunità ecclesiale più autentica e fraterna2348
 II PARTE  
58.“SI APPRIRONO LORO GLI OCCHI”2381
 Una nuova Pentecoste  
59.L’azione dello Spirito Santo2342
60.Lo Spirito ringiovanisce la Chiesa2364
61.Lo Spirito nella vita del credente2382
62.Un’autentica esperienza di Dio2403
 Capitolo I – Il dono della giovinezza  
 Gesù giovane tra i giovani  
63.La giovinezza di Gesù2329
64.Con lo sguardo del Signore2365
65.Caratteri dell’età giovanile2327
66.La sana inquietudine dei giovani2325
67.I giovani feriti2355
 Diventare adulti  
68.L’età delle scelte2381
69.L’esistenza sotto il segno della missione2382
70.Una pedagogia capace di interpellare2363
71.Il vero senso dell’autorità2371
72.Il legame con la famiglia2440
 Chiamati alla libertà  
73.Il Vangelo della libertà2264
74.Una libertà responsoriale2391
75.La libertà e la fede2350
76.La libertà ferita e redenta2380
 Capitolo II – Il mistero della vocazione  
 La ricerca della vocazione  
77.Vocazione, viaggio e scoperta2373
78.Vocazione, grazia e libertà2363

TITULUSPlacetNon placet
79.Creazione e vocazione2353
80.Per una cultura vocazionale23010
 La vocazione a seguire Gesù  
81.Il fascino di Gesù2381
82.Fede, vocazione e discepolato2373
83.La Vergine Maria2362
 Vocazione e vocazioni  
84.Vocazione e missione della Chiesa2302
85.La varietà dei carismi2393
86.Professione e vocazione2327
87.La famiglia2106
88.La vita consacrata2274
89.Il ministero ordinato2317
90.La condizione dei “single”21229
 CAPITOLO III – La missione di accompagnare  
 La Chiesa che accompagna  
91.Di fronte alle scelte2342
92.Spezzare insieme il pane2381
93.Ambienti e ruoli2383
94.Accompagnare l’inserimento nella società2413
 L’accompagnamento comunitario, di gruppo e personale  
95.Una tensione feconda2433
96.L’accompagnamento comunitario e di gruppo2403
97.L’accompagnamento spirituale e personale2413
98.Accompagnamento e sacramento della Riconciliazione2396
99.Un accompagnamento integrale2365
100.L’accompagnamento nella formazione al ministero ordinato e alla vita consacrata2415
 Accompagnatori di qualità  
101.Chiamati ad accompagnare2392
102.Il profilo dell’accompagnatore2404
103.L’importanza della formazione2374
 CAPITOLO IV – L’ARTE DI DISCERNERE  
 La Chiesa, ambiente per discernere  
104.Una costellazione di significati nella varietà delle tradizioni spirituali2353
105.Il rimando costitutivo alla Parola e alla Chiesa2363

TITULUSPlacetNon placet
 La coscienza in discernimento  
106.Dio parla al cuore22320
107.L’idea cristiana di coscienza21923
108.La formazione della coscienza20536
109.La coscienza ecclesiale20534
 La pratica del discernimento  
110.La familiarità con il Signore2383
111.Le disposizioni del cuore2354
112.Il dialogo di accompagnamento2382
113.La decisione e la conferma2383

AVENTI DIRITTO = 268
VOTAZIONE III parte – PRESENTI = 248 – 2/3 dei presenti = 166

 III PARTE  
114.“PARTIRONO SENZA INDUGIO”2420
 Una Chiesa giovane  
115.Un’icona di risurrezione2412
116.Camminare con i giovani2411
117.Il desiderio di raggiungere tutti i giovani22317
118.Conversione spirituale, pastorale e missionaria21425
 CAPITOLO I – La sinodalità missionaria della Chiesa  
 Un dinamismo costitutivo  
119.I giovani ci chiedono di camminare insieme20634
120.Il processo sinodale continua20339
121.La forma sinodale della Chiesa19151
122.La forma sinodale della Chiesa (bis)19943
123.Una Chiesa partecipativa e corresponsabile20238
124.Processi di discernimento comunitario20833
 Uno stile per la missione  
125.La comunione missionaria21526
126.Una missione in dialogo23010
127.Verso le periferie del mondo22811
 CAPITOLO II – Camminare insieme nel quotidiano  
 Dalle strutture alle relazioni  
128.Dalla delega al coinvolgimento22413
129.Il rinnovamento della parrocchia22511

TITULUSPlacetNon placet
130.Strutture aperte e decifrabili22215
 La vita della comunità  
131.Un mosaico di volti2299
132.La comunità nel territorio2298
133.Kerygma e catechesi2319
134.La centralità della liturgia23010
135.La centralità della liturgia (bis)22315
136.La centralità della liturgia (ter)2364
137.La generosità della diakonia2394
 Pastorale giovanile in chiave vocazionale  
138.La Chiesa, una casa per i giovani2366
139.L’animazione vocazionale della pastorale2343
140.Una pastorale vocazionale per i giovani2338
141.Dalla frammentazione all’integrazione2308
142.Il rapporto fruttuoso tra eventi e vita quotidiana2374
143.Centri giovanili2326
 CAPITOLO III – Un rinnovato slancio missionario  
144.Alcune sfide urgenti22217
145.La missione nell’ambiente digitale2373
146.La missione nell’ambiente digitale (bis)2346
147.Migranti: abbattere muri e costruire ponti22812
148.Le donne nella Chiesa sinodale20138
149.Sessualità: una parola chiara, libera, autentica21426
150.Sessualità: una parola chiara, libera, autentica (bis)17865
151.Economia, politica, lavoro, casa comune2307
152.Economia, politica, lavoro, casa comune (bis)2361
153.Economia, politica, lavoro, casa comune (ter)2336
154.Economia, politica, lavoro, casa comune (quater)2296
155.Nei contesti interculturali e interreligiosi22513
156.I giovani per il dialogo ecumenico2289
 CAPITOLO IV – Formazione integrale  
157.Concretezza, complessità e integralità2339
158.Educazione, scuola e università2306
159.Preparare nuovi formatori2307
160.Formare discepoli missionari2307
161.Un tempo per accompagnare al discernimento22913
162.Accompagnamento al matrimonio2319

TITULUSPlacetNon placet
163.La formazione dei seminaristi e di consacrati/e21722
164.La formazione dei seminaristi e di consacrati/e (bis)21125
 CONCLUSIONE  
165.Chiamati a diventare santi2342
166.Risvegliare il mondo con la santità2168
167.Trascinati dalla santità dei giovani2392

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