Il sinodo, il fantasma LGBT e un intervento dell’arcivescovo Chaput sul quale meditare
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Un fantasma aleggia sul sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, ed è l’acronimo LGBT, che sta per Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender.
Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale dell’assise, ha detto che l’espressione «gioventù LGBT», mai usata in precedenza nei documenti dalla Chiesa, è contenuta nel documento di lavoro che fa da base per la discussione, e vi è contenuta perché si troverebbe nel testo elaborato dai giovani invitati dal Vaticano a fornire le proprie indicazioni preliminari (testo per altro molto contestato da una parte dei giovani, che hanno fatto sapere di non sentirsi rappresentati dal documento finale).
In realtà l’acronimo LGBT nel testo uscito dal confronto fra i giovani non è mai citato, e quando, in conferenza stampa, l’inviata di LifeSiteNews, Diane Montagna, l’ha fatto notare al cardinale, Baldisseri è rimasto stupito. Tuttavia, incalzato dalla giornalista, non ha detto che l’acronimo (ripetiamo: mai usato finora in documenti ufficiali della Chiesa cattolica) sarà tolto. Ha detto invece che i padri sinodali ne discuteranno.
L’acronimo LGBT si trova nel paragrafo 197 dell’Instrumentum laboris, dove si legge: «Alcuni giovani LGBT, attraverso vari contributi giunti alla Segreteria del sinodo, desiderano “beneficiare di una maggiore vicinanza” e sperimentare una maggiore cura da parte della Chiesa, mentre alcune conferenze episcopali si interrogano su che cosa proporre “ai giovani che invece di formare coppie eterosessuali decidono di costituire coppie omosessuali e, soprattutto, desiderano essere vicini alla Chiesa”».
La questione relativa all’uso dell’acronimo non è meramente formale. Nel Catechismo della Chiesa cattolica è scritto (n. 2357) che «l’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso» e si raccomanda che queste persone siano trattate con il massimo rispetto, ma di LGBT non si parla, sia perché l’espressione possiede una forte connotazione ideologica sia perché riduce la persona alla dimensione sessuale, cosa inaccettabile per la Chiesa, che prende in considerazione la persona nella sua complessità e nella totalità di tutti i suoi aspetti.
Tuttavia nella Chiesa su questo punto ci sono posizioni diverse. Per esempio il gesuita James Martin, consulente per la comunicazione della Santa Sede, da tempo sostiene che la Chiesa dovrebbe riconoscere la cosiddetta comunità LGBT e dar vita a una pastorale adeguata, fondata sul riconoscimento della condizione di gay, lesbiche e transgender. Ecco dunque, da parte di alcuni, il tentativo di utilizzare il sinodo sui giovani per far passare questa visione.
Tuttavia nella Chiesa su questo punto ci sono posizioni diverse. Per esempio il gesuita James Martin, consulente per la comunicazione della Santa Sede, da tempo sostiene che la Chiesa dovrebbe riconoscere la cosiddetta comunità LGBT e dar vita a una pastorale adeguata, fondata sul riconoscimento della condizione di gay, lesbiche e transgender. Ecco dunque, da parte di alcuni, il tentativo di utilizzare il sinodo sui giovani per far passare questa visione.
Ben diverse le considerazioni dell’arcivescovo Charles Chaput di Filadelfia, che nel primo giorno del sinodo ha detto apertamente che l’espressione LGBT dovrebbe essere evitata nei documenti ufficiali della Santa Sede, perché la Chiesa non classifica le persone in base ai rispettivi orientamenti sessuali. Ecco perché, ha spiegato, non esiste e non può esistere un «cattolico LGBTQ» (la Q sta per Questioning, ovvero incerto, che si interroga) o un «cattolico transgender», così come non si parla di «cattolico eterosessuale». L’orientamento sessuale, di per sé, non è sufficiente per definire chi siamo.
Pubblicato da Catholic Herald (http://www.catholicherald.co.uk/news/2018/10/04/archbishop-chaput-tells-synod-lgbtq-should-not-be-used-in-documents/) l’intervento di Chaput merita di essere conosciuto, anche perché è facile immaginare che la grande stampa non ne parlerà.
Eccone dunque una sintesi.
***
Chi siamo come creature, che cosa significa essere umani, perché dovremmo immaginare di avere una dignità speciale: queste le domande eterne, alla base di tutte le nostre ansie e conflitti. La risposta non si troverà nelle ideologie o nelle scienze sociali, ma solo nella persona di Gesù Cristo, redentore dell’uomo. Significa, naturalmente, che in primo luogo dobbiamo capire, in profondità, perché dobbiamo essere redenti.
Se ci manca la fiducia necessaria per predicare Gesù Cristo, senza esitazioni o scuse, ad ogni generazione, specialmente ai giovani, la Chiesa è solo un altro fornitore di devozioni etiche di cui il mondo non ha bisogno.
In questa luce, ho letto il capitolo IV dell’Instrumentum, paragrafi 51-63, con vivo interesse. Il capitolo fa un buon lavoro di descrizione delle sfide antropologiche e culturali affrontate dai nostri giovani. La descrizione dei problemi di oggi, e la necessità di accompagnare i giovani nel farvi fronte, sono i punti di forza dell’Instrumentum nel suo complesso. Ma credo che il paragrafo 51 sia fuorviante quando parla dei giovani come «guardiani e sismografi di ogni età». Si tratta di false lusinghe, che mascherano una perdita di fiducia degli adulti nell’eterna bellezza e potenza delle credenze che abbiamo ricevuto.
In realtà, i giovani sono troppo spesso prodotti dell’epoca, formati in parte dalle parole, dall’amore, dalla fiducia e dalla testimonianza dei genitori e degli insegnanti, ma più profondamente, oggi, da una cultura che è allo stesso tempo molto attraente ed essenzialmente atea.
Gli anziani della comunità di fede hanno il compito di trasmettere la verità del Vangelo di generazione in generazione, senza che essa sia danneggiata da compromessi o deformazioni. Eppure troppo spesso la mia generazione di leaders, nelle nostre famiglie e nella Chiesa, ha abdicato a questa responsabilità per una combinazione di ignoranza, codardia e pigrizia nel formare i giovani alla capacità di portare la fede nel futuro. Di fronte a una cultura ostile, formare le giovani vite è un lavoro duro. Lungo la mia vita ho visto che la crisi degli abusi sessuali nel clero è proprio il risultato dell’autoindulgenza e della confusione, presenti anche tra coloro che hanno il compito di insegnare e guidare. E i minori – i nostri giovani – ne hanno pagato il prezzo.
Infine, ciò che la Chiesa ritiene vero sulla sessualità umana non è un ostacolo. È l’unico vero cammino verso la gioia e l’integrità. Non esiste una cosa come un «cattolico LGBTQ» o un «cattolico transgender» o un «cattolico eterosessuale», come se i nostri appetiti sessuali definissero chi siamo; come se queste denominazioni descrivessero comunità distinte di diversa ma uguale integrità all’interno della vera comunità ecclesiale, il corpo di Gesù Cristo. Questo non è mai stato vero nella vita della Chiesa, e non è vero ora. Ne consegue che «LGBTQ» e linguaggi simili non dovrebbero essere usati nei documenti della Chiesa, perché il loro uso suggerisce che si tratta di veri e propri gruppi autonomi, e la Chiesa semplicemente non classifica le persone in questo modo.
Spiegare perché l’insegnamento cattolico sulla sessualità umana è vero, e perché è nobilitante e misericordioso, appare di cruciale importanza rispetto a qualsiasi discussione relativa a questioni antropologiche. Purtroppo, in maniera deplorevole, tutto ciò manca nell’Instrumentum laboris. Spero che le revisioni dei padri sinodali possano affrontare questo aspetto.
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Parole sulle quali meditare. E da usare per rimediare agli errori già commessi.
Aldo Maria Valli
https://www.aldomariavalli.it/2018/10/05/il-sinodo-il-fantasma-lgbt-e-un-intervento-dellarcivescovo-chaput-sul-quale-meditare/
Se non predichiamo Gesù Cristo, allora la Chiesa è solo un altro fornitore di devozioni etiche
Splendido e condivisibile in ogni parola l’intervento che mons. Charles J. Chaput ha tenuto al Sinodo dei giovani oggi. Ammirabile quando dice: “Se ci manca la fiducia per predicare Gesù Cristo senza esitazioni, allora la Chiesa è solo un altro fornitore di devozioni etiche di cui il mondo non ha bisogno.”
Come riferisce Edward Pentin sul National Catholic Register, Nessuna menzione specifica dell’intervento è stata fatta oggi alla conferenza stampa, né da padre Thomas Rosica, l’addetto ai media di lingua inglese al Sinodo, che ha parlato anche con i giornalisti.
Padre Rosica ha detto che povertà, guerra, disperazione e disoccupazione sono “grandi temi”. Alla domanda se l’omosessualità e le relazioni omosessuali fanno parte degli interventi, padre Rosica risponde: “Non quelle parole esatte, la questione era presente, ma non c’era nessuna questione dominante“.
Riprendo il suo intervento dal Catholic Herald e ve lo propongo nella mia traduzione.
Fratelli,
Sono stato eletto al Consiglio permanente del Sinodo tre anni fa. All’epoca mi fu chiesto, insieme ad altri membri, di suggerire temi per questo Sinodo. Il mio consiglio fu allora di concentrarsi sul Salmo 8. Tutti conosciamo il testo:
“Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
*la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, *
il figlio dell’uomo perché te ne curi?”
Chi siamo come creature, cosa significa essere umani, perché dovremmo immaginare di avere una dignità speciale – queste sono le domande eterne che stanno alla base di tutte le nostre ansie e conflitti. E la risposta a tutte queste domande non si troverà nelle ideologie o nelle scienze sociali, ma solo nella persona di Gesù Cristo, redentore dell’uomo. Il che naturalmente significa che dobbiamo capire, nel più profondo, perché dobbiamo essere redenti in primo luogo.
Se ci manca la fiducia per predicare Gesù Cristo senza esitazioni o scuse ad ogni generazione, specialmente ai giovani, allora la Chiesa è solo un altro fornitore di devozioni etiche di cui il mondo non ha bisogno.
In questa luce, ho letto il capitolo IV dello Instrumentum, paragrafi 51-63, con vivo interesse. Il capitolo fa un buon lavoro di descrizione delle sfide antropologiche e culturali che i nostri giovani affrontano. Infatti, la descrizione dei problemi di oggi, e la necessità di accompagnare i giovani nell’affrontare questi problemi, sono i punti di forza dello Instrumentum nel suo complesso. Ma credo che il paragrafo 51 sia fuorviante quando parla dei giovani come “guardiani e sismografi di ogni età”. Si tratta di false lusinghe, e maschera una perdita di fiducia degli adulti nella continua bellezza e potenza delle credenze che abbiamo ricevuto.
In realtà, i giovani sono troppo spesso prodotti dell’epoca, formati in parte dalle parole, dall’amore, dalla fiducia e dalla testimonianza dei genitori e degli insegnanti, ma più profondamente oggi da una cultura che è allo stesso tempo profondamente attraente ed essenzialmente atea.
Gli anziani della comunità di fede hanno il compito di trasmettere la verità del Vangelo di età in età, senza che sia danneggiata da compromessi o deformazioni. Eppure troppo spesso la mia generazione di leaders, nelle nostre famiglie e nella Chiesa, ha abdicato a questa responsabilità per una combinazione di ignoranza, codardia e pigrizia nel formare i giovani per portare la fede nel futuro. Dare forma alle giovani vite è un duro lavoro di fronte a una cultura ostile. La crisi degli abusi sessuali del clero è proprio il risultato dell’autoindulgenza e della confusione introdotta nella Chiesa lungo la mia vita, anche tra coloro che hanno il compito di insegnare e guidare. E i minori – i nostri giovani – ne hanno pagato il prezzo.
Infine, ciò che la Chiesa ritiene vero sulla sessualità umana non è un ostacolo. È l’unico vero cammino verso la gioia e l’integrità. Non esiste una cosa come un “Cattolico LGBTQ” o un “Cattolico transgender” o un “Cattolico eterosessuale”, come se i nostri appetiti sessuali definissero chi siamo; come se queste denominazioni descrivessero comunità distinte di diversa ma uguale integrità all’interno della vera comunità ecclesiale, il corpo di Gesù Cristo. Questo non è mai stato vero nella vita della Chiesa, e non è vero ora. Ne consegue che “LGBTQ” e linguaggi simili non dovrebbero essere usati nei documenti della Chiesa, perché il suo uso suggerisce che si tratta di veri e propri gruppi autonomi, e la Chiesa semplicemente non classifica le persone in questo modo.
Spiegare perché l’insegnamento cattolico sulla sessualità umana è vero, e perché è nobilitante e misericordioso, sembra cruciale per qualsiasi discussione su questioni antropologiche. Ma purtroppo in maniera deplorevole manca in questo capitolo e in questo documento. Spero che le revisioni dei Padri sinodali possano affrontare questo aspetto.
Fonte: Catholic Herald
https://www.sabinopaciolla.com/se-non-predichiamo-gesu-cristo-allora-la-chiesa-e-solo-un-altro-fornitore-di-devozioni-etiche
Müller: intrighi personali governano il pontificato di Francesco
Padre Rosica ha detto che povertà, guerra, disperazione e disoccupazione sono “grandi temi”. Alla domanda se l’omosessualità e le relazioni omosessuali fanno parte degli interventi, padre Rosica risponde: “Non quelle parole esatte, la questione era presente, ma non c’era nessuna questione dominante“.
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, *
il figlio dell’uomo perché te ne curi?”
Chi siamo come creature, cosa significa essere umani, perché dovremmo immaginare di avere una dignità speciale – queste sono le domande eterne che stanno alla base di tutte le nostre ansie e conflitti. E la risposta a tutte queste domande non si troverà nelle ideologie o nelle scienze sociali, ma solo nella persona di Gesù Cristo, redentore dell’uomo. Il che naturalmente significa che dobbiamo capire, nel più profondo, perché dobbiamo essere redenti in primo luogo.
Se ci manca la fiducia per predicare Gesù Cristo senza esitazioni o scuse ad ogni generazione, specialmente ai giovani, allora la Chiesa è solo un altro fornitore di devozioni etiche di cui il mondo non ha bisogno.
In questa luce, ho letto il capitolo IV dello Instrumentum, paragrafi 51-63, con vivo interesse. Il capitolo fa un buon lavoro di descrizione delle sfide antropologiche e culturali che i nostri giovani affrontano. Infatti, la descrizione dei problemi di oggi, e la necessità di accompagnare i giovani nell’affrontare questi problemi, sono i punti di forza dello Instrumentum nel suo complesso. Ma credo che il paragrafo 51 sia fuorviante quando parla dei giovani come “guardiani e sismografi di ogni età”. Si tratta di false lusinghe, e maschera una perdita di fiducia degli adulti nella continua bellezza e potenza delle credenze che abbiamo ricevuto.
In realtà, i giovani sono troppo spesso prodotti dell’epoca, formati in parte dalle parole, dall’amore, dalla fiducia e dalla testimonianza dei genitori e degli insegnanti, ma più profondamente oggi da una cultura che è allo stesso tempo profondamente attraente ed essenzialmente atea.
Gli anziani della comunità di fede hanno il compito di trasmettere la verità del Vangelo di età in età, senza che sia danneggiata da compromessi o deformazioni. Eppure troppo spesso la mia generazione di leaders, nelle nostre famiglie e nella Chiesa, ha abdicato a questa responsabilità per una combinazione di ignoranza, codardia e pigrizia nel formare i giovani per portare la fede nel futuro. Dare forma alle giovani vite è un duro lavoro di fronte a una cultura ostile. La crisi degli abusi sessuali del clero è proprio il risultato dell’autoindulgenza e della confusione introdotta nella Chiesa lungo la mia vita, anche tra coloro che hanno il compito di insegnare e guidare. E i minori – i nostri giovani – ne hanno pagato il prezzo.
Spiegare perché l’insegnamento cattolico sulla sessualità umana è vero, e perché è nobilitante e misericordioso, sembra cruciale per qualsiasi discussione su questioni antropologiche. Ma purtroppo in maniera deplorevole manca in questo capitolo e in questo documento. Spero che le revisioni dei Padri sinodali possano affrontare questo aspetto.
Müller: intrighi personali governano il pontificato di Francesco
it.news
https://gloria.tv/article/2UgjvWqbKvBN1MHvXjebsk1Aa
Sinodo giovani: dalla dottrina ai sogni… magari al superenalotto!
“Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole…” (2Tim.4,1-4)
Per capire questo Editoriale di cronaca, è necessario comprendere alcune espressioni, sovente ripetute, da parte di Bergoglio a riguardo del “nuovo” rapporto che la Chiesa dovrà avere con i giovani. Essi, ha ripetuto papa Francesco nella solita intervista ad alta quota: “chiedono ascolto, chiedono ascolto. Non vogliono formule fisse. Non vogliono un accompagnamento direttivo…”
O Bergoglio non conosce e non ha compreso il ruolo della paternità, l’autorità EDUCATRICE dei genitori, di una madre e di un padre, oppure è di quella frangia di genitori moderni che, facendosi chiamare per nome dai propri figli, hanno finito per capovolgere (ribaltamento anche qui) dei ruoli, trasformando i genitori in AMICONI….
Non riveliamo alcun segreto se ripetiamo come lo stesso Bergoglio ha espresso INSOFFERENZA nella sua vita familiare, tanto è vero che i suoi ricordi sono associati alla nonna, mai al padre o alla madre i quali erano, raccontato dallo stesso Bergoglio: il padre molto autoritario e severo, la madre con problemi di salute (non si sanno di che genere) ma tanto da affidare il piccolo Jorge Mario, alle cure della nonna Rosa. E qui ci fermiamo, perchè non vogliamo entrare di prepotenza nella vita privata altrui, figuriamoci in quella di un Pontefice, ci fermiamo alle parole ed ai pensieri rivelati da lui stesso, ma da dove si comprendono alcuni problemi che si stanno riversando oggi nella Chiesa, nella “sua” chiesa, coinvolgendo tutto e tutti, nostro malgrado.
Il Sinodo per i Giovani si è aperto molto, molto male, ed oseremo dire che sarà anche peggiore del finale assunto da quello sulla Famiglia.
Per tagliare corto, papa Francesco, ha ribadito la linea PASTORALE SENZA DOTTRINA…. i Vescovi, in sostanza, NON dovranno insegnare o educare ma imparare ad ASCOLTARE I GIOVANI, i loro sogni… e cercare di aiutarli a realizzarli…. qui il testo dell’omelia principale. Se qualcuno, poi, fosse in grado di segnalarci dalle Scritture e dall’insegnamento della Chiesa questa NUOVA indicazione del Cristo, ce la segnali, perché noi non l’abbiamo trovata da nessuna parte.
E’ vero che tutta la Bibbia è costellata di interventi divini attraverso i sogni, ma questi erano usati da Dio quale strumento per impartire ORDINI E DOTTRINA, vedasi appunto il sogno avuto da san Giuseppe quando, volendo ripudiare in segreto Maria a causa di quella gravidanza inaspettata, gli verrà rivelato il prodigio dell’Incarnazione di Dio e la purezza della Sposa, Maria Santissima!
Quanto invece sostiene papa Francesco è ben diverso: i sogni dei giovani a prescindere da chi e cosa sogneranno, o sognano! E’ il classico ribaltamento! Papa Francesco – commenta anche la Nuova-Bussola – chiede “sogni”, “speranza” e “orizzonti allargati”… ma, ci chiediamo noi: quali sogni? la speranza in CHI e che cosa?, fin dove “allargare” questi orizzonti? Se pensiamo ad un gesuita come James Martin, la cosa ci preoccupa molto!!
Comunque Bergoglio, come è nel suo stile di “aprire processi nuovi senza chiuderli“, non risponde mai alle domande che le sue stesse parole suscitano, possiamo dire che ce la dobbiamo cavare da soli…. In un primo momento – un amico e santo sacerdote – ci segnalava una vecchia canzone degli anni della contestazione giovanile e ci sembra davvero calzare a pennello…. NOI SIAMO I GIOVANI, I GIOVANI DEL SURF…. ascolta qui, “un sinodo già morto negli anni Sessanta...”, un Inno potenzialmente riadattabile a questo Sinodo….
Ma c’è anche il grande Signore degli Anelli di Tolkien…. il quale parte senza dubbio alcuno da una grandissima e fervida FANTASIA ma per raggiungere uno scopo. Spiega infatti al figlio in una lettera:
- ” ….Il Signore degli Anelli é fondamentalmente un’opera religiosa e cattolica; all’inizio non ne ero consapevole, lo sono diventato durante la correzione. Questo spiega perché non ho inserito, anzi ho tagliato, praticamente qualsiasi allusione a cose tipo “la religione”, oppure culti o pratiche, nel mio mondo immaginario. Perché l’elemento religioso é radicato nella storia e nel simbolismo…(…) ….il “Signore degli Anelli” racconta una storia vera ma non esistente. La questione del rapporto fra quest’opera e la verità é del tutto centrale poiché coinvolge tutto lo sforzo letterario per offrire al lettore la comprensione stessa della Verità…. “
Al poeta W. H. Auden, Tolkien aggiunge: “..Sam non aveva ancora oltrepassato il confine del bosco che aveva già aperto gli occhi. Perché se c’é qualcosa in un viaggio di qualunque durata, per me é questo: lo scuotersi da una situazione vegetativa di sofferenza passiva e senza scopo …..”
Quello “scopo” che non riusciamo ad intravvedere, o a comprendere, nelle parole del papa all’apertura del Sinodo nel quale, piuttosto, si rimarca un RIMPROVERO ALLA CHIESA di aver forse “troppo insegnato”…. arrivando in sostanza a castrare I SOGNI dei giovani…. afferma infatti il papa:
- “Siamo segno di una Chiesa in ascolto e in cammino. L’atteggiamento di ascolto non può limitarsi alle parole che ci scambieremo nei lavori sinodali. Il cammino di preparazione a questo momento ha evidenziato una Chiesa “in debito di ascolto” anche nei confronti dei giovani, che spesso dalla Chiesa si sentono non compresi nella loro originalità e quindi non accolti per quello che sono veramente, e talvolta persino respinti…”
e poco prima aveva affermato: «…non c’è bisogno di sofisticate argomentazioni teologiche per mostrare il nostro dovere di aiutare il mondo contemporaneo a camminare verso il regno di Dio, senza false speranze e senza vedere soltanto rovine e guai».
(???) ma la Chiesa ha un solo segno QUELLO DI ESSERE CONTRADDIZIONE all’interno di un mondo che pretende imporre le sue mode e la sua cultura senza dottrina… Diceva infatti Chesterton: “… noi non abbiamo bisogno di una Chiesa che sia nel giusto quando il mondo è nel giusto… ma di una Chiesa che sia nel giusto quando il mondo è in errore...” e a questo servono i dogmi e le dottrine!
LA CHIESA NON VIVE SUI SOGNI DI NESSUNO, ma vive del Progetto di Dio, di un Progetto che è stato già scritto e per il quale c’è stata una battaglia, una guerra vinta da Gesù Cristo. Un Progetto che è racchiuso nel corpo dottrinale della Chiesa, ad Essa consegnato. La storia della Chiesa, degli uomini e del mondo, non è una partita al superenalotto, magari da vincere attraverso l’interpretazione dei sogni….
Così per Tolkien il mondo viene salvato dalla PROVVIDENZA che agisce attraverso la pietà esercitata nei momenti dell’errore realizzandosi in “situazioni sacrificali”….che si riscontrano sia nella composizione di questa Compagnia fatta da uomini fragili, ma che hanno fede e sperano contro ogni speranza. Non si vuole qui intendere la provvidenza in senso cristiano ma, come scrive Tolkien: ” ….l’unica Persona sempre presente che non é mai assente e mai viene nominata’ – in verità ci si riferiva a LUI come all’ Unico…..(…) Nel Signore degli Anelli il conflitto fondamentale non riguarda la libertà, che tuttavia é compresa, spiega Tolkien. Riguarda Dio, e il diritto che Lui solo ha di ricevere onori divini…[…]…..Nella mia storia, come nella realtà che viviamo, non esiste il Male assoluto, se esso può essere sconfitto di conseguenza non può essere assoluto; al contrario solo il Bene è Assoluto ed è questo Bene che viene sempre messo in pericolo dalle scelte degli uomini e dalle loro idee, tuttavia essendo questo Bene l’Essere in assoluto, a Lui il diritto di suscitare tutte le Compagnie che riterrà opportune per sconfiggere le catene che ad ogni generazione fanno la loro comparsa ingannando gli uomini…. “
Non troviamo del tutto causale il termine di COMPAGNIA….. usato da Tolkien…. perché sappiamo bene che le vie del Signore sono infinite e sconfinate, misteriose, incomprensibili il più delle volte, si legga anche qui per comprendere come il Signore proceda per la Sua strada, indipendentemente da tutto…. E così Tolkien fa dire a Gandalf sulla pietà: ” Pietà? È stata la pietà che ha fermato la mano di Bilbo. Pietà e compassione: non colpire senza necessità. Ed é stato ben ricompensato, Frodo. Stai certo che é stato ferito così lievemente dal male e alla fine é riuscito a sfuggirli, perché il suo possesso dell’Anello é iniziato in questo modo. Con pietà…… ”
Gandalf rivela così la presenza di quell’Unico che Tolkien non vuole nominare: “Dietro di quello, c’era qualcos’Altro al lavoro, dietro ogni disegno di colui che fece l’anello. Non posso dire di più se non che era stabilito che Bilbo trovasse l’anello, e dal suo facitore ricondurre la storia… “
Proviamo a giungere ad una conclusione che, di fatto al momento non c’è. Scrive Tolkien a Rhona Beare il 14 ottobre 1958: “ La ricerca del potere è il motivo che mette in moto gli avvenimenti, ed è relativamente poco importante…“. Le “scappatoie” che interessano a Tolkien sono quelle della memoria e della longevità, che ha voluto rappresentare non solo attraverso l’avvincente trama della storia, ma anche mediante alcune figure, in particolare quelle degli elfi, degli hobbit e dei Numenoreani (gli alleati con Sauron nella seconda Era, Isildur, Denethor e così via fino ad Aragorn, l’ultimo longaevus). Sono tutte figure che corrono il terribile pericolo di “confondere la vera immortalità con la longevità senza limite” ma a tutto questo rispondono altre figure, come quella di Aragorn, di Arwen, degli hobbit Bilbo e Frodo, come Gandalf, i quali riescono, spesso “aiutati” dal misterioso intervento della Provvidenza, a non cedere alla “scappatoia”, ad affrontare piuttosto la morte accettandola con abnegazione perché essa “non è più il Nemico” ma, anzi, il passaggio obbligatorio di ogni vivente.
E c’è una piccola “critica”, ma molto significativa, che lo stesso Tolkien volge ai suoi personaggi, ed è quel SOGNARE individualmente o a favore DELL’ERRORE…. Questi sogni ingannano continuamente chi li usa. Prima Sauron, poi Denethor, cercano di indovinare cosa accadrà dopo e programmare di conseguenza le loro azioni in base alle loro aspettative. Questo è un errore terribile, come dice Galadriel a Sam: “Alcune cose non accadranno mai, anche se coloro che hanno queste visioni devieranno dal loro cammino per farle accadere“.
“Sauron, infatti, è uno spirito solitario – spiega Tolkien – , è solitario, arroccato nella sua torre nera e superba, chiuso ad ogni tipo di relazione (non a caso è rappresentato da un occhio solo: egli detesta l’alterità) e questo terribile signore della guerra viene sconfitto da alcuni piccoli personaggi, in particolare gli hobbit, che non sono potenti, ma sono uniti da vincoli di amicizia e da regole d’oro: la Compagnia, da cum-panis, coloro che spezzano il pane insieme”. “E’ la compagnia-comunione, fatta d’amore e d’amicizia (pur tra mille cedimenti e tradimenti) che vince contro l’arroganza del potere che si erge da solo contro tutti, con volontà di strumentalizzazione nei confronti degli altri…”.
- “La salvezza” spiega Meiattini “dipende dal solitario cammino di un hobbit debole e inerme che porta, senza cedervi, il peso della tentazione e che alla fine distrugge la tentazione stessa, insieme all’anello che ne è l’oggetto e la fonte, vincendo non per forza propria, ma per un colpo di scena della Grazia”. Quella di Frodo, “il Portatore dell’Anello”, è un’autentica Via Crucis, ma – osserva dom Meiattini – “chi sceglie la via della debolezza e della povertà, proprio grazie alla sua totale estraneità ai percorsi storici e mentali dell’autoaffermazione prevaricante del soggetto, sfugge alla presa dell’Occhio e dell’Ombra. Questa è l’unica mossa che Sauron non si aspetterebbe mai, l’unica che lo prenderebbe di sorpresa: che qualcuno decidesse di disfarsi dell’Anello del potere, di distruggerlo, invece di usarlo. Per lui questo sarebbe follia”.
Dalla mia esperienza, è il metodo più sicuro per perdere quel giovane per sempre: non per niente è il metodo che oggi è applicato ovunque, nelle chiese vuote. I soli giovani che ho visto rimanere sono quelli a cui è stata fatta una proposta forte, sicura, a cui aderire anche a prezzo di rinunce e sacrifici – una proposta da adulti. Una proposta fatta di verità e realtà. Quella che a suo tempo è stata fatta a me.
Si, i giovani ci segnalano che hanno bisogno di qualcosa, come fanno tutti i giovani da sempre.
Di una strada che funzioni. Non di essere compiaciuti con novità antiche quanto il diavolo.
Cardinale Sarah rifiuta nomina in commissione chiave del Sinodo per i Giovani
Gandalf rivela così la presenza di quell’Unico che Tolkien non vuole nominare: “Dietro di quello, c’era qualcos’Altro al lavoro, dietro ogni disegno di colui che fece l’anello. Non posso dire di più se non che era stabilito che Bilbo trovasse l’anello, e dal suo facitore ricondurre la storia… “
Di una strada che funzioni. Non di essere compiaciuti con novità antiche quanto il diavolo.
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