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giovedì 8 novembre 2018

Ogni tanto ci azzeccano?

Gesuiti contro focolarini. La beatificazione di Chiara Lubich in forse



Da quando alla testa della congregazione vaticana delle cause dei santi c’è il cardinale Giovanni Angelo Becciu, focolarino d’antica data, va crescendo l’opinione che la beatificazione di Chiara Lubich, che del movimento dei Focolari è stata fondatrice e capo fino alla sua morte nel 2008, diventerà presto realtà.
O forse no. Perché gli oppositori alla sua beatificazione non sono da sottovalutare. E hanno nella Compagnia di Gesù, la stessa a cui appartiene papa Francesco, le loro personalità di punta, tra le quali un cardinale di prima grandezza e di rilevante influenza anche “post mortem”, quasi coetaneo della Lubich, come Carlo Maria Martini.

È un gesuita, ad esempio, Jean-Marie Hennaux, professore della facoltà di teologia della Compagnia di Gesù a Bruxelles, l’autore della più tagliente critica finora pubblicata del pensiero teologico di Chiara Lubich, che egli vede condensato in questo inquietante esordio di un suo dattiloscritto del 1950:
“Ogni anima dei Focolari ha da essere una mia espressione e null’altro. La mia Parola contiene tutte quelle delle focolarine e focolarini. Io li sintetizzo tutti. Quando io appaio così dunque devono lasciarsi generare da me, comunicarsi con me. Anch’io, come Gesù, debbo dir loro: “E chi mangia la mia carne…”.
Nel dicembre del 2014 padre Hennaux consegnò la sua stroncatura della teologia della Lubich al vescovo di Frascati Raffaello Martinelli, che gliel’aveva richiesta poco prima di aprire ufficialmente la causa di beatificazione della fondatrice dei Focolari, il 27 gennaio 2015, nella cattedrale della diocesi adiacente a Roma in cui si trova la casa generalizia del movimento.
E oggi l’analisi di padre Hennaux è a disposizione di chiunque la voglia leggere, all’interno di un volume a più voci pubblicato nel 2017 e molto critico delle “derive settarie” non solo dei Focolari ma anche di altri movimenti come Opus Dei, Legionari di Cristo e neocatecumenali: un volume anch’esso ideato in un cenacolo della Compagnia di Gesù, il centro di formazione belga “La Pairelle”, animato dal gesuita Benoît Malvaux, teologo e canonista, già presidente di “Lumen Vitae” e oggi a Roma come procuratore generale della Compagnia.
Il volume, edito da Mols, è diffuso sia in francese sia – come ebook – in italiano e ha per titolo “Dall’abuso alla libertà. Derive settarie all’interno della Chiesa. Testimonianze e riflessioni”.
A tirare le fila di tutto, nella fase preparatoria del libro, è stata l’italiana Renata Patti, entrata nel movimento dei Focolari all’età di 10 anni e uscitane a 50, per 22 anni con incarichi nelle istituzioni europee di Bruxelles e infine allieva della facoltà teologica della Compagnia di Gesù in Belgio.
Renata Patti ha affidato a un lungo memoriale, reso pubblico nel 2012 con la sua firma, la sua vicenda all’interno del movimento dei Focolari, fino alla sua uscita, con in più degli interessanti allegati, tra cui il sopra citato dattiloscritto del 1950 di Chiara Lubich.
Ma nel libro fa colpo soprattutto il capitolo nel quale essa racconta i suoi due incontri con il cardinale Martini nel suo ultimo anno di vita, il 2012. Due incontri della durata di 50 minuti ciascuno.
Nel primo di essi lo spunto della conversazione è un libro del 2007 del francese Olivier Le Gendre, “Confession d’un cardinal”, tradotto in più lingue, che raccoglie le confidenze di un porporato di cui è taciuto il nome ma che Martini dice di immaginare, oltre a condividerne il pensiero.
Un pensiero che è, appunto, molto critico delle “derive settarie” dei movimenti. Con Martini che commenta: “Giovanni Paolo II ha esagerato con i movimenti… E poi il vescovo del mondo non esiste, è il vescovo di Roma che esiste… La Chiesa non ha mai avuto un’opinione netta: un po’ con i movimenti e un po’ no. Ma la Chiesa non ha la forza…”.
Patti: “Ma allora, eminenza, bisogna davvero piangere sulla nostra Chiesa…”
Martini: “No. Questo passerà, passerà!”.
Patti: “Passerà? E Benedetto XVI?”.
Martini: “Anche lui passerà. L’ho visto in aprile [del 2011]. Ho visto un uomo vecchio e stanco. Spero che presto si dimetta. Così la faremo finita con il segretario di Stato e la segreteria di Stato”.
Patti: “E dopo, eminenza?”.
Martini: “Dopo ci sarà un conclave che sceglierà. Magari [Angelo] Scola”.
Patti: “Mi sembra che Scola sia legato a un movimento”.
Martini: “Sì, Comunione e liberazione. L’ha lasciata, ma nel suo cuore vi è sempre rimasto”.
Così nell’incontro del 7 gennaio 2012. E in quello del successivo 12 marzo il colloquio prende spunto dal memoriale di Renata Patti, che il cardinale ha letto e dice: “Non sapevo che il movimento dei Focolari fosse così rigido, un po’ come l’Opus Dei”.
Patti: “Eminenza, queste cose non si sanno, sono troppo tenute nascoste… Chiara [Lubich] ha sempre voluto fare bella figura con la gerarchia”.
Martini: “Ma il papa deve saperlo! É vero che ci sono membri femminili dei Focolari in tutte le segreterie dei dicasteri del Vaticano e anche la famiglia del papa conta due donne laiche membri di Comunione e liberazione. Nelle ambasciate vaticane, nelle nunziature, vi sono membri femminili dei Focolari, al papa non ci si arriva mai. Ma io, l’anno scorso, sono riuscito ad avere dei contatti diretti con lui due volte. Scriverò una lettera al papa, a proposito dei movimenti!”.
Patti: “Eminenza, lei mi procura una gioia immensa!”.
Martini: “Sì, ma non lo farò da solo: in aprile con qualche vescovo andremo in Svizzera – così anche loro saranno più liberi –, rifletteremo sui movimenti e scriveremo al papa!”.
Effettivamente Martini si sarebbe recato in Svizzera, in aprile, ma senza realizzare il proposito della lettera. In compenso, al termine di questo colloquio il cardinale è informato del libro a più voci che sta prendendo forma e ne incoraggia vivamente la pubblicazione. E in effetti, il suo segretario personale, don Damiano Modena, si recherà due volte in Belgio alle riunioni preparatorie e figurerà tra gli autori del volume.
Oggi Martini non c’è più. Ma è papa il suo confratello gesuita Jorge Mario Bergoglio. Il quale ha sì due cardinali focolarini, l’italiano Becciu e il brasiliano João Braz de Aviz, a capo dei dicasteri rispettivamente delle cause dei santi e per gli istituti di vita consacrata. Ma, da gesuita, non è escluso che condivida le riserve esplicitate sull’autorevole “La Civiltà Cattolica”, nel 2005, dall’altro suo confratello Giuseppe De Rosa, con una punta di veleno proprio contro i vescovi – e cardinali – che sposano il movimento dei Focolari:
“Crea perplessità il fatto che i sacerdoti e, soprattutto, i vescovi diventino 'amici' del movimento, perché dinanzi ai loro fedeli i vescovi e i sacerdoti non devono essere, e neppure apparire, di parte, cioè favorevoli a un movimento ecclesiale piuttosto che ad altri… fino a privilegiarlo rispetto alle altre componenti ecclesiali, ritenendolo l'unico spiritualmente e pastoralmente valido”.
Settimo Cielo di Sandro Magister 08 nov

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