Mons. Nicola Bux“Ma ci sono sacerdoti che non credono in Dio?” Quella del titolo di questo post potrebbe a prima vista apparire come una domanda ardita, bizzarra, fuori luogo. E invece…. di questi tempi….Alla luce di quello che sta accadendo, non credo sia una domanda da escludere a priori.
A questo proposito, mi sono ricordato di una conferenza che avevo ascoltato, e che si è tenuta a Parma, l’8 marzo 2018, organizzata dall’Associazione LUCE DI CRISTO, durante la quale Mons. NICOLA BUX e il Dott. ETTORE GOTTI TEDESCHI, ex banchiere dello IOR, la Banca Vaticana, hanno parlato dell’ECONOMIA DELLA SALVEZZA.  In quella conferenza, il dott. Gotti Tedeschi ha fatto una “battuta”, una provocazione, sui “sacerdoti che non credono in Dio”. Battuta che è stata colta da Mons. Nicola Bux, ed approfondita alla luce della crisi di oggi della Chiesa. La conferenza per intero la potete vedere nel video che riporto in fondo. Di seguito trovate la mia trascrizione della parte dell’intervento di mons. Bux che approfondisce il titolo del presente post. Il suo intervento comincia dal minuto 37.05. 
                                         
Mons. Nicola Bux

In che senso un sacerdote non crede in Dio, può sembrare un’affermazione… diciamo … azzardata, però, ecco, riflettiamo un attimo, un sacerdote cattolico è tale nella misura in cui crede che Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Almeno questa è, questa è la fede cattolica. Anche il nuovo testamento dice che chi non crede che il Signore è venuto nella carne è in errore, dice San Giovanni. Quindi, l’idea di Dio che Gesù Cristo porta del mondo è l’idea di un Dio che entra nella storia prendendo la nostra carne.

Se un sacerdote invece dice: “no… ma tanto non è importante questo, basta che crediamo in un Dio qualsiasi”, come oggi si sente spesso dire anche tra i sacerdoti, allora vuol dire che lui non crede più in Dio. Non crede cioè nel Dio rivelato da Cristo, e questo diventa un vero problema, perché la prima domanda da fare a questo prete è: “ma tu perché fai il prete? Non so, cambia mestiere, fai lo shamano, fai un altro ministro di un’altra religione, di un altro culto”.
E quindi, questo tipo di….chiamiamola di debacle, ha poi una conseguenza, più conseguenze sulla idea stessa di Chiesa.
E qual è l’idea di Chiesa che oggi spesso c’è in giro? Che la Chiesa sia una realtà che si deve interessare dei problemi sociali, della pace, di mettere d’accordo diverse entità…religiose, e dunque la domanda è: ma era questa la Chiesa voluta da Cristo? Cioè, Cristo ha istituito la Chiesa per questo motivo, per questi motivi?
Beh, noi sappiamo che Cristo ha detto agli apostoli, che erano un po’ il nucleo iniziale della Chiesa, “andate in tutto il mondo, fate discepoli tutte le creature, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Cioè, innestatele in quel processo di limitazione e distruzione di quella iniquità che c’è in radice nel cuore dell’uomo, in modo che nasca l’uomo nuovo. Muoia cioè l’uomo vecchio e venga fuori l’uomo nuovo. Perché, se così non fosse, il battesimo è un sacramento inutile, perché se il battesimo non producesse una nuova, diciamo una parola grossa, una nuova ontologia, a che servirebbe? Sarebbe un simbolo, come tanti.
Ora, il Battesimo è quella immersione in Gesù Cristo che fa sì che in me muoia il vecchio e nasca il nuovo. San Paolo ha commentato questo avvenimento nella lettera ai Galati 2,20: “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. Per cui io vivo nella carne, nella fede, ma, in realtà, è Cristo che vive in me. Non sono più io che vivo”.
Questa coscienza dell’apostolo noi la possiamo definire la coscienza di una nuova ontologia, che non si può produrre nell’uomo dall’esterno, cioè da una rivoluzione, sociale, politica, economica, ma dall’interno, cioè attraverso un atto…. diciamo un atto che potremmo definire quasi chirurgico,  perché, vedete, i sacramenti sono come dei farmaci. Sapete tutti che l’Eucarestia è stata definita “il farmaco dell’immortalità”. Ma non è solo l’Eucarestia un farmaco, tutti i Sacramenti sono dei farmaci, dei farmaci speciali, che quindi hanno i loro effetti a determinate condizioni. Nessuno di noi prenderebbe i farmaci comunque, in qualsiasi condizione venisse a trovarsi, ma solo a determinate condizioni, tant’è che ci dicono sempre: leggete il foglietto illustrativo, state attenti alle controindicazioni, non prendete i medicinali quando…non so…. vi trovate in questo determinato stato, ecc., e così sono i Sacramenti. Anzi, ancor di più, perché si tratta di farmaci speciali.
Ecco perché la Chiesa da sempre ha, come dire, protetto questi “farmaci particolari” con una serie di istruzioni, di disposizioni. Perché? Perché, come i farmaci hanno una potenza che produce un effetto o più effetti, è necessario che non ci siano le controindicazioni perché possano essere prodotti certi effetti.
Allora, se invece uno sente dire da un prete oggi, da un vescovo, da alti prelati, che siamo tutti figli di Dio,… ora uno si domanda: “ma non ci avete insegnato che figli di Dio non si nasce ma si diventa? Cioè che lo si diventa con il sacramento del Battesimo? Prima che cosa siamo?” Siamo delle creature, creature, ma non siamo figli di Dio, perché figli di Dio si diventa con il Battesimo. Se un prete cambia questo e dice che invece siamo tutti figli di Dio, musulmani, ebrei, indù, ecc. allora vuol dire che la Chiesa è inutile. Per quale ragione Cristo avrebbe dovuto mettere su una compagnia di persone affidandole il compito di portare questo annuncio, e di attuarlo questo annuncio attraverso un atto, diciamo un atto di potenza dall’alto, perché i sacramenti sono una potenza dall’alto, che arriva all’uomo dalla nascita alla morte perché nell’uomo si produca quell’effetto che nessun’altra azione esteriore possa produrre. Provate un attimo a togliere alla Chiesa l’amministrazione dei Sacramenti….e cosa rimane della Chiesa? Praticamente nulla!
Hai voglia che oggi dicono: eh, ma c’è la parola divina….,certo, ma la parola divina se non diventa carne, se non diventa grazia, se non diventa potenza che attua quello che dice è una parola sospesa. La parola di Cristo è una parola che fa quello che dice. Allora comprendiamo perché oggi è possibile che diversi religiosi non credano in Dio, e non comunichino Dio così come Gesù Cristo lo ha rivelato, e quindi questo ci fa capire come anche la stessa fisionomia della Chiesa venga ad essere deformata nel mondo. Quindi, la Chiesa non viene più percepita come l’ambito della salvezza, dove per salvezza intendiamo appunto l’essere presi e sottratti dal potere originale del Diavolo, come dice San Pietro in una delle sue prime prediche: Egli è passato, proprio contrastando il potere del Diavolo. Perché? Perché il potere del diavolo, il potere del Diavolo è lasciare l’uomo nella condizione in cui viene nel mondo, e possibilmente lasciandolo così, portarlo alla distruzione. Questa è l’operazione demoniaca, dividerlo, frantumarlo sempre di più fino alla distruzione. Invece il potere di Cristo è di sanare l’uomo, è di guarirlo, è di portarlo a quella che sant’Ambrogio chiama il restauro, cioè restaurare nell’uomo l’essere decaduto, l’essere guastato all’origine da quel serpente di cui Gotti Tedeschi parlava.
Allora, tutto questo come accade? Con una Parola così. Con una Parola fatta carne, per cui con una Parola fatta carne, comunicata a noi, ci cura, ci guarisce, addirittura ci dà la possibilità di vincere la morte. Perciò i padri parlavano dell’Eucarestia come il farmaco del l’immortalità. Non so se…..altrimenti, guardate, i sacramenti sono inutili, sono ridotti a dei puri simboli. Così come oggi in tanta catechesi si sente dire, cioè sono dei simboli, l’acqua del Battesimo?… Un simbolo. Di che cosa? Della purificazione. No, il problema è che l’acqua del Battesimo non è un simbolo della purificazione, appena, ma è un segno efficace, cioè che fa quello che significa. È ben diverso questo!
Comprendete, purtroppo, nella Chiesa odierna c’è quella influenza che Gotti Tedeschi chiama rahneriana, dal teologo Karl Rahner, che è solamente, come dire, il simbolo massimo, ma, potremmo andare più a fondo, è l’influenza luterana, cioè della demolizione che Lutero ha fatto dei Sacramenti, perché lui questo ha fatto, ha abolito i sacramenti. Ma perché Lutero ha abolito i Sacramenti? Perché, semplicemente, la gnosi, che in lui era ben presente, diceva che è sufficiente che io conosca la parola di Dio e che la interpreti, e questo basta. Se non che, poveretto, non ha fatto, come dire, non ha pensato, che se io propongo una interpretazione della parola di Dio e dico che ognuno è libero di interpretarla, dopo di me verrà un altro che interpreterà la parola di Dio all’opposto di come l’ho interpretata io, e questa è purtroppo, come sapete, la fine del protestantesimo, che si è polverizzato in tanti gruppi, sottogruppi, sette, eccetera. Perché? Perché è stato Lutero stesso a porre il principio della dissoluzione. Perché è chiaro che col soggettivismo interpretativo, ciascuno ha diritto di alzarsi nella comunità e di dire: “scusami, tu hai detto così, no, io la penso in quest’altro modo”. E quindi? Che succede? Allora, tutto questo, in maniera, ovviamente, estremamente, come dire, generica, ci porta a comprendere il dramma che sta vivendo la Chiesa cattolica oggi. Il dramma.
Io ho degli amici luterani che sono diventati i cattolici, i quali non riescono a credere che ciò che essi avevano abbandonato nel momento in cui hanno abbracciato il cattolicesimo se lo ritrovano adesso tra i piedi di nuovo, e mi dicono: “ma che sta succedendo?” È incredibile, naturalmente, però, come dicevo prima al Dottor Rutelli, c’è, come dire, la reazione… è cominciata a vari livelli, ci sono tanti ormai che non hanno dato il cervello all’ammasso, si sono resi conto di questo, ed hanno cominciato a reagire, in maniera composta. Ecco, cercando di proporre una riflessione che andasse alle cause di tutto questo. Certo, non possiamo pretendere che la massa dei fedeli possa, come dire, facilmente arrivare a quel livello di comprensione. Perché, sapete, la massa dei fedeli si accontenta di quello che riceve, dà per principio che il prete che fa l’omelia dice delle cose giuste, e quindi…perché metterlo in discussione. Come dire, il campanello d’allarme scatta nel momento in cui si sentono alcune affermazioni tipo: “ma siamo tutti figli di Dio” E allora viene la brava donna che mi dice: “ma padre, ma se siamo tutti figli Dio, perché c’è bisogno del Battesimo?” Come si risponde a questa domanda? Eh, questo il punto.
Ecco, ti accorgi che nella massa di fedeli c’è chi comincia a interrogarsi su certe affermazioni che si sentono fare….
Ieri il cardinale Kasper ne ha fatta un’altra di affermazioni, e ha detto che la convivenza more uxorio, i divorziati risposati, è al massimo un peccato veniale. Trattandosi di un peccato veniale, si può benissimo dare la Comunione. Probabilmente lui si è accorto che l’aveva detta prima troppo grossa, perché diceva prima che non è un peccato, allora ha fatto un po’ una piccola marcia indietro e ha detto che è un peccato veniale. Naturalmente…è chiaro che questo tipo di valutazione confligge totalmente con la materia stessa di cui si sta discutendo, cioè che in questione non è appena il Sacramento del matrimonio, ma è il sacramento dell’Eucarestia. Ed essendo il sacramento dell’Eucarestia un sacramento di comunione, come noi diciamo di unità, come può essere dato questo farmaco di unità a persone che vivono in stato di divisione. Non so se è chiaro, è una controindicazione radicale, che annulla l’effetto sacramentale E quindi, quando si pongono questi quesiti ovviamente si comincia ad annaspare, ma è un esempio anche questo della riduzione dei Sacramenti a semplici simboli, cioè senza nessun tipo di potenza e di efficacia. Eh, perché, se solo ci si interrogasse su quali sono gli effetti di quel particolare sacramento, tra l’altro poi, l’Eucarestia è un Sacramento particolarissimo, probabilmente uno starebbe bene attento ad accostarvisi a cuore leggero, e questa è la ragione per cui da sempre nella Chiesa molta gente partecipa alla messa ma non fa la Comunione. E di questo non ci si deve scandalizzare.
Noi abbiamo gli ortodossi che, come noto, non fanno la Comunione così… facilmente, la fanno, diciamo, a determinate condizioni. E quando sanno che queste condizioni mancano si astengono.
Qualcuno dice, lo dicono alcuni preti, anzi parecchi: “eh vabbè, la messa è una cena, la messa è un banchetto, che fai…tu vai alla cena, vai a un banchetto e ti astieni dal mangiare?” Beh, allora bisogna dare due risposta: prima di tutto anch’io posso partecipare ad una cena o a un banchetto ma astenermi da determinati cibi perché so che mi farebbero male. Questo lo facciamo tutti. Secondo, ma siete proprio sicuri che la messa è una cena? Noi sappiamo che la messa è innanzitutto un’offerta sacrificale, viene detto un’oblazione, c’è un sacrificio. Di che cosa? Il sacrificio di Gesù Cristo, che è la vittima che si immola per, appunto, quella salvezza, quella economia che comincia con il battesimo, e che culmina nel farmaco eucaristico. Perché il battesimo è il farmaco, come dire di base, l’Eucarestia è il farmaco di vertice. Poi in mezzo ci sono tutti gli altri. E quindi arrivare al sacramento eucaristico significa arrivare al farmaco speciale. E a questo farmaco speciale non si può andare in qualsiasi condizione ci si trovi. E quindi se tu sei in una condizione stabile di divisione, come puoi pretendere di prenderti un Sacramento che ha come scopo, attenzione, l’unificazione in Gesù Cristo. Perché questo è il punto, la incorporazione piena in Cristo.
Allora, una ultima obiezione prima di ridare la parola al professore. Qualcuno ha detto: “ma come….ma il sacramento dell’Eucarestia è un sacramento anche per i peccatori, per i deboli. Il Signore è venuto, faceva le cene, andava a casa dei peccatori, mangiava con i peccatori. Come si può impedire che dei peccatori vengano a fare la Comunione?”. Risposta: ma i banchetti che Cristo faceva con i peccatori, ce ne sono alcuni nei Vangeli, erano banchetti che Egli faceva per portare queste persone alla conversione. Cioè, non per dire: “ah che bello, tu Zaccheo, tu sei un usuraio, beh allora dai mangiamo insieme, e tu continui a fare l’usuraio, e… l’importante è che mangiamo insieme”.  Sappiamo bene com’è andata con Zaccheo. Dopo che Cristo è andato a casa sua, lui si è accorto, perché la luce di Cristo, a un certo punto, mette a nudo la vita dell’uomo, la sua moralità, ecco perché, guardate, i sacramenti sono importanti per la moralità dell’uomo, e quindi, ecco, che la luce di Cristo mette a nudo Zaccheo il quale poi dice: “Signore….ebbè, a parte che io non ci capisco niente perché sei venuto a casa mia, ecc., io restituisco metà dei miei beni e quattro volte, eccetera eccetera” Allora, che vuol dire? Che Gesù Cristo chiede all’uomo una conversione, e quindi da questa conversione prende avvio il processo di riconciliazione dell’uomo con quel Dio dal quale si era distaccato con il peccato, fino a raggiungere il culmine della unione con questo Dio, la Comunione.
Come è possibile che un uomo che ha abbandonato la propria moglie, si è messo con un’altra donna, e viceversa, possa al certo momento fare, avvicinarsi alla Comunione senza in qualche maniera mutare l’assetto nel quale si andato a cacciare. È una contraddizione! Non a caso, ci sono tanti che dicono: “io la Comunione non la posso fare perché sono in uno stato di divisione, di separazione. E quindi, che vado a fare, vado a prendere un farmaco che mi farà male? Che sarà velenoso? Sarà peggio? L’effetto sarà peggiore?”.
Ecco, quindi, guardate, come l’economia della salvezza diventi la salvezza dell’economia. Intendendo per economia… e questo tra l’altro si usa anche nella Sacra Scrittura. Si parla di economia della salvezza, proprio dopo il Concilio Vaticano II si è molto usata questa espressione: l’economia della salvezza. Cosa significa? È un piano, un piano ben strutturato dal Padreterno, è vero, che se noi lo conosciamo e lo attuiamo ci salva. A tutti livelli. A livello innanzitutto spirituale, e via via ai livelli ulteriori. Ecco quindi perché poi, come ha detto bene Gotti Tedeschi, l’economia intesa nel senso della organizzazione dei bisogni, della risposta ben organizzata e ben mirata ai bisogni dell’uomo, se gli uomini che la costruiscono sono degli uomini immorali, sono degli uomini lontani da Dio costruiranno una economia lontana da Dio, e quindi lontano dall’uomo. Perché tutto ciò che è lontano da Dio è, contemporaneamente, nocivo per l’uomo.
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Mons. Nicola Bux, sacerdote dell’arcidiocesi di Bari (Italia), ha studiato e insegnato a Gerusalemme e Roma. Docente Facoltà Teologica e Issr. Teologo, consultore della Congregazione per le cause dei santi. In precedenza è stato consultore della Congregazione per la dottrina della fede, del culto divino e dell’ufficio delle celebrazioni pontificie. E’ stato anche consulente della rivista teologica internazionale “Communio”. Ha scritto numerosi libri.
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