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Ogni volta che mi capita di vedere le immagini di un concerto tenuto nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna, come il Life Ball 2018, confesso che mi viene il magone, mi assale un certo disagio. Certo, si obietterà che non si conosce il contenuto specifico del concerto. Rimane il fatto che un concerto di rock elettronico, con luci colorate che fanno pensare ad una discoteca, lascia poco spazio al dubbio. Del resto, lo spettacolo dal titolo “Jedermann” nella Cattedrale di Santo Stefano nella Giornata Mondiale dell’AIDS era impensabile in passato, ha detto Gery Keszler prima dell’inizio della serata. Evidentemente, con il card. Christoph Schönborn tutto diventa “pensabile”.
Come noto, la cattedrale di Santo Stefano a Vienna è retta dal cardinale Christoph Schönborn, il quale non è nuovo a questo tipo di manifestazione. Del card. Schönborn abbiamo parlato altre volte su questo blog, ad esempio in questo articolo.
La carrellata di foto dello spettacolo le potete vedere qui. Per quanto il fine sia benefico, la lotta per l’AIDS, gli organizzatori del Life Ball si ispirano e propongono un “nuovo illuminismo”, non proprio un valore cattolico (si veda il video del Life Ball di giugno scorso in fondo all’articolo). L’evento di cui parlerò si è tenuto il 30 novembre scorso nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna.
Per capire meglio la questione, ho voluto intervistare mons. Nicola Bux, teologo consultore della Congregazione per le cause dei santi. In precedenza è stato consultore della Congregazione per la dottrina della fede, del culto divino e dell’ufficio delle celebrazioni pontificie.
Domanda: Mons. Bux, così, a bruciapelo, guardare le foto del concerto rock che si è tenuto il 30 novembre scorso nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna, sede vescovile del card. Christoph Schönborn, che effetto le hanno fatto?
Risposta: Kyrie eleison!
Sabino Paciolla : Perché secondo lei un concerto rock non dovrebbe essere tenuto in una chiesa comune, e a maggior ragione nella importante cattedrale di santo Stefano di Vienna?
Mons Nicola Bux: La sacra liturgia contempla il rito della dedicazione, ossia della consacrazione della chiesa: un sacramentale che assimila il tempio alla persona, perché viene ‘battezzato’ con acqua lustrale, unto col santo crisma e infine ‘nutrito’ con la celebrazione eucaristica.In breve, questo rito significa che doniamo al Signore uno spazio, un luogo nel quale possa essere svolto il culto a Lui dovuto, sottraendolo ad ogni altro uso profano.La dedicazione è così importante, che la sua data viene celebrata ogni anno. Quando nella chiesa si fa altro dal culto o dalla catechesi, è come se ci riprendessimo il dono fatto a Dio per sempre. E’ la profanazione.
Domanda: Come qualcuno potrebbe obiettare, non le sembra che una causa benefica come la lotta per l’AIDS, come nel caso in questione, sia una ragione sufficiente per consentire un concerto rock in un luogo sacro?
Risposta: Risuona il monito del Signore: i poveri li avete sempre con voi, non sempre avete me. Possibile che a Vienna non vi siano ambienti adatti per tali manifestazioni? Un auditorium?
Domanda: La chiesa è un edificio in cui ci si riunisce per la preghiera, i sacramenti, l’adorazione dell’Eucaristia. Lasciando invece che all’interno di una chiesa si “celebri” un concerto di musica rock, con le connesse luci psichedeliche, musica ad alto volume, balli scatenati, ecc., non si corre il rischio di “trasformarla”, ovvero “ridurla” ad un semplice luogo pubblico polifunzionale, un auditorium, uno spazio per mostre e rappresentazioni teatrali? Di più, non si corre il rischio di una quasi “profanazione” del “segno” del mistero cristiano, con grave danno alla pedagogia della fede e alla sensibilità del popolo di Dio?
Risposta: La chiesa come sala multi-usi. Con coerenza, bisognerebbe abolire dal messale romano, il rito della dedicazione; un rito caro alle chiese d’Oriente, per le quali questa apostasia dell’Occidente è uno scandalo, che ancor più allontana la buona causa dell’unione tra i cristiani.
Domanda: Il card. Schönborn, come del resto qualsiasi pastore, non è il custode e il garante della sacralità e santità del luogo di culto da dove la stessa comunità cristiana è chiamata ad annunciare e testimoniare il Vangelo?
Risposta: La verità è che in questi casi, un vescovo arreca smarrimento tra i fedeli oltre ad aver smarrito egli stesso il ben dell’intelletto. Egli calpesta lo ius divinum – il diritto di Dio – che con la dedicazione viene riconosciuto solennemente dalla Chiesa.
Domanda: Nel guardare le immagini dell’evento, in particolare quella di uno degli artisti che è vestito con i soli pantaloni, mi è sorta spontanea la domanda: una qualsiasi attività espletata nella Chiesa che non si configuri come attività di religione o di culto non dovrebbe comunque richiedere che gli esecutori mantengano un abbigliamento e un comportamento convenienti al carattere sacro della chiesa?
Risposta: Il culto al vero Dio implica l’ethos, ossia le conseguenze morali per l’uomo: la coerenza della vita, fino alla modestia del vestito.
Domanda: A volte l’uso della Chiesa a fini musicali è domandato per il tipo di strumento richiesto, ad esempio l’organo, di cui le chiese sono notoriamente dotate. In questo caso, però, a quanto riportano le fonti giornalistiche, il tipo di musica era quello del rock elettronico. E allora, si parla tanto di discernimento, ma non sarebbe stato il caso di discernere, cioè di trovare un qualsiasi locale pubblico adatto a quel tipo di musica, di cui una città come Vienna certamente non sarà carente, piuttosto che una cattedrale? Sotto questa iniziativa, che non è la prima sotto la gestione Schönborn, lei ci vede qualcosa di più? Ad esempio, un tipo di pastorale particolare, più adatta ai tempi odierni, più consona ad una “Chiesa in uscita”?
Risposta: Siamo dinanzi allo snaturamento dello spazio sacro, che, notoriamente è contestato da taluni anche nella Chiesa, i quali sostengono che dall’Incarnazione del Verbo non esista più il sacro perché tutto è sacro. Se così fosse, tutto il male che è nel mondo e a cui quotidianamente assistiamo, come dovremmo considerarlo: sacralizzazione o profanazione? Il sacro è insopprimibile, perché appartiene al senso religioso dell’uomo, che vuole arrivare a Dio, toccarlo, ed ecco che egli si è fatto Uomo per questo. Il luogo sacro è estensione dell’Incarnazione.
Domanda: Si potrebbe ipotizzare che l’uso di una chiesa per attività estranee alla liturgia, come appunto un concerto di musica rock elettronica, sia un “effetto collaterale” della secolarizzazione della liturgia, in cui l’animazione liturgica ha preso via via il posto del primato fondamentale della adorazione?
Risposta: Certamente. Osserva Charles Peguy, grande convertito del secolo scorso, che la secolarizzazione è opera dei chierici: questi credono di attrarre il mondo assumendo le sue mode e convertendosi ad esso, ma rimangono poi vedovi, perché le mode passano. Gesù Cristo ha fondato la Chiesa per la salvezza dell’uomo mediante la conversione a Lui. Un pastore non dovrebbe avere altra ansia che assolvere a questa missione.
Per avere idea dei “valori” (LGBT) condivisi e proposti dagli organizzatori del Life Ball si veda questo video della manifestazione tenutasi a giugno scorso:
Per avere invece idea di un’altra manifestazione musicale tenutasi nella cattedrale di Santo Stefano si veda questo video:
di Sabino Paciolla
Per gli Anglicani è arrivato il “Battesimo Transessuale”
Oggi la Chiesa D’Inghilterra ha fatto un nuovo passo “in avanti” verso l’accettazione della
cultura LGBT suscitando indignazione dell’ala “conservatrice”
La Camera dei Vescovi infatti ha autorizzato una liturgia che, riprendendo il rito del battesimo,
celebra le “transizioni” delle persone transgender sostenendo che una simile decisione è
“radicata nelle Scritture”. Grazie al Cielo qualcuno non ci sta.
Foto: LGBT, Shutterstock via LifeSiteNews |
Il documento, pubblicato oggi dalla Chiesa d’Inghilterra, è una “Guida pastorale” che spiega
il nuovo rito che “sarà incorporato nel Common Worship”, la liturgia ufficiale della Chiesa
d’Inghilterra. Si chiamerà “affermazione della fede battesimale” e avrà lo scopo di “rinnovare
gli impegni presi nel battesimo davanti all’assemblea e offrire a coloro che hanno subito
questa importante transizione uno spazio in cui dedicare la propria vita a Gesù Cristo “
Nella guida pastorale appena emessa, viene chiesto al clero di chiamare gli uomini con i loro
nuovi nomi femminili e le donne con i loro nuovi nomi maschili (oltre, naturalmente, di usare
i loro pronomi preferiti) perché “Per una persona transessuale poter essere chiamata dal
pastore per la prima volta col nome prescelto durante la liturgia, potrebbe essere un momento
di grande coinvolgimento nella celebrazione”. La guida fa notare che “che l’imposizione o
l’adozione di un nuovo nome ha una lunga storia nella tradizione giudaico-cristiana come
testimoniato anche nelle Scritture. In alcuni gruppi cristiani, ad esempio, è consuetudine che
alla Cresima i candidati adottino un nome aggiuntivo o di un Santo.” Si consiglia poi ai pastori
di porre le mani sul candidato e pregare, usando il nuovo nome, naturalmente. I pastori
inoltre possono aggiungere alla liturgia l’aspersione di acqua santa e l’unzione con olio.
Il vescovo Henderson, presidente del comitato di delegazione della Camera dei vescovi, ha
supervisionato il processo che ha prodotto la guida e, usando le parole della liturgia del
Battesimo ha dichiarato: “Questa nuova guida offre un’opportunità, radicata nelle Scritture,
per permettere alle persone trans che sono venute a ‘Cristo come via, verità e vita’,
di dichiarare la loro transizione alla presenza della loro famiglia ecclesiale che è il corpo di
Cristo”.
È questa concessione di uno status canonico al “servizio di iniziazione per le persone trans
gender” che ha portato i tradizionalisti a sostenere che si è ormai andati decisamente troppo
in là nel dibattito su omosessualità e transgenderismo che infiamma da tempo la chiesa
anglicana.
C’è chi dice che “la traiettoria devastante della Chiesa d’Inghilterra verso una totale negazione
di Dio e della sua parola, sta minando ciò che significa essere battezzati e identificarsi con lui
attraverso il battesimo” C’è chi sostiene che il rito sia una corruzione del servizio battesimale.
“Il punto del battesimo è identificare una persona con Gesù mentre inizia una vita alla sua
sequela. Usando la ritualità del battesimo per celebrare una transizione di genere se ne stravolge
il senso e si incoraggiano le persone a seguire i propri sentimenti e vivere identità opposte a
quelle con cui Dio li ha creati “, ha sostenuto.
C’è poi chi è convinto che “le cosiddette persone trans abbiano bisogno di un adeguato aiuto
psicologico per riallinearsi al corpo con cui sono nate” e che la nuova guida rifletta una
“psicosi collettiva” che “approva tacitamente e addirittura celebra ciò che ha portato molte
persone alla mutilazione genitale e a terapie ormonali molto rischiose”, ha concluso.
Il vescovo Gavin Ashenden ha dichiarato: “In apparenza le nuove linee guida sul sostegno
alla transizione di genere appaiono accoglienti e rispettose di scelte personali. Ma in realtà
tacciono l’oscuro segreto che i progressisti fanno tutto il possibile per celare. Il numero enorme
e non riconosciuto di ‘detransizioni’. Sotto l’apparenza di una preoccupazione pastorale i vescovi
hanno sancito la promozione della malattia mentale resa crudelmente irreversibile dalla
mutilazione genitale e dal bombardamento ormonale. Queste sono modalità per cui la chiesa
sembra essere misericordiosa ed è invece crudele;
e ha mescolato la crudeltà con incompetenza pastorale e teologica; una tragica combinazione per
una chiesa che ha miseramente perso la saggezza di un tempo.”
Sui social media anglicani si è discusso se fosse stata effettivamente superata una qualche “linea
di non ritorno” con un cambiamento del canone liturgico ufficiale e se questo verrà tollerato dalle
frange più conservatrici. Ricordiamo che già l’ordinazione di sacerdoti omosessuali e donne hanno
in varie ondate fatto allontanare dalla Chiesa Anglicana fedeli, pastori ed anche vescovi molti dei
quali si sono riuniti alla Chiesa Cattolica grazie alla costituzione dell’ordinariato Anglicanorum
Coetibus nel 2009.
Chissà se anche questo “strappo in avanti” della Chiesa d’Inghilterra porterà di nuovo alcuni
Anglicani a chiedere di essere ammessi nella Chiesa Cattolica.
Chissà se, nella Chiesa Cattolica, si capirà che certi propugnatori di “ministeri LGBT,” con la
complicità di pastori compiacenti o ignavi, stanno spingendo la Chiesa di Roma verso ritualità
simili a quelle che oggi stanno ulteriormente devastando la Chiesa Anglicana, sempre più
“in uscita” e sempre più vuota.
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