ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 5 gennaio 2019

Ci vorrebbe davvero un miracolo

PREGHIAMO PER LUI


Il clima di terrore che regna oggi in Vaticano? Preghiamo per lui anche se ci chiama "Cani selvaggi" o con il suo "Rosario d’insulti" quotidiano: quello con cui lui si rivolge alle pecorelle che non si conformano ai suoi voleri 
di Francesco Lamendola  

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Anche se ci chiama – noi, cattolici fedeli al Magistero perenne – cani selvaggi; anche se ci chiama vecchie comari; anche se ci chiama fomentatori della coprofagia; anche se ci chiama sgranarosari, restaurazionisti, signor e signora piagnistei, mummie da museo, cortigiani lebbrosi, musilunghi, facce da funerale, piccoli mostri, cristiani pappagallo, battitori da inquisizione, fondamentalisti, sterili nel nostro formalismo, gente vecchia e nostalgica, cristiani ipocriti interessati solo ai formalismi, marci nel cuore, dal cuore nero, cavillatori moralisti – e questo è solo un piccolissimo campionario del rosario d’insulti pressoché quotidiani che il “santo padre” rivolge alle pecorelle che non si conformano ai suoi voleri - crediamo sia giusto e doveroso pregare intensamente per lui, per la sua anima. Preghiamo anche perché si ravveda, anche se ci vorrebbe davvero un miracolo, tanto è evidente che il signore argentino, quel che fa, non lo fa per leggerezza, per narcisismo, per macroscopica grossolanità d’animo, o meglio non solo per quello, né principalmente per quello; bensì perché è stato eletto da una cricca di cardinali massoni col preciso scopo di demolire quel che ancora restava in piedi della vera Chiesa e della vera dottrina, e gettare le anime dei credenti nell’eresia e nell’apostasia, cioè nella disperazione e nell’angoscia della lontananza dal vero Dio. 

Un compito infernale, quindi: ed è ben difficile che un’anima capace di tale mostruosità sia ormai recuperabile; che sia suscettibile di arretrare dalla malvagia strada intrapresa; che sia toccata dalla grazie e tenti, sia pure dopo aver provocato danni immensi, incalcolabili, che peseranno per generazioni e generazioni, di ravvedersi; e nondimeno, a Dio tutto è possibile,  perciò dobbiamo pregare. Non dobbiamo soltanto pregare, comunque, anche se questa è e resterà sempre la cosa principale, la cosa essenziale. Dobbiamo anche reagire: perché la misura è stata abbondantemente colmata e il tempo della pazienza è scaduto. Conosciamo personalmente persone che, da quando costui è stato indegnamente eletto, hanno perso la fede, e si sono allontanate sconsolate da Dio; ne conosciamo altre che vivono il dramma quotidiano dell’angoscia, il tormento dell’incertezza, sia per i mille dubbi di fede da lui malignamente e pervicacemente suscitati pressoché ogni giorno, con la sua pessima e scellerata contro-pastorale, sia perché si dibattono fra gli opposti impulsi di restare comunque obbedienti al vicario di Cristo e quello di denunciare apertamente i suoi errori, per il bene delle anime e per il superiore dovere di obbedienza a Dio.

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Ci vorrebbe un miracolo, ma a Dio tutto è possibile ! Bisogna pregare intensamente per il signore che abita nella Casa Santa Marta, perché ne ha molto, molto bisogno. Anche se è ben difficile che un’anima capace di così tante mostruosità sia ormai recuperabile; che sia suscettibile di arretrare dalla malvagia strada intrapresa; che sia toccata dalla grazie e tenti, sia pure dopo aver provocato danni immensi, incalcolabili, che peseranno per generazioni e generazioni, di ravvedersi.

Anche nei giorni fra il santo Natale e il Capodanno, egli non ha affatto modificato, anzi, ha intensificato la sua tecnica preferita: quella di dare scandalo con la parola, proprio quando le anime si aspettano da lui il nutrimento spirituale che ogni cristiano è in diritto di attendersi dal vicario di Cristo sulla terra. E lo ha fatto alla sua solita maniera, cioè con l’astuzia, veramente diabolica, di dire cose scandalose, ma restando pur sempre entro un margine di ambiguità, in modo che le sue parole, volendo, e con parecchio sforzo, si possano anche interpretare in senso ortodosso.  A questo siamo arrivati: a dover cercare un senso ortodosso nelle parole del supremo pastore; a non fermarci al loro primo significato, alla prima impressione che esse producono in chi le ascolta, perché quel significato e quella impressione sono eretici, irrispettosi, blasfemi. Con furbizia sudamericana – non nel senso che sia tipica di tutti i sudamericani, ma nel senso che è tipica di quella cultura – ha saputo, ancora e ancora, scagliare il sasso e nascondere la mano. Sarebbe ingenuo chiedersi, come pure anche noi abbiamo fatto, come sia possibile che non lo turbi mai il pensiero di tutto il male che produce alle anime quando afferma che Maria Vergine non è nata santa; che è meglio essere atei che cattivi cristiani; che la sacra Famiglia era una famiglia di migranti e di profughi; che il cristianesimo è “rivoluzionario”; o quando, all’Angelus, riesce a dare ai fedeli radunati sotto il balcone una benedizione che non è, in realtà, una benedizione, ma una generica invocazione di assistenza da parte del Signore (quale? perché lui non lo nomina; potrebbe essere benissimo il Grande Architetto dell’universo), e li manda a casa senza pronunciare la formula di rito: Vi benedico in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Del resto, fin da quando si era affacciato al balcone del palazzo apostolico, ormai sono quasi sei anni, quelle parole non aveva saputo, o meglio non aveva voluto dirle, presumibilmente per non cadere nel clericalismo, che lui ritiene il peggiore dei mali, offendendo i non cattolici; e aveva ritenuto cosa giusta congedare la folla che lo acclamava, con un laicista: Buonasera. Sarebbe ingenuo farsi quella domanda, perché egli sa benissimo tutto il male che provoca alle anime: eccome se lo sa. Quand’anche fosse in buona fede, si fa per dire, e quand’anche quel che fa e dice fosse semplicemente compromesso da una radicata, colossale rozzezza, sappiamo bene che esiste un esercito di consiglieri, segretari, addetti alle pubbliche relazioni, i quali quotidianamente gli riferiscono quale sia l’effetto dei suoi discorsi e dei suoi gesti, cosa si dica di lui e del suo modo di procedere, quali siano i sentimenti dei cattolici. E per quanto servili, o per quanto terrorizzati – perché sappiamo bene che dietro i suoi falsi sorrisi, il clima che regna in Vaticano e in tutta la Chiesa da quando è stato eletto, è di terrore puro e semplice e ciascuno bada a non finire nella sua lista nera, perché l’uomo è incredibilmente vendicativo e  non perdona né dimentica nulla, quando si tratta di colpire i dissidenti – certo devono riferirgli che non tutti i cattolici sono felici, che esistono anche un malcontento e una sofferenza abbastanza diffusi, benché finora raramente si manifestino in forme esplicite. Ma il fatto è che non gliene importa nulla, o meglio, è quasi certo che se ne compiaccia: poiché il suo scopo, diabolico, è proprio questo; dividere e rattristare i fedeli, allontanare le anime dalla fede e gettarle nell’amarezza e nello sconforto della lontananza da Gesù Cristo.  

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Bergoglio mente sapendo di mentire, e lo fa con una naturalezza sconcertante. Come nella falsa misericordia della sua "neochiesa" verso gli immigrati: dietro le loro belle e umanitarie parole d’ordine, "Accoglienza, solidarietà, inclusione", costoro si batteranno per la vita e per la morte affinché quel fiume di denaro non si esaurisca. A loro interessa solo il Business, per loro i 5 milioni di italiani poveri proprio non esistono!

Il signore argentino parla del bene comune; parla della buona politica; parla del dovere di accogliere i migranti; parla dell’ambiente che va rispettato; e dice che bisogna fare il bene in silenzio, senza esibirsi davanti agli altri. Proprio lui che si mette sempre sul palcoscenico in maniera teatrale, perfino imbarazzante, anche indossando il naso da pagliaccio, anche giocherellando con la palla; proprio lui che ha incrementato lo sconcio di allestire i pranzi per i poveri dentro le chiese e le basiliche, secondo lo stile della Comunità di sant’Egidio: si vede che dar da mangiare ai poveri nei refettori dei conventi o delle parrocchie, come finora si era sempre fatto, non richiamava abbastanza pubblicità, abbastanza fotografi e giornalisti. Altro che fare il bene in silenzio, come ha insegnato Gesù Cristo, senza squilli di tromba. Ma anche di ciò, perché meravigliarsi? È un  ipocrita e un bugiardo; ebbene, lo abbiamo sempre saputo. Come quando, a un giornalista che glielo chiedeva, ha detto di non aver risposto ai quattro cardinali dei dubia – Burke, Caffarra, Meisner e Brandmüller - perché non aveva ricevuto la loro comunicazione, quando ormai il mondo intero ne era a conoscenza e attendeva la sua risposta: mente sapendo di mentire, e lo fa con una naturalezza sconcertante. O come quando si erge a paladino della giustizia contro gli abusi sessuali nel clero, ma copre i pezzi grossi sodomiti e stupratori, da Barros a McCarrick, e non risponde alla domanda di monsignor Viganò: è vero o no che sapeva, che sapeva tutto delle malefatte di McCarrick, perché ne era stato debitamente informato, e sin dall’inizio del suo pontificato? Non risponde neppure sui motivi della persecuzione - non è possibile adoperare un’altra parola - nei confronti dei francescani e delle francescane dell’Immacolata, trattati come se fossero dei delinquenti o quasi, o sulla natura delle accuse mosse al loro fondatore, padre Manelli, accuse più che sospette, venute fuori a decenni di distanza dai presunti fatti. Del resto, il suo silenzio è enormemente agevolato dal fatto che sono ben pochi quelli che gli chiedono di tornare sull’argomento; anzi, diciamo pure che, fra i vaticanisti che vanno per la maggiore, non c’è, e non c’è mai stato, nessuno che lo abbia fatto. Solo mezze parole, solo insinuazioni e allusioni: come quando lo studioso Massimo Introvigne ha affermato che i motivi per aver usato tanta durezza contro i francescani dell’Immacolata ci sono, ma certo che ci sono, però meglio non parlarne, meglio non dire: tanto li sa lui, Introvigne, e ciò basta e avanza. Molto democratico: in perfetto stile bergogliano. Perché è impossibile non notare che nessun papa, prima di lui, aveva esercitato il suo potere in maniera altrettanto tirannica, almeno fra quelli del Novecento. E sulla mancata benedizione dal balcone di Piazza San Pietro, all’Angelus di Capodanno, quanti sono stati i giornalisti a far notare la stranezza? Si dia una scorsa in rete, o sulla stampa: la risposta è: quasi nessuno. A parte Aldo Maria Valli e pochissimi altri, la maggioranza di loro ha riferito, diligentemente, della commovente benedizione impartita dal papa ai fedeli. Ma quale benedizione? Nessuno di quei pennivendoli ha fatto notare che non c’era stata una vera benedizione cattolica; che non c’era stato nulla di esplicitamente cattolico, semmai una sorta di “benedizione” in stile ebraico. Logico, del resto: per un papa che si è premurato di spiegarci, sin dal principio del suo pontificato, che non esiste un Dio cattolico

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Ma quale benedizione? Quei signori dispongono del controllo pressoché totale dell’informazione: di conseguenza possono dire letteralmente quel che vogliono, senza contraddittorio. Non contano più i fatti, ma quel che dicono i media. I media parlano della solenne benedizione data da Bergoglio alla folla in Piazza san Pietro: e ciò viene creduto facilmente da una massa di “fedeli” sempre più passiva, sempre più amorfa, sempre più nutrita di menzogne, al punto da non riconoscere più, o da avere scordato, la vera dottrina cattolica.
                                                                Preghiamo per lui 
di Francesco Lamendola

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