Il programma del "partito del papa": unioneuropeista e migrazionista
Il "partito del papa" potrebbe presto essere una realtà. Padre Antonio Spadaro ha lanciato una sorta di piattaforma programmatica su La Civiltà Cattolica
Il "partito del papa" potrebbe presto essere una realtà. Padre Antonio Spadaro ha lanciato una sorta di piattaforma programmatica su La Civiltà Cattolica
Che Papa Francesco faccia parte dell'opposizione al populismo non rappresenta una novità. Così come non lo costituisce il fatto che una parte della Chiesa cattolica stia ragionando su un partito in grado di abitare lo spazio al centro dello scacchiera.
Nella casella che una volta era occupata dal Partito popolare italiano. Lo abbiamo scritto più volte.
Se a lanciare una sorta di piattaforma programmatica, poi, è padre Antonio Spadaro, che alcuni identificano con lo "spin doctor" di Bergoglio, allora la questione comincia a perdere le fattezze tipiche di una mera voce di corridoio. Il teologo ha scelto la "Civiltà cattolica", la storica rivista della Compagnia di Gesù che dirige, per condividere una serie parole d'ordine.
La Verità, all'interno dell'edizione odierna, parla di "manifesto" del "partito del papa". E in effetti, quanto scritto da Spadaro assomiglia in tutto e per tutto a un'elencazione d' idee guida. Il titolo, poi, è più che esplicativo: per Spadaro è necessario "tornare a essere popolari", che è la medesima tesi promossa da chi ritiene che nel quadro partitico del Belpaese esista uno spazio per una formazione centrista, movimentista e anti-sovranista.
L'urgenza di una "reazione", così come viene chiamata, viene in qualche modo giustificata da una citazione del Gattopardo: "Viviamo - premette l'ecclesiastico italiano - in una realtà mobile alla quale cerchiamo di adattarci come le alghe si piegano sotto la spinta del mar". Apprendiamo così, ma era già noto, che questa parte di Chiesa cattolica vorrebbe affrontare "la retorica della paura" attraverso la diffusione di "parole che si differenziano dalla narrativa della paura".
Bisogna contrastare, quindi, i partiti sovranisti che rischiano di fare cappotto alle elezioni europee del prossimo maggio. Spadaro passa così alla geopolitica ed evidenzia il dovere di replicare al "caos", riposizionando l'Italia al centro della dialettica continentale: "Più che mai - si legge sul manifesto - il disordine reclama anche una solida collocazione internazionale dell’Italia e un’attiva politica estera specialmente nel Mediterraneo, punto di incontro di Europa, Africa e Asia. Forse- propone - occorre evocare un 'nuovo ordine mediterraneo'".
Poi c'è un passaggio dedicato al tema che, più di tutti gli altri, sta dividendo l'opinione pubblica italiana: la gestione dei fenomeni migratori. Scopriamo allora che, in caso d'effettiva discesa in campo, questo "partito del papa" metterebbe l'accoglienza dei migrantial centro della sua azione. Anche questo elemento non dovrebbe sorprendere più di tanto i lettori. Per Spadaro (e per Bergoglio), quello delle conseguenze dell'immigrazione è un problema che va affrontanto "con discernimento". "Occorre - puntualizza il gesuita - non tradire mai i valori di fondo dell’umanità, ma metterli in pratica tenendo conto della situazione in cui si opera". In sintesi: integrare.
L'attenzione deve rimanere alta. Specie perché non si può escludere che il populismo finisca per tramutarsi in uno spauracchio totalitario. Ecco perché i popolari devono fare il loro ritorno sulla scena. La prova, ancora una volta, la fornisce una riflessione dell'allora cardinal Bergoglio: "Non serve un progetto di pochi e per pochi - scriveva l'ex arcivescovo di Buenos Aires nel 2010 -, di una minoranza illuminata o di testimoni, che si appropria di un senso collettivo. Si tratta di un accordo sul vivere insieme. È la volontà espressa di voler essere popolo-nazione nel contemporaneo". Il resto della riflessione è dedicato alla democrazia, alla partecipazione politica e al dramma della disoccupazione.
Non possiamo ancora dare per certo che un "partito dei cattolici" stia per fare la sua comparsa sulla scheda elettorale. Appare chiaro, però, che in caso di fondazione effettiva, questa formazione sarebbe destinata a portare avanti dei temi chiave: unioneuropeismo, democrazia partecipativa e apertura in materia d'accoglienza dei migranti.
Non votate quel partito
Si vocifera ormai da tempo del cosiddetto "partito cattolico" sponsorizzato e fortemente voluto dalla CEI. Qualora una simile operazione si concretizzasse credo sia altamente sconsigliabile non solo per un cattolico, ma anche per un conservatore votare quello che possiamo definire molto più come il partito della CEI che come il partito cattolico.
Ciò per due ragioni. In primo luogo occorre considerare bene la posizione di una parte significativa dei vescovi italiani su questioni di capitale importanza circa le questioni fino non molto tempo fa considerate come non negoziabili dalla morale cattolica.
Sui temi relativi alla bioetica abbiamo assistito a delle NON prese di posizione francamente sconcertanti. Ad esempio riguardo l'aborto sul quale si ha la sensazione di una posizione così sfumata, debole e vaga da parte della CEI da assomigliare spaventosamente a una resa e nemmeno troppo onorevole. Ci sono, è vero, delle singole personalità vescovili che di tanto in tanto recuperano l'argomento, ma quando c'è da scendere in campo con decisione per sostenere le organizzazioni pro life, come in occasione dei referendum pro o contro l'aborto in Irlanda e Argentina, siamo stati spesso assordati dai fragorosi silenzi della CEI che non è mai apparsa veramente determinata a condurre una battaglia che evidentemente non considera più di primaria importanza.
Idem riguardo le questioni relative all'eutanasia applicata senza troppi riguardi all'ospedale inglese Alder Hey nei confronti di neonati o in occasione dell'accompagnamento in Svizzera di persone che hanno scelto per l'interruzione volontaria delle funzioni vitali. Qualcuno ricorda una chiara, netta, compatta presa di posizione della CEI in queste occasioni? Credo si possa dire in tutta franchezza che non la ricordiamo.
E poi c'è un secondo aspetto che il cattolico deve valutare e che sconsiglia ulteriormente di votare per il futuribile partito della CEI.
Non è un mistero per nessuno come la CEI a fronte delle posizioni low cost sulle questioni di bioetica sia invece animata da sacri furori non appena si accostano altri problemi di natura sociale: riguardo la gestione dei flussi migratori o il giudizio sul sovranismo politico il consesso dei vescovi italiani ad esempio ha brandito lo spadone dei "diritti umani" schierandosi spesso per l'accoglienza indiscriminata perché occorre "fermare l'emorragia di umanità" o per fare in modo che "il securismo non prevalga sulla solidarietà". Riguardo l'agenda politica conosciamo bene anche il giudizio della CEI sul sovranismo: in sostanza una ideologia perniciosa che vorrebbe costruire muri anziché ponti dimenticando peraltro che proprio un salutare muro fisico e simbolico, quello di Berlino, ci ha evitato la dittatura comunista.
In definitiva si ha il forte dubbio che la CEI abbia deciso di profilarsi sul piano religioso e sul piano politico secondo un progetto: sul piano religioso vorrebbe facilitare in seno alla chiesa la transizione del cattolicesimo da religione soprannaturale a religione naturale o meglio civile i cui articoli di fede non differiscano troppo dal concertone mass mediatico che ci narra il mondo secondo categorie fortemente secolarizzate.
Sul piano politico il partito della CEI ha lo scopo di rispondere a una strategia ben precisa: attirare voti provenienti soprattutto dal primo partito italiano, quello degli indecisi che rappresenta circa il 40% del totale degli aventi diritto al voto, con l’obiettivo non di conseguire un grande risultato elettorale che i vescovi italiani - tutt'altro che sprovveduti - sanno non ci sarà mai quanto piuttosto di raccogliere un 3-4% dei consensi solo apparentemente insignificante. Una percentuale minima infatti può essere decisiva per determinare la vittoria di uno schieramento politico piuttosto che dell'altro in qualsiasi sistema elettorale presenti una quota proporzionale.
Del resto i voti non si contano, si pesano: anche con una percentuale modesta di consensi il partito della CEI può acquistare un potere enorme perché può consegnare il suo piccolo ma fondamentalissimo patrimonio di voti o seggi eventualmente conquistati a uno dei poli contendenti. Dovendo scegliere se consegnarli a un polo sovranista o a uno progressista in base a ciò che abbiamo osservato in questi ultimi anni possiamo essere abbastanza certi che li consegnerà allo schieramento progressista forse determinandone la vittoria. Alcuni di noi forse ricorderanno il movimento politico dell’UDEUR di Clemente Mastella essere stato decisivo nella formazione di un governo vacillante con appena un 2% circa di consensi. Dunque non bisogna farsi ingannare dagli eventuali sondaggi che assegneranno al partito della CEI una frazione minuscola di voti e sottovalutarne così il pericolo: anche pochi punti percentuali o pochi seggi possono essere sufficiente a reinsediare un governo di matrice laicista.
Del resto una semplice constatazione deve indurre a una opportuna prudenza riguardo il partito della CEI: perché proprio ora i vescovi italiani avvertono l'esigenza di un partito cattolico e non prima durante la legislatura PD? Perché intervenire nella contesa politica ora quando c'è un governo che sia pure con dei limiti salvaguardia l'identità culturale italiana fra cui quella cattolica e non prima quando quell'identità è stata seriamente compromessa?
di Marco Sambruna
http://campariedemaistre.blogspot.com/2018/12/non-votate-quel-partito.html
Anche a Medjugorie no!
Un amico ha deciso di passare il Capodanno a Medjugorie, pensando di riuscire a stare tranquillo. Ma non ce l'ha fatta.
Quanto scritto e commentato in questi mesi da blog e quotidiano come La Verità circa le priorità di questa Chiesa a trazione demagogico-ambiental-migrazionista trova conferma anche in un posto santo come Medjugorie.
Non ci avremmo creduto se non vi avessimo assistito. La prima messa solenne dell'anno, celebrata a mezzanotte del 1 gennaio dal Nunzio apostolico Pezzotti assieme a mons. Oser (visitatore apostolico, incaricato dal Papa di vagliare e verificare veridicità delle apparizioni mariane) e al capo generalizio dei francescani minori, don Milienko davanti a svariate migliaia di pellegrini e fedeli presenti, ha visto protagonista il Nunzio con una omelia che ha destato preoccupazione e contrarietà in molti fedeli, alcuni dei quali hanno lasciato anzitempo la celebrazione con rabbia e dissenso.
Un'omelia che è stata un manifesto politico firmato Bergoglio. Con la scusa di riprendere il discorso del Papa tenuto nella giornata della pace del 8 dicembre scorso, Pezzotti ha snocciolato venti minuti di Bergoglio pensiero focalizzandosi su due punti con un altissimo tasso di demagogia e genericità: la buona politica, come strumento per coinvolgere i giovani che hanno smarrito la fiducia (!?) il tutto condito da richiami alla coscienza (forse quella luterana?) e a tanta retorica sul bene comune, la solidarietà, l'ambiente.
Ma non poteva mancare il rimprovero a quei politici e quei partiti che vogliono "eliminare il migrante". Pezzotti ha sottolineato infine l'importanza del confronto, del dialogo e dell'accoglienza di questa gente che scappa da guerre, fame , ....Evidentemente il monsignore non sa che solo il 5% scappa da zone di guerra (si legga la bravissima Anna Bono, prima di consultare Jeffrey Sachs).
Quello che lascia atterriti è che l'omelia propagandistica abbia avuto luogo in una terra santa come Medjugorie, dilaniata dalla guerra fino a vent'anni fa e oppressa dal comunismo. Gente che ha sofferto davvero la guerra, martiri che non sono scappati, ma hanno patito prima e ricostruito poi.
Iniziare il 2019 con un'omelia del genere suona come una provocazione e un paradosso. Migliaia di fedeli al freddo sotto zero sulla spianata ascoltavano un pacioso monsignore fare campagna elettorale per Jorge Bergoglio dall'interno della chiesa.
Le sensazioni raccolte nel day after fra persone attente del posto é che anche Medjugorie stia iniziando ad essere "normalizzata" (secondo i canoni neo ecclesiali) prima di essere riconosciuta, considerando peraltro che negli ultimi due anni la partecipazione dei fedeli è drasticamente diminuita, grazie anche alla non troppa simpatia di Bergoglio per questo luogo (la Madonna postina....).
Il parallelo con la Cina dalle due chiese - quella clandestina, oppressa e perseguitata , e quella ufficiale alleata con Il Vaticano e filo governativa - non sembra irrealistico.
Chissà se lor signori hanno considerato che prima di ogni scelta strategica dovranno fare i conti con la padrona di casa, la Madonna...
Quanto scritto e commentato in questi mesi da blog e quotidiano come La Verità circa le priorità di questa Chiesa a trazione demagogico-ambiental-migrazionista trova conferma anche in un posto santo come Medjugorie.
Non ci avremmo creduto se non vi avessimo assistito. La prima messa solenne dell'anno, celebrata a mezzanotte del 1 gennaio dal Nunzio apostolico Pezzotti assieme a mons. Oser (visitatore apostolico, incaricato dal Papa di vagliare e verificare veridicità delle apparizioni mariane) e al capo generalizio dei francescani minori, don Milienko davanti a svariate migliaia di pellegrini e fedeli presenti, ha visto protagonista il Nunzio con una omelia che ha destato preoccupazione e contrarietà in molti fedeli, alcuni dei quali hanno lasciato anzitempo la celebrazione con rabbia e dissenso.
Un'omelia che è stata un manifesto politico firmato Bergoglio. Con la scusa di riprendere il discorso del Papa tenuto nella giornata della pace del 8 dicembre scorso, Pezzotti ha snocciolato venti minuti di Bergoglio pensiero focalizzandosi su due punti con un altissimo tasso di demagogia e genericità: la buona politica, come strumento per coinvolgere i giovani che hanno smarrito la fiducia (!?) il tutto condito da richiami alla coscienza (forse quella luterana?) e a tanta retorica sul bene comune, la solidarietà, l'ambiente.
Ma non poteva mancare il rimprovero a quei politici e quei partiti che vogliono "eliminare il migrante". Pezzotti ha sottolineato infine l'importanza del confronto, del dialogo e dell'accoglienza di questa gente che scappa da guerre, fame , ....Evidentemente il monsignore non sa che solo il 5% scappa da zone di guerra (si legga la bravissima Anna Bono, prima di consultare Jeffrey Sachs).
Quello che lascia atterriti è che l'omelia propagandistica abbia avuto luogo in una terra santa come Medjugorie, dilaniata dalla guerra fino a vent'anni fa e oppressa dal comunismo. Gente che ha sofferto davvero la guerra, martiri che non sono scappati, ma hanno patito prima e ricostruito poi.
Iniziare il 2019 con un'omelia del genere suona come una provocazione e un paradosso. Migliaia di fedeli al freddo sotto zero sulla spianata ascoltavano un pacioso monsignore fare campagna elettorale per Jorge Bergoglio dall'interno della chiesa.
Le sensazioni raccolte nel day after fra persone attente del posto é che anche Medjugorie stia iniziando ad essere "normalizzata" (secondo i canoni neo ecclesiali) prima di essere riconosciuta, considerando peraltro che negli ultimi due anni la partecipazione dei fedeli è drasticamente diminuita, grazie anche alla non troppa simpatia di Bergoglio per questo luogo (la Madonna postina....).
Il parallelo con la Cina dalle due chiese - quella clandestina, oppressa e perseguitata , e quella ufficiale alleata con Il Vaticano e filo governativa - non sembra irrealistico.
Chissà se lor signori hanno considerato che prima di ogni scelta strategica dovranno fare i conti con la padrona di casa, la Madonna...
di Grozio
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