Avevamo già avuto, in passato, un “problemino” con alcune affermazioni azzardate espresse dal domenicano Padre Giovanni Cavalcoli, si legga qui, e per le quali avanzammo tenendo bene a mente quanto segue:
Il modernismo, la «sintesi di tutte le eresie» (San Pio X, Pascendi, 1907), non parlava di cambiamenti dottrinali, ma di “evoluzioni” dei dogmi e delle dottrine, per riuscire in qualche modo a “modernizzare” la Chiesa per metterla “al passo con i tempi”…
Che cosa è accaduto? Che il vaticanista Aldo Maria Valli, all’inizio dell’anno appena entrato, aveva concesso spazio per una intervista “esclusiva” a Don Alessandro Maria Minutella, leggi qui, per la quale – pur condivisibile in molti punti – ci aveva fatto ripromettere di fare un intervento su alcune sue affermazioni discutibili… Ma la risposta del domenicano Padre Giovanni Cavalcoli che ha pubblicato lo stesso Aldo Maria Valli, leggi qui, ci suggerisce che ora – tra i due Sacerdoti che amiamo e stimiamo – vediamo concretizzarsi il monito del Cristo: “può un cieco guidare un altro cieco?…”
La risposta di Padre Cavolcoli non chiarisce minimamente i “Dubia” sollevati da Don Minutella…. al contrario, finiscono per gettare ulteriore confusione agli argomenti da lui esposti alla nostra riflessione. Leggendo la “Lettera” di Padre Cavalcoli, speravamo davvero di trovare qualche argomento impeccabile per trattare questioni complesse e delicate, come per altro ha dimostrato lo stesso professore Roberto de Mattei qui.
Cosa ha detto di così sconvolgente? Riportiamo le sue parole integralmente, il grassetto è nostro:
- “Sbaglia nel credere che solo Benedetto sia Papa legittimo e non lo sia Francesco. Don Minutella dice questo partendo dal principio che il Papa dev’essere uno solo. Ed ha ragione. Solo che non tiene conto della distinzione che Benedetto ha fatto emergere con le sue dimissioni, ossia tra ufficio petrino ed esercizio dell’ufficio. Cristo ha voluto un solo Papa come Papa in esercizio del suo ufficio. Ma non ha escluso la possibilità di due Papi legittimi, come è oggi, dei quali, però, uno solo esercita l’ufficio, ovvero Francesco. Ai tempi di Celestino V, Celestino, lasciato il pontificato, tornò monaco, perché allora la suddetta distinzione non era ancora stata esplicitata…”
ABBIAMO LETTO BENE??? Gesù ha sì eletto e voluto “un solo Pietro”, ma non avrebbe escluso la possibilità di averne due in futuro…. A questo punto ci chiediamo perché non tre o quattro?! DOBBIAMO RISCRIVERE IL VANGELO?
Se per il papa nero, il preposto gesuita eretico Arturo Sosa, noi non sapremmo di fatto cosa disse veramente Gesù perché a quei tempi non avevano il registratore, Padre Cavalcoli non è da meno… Non è Gesù certamente a contraddirsi, ma finalmente la Chiesa – che per duemila anni non aveva capito un tubo – ora la distinzione E’ ESPLICITATA, la Chiesa finalmente ha capito che potevano coesistere tranquillamente due Papi… basta che siano legittimi e in comune accordo!
Ci chiediamo a cosa sia servito, per duemila anni, parlare di PRIMATO petrino e perchè, a questo punto, non si possa avere il Patriarca ortodosso di Mosca, quale “secondo” pontefice INTER PARIS…. e già questo non si può, perché la Chiesa aveva già condannato di eresia “l’inter paris” con il Vescovo di Roma…. ma a quanto pare basterebbe ora ESPLICITARE ciò che per duemila anni la Chiesa NON aveva capito bene, e l’innovazione, la rivoluzione è fatta! Ora… poichè NON siamo “autoreferenziali” e non vogliamo ingannare i nostri Lettori attraverso le nostre opinioni, leggiamo cosa dice la Tradizione Cattolica in materia.
Il cardinale Walter Brandmüller ha scritto un saggio imponente ed importante, vedi qui, riassumendo la Tradizione cattolica, dopo quel drammatico 11 febbraio 2013…
- “In questo contesto – cioè della Rinuncia, scrive il cardinale – si è richiamata l’attenzione su accadimenti simili nella storia del Papato Romano, in cui si crede di riconoscere dei precedenti. In primo luogo è stato menzionato Papa Ponziano che nell’anno 235 rinunciò alla propria carica dopo essere stato condannato sotto i consoli Severo e Quintiniano ai lavori forzati nelle miniere della Sardegna. Non potendo sperare in un ritorno a Roma, rinunciò alla carica, per non lasciare la Chiesa senza Pastore Supremo..”
e giù via di seguito con gli altri esempi fino a specificare che, il caso di Papa Celestino V, diede effettivamente modo alla Chiesa di discutere, per la prima volta (vera esplicitazione del dogma) sulla validità delle dimissioni di un Papa, fino a che punto e in quale modo egli potesse abdicare in propria libertà (senza costrizioni, pressioni o ricatti ecc…), all’esercizio papale.
- “Passò un secolo – spiega il cardinale Brandmüller – prima che la questione dell’abdicazione di un Papa diventasse di nuovo scottante con il Grande Scisma d’Occidente7. Lo scisma si verificò ai tempi del Papa legittimo Urbano VI, con l’elezione, avvenuta a Fondi il 20 settembre 1378, di Roberto di Ginevra ad (anti-)Papa col nome di Clemente VII. Dato che gli eventi si incrociarono e intrecciarono in modo tale da rendere la situazione inestricabile – e non è questa la sede per parlarne -, molti videro nella contemporanea rinuncia dei ‘contendentes de papatu’ – dopo l’insuccesso del Concilio di Pisa nel 1409 erano diventati tre – l’unica possibilità per porre fine alla perversa situazione. Tale via d’uscita parve facilmente praticabile tanto più che nessuno dei tre ‘Papi’ godeva di una legittimità indubitata. Valeva però l’assioma “Papa dubius nullus papa”8. Perciò, quando Gregorio XII e Giovanni XXIII compirono la loro rinuncia nel Concilio di Costanza (1414-1418), di fatto nessun Papa legittimo abdicò… (…)
- Dai ‘precedenti’, citati qua e là, per la rinuncia di un Papa, è chiaramente riconoscibile che i suddetti casi si pongono in termini diversi, ma, tuttavia, non si trattò mai di una rinuncia all’Ufficio per motivi personali. Tale rinuncia è considerata un factum inauditum…”
E dopo ulteriori spiegazioni storiche, ecco la sintesi DOTTRINALE per cui riteniamo
che Padre Cavalcoli sia scivolato sulla classica “buccia di banana”…
- “La rinuncia, quindi, si riferisce soltanto agli aspetti giuridici dell’ufficio. Il dimissionario, per conseguenza, non è più né vescovo di Roma né Papa, e neppure cardinale. Questa constatazione oggettiva rimanda nell’ambito di speculazioni edificanti o di poesia religiosa certe riflessioni e idee di una permanente partecipazione mistica nel munus Petrinum. Si è parlato addirittura di un passaggio dalla plenitudo potestatis alla plenitudo caritatis, perché non ci sarebbe più un ritorno del dimissionario nel privato. Ma questa argomentazione sarebbe εις αλλο γένος, cioè un passaggio dal livello istituzionale canonico-teologico a quello soggettivo ascetico-spirituale. Parimenti incomprensibile pare il concetto, inventato in questo contesto, di una ‘renuntiatio mystica’ e, nemmeno, il tentativo di stabilire una specie di parallelismo contemporaneo di un papa regnante e di un papa orante. Per motivare tale dualismo si è fatto riferimento a quell’idea elaborata da Kantorowicz in “The King’s Two Bodies” per distinguere la persona pubblica del re dalla sua persona privata13. Ma, in ogni modo, Kantorowicz parlò di due aspetti di una sola persona fisica. Un papato ‘bicipite’ sarebbe una mostruosità.
Il tentativo di ridefinire il munus Petrinum in tal senso è inaccettabile dal punto di vista teologico e comporterebbe una minaccia all’unità della Chiesa. Perciò senz’altro va rifiutato.Insomma: la sostanza del papato è così chiaramente definita dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione autentica, cosicché nessun Papa può essere autorizzato a ridefinire il suo ufficio. Il luogo ecclesiologico di un Papa dimissionario, quindi, viene determinato solamente dalla sua ordinazione episcopale, in virtù della quale fa parte del Collegio Episcopale e partecipa della responsabilità spirituale per la Chiesa. Del resto il diritto canonico non riconosce la figura di un Papa emeritus.
Di tutto ciò Celestino V inequivocabilmente rese conto spogliandosi in presenza del collegio cardinalizio di tutte le insegne del papato, indossando di nuovo il suo abito monastico. (…) Del resto, si constata che la rinuncia di un papa sia possibile “propter necessitatem vel utilitatem Ecclesiae universalis”; mentre che sia non solo valida, ma anche moralmente lecita, dipende dall’esserci la iusta causa. Un vincolo così stretto come quello tra il Papa e la Chiesa non può essere sciolto in modo arbitrario..”
In tal senso così, il cardinale Brandmüller, pur riconoscendo che non esiste attualmente nel Diritto Canonico un “manuale” che dica cosa debba fare o non fare oggi un papa dimissionario, tutto il suo lavoro consiste nel fatto che non sarà MAI possibile un “papa emerito” o la coabitazione – seppur pacifica – fra due Pontefici (uno orante e l’altro governante: che poi, se arrivassero a tre o quattro, che ruolo avranno?) poichè sarebbe una grave aberrazione, UNA MOSTRUOSITA’ contro ciò che il Cristo ha designato come unicità di tale primato, assolutamente personale.
Perdonateci questo papiro, ma Amici cari, è fondamentale informarsi e capire da che parte stare…. sant’Ambrogio da Milano coniò la famosa espressione “Ubi Petrus, ibi Ecclesia” (la Chiesa esiste unicamente ove è riconosciuto il primato di Pietro, cioè del papa) proprio per sfrondare i DUBBI sulla unicità nella Persona del Pontefice… Stiamo attenti al fatto che – ogni tentativo di SOVVERTIRE in qualche modo il papato – da duemila anni ad oggi è sempre stato opera di eretici, opera dello stesso mondo ortodosso quando infatti raggiunse il suo scopo con il grande scisma del 1054.
In questi nostri tempi moderni, a voler ridiscutere la posizione del primato, del Pontefice e del suo ruolo, lo volle… indovinate chi? Lui l’eretico gesuita Karl Rahner…. e tutto in chiave ECUMENISTA, ecumaniacale se preferite… Ci hanno provato con Giovanni Paolo II, ma rimase inamovibile affermando che: “non esiste il ruolo del papa emerito“… Il Diritto Canonico attesta infatti: «Can. 332 – §2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti.»
Capito bene? Possiamo accettare o meno tale rinuncia, che non è indispensabile ai fini della validità della rinuncia stessa…. ossia, non si richiede che essa sia accettata da noi, dai laici, o dai cardinali o da altri… neppure da Don Minutella. Punto! Ma da qui a parlare di pontificato allargato, di esplicitazione di una innovazione a due, magari anche a tre Pontefici aprendo, come qualcuno ironicamente giustamente affermava, un reparto di geriatria papale… il passo è breve!
Infine dobbiamo considerare come la questione è divenuta attuale a partire dal Concilio Vaticano II quando la dottrina sulla ‘collegialità episcopale’ emerse in modo nuovo nel quale Paolo VI ufficializzò il “pensionamento” dei vescovi, dando vita al ruolo dell’emerito… Poteva farlo? Sì e no, non ci occupiamo ora di questo, ma di certo NON poteva istituzionalizzare un emerito per il Vescovo di Roma…. Giustamente dice de Mattei: Secondo l’ecclesiologia del Vaticano II, invece, la Chiesa è innanzitutto “sacramento” e deve essere spogliata della sua dimensione istituzionale…. in ciò sta l’errore e in ciò sta proprio il pensiero azzardato, una vera caduta, di Padre Cavalcoli.
Insomma… alle obiezioni di Don Minutella, il Padre Cvalcoli poteva benissimo rispondere come, alla obiezione che si muove sulla analogia tra la “Cattedra di Mosè” (Mt. 23, 2-3) e quella di Pietro avendo Gesù ordinato di tollerare sulla cattedra di Mosè ed anche quindi di Pietro i Farisei che “non fanno quel che dicono” e non un Pontefice eretico, che deve essere dichiarato tale e quindi deposto, si risponde che Gesù ha obbedito alla domanda di Caifa e gli ha risposto, senza dichiararlo eretico e decaduto dal Sommo Pontificato dell’Antico Testamento, neppure quando si è stracciato le vesti e lo ha condannato a morte (Mt.26, 57-67).
O al limite citare altri Domenicani di grande spessore: Padre Reginaldo Garrigou-Lagrange († 15 febbraio 1964) nel suo trattato De Christo Salvatore (Torino, Marietti, 1946, p. 232) riprende San Tommaso e i due Dottori domenicani Domingo Bañez († 1604), Charles-René Billuart (1685-1757)… ed insegna che un Papa ipoteticamente eretico occulto resterebbe membro della Chiesa in potenza e non in atto, ma manterrebbe la giurisdizione tramite la quale governa visibilmente la Chiesa. In questo senso, ossia quanto alla giurisdizione, manterrebbe la natura di Capo della Chiesa, ma cesserebbe di essere membro di Cristo vivificato dalla grazia o dalla fede soprannaturale. E ciò proprio in virtù dell’azione dello Spirito Santo che non cesserebbe di guidare in qualche modo la SUA Chiesa…
Quindi il Papa, se perde la fede personale occultamente, cessa di essere membro vivo della Chiesa, ma può rimanere capo della Chiesa visibile tramite la giurisdizione che può coesistere con l’eresia interna. La Chiesa resterebbe sempre visibile, come una società che riunisce molti membri sotto un capo visibile. Per cui gli eretici occulti sono membri apparenti e morti della Chiesa, non fanno parte della sua anima (cfr la zizzania Mt.13,24-30), non essendo vivificati dalla grazia santificante, ma non sono esclusi dal corpo della Chiesa visibile perché il loro crimine è interno o invisibile e saranno giudicati a suo tempo. Ma senza inventarsi un Cristo che avrebbe previsto in futuro un PRIMATO a papato allargato… questo è seminare nuova zizzania e confusione.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.