"Maledetto l’uomo che confida nell’uomo". Quel signore abusivo, eletto in circostanze più che dubbie, non parla come un papa dovrebbe parlare, ma neppure come dovrebbe parlare un qualsiasi cattolico che sia degno di questo nome
di Francesco Lamendola
La liturgia della santa Messa di ieri, domenica 17 febbraio 2019, ripropone ai fedeli un passo del Libro del profeta Geremia (17, 5-8):
Maledetto l'uomo che confida nell'uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l'uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d'acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell'anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti.
Sono parole molto, molto forti; temiamo che parecchi cattolici, ormai abituati a sentirsi leggere la Bibbia come se fosse una specie di ninna-nanna, non trovino il tempo e l’occasione di ponderarle a sufficienza. In questo breve passo di Geremia ci sono una maledizione e una benedizione: la maledizione è rivolta all’uomo che confida in se stesso, la benedizione è rivolta all’uomo che confida nel Signore Iddio. Tutto chiaro, dunque? Niente affatto: non è chiaro per nulla. Se fosse chiaro, i cattolici già da un pezzo si sarebbero stancati di un signore che si veste di bianco, che si affaccia dal balcone del Palazzo apostolico per l’Angelus (ma senza degnarsi di abitarvi, fosse pure per modestia, come hanno fatto tutti gli altri papi prima di lui, da quando quel palazzo esiste) ma che i suoi discorsi li fa dappertutto, in aereo, per la strada, nelle parrocchie e nelle comunità (quelle rigorosamente catto-progressiste; le altre, per lui non esistono o meritano il commissariamento), e nei quali non si trova neppure l’ombra dello spirito che il profeta Geremia afferma essere indispensabile a chi voglia vivere nell’amore e nel timore di Dio. Quel signore abusivo, eletto in circostanze più che dubbie, dopo le dimissioni ancor più dubbie del suo predecessore, e quando il segreto di Pulcinella è che i congiurati massoni della mafia di San Gallo si sono vantati di aver piazzato uno dei loro sul soglio di Pietro (come ha fatto, sfrontatamente, il cardinale Danneels, senza che nessuno, nella Chiesa o fuori, gliene chiedesse conto) non parla mai nei termini indicati da Geremia; al contrario: parla sempre dell’uomo, dei diritti dell’uomo, della dignità dell’uomo, della speranza dell’uomo, dei problemi dell’uomo, della coscienza dell’uomo. In breve, non solo non parla come un papa dovrebbe parlare, ma neppure come dovrebbe parlare un qualsiasi cattolico che sia degno di questo nome. Non parla della totale fiducia in Dio, non dice che ogni cosa viene da Dio, non riconosce che nulla di buono può venire all’uomo senza Dio; e quando si degna di fare qualche vago accenno a Dio, evita, ogni volta che può, perfino di nominare il Dio di cui i cattolici dovrebbero parlare e nel quale dovrebbero confidare, evita cioè di fare anche solo il nome di Gesù Cristo. E non basta. La sua bassa furbizia arriva fino al punto di parlare, sì, di apertura al trascendente, ma poi, leggendo bene i suoi discorsi, o ascoltandoli bene quando li pronuncia, scopre che non si tratta di una apertura verso il trascendente, ma di una dignità trascendente: sottile differenza, che però vuol dire tutto. Insomma il trascendente che il signore biancovestito si degna, in qualche rara occasione, di nominare, è un trascendente interno all’uomo, alla sua dignità, un trascendente-immanente, umanistico, che non ha nulla a che fare con il Dio cattolico, ma, semmai, ricorda parecchio il Grande Architetto dell’Universo di massonica memoria. Logico, del resto: non ha forse detto, scandendo il concetto e parlando con un noto ateo anticlericale, che Dio non è cattolico e che lui, ad ogni modo, non crede in un Dio cattolico?
Bergoglio mentre riceve il (massonico) Premio Carlo Magno: il premio Carlo Magno a un papa, a un vicario di Cristo in terra ! Non è un po’ strano ?
Eppure, incredibilmente, ci sono ancora molti cattolici che chiudono gli occhi davanti alla verità, che fanno finta di non capire, che preferiscono sorvolare; e ce ne sono molti altri, purtroppo, i quali, per ignoranza o perché una simile “pastorale” asseconda i loro appetiti disordinati, la loro voglia di relativismo e di permissivismo, lo ammirano e lo lodano proprio perché parla in quel modo, proprio perché si rivolge a tutti, quasi più ai non credenti che ai credenti, e spinge la sua vergognosa indifferenza per le pecorelle del gregge a lui affidato sino a rifiutarsi d’impartire loro una benedizione nel nome di Gesù Cristo (è accaduto a Palermo, durante un “visita apostolica” che ci permettiamo di mettere tra virgolette, il 15 settembre 2018) per non recare offesa o incomodo o disturbo ai non cattolici che, per caso, si fossero trovati lì presenti (?). E benché tali parole, tali gesti e atteggiamenti, contrastino frontalmente con le parole, i gesti e gli atteggiamenti dell’unico Buon Pastore, che è, almeno fino a prova contraria, Gesù Cristo (e non Buddha, o Confucio, o Maometto, o chiunque altro si voglia, visto che il signore vestito di bianco, ad Abu Dhabi, ha sottoscritto un vergognoso documento in cui attribuisce a Dio la diversità delle religioni e delle fedi sulla terra), pure una gran massa di fedeli continua a non voler vedere, a non voler udire, a non voler capire chi è, in realtà, quel signore, a che scopo è stato (abusivamente e illecitamente) eletto, e che cosa stia facendo da quell’infausto 13 marzo del 2013.
Perchè Bergoglio parla sempre dell’uomo, dei diritti dell’uomo, della dignità dell’uomo, della speranza dell’uomo, dei problemi dell’uomo, della coscienza dell’uomo e quasi mai di Gesù Cristo ? Si rilegga il breve passo del Profeta Geremia, ci sono una maledizione e una benedizione: la maledizione è rivolta all’uomo che confida in se stesso, la benedizione è rivolta all’uomo che confida nel Signore Iddio !
Maledetto l’uomo che confida nell’uomo
di Francesco Lamendola
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