Nella furiosa polemica che ha accompagnato, e sta accompagnando, il Forum Mondiale sulla famiglia di Verona l’aspetto più divertente è la paura fottuta suscitata dall’evento in una congerie così eterogenea di sigle da far invidia alla tuta di Arlecchino: dai centri sociali ai partigiani, da don Ciotti al PD, dall’arcigay ai radicali. Badate bene, grossomodo gli stessi movimenti e le stesse associazioni menano vanto di appartenere all’elite progredita e progressista della nostra invidiabile civiltà occidentale. Una civiltà notoriamente ricca di principi così alti e valori così profondi da aver conseguito il record storico di sucidi tentati e riusciti, di depressioni negli adulti e nei bambini, di uso e abuso di psicofarmaci e affini. Ma gli avversari del popolo di Verona di che accusano il popolo di Verona? Sostanzialmente di essere, appunto, un popolo e, quindi, per estensione etimologica, un groviglio di individui animati da sorde paure “populiste”.
Secondo tale logica, gli organizzatori e i partecipanti al Forum delle famiglie, sono paurosi che alimentano paure. Ma qualcosa non torna. Ed è la cosa divertente di cui parlavo all’inizio. Il caravanserraglio di fieri antagonisti – i quali si sentono e si dichiarano coraggiosi, se non altro per contrapposizione dialettica alla schiera dei paurosi contro cui si scaglia la loro furia democratica – sembrano attanagliati da un sentimento primordiale persino più intenso della paura: il terror panico. Non si giustificano altrimenti le smanie isteriche con cui hanno reagito all’iniziativa veronese. A cui si sono accodati anche i vertici istituzionali, un vice premier, esponenti di punta della cultura e dell’arte. Tutti atterriti dalla sola idea di essere accostati alla città di Giulietta e Romeo.
Ora, per cogliere la vis comica di tutta la faccenda, ponetevi una semplice domanda: ma cosa c’è di tanto spaventoso in un congresso dedicato alla famiglia? La risposta è nella domanda: la famiglia, appunto. E cioè l’unione di un uomo e di una donna i quali, per amore e assecondando imperscrutabili tendenze naturali, creano un focolare domestico dando alla luce un figlio. Il dato su cui meditare è che – in una civiltà come la nostra, foriera di evidenti sintomi di disfacimento morale – non fa più paura l’ignoto, l’artificioso e il diverso, ma semmai il noto, il naturale, l’ordinario: per esempio, l’eterosessualità, la famiglia naturale fondata sul matrimonio, nonché la più naturale di tali inusitate perversioni: un bimbo naturalmente concepito e venuto al mondo per iniziativa della sua mamma e del suo papà (non comprato, non affittato, non venduto e, soprattutto, non comprabile, non affittabile, non vendibile). Insomma, il più inerme e vulnerabile e inoffensivo dei sodalizi umani (e cioè un neonato e il contorno di due genitori icasticamente riconducibili, non a caso, alla Sacra Famiglia cristiana) riescono nell’impresa di spaventare a morte gli esponenti di una cultura dominante, prepotente, debordante, in grado di dispiegare una potenza di fuoco micidiale a livello istituzionale e mediatico. Eppure, i dissidenti nel loro “piccolo” fanno un sacco di paura. Sono quei rarissimi casi in cui la paura è bella, e fa bene. Quando Davide spaventa Golia, come fai a non tifare Davide contro Golia?
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
https://scenarieconomici.it/la-natura-fa-paura/
Ecco l’intervento che il Ministro della famiglia Lorenzo Fontana ha tenuto al World Congress of Families di Verona.
By Sabino Paciolla|
https://www.sabinopaciolla.com/fontana-noi-non-vogliamo-che-le-donne-perdano-il-lavoro-perche-rimangono-incinte/
Fra politica e spirito. A Verona serve l'esorcista
di Amicizia San Benedetto Brixia
Nel suo articolo di venerdì 29 l’amico Giuliano Guzzo indicava tre ragioni sociologiche capaci di spiegare la particolare violenza scatenatasi attorno al Congresso di Verona: ragioni di tipo ambientale, economico e di potere.
Vorrei provare ad andare oltre nell’indicare la ragione della violenza.La linea fondamentale che vorrei tracciare è quella che separa il politico dallo spirituale, tale linea renderà ragione in maniera radicale di molti aspetti legati all’evento di Verona e all’odio che, come sciame di cavallette, si è abbattuto su di esso.
Che uno dei peggiori sintomi della crisi cristiana contemporanea sia la confusione tra politica e spiritualità lo aveva già detto, tra gli altri, Vittorio Messori e oggi ripartirei proprio da qui. Bisogna smetterla, se si vuole uscire dalla crisi, di mischiare il politico con lo spirituale. Come sempre nelle cose che riguardano il cattolicesimo e la Verità, nostro compito è quello di distinguere senza dividere. Distinguiamo i movimenti spirituali da quelli politici, pur sapendo che sono congiunti e che quelli usano questi come eminenti strumenti di azione sulla storia.
Chiediamoci: a Verona si sta giocando una battaglia spirituale o politica?
La domanda si accende tanto più in quanto stupisce la nuvola d’odio piombata su organizzatori e simpatizzanti. Diciamocelo francamente: può un congresso che tratta di famiglia scatenare per via naturale e per ragioni meramente umane una tale furia? Una legione si è scagliata su Verona e sono curioso di vedere su quale branco di porci verrà dirottata (cfr. Mc5).
Nella citazione appena indicata è la risposta: non un motivo umano, ma un’azione sovrumana sta alla radice della sollevazione anti-familista. E’ nell’interesse stesso del Demonio sopprimere la famiglia, culla e culmen della vita umana. Torna quasi scontato citare il compianto mons. Caffarra nella sua relazione circa le confidenze di suor Lucia di Fatima:
“Spiega Caffarra: ho scritto a suor Lucia di Fatima... Inspiegabilmente, benché non mi attendessi una risposta, perché chiedevo solo preghiere, mi arrivò dopo pochi giorni una lunghissima lettera autografa… In quella lettera di Suor Lucia è scritto che lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio. «Non abbia paura, aggiungeva, perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti modi, perché questo è il punto decisivo”. (Vedi qui)
Certo, come dicevamo, le potenze dell’aria si servono poi di mezzi squisitamente mondani per compiere la propria missione e le ideologie politicamente corrette - ambientalismo, mondialismo e monetarismo - fanno da indovinato supporto ai piani del Maligno.
Ma chiarire quanto siano presenti la dimensione spirituale e la dimensione politica nella partita della famiglia è cruciale e aiuterà a focalizzare meglio un paio di questioni.
Anzitutto ci dispone a reagire in modo conveniente alle invettive dei rivoluzionari: non dobbiamo stupircene e dobbiamo impegnarci a combatterle anzitutto tramite la preghiera.
Questo rende conto delle raccomandazioni dei vescovi, che stanno raccomandando di usare modi di manifestazione convenienti. Non si tratti però solo di bon ton o di diplomazia: l’amore ai nemici e la preghiera per i nemici nel momento del loro estremo attacco è esattamente quanto ci ha lasciato Nostro Signore come arma nel momento del suo supremo vilipendio.
Ne risulta rivalutata anche la presenza del clero e dei cristiani alla manifestazione.
Molti pastori politicizzati non riescono a uscire dallo schema da barricate, interpretato secondo il gusto ecclesiale contemporaneo che si mostra affine a prospettive progressiste e sinistrorse (il che non mi scandalizza e non mi seduce: 60 anni fa eravamo su posizioni opposte e fra altri 50 non so immaginare come ci schiereremo). Per loro Verona è scandalo e intolleranza di un cattolicesimo oltranzista.
La lettura spirituale mostra un’altra via per i pastori: siano presenti, non per definire ipso facto una adesione partitica, ma per ricordare ai politici stessi che il loro operato riposa su un sostegno più profondo e per contribuire a purificare con le loro preghiere il clima politico-culturale. Vescovi, preti, frati e popolo di Dio devono marciare in Verona come in una processione e dire con la loro presenza un no a Satana e al suo ultimo attacco, prima che un sì a qualche politica.
Del resto, Dio a Verona sta a destra o a sinistra? Il santo Paolo VI ci chiarisce la situazione, con il piglio profetico che lo contraddistinse: il fumo di Satana è entrato nel Tempio di Dio. Ma il fumo, che a Verona sembrerebbe avere un focolaio importante nelle file culturali progressiste, si sparpaglia e non è certo facile contenerlo entro confini precisi. Il fumo del decadimento familiare nasce a sinistra ma è chiaro che ormai intride tanta parte della destra. Entra anche nella Chiesa sebbene non sia dalla Chiesa. A Verona dunque bisogna aprire gli occhi, per capire se chi parla parla da pastore o da lupo travestito.
Certo, in tanto odio e tensione, avviene anche un qualcosa di ulteriore: i veri servi di Satana (che non dico esser tali per scelta esplicita, ma per posizione di schieramento effettivo) stanno venendo tutti a galla. E questa è per noi occasione utile per fare meglio le nostre scelte future.
Un ulteriore appunto. Si parla di dialogo e di ponti. Mi sembra un buon consiglio, soprattutto alla luce del clima di scontro che pare nuovamente crescere nella nostra società. Anche qui però urge un distinguo. Sul piano politico dialogo e ponti sono auspicabili e possibili: si tratta di portare a intendersi uomini, cercando di mediare in modo ragionevole le loro posizioni. Ma, nella misura in cui al discorso politico si sovrapponga il tema spirituale, allora il dialogo diviene impossibile. Se il mio avversario politico non parla a un livello meramente umano, ma si fa portatore di una visione spirituale, allora entra in una dimensione in cui dialogare è impossibile: non c’è dialogo tra Dio e Satana, c’è solo tentazione da parte del secondo ed esorcismo da parte del primo. Lascio ad altri o ad altro momento di approfondire tale argomento. Anche in questo caso, mi auguro che i pastori ci guidino a leggere con intelligenza il fenomeno: in tal caso li seguiremo senza tentennamenti. Viceversa, se si scorda il piano spirituale con le sue leggi e ci si limita al piano politico, le raccomandazioni si faranno scipitamente diplomatiche, inevitabilmente poco vincolanti per la fede e poco convincenti per la ragione. E sarà peggio per tutti.
E questo è quanto mi è dato di capire su Verona, ed è il motivo per cui da cristiano sarò in preghiera e in marcia domenica mattina. Lasciando agli studiosi di completare le proprie analisi e ai politici di tentare strade concrete di risposta al male sociale che ci circonda, ma soprattutto ai pastori di pregare per arginare l’azione di satana contro la famiglia e l’intera umanità.
Nel suo articolo di venerdì 29 l’amico Giuliano Guzzo indicava tre ragioni sociologiche capaci di spiegare la particolare violenza scatenatasi attorno al Congresso di Verona: ragioni di tipo ambientale, economico e di potere.
Vorrei provare ad andare oltre nell’indicare la ragione della violenza.La linea fondamentale che vorrei tracciare è quella che separa il politico dallo spirituale, tale linea renderà ragione in maniera radicale di molti aspetti legati all’evento di Verona e all’odio che, come sciame di cavallette, si è abbattuto su di esso.
Che uno dei peggiori sintomi della crisi cristiana contemporanea sia la confusione tra politica e spiritualità lo aveva già detto, tra gli altri, Vittorio Messori e oggi ripartirei proprio da qui. Bisogna smetterla, se si vuole uscire dalla crisi, di mischiare il politico con lo spirituale. Come sempre nelle cose che riguardano il cattolicesimo e la Verità, nostro compito è quello di distinguere senza dividere. Distinguiamo i movimenti spirituali da quelli politici, pur sapendo che sono congiunti e che quelli usano questi come eminenti strumenti di azione sulla storia.
Chiediamoci: a Verona si sta giocando una battaglia spirituale o politica?
La domanda si accende tanto più in quanto stupisce la nuvola d’odio piombata su organizzatori e simpatizzanti. Diciamocelo francamente: può un congresso che tratta di famiglia scatenare per via naturale e per ragioni meramente umane una tale furia? Una legione si è scagliata su Verona e sono curioso di vedere su quale branco di porci verrà dirottata (cfr. Mc5).
Nella citazione appena indicata è la risposta: non un motivo umano, ma un’azione sovrumana sta alla radice della sollevazione anti-familista. E’ nell’interesse stesso del Demonio sopprimere la famiglia, culla e culmen della vita umana. Torna quasi scontato citare il compianto mons. Caffarra nella sua relazione circa le confidenze di suor Lucia di Fatima:
“Spiega Caffarra: ho scritto a suor Lucia di Fatima... Inspiegabilmente, benché non mi attendessi una risposta, perché chiedevo solo preghiere, mi arrivò dopo pochi giorni una lunghissima lettera autografa… In quella lettera di Suor Lucia è scritto che lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio. «Non abbia paura, aggiungeva, perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti modi, perché questo è il punto decisivo”. (Vedi qui)
Certo, come dicevamo, le potenze dell’aria si servono poi di mezzi squisitamente mondani per compiere la propria missione e le ideologie politicamente corrette - ambientalismo, mondialismo e monetarismo - fanno da indovinato supporto ai piani del Maligno.
Ma chiarire quanto siano presenti la dimensione spirituale e la dimensione politica nella partita della famiglia è cruciale e aiuterà a focalizzare meglio un paio di questioni.
Anzitutto ci dispone a reagire in modo conveniente alle invettive dei rivoluzionari: non dobbiamo stupircene e dobbiamo impegnarci a combatterle anzitutto tramite la preghiera.
Questo rende conto delle raccomandazioni dei vescovi, che stanno raccomandando di usare modi di manifestazione convenienti. Non si tratti però solo di bon ton o di diplomazia: l’amore ai nemici e la preghiera per i nemici nel momento del loro estremo attacco è esattamente quanto ci ha lasciato Nostro Signore come arma nel momento del suo supremo vilipendio.
Ne risulta rivalutata anche la presenza del clero e dei cristiani alla manifestazione.
Molti pastori politicizzati non riescono a uscire dallo schema da barricate, interpretato secondo il gusto ecclesiale contemporaneo che si mostra affine a prospettive progressiste e sinistrorse (il che non mi scandalizza e non mi seduce: 60 anni fa eravamo su posizioni opposte e fra altri 50 non so immaginare come ci schiereremo). Per loro Verona è scandalo e intolleranza di un cattolicesimo oltranzista.
La lettura spirituale mostra un’altra via per i pastori: siano presenti, non per definire ipso facto una adesione partitica, ma per ricordare ai politici stessi che il loro operato riposa su un sostegno più profondo e per contribuire a purificare con le loro preghiere il clima politico-culturale. Vescovi, preti, frati e popolo di Dio devono marciare in Verona come in una processione e dire con la loro presenza un no a Satana e al suo ultimo attacco, prima che un sì a qualche politica.
Del resto, Dio a Verona sta a destra o a sinistra? Il santo Paolo VI ci chiarisce la situazione, con il piglio profetico che lo contraddistinse: il fumo di Satana è entrato nel Tempio di Dio. Ma il fumo, che a Verona sembrerebbe avere un focolaio importante nelle file culturali progressiste, si sparpaglia e non è certo facile contenerlo entro confini precisi. Il fumo del decadimento familiare nasce a sinistra ma è chiaro che ormai intride tanta parte della destra. Entra anche nella Chiesa sebbene non sia dalla Chiesa. A Verona dunque bisogna aprire gli occhi, per capire se chi parla parla da pastore o da lupo travestito.
Certo, in tanto odio e tensione, avviene anche un qualcosa di ulteriore: i veri servi di Satana (che non dico esser tali per scelta esplicita, ma per posizione di schieramento effettivo) stanno venendo tutti a galla. E questa è per noi occasione utile per fare meglio le nostre scelte future.
Un ulteriore appunto. Si parla di dialogo e di ponti. Mi sembra un buon consiglio, soprattutto alla luce del clima di scontro che pare nuovamente crescere nella nostra società. Anche qui però urge un distinguo. Sul piano politico dialogo e ponti sono auspicabili e possibili: si tratta di portare a intendersi uomini, cercando di mediare in modo ragionevole le loro posizioni. Ma, nella misura in cui al discorso politico si sovrapponga il tema spirituale, allora il dialogo diviene impossibile. Se il mio avversario politico non parla a un livello meramente umano, ma si fa portatore di una visione spirituale, allora entra in una dimensione in cui dialogare è impossibile: non c’è dialogo tra Dio e Satana, c’è solo tentazione da parte del secondo ed esorcismo da parte del primo. Lascio ad altri o ad altro momento di approfondire tale argomento. Anche in questo caso, mi auguro che i pastori ci guidino a leggere con intelligenza il fenomeno: in tal caso li seguiremo senza tentennamenti. Viceversa, se si scorda il piano spirituale con le sue leggi e ci si limita al piano politico, le raccomandazioni si faranno scipitamente diplomatiche, inevitabilmente poco vincolanti per la fede e poco convincenti per la ragione. E sarà peggio per tutti.
E questo è quanto mi è dato di capire su Verona, ed è il motivo per cui da cristiano sarò in preghiera e in marcia domenica mattina. Lasciando agli studiosi di completare le proprie analisi e ai politici di tentare strade concrete di risposta al male sociale che ci circonda, ma soprattutto ai pastori di pregare per arginare l’azione di satana contro la famiglia e l’intera umanità.
VERONA, LA DICHIARAZIONE FINALE. E UNA POESIA: “VERONA, LA CHIESA TI SNOBBA…”.
Cari amici di Stilum Curiae, con piacere riportiamo il comunicato finale del Congresso Mondiale delle Famiglie a Verona, da cui notiamo con stupore l’assenza di incitamenti a roghi violenze e torture varie agitate come spauracchio dalle organizzazioni di sinistra e dai giornali sempre meno credibili (come si rileva dalle vendite) e sempre meno disposti a sussulti di dignità umana e professionale in difesa della libertà di espressione e di pensiero. Oltre a questa dichiarazione pubblichiamo anche una poesia. Ce l’ha mandata un lettore, e ci sembra purtroppo che non sia lontana da quello che abbiamo percepito. Sempre in attesa che dagli papaveri vaticani giungano chiarimenti su quali fossero i “metodi” meno condivisibili del Congresso. Temiamo che fosse la presenza di personaggi politici di destra, più che i metodi, il problema. Vista la sfacciata sponsorizzazione della Chiesa a PD e dintorni. Ma restando ai contenuti che un cristiano possa preferire Bonino o Cirinnà a Meloni per me resta un mistero.
Verona, la Dichiarazione finale sollecita l’impegno delle istituzioni per i diritti e la dignità dei bambini e delle donne
Nella tre giorni del Congresso Mondiale delle Famiglie che si è tenuto a Verona dal 29 al 31 marzo 2019, sono emerse delle esplicite e concrete richieste.
“Verona, la città dell’amore, ha dimostrato davvero di essere la prima Città per la Vita e per la Famiglia – hanno dichiarato il presidente Toni Brandi e Jacopo Coghe – Abbiamo ribadito i valori previsti dalla Costituzione ed espressi dal diritto naturale e, dopo il Family Day, abbiamo rilanciato il nostro ruolo per il bene comune sollecitando le istituzioni ad un’attenzione che non sempre è stata all’altezza. Non ci sono solo i diritti a senso unico, ma i diritti di tutti, soprattutto quelli dei più deboli. La vera forza infatti non si misura da chi hai sconfitto, ma da cosa hai protetto”.
La Dichiarazione di Verona, adottata per acclamazione a chiusura della manifestazione, contiene una domanda forte emersa dal tavolo sulla demografia: “Perché la UE prevede fondi salva-stati che, nella pratica sono salva-banche e non istituisce un fondo salva-famiglie”, hanno dichiarato gli organizzatori del Congresso, Toni Brandi e Jacopo Coghe.
Tra le richieste della Dichiarazione di Verona: il riconoscimento della perfetta umanità del concepito; la protezione da ogni ingiusta discriminazione dovuta all’etnia, alle opinioni politiche, all’età, allo stato di salute o all’orientamento sessuale; la tutela delle famiglie in difficoltà economiche, specie se numerose, e delle famiglie rifugiate; il contrasto all’inverno demografico, tramite leggi che incentivino la natalità.
Il documento ritiene altresì “urgente” e “inderogabile” il perseguimento di ulteriori obiettivi, quali il contrasto alla pratica dell’utero in affitto tramite una rogatoria internazionale e la protezione dei minori, a partire dai loro diritti ad avere una mamma e un papà, a non diventare oggetti di compravendita, di abusi sessuali e pedopornografia e a ricevere un’educazione che non metta in discussione la loro identità sessuale biologica e non li induca a una sessualizzazione precoce.
La Dichiarazione di Verona prosegue, sottolineando l’urgenza della tutela dei diritti delle donne, dal ricevere valide alternative all’aborto, alla protezione dallo sfruttamento sessuale e dalla pornografia, alla parità di trattamento salariale, fino alla conciliazione tra lavoro e maternità, attraverso più lunghi congedi parentali e – per chi lo desidera – flessibilità, part time o telelavoro. Le madri che scelgano di dedicarsi esclusivamente ai figli e alla famiglia, aggiunge la Dichiarazione, andrebbero tutelate con una remunerazione adeguata per il lavoro casalingo, laddove lo stipendio del coniuge non sia sufficiente per un’esistenza libera e dignitosa.
Ulteriori punti del documento riguardano il radicale contrasto alla diffusione e alla legalizzazione di ogni tipo di droga e la difesa del diritto dei genitori alla libertà di scelta educativa per i propri figli (art. 26 Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo), specie riguardo la sfera sessuale e l’affettività.
Verona, la Chiesa ti snobba
Verona, la Chiesa ti snobba:
riflette, fa mille distinguo.
È schiva la voce di Cristo
e dice: “scusate, disturbo?”
Sia mai che si oltraggi il fratello
dicendo che impuro è quell’atto …
Severi eravamo a quel dì,
pietosi noi siamo quest’oggi.
Oh quanto severi eravamo!
Dal pulpito predicavamo,
d’inferno noi parlavamo
e allontanavamo la gente.
Verona, e tu ci contristi
dicendo che grida vendetta
quel torto, al cospetto di Dio!
Non sai che Pio decimo è morto?
non vedi, non sai quanto è dolce
star qui a dialogare col mondo?
(Alfonso Indelicato)
Ecco l’intervento di Giorgia Meloni:
Marco Tosatti
31 Marzo 2019 Pubblicato da wp_7512482 20 Commenti --
http://www.marcotosatti.com/2019/03/31/verona-la-dichiarazione-finale-e-una-poesia-verona-la-chiesa-ti-snobba/
Il Congresso di Verona …ahinoi! Una grande sconfitta
Il grande rumore intorno al Congresso di Verona non può esimerci dal fare qualche riflessione.
Prima però ci preme una doverosa premessa… anzi: due doverose premesse.
La prima è quella di ribadire la
vicinanza umana ed ideale con tante organizzazioni che si sono prodigate
nella realizzazione di un evento di questo tipo.
La seconda è l’ammirazione per il talento
e la forza di poter organizzare un simile evento. Talento e forza che-
diciamolo francamente- non è da tutti.
Detto questo (e ci premeva dirlo in
maniera ovviamente sincera), dobbiamo però prendere atto che (non certo
per le intenzioni degli organizzatori) che questo evento sembra aver
fallito e perfino essere stato -ahinoi!- controproducente. Torniamo a
ripetere: lo diciamo ex-post (cioè dopo), senza la pretesa di dire “…lo avevamo detto prima.” Almeno noi – a riguardo- non avevamo detto proprio nulla. Constatiamo solo ora.
Dicevamo: sul piano dell’immagine
pubblica ci sembra che l’evento sia stato controproducente perché di
fatto ha segnato la sconfitta di una battaglia, ovviamente di una buonissima battaglia.
Alla fine che cosa è rimasto
nell’opinione pubblica di questo evento? Non tanto il fatto che ci siano
cattolici intransigenti che vogliono difendere la famiglia
tradizionale, che sono contro l’aborto, il gender, l’utero in affitto e
porcherie varie. Se fosse rimasto solo questo, sarebbe andata bene. No.
L’immagine che è passata è che questi cattolici, da cui si dovrebbe
prendere le distanze perché troppo duri e medievali,
tutto sommato sui cosiddetti “diritti acquisiti” prendono atto che nulla
si dovrebbe o potrebbe fare; perché forse su questi diritti (questa è
l’immagine che gira per l’aria) anche loro sarebbero d’accordo, visto la
varietà dei toni che si sono succeduti sul palco.
Ma non solo questo. Non prevedendo
l’assalto mediatico che in maniera concentrica è stato fatto loro, molti
degli organizzatori, sollecitati da giornalisti, si sono dovuti
affannare a dire che il Congresso non sarebbe stato contro nulla e
nessuno, ma solo propositivo. Che -diciamolo francamente- è come se una
squadra di calcio dicesse: giochiamo per non fare goal. Un tentativo
patetico, perché poi gli avversari che hanno manifestato a Verona, hanno
manifestato contro e chi ha attaccato mediaticamente, ha attaccato contro. Ma poi è da sempre che insistiamo con il dire che il grande fallimento della pastorale cattolica contemporanea è proprio quello di voler affermare senza condannare… e poi ci affanniamo a fare lo stesso?
C’è stato qualcuno nel Congresso -o a latere
non lo sappiamo- che ha affermato che la pratica omosessuale è un
peccato che fa andare all’inferno. Ed anche in questo caso, sollecitati
dai giornalisti, si è voluto prendere le distanze da una verità che, per
quanto incomprensibile dal beotismo dominante, è sacrosanta.
Capiamo che potrebbe essere sottaciuta senza direttamente affermarla per
motivi prudenziali, ma, una volta che si viene interpellati sul punto,
non si può in coscienza fare silenzio o prendere le distanze da una
simile affermazione, altrimenti si dà scandalo, nel senso che chi
ascolta può capire che finanche i cattolici “tosti” ormai non credono
più che l’omosessualità sia un peccato che grida vendetta dinanzi a Dio.
Insomma, un grande pasticcio.
Alla fine cosa è rimasto?
E’ rimasta la convinzione che i diritti
acquisiti non si devono toccare. Che la 194 non si deve toccare. E che
quello che si vuole è solo un maggiore spazio e un po’ più di
riconoscimento giuridico per la famiglia tradizionale. Ben poca cosa!
Ovviamente speriamo di venire smentiti
dai fatti prossimi futuri. E ribadiamo a scanso di equivoci: non
vogliamo farci “maestrini” e dire “…lo avevamo detto“, perché non lo avevamo detto affatto!
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