di Aurelio Porfiri
Un pensatore brasiliano come Plinio Corrêa de Oliveira, affermava l’esistenza di alcune “parole talismano”, cioè parole che vengono usate per far passare anche significati che con esse poco hanno a che fare. In “Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo” dà questa definizione: “Lo stratagemma che qui denominiamo parola-talismano è uno dei mezzi più efficaci per attuare il trasbordo ideologico inavvertito. Questo consiste, essenzialmente, nell’impiegare con una tecnica accortissima e vocaboli più o meno elastici, proprio per agire in un modo molto sui generis sulla mente di Individui, gruppi o grandi collettività”. Questo è ciò che accade con la parola “clericalismo”, una parola che definisce un problema antico e forse inevitabile, ma che viene usata spesso per coprire comportamenti in cui il clericalismo può essere una componente, ma certo non la più importante.
Il clericalismo, l’abuso della propria funzione per ottenere vantaggi personali o per il proprio gruppo, è problema importante ma secondario nel problema degli abusi, dove le cause scatenanti hanno a che fare con comportamenti sessuali che il clericalismo accentua ma non necessariamente provoca.
Ecco il famoso problema dell’omosessualità del clero, una omosessualità che a volte si configura come deviata, pervertita. Spieghiamoci: per la Chiesa la pratica omosessuale (non l’orientamento) è comunque sempre peccato, ma lo è in modo ancora più grave quando coinvolge adolescenti e minore, in questo caso è anche un crimine. Insomma, il clericalismo gioca un ruolo ma forse non il più importante.
Eppure esso è un male sistemico grave, che allontana tanti dalla Chiesa stessa. Un comportamento di dominio, e non di guida, che specialmente oggi il popolo Cristiano, molto più istruito che in passato, mal sopporta. Il clericalismo è approfittarsi della propria posizione per vantaggi di natura economica, sociale, di carriera e (anche) sessuale. Per combattere questo fenomeno serve un laicato combattivo e informato che aiuta i sacerdoti a salvarsi da se stessi, dalle proprie tentazioni e da ciò che li perverte.
Non si potrà mai estirpare questa piaga che in fondo esiste in tutti i sistemi organizzati (accademici, militari, politici, etc.) ma quello che si può fare è combatterla senza piaga. I buoni sacerdoti, che esistono, saranno i primi a ringraziare chi agisce in ordine alla loro salvezza.
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