Da un particolare più un altro si incomincia a delineare il progetto che pian piano si vuole realizzare per sconvolgere l’ordine normale del vivere ordinato, a partire dall’ordine normale della famiglia.
L’appiglio solo apparentemente occasionale è il ripetersi di azioni condotte da uomini a danno delle loro donne, fino all’uccisione delle stesse, cosa per la quale si è pensato bene – o male – di coniare un neologismo: femminicidio.
Il fatto che il termine “omicidio” non bastasse più per indicare l’uccisione di una persona, denota già una forma mentale deviata, che non guarda più alla coppia uomo-donna in maniera unitaria e unificante, ma in maniera duale e separativa. Nel retro pensiero della cultura moderna non c’è più posto per la coppia naturale uomo-donna che costituisce il nucleo unitario di un contesto sociale ordinato, tale coppia è stata sostituita da una sorta di “scoppia”, un insieme di due elementi – uomo e donna – che devono mantenersi separati nonostante abbiano deciso di unirsi e darsi ad una vita in comune in cui entrambi tendono all’unione.
L’istanza divisiva ha sempre più soppiantato l’istanza unitiva e continua ad alimentare l’accentuazione alla separazione esaltandola come valore sulla base del supposto primario valore dell’individuo fine a se stesso.
Premettiamo subito che parlando di “femminicidio”, mentre per un verso non intendiamo accettare questa nuova logica fuorviante e contraria alla realtà e al buonsenso, per l’altro intendiamo decisamente sottolineare che un uomo che uccide la propria donna dimostra di non possedere più il senso del reale e di essersi abbandonato alle pulsioni incontrollate di una natura ferina che ha lasciato prendesse il sopravvento sulla sua natura razionale. Un uomo che arriva a uccidere la propria donna è come se avesse deciso di vivere la sua parte animale e di rifiutare la sua parte razionale.
D’altronde, come è possibile considerare che l’uomo, in queste condizioni, ha abbassato il suo livello di esistenza, allo stesso modo è possibile considerare che questo non può essere avvenuto per un accidente legato ad uno solo dei componenti della coppia e che deve trattarsi di un processo di degenerazione che porta anche la donna a considerare se stessa come individuo a se stante, centrata solo su se stessa nonostante abbia deciso di vivere in “coppia” con un uomo.
Al pari dell’uomo moderno, la donna moderna è un atomo autosufficiente che pretende di unirsi ad un altro atomo autosufficiente – l’uomo – per cogliere dall’unione ogni possibile godimento provvisorio, pronto ad abbandonare tutto alla prima occasione per rincorrere un altro possibile nuovo godimento provvisorio con un altro atomo altrettanto autosufficiente, e via così… e così reciprocamente.
In un contesto come questo, in cui ciò che conta è solo la separazione, è inevitabile che si giunga al conflitto: non si può pretendere di costituire in unità due fattori che si pretende di mantenere distinti e separati.
Usando un altro linguaggio, ci troviamo al cospetto della disgregazione della famiglia, che passa in prima istanza dalla disgregazione della coppia.
L’uomo moderno ha perduto il senso dell’unione che accomuna e trascende due esseri di sesso diverso destinati a costituire quasi un solo essere; ciò che è rimasto è l’accoppiamento di natura animalesca, con l’aggravante che, mentre negli animali l’istinto di natura li porta ad accoppiarsi sulla base di ciò che sono, negli uomini tale accoppiamento è innaturale perché non comprende più la componente razionale, intellettiva e trascendente della loro natura… essi pretendono di accoppiarsi sulla base di ciò che pensano e pretendono di essere, disconoscendo ciò che sono, la propria natura.
La deflagrazione è inevitabile.
Fatta questa premessa, veniamo al progetto di cui abbiamo detto all’inizio.
Dopo essere passati dalla contestazione dell’uomo in quanto tale – elemento guida della coppia uomo-donna – si è passati alla mascolinizzazione della donna e alla conseguente femminilizzazione dell’uomo: con la pretesa di stabilire una irreale “parità dei sessi” che esiste solo nella mentalità deviata dell’uomo moderno.
Ma questa era solo una tappa intermedia, l’obiettivo finale era ed è la sostituzione dell’uomo con la donna.
Chiunque può notare la mancanza di fondamento di una pretesa del genere, che non può giustificarsi nemmeno con la distorta idea della loro equivalenza. Eppure, una tale pretesa ha uno scopo ben preciso: capovolgere l’ordine di natura e, per ciò stesso, distruggere la natura sia dell’uomo sia della donna. Risultato concreto: il caos.
Due esempi recenti aiutano a capire che queste nostre non sono considerazioni gratuite, né tampoco considerazioni “di parte” – chi scrive è uomo, anagraficamente e per natura.
Il primo esempio è dato dalla rappresentazione della Carmen di Bizet offerta l’anno scorso al “Maggio fiorentino” – e non a caso – dove il “geniale” regista ha mutato il finale: non più don Josè che accoltella Carmen, ma Carmen che spara a don José.
Molti del pubblico hanno contestato la licenza e l’abuso, ma gli “intellettuali” e i “politici” – di sinistra - manco a dirlo – hanno approvato il “messaggio sociale” che pretendeva di rendere giustizia al diffondersi del “femminicidio”.
Cos’è avvenuto in realtà?
Il finale del Bizet che giungeva all’epilogo della donna punita a suo modo dall’uomo per la sua eccessiva libertà e licenza, in dispregio del suo già declamato amore, viene mutato nell’apoteosi della donna che fa di sé ciò che vuole e che è lei a punire l’uomo che pretenderebbe che fosse fedele al suo amore dichiarato e soprattutto a se stessa.
Non accenniamo neanche ai risvolti morali della vicenda, ci limitiamo a far notare che la chiave di lettura di questa subdola manipolazione del copione di Bizet è l’affermazione della assoluta libertà di ogni essere moderno che avrebbe il diritto di vivere senza alcuna regola e soprattutto avrebbe il diritto di essere ciò che vuole in dispregio di ciò che è.
Giustizia è fatta, grida qualcuno che vede in questa manipolazione la difesa della vita della donna, ma in realtà: “ingiustizia è fatta”: sia perché la base di tutto è un falso, sia perché ogni buonsenso è cancellato, sia e soprattutto perché la donna ne esce completamente sconfitta e debellata: è diventata un’assassina… lei che voleva affermare se stessa come pretendeva di voler essere, si dissolve in un essere che compie il più abietto dei crimini, quello che a questo punto non è più neanche un assassinio, ma, per usare il linguaggio moderno, un “maschicidio”… una sorta di annientamento dell’essere che avrebbe dovuto essere il suo complementare e il coronamento del suo sogno d’amore. La donna ha così ucciso se stessa.
A conferma della capziosità della manipolazione a fini sovvertitori della realtà, il regista ha pensato bene di ambientare l’ottocentesca vicenda della gitana sivigliana – contesto reale – in un campo nomadi odierno – contesto fuori da ogni possibile realtà -, e questo perché al messaggio devastante per la donna ha preteso di aggiungere il messaggio devastante per la società: ogni essere umano dev’è essere quello che gli pare e la nuova moderna società dev’essere la più caotica e disarticolata possibile… figlia diretta dello stesso uomo impazzito.
Il secondo esempio è dato dalla incredibile trovata di un pittore francese che ultimamente, a Blois, nel dipartimento della Loir-et-Cher, ha affisso sul muro del Giardino dei Semplici un telone di 13 metri per 8 su cui era stampata un’immagine contraffatta dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, in cui Gesù e i dodici Apostoli sono stati sostituiti da 13 figure femminili.
Il messaggio? La donna deve sostituire l’uomo, per creare una società invertita dove ogni cosa non è più al suo posto, ma ogni posto dev’essere occupato da qualsiasi cosa, purché falsa, irreale e contro natura.
Lo stesso aspetto blasfemo della vicenda rientra nella logica che muove tutto verso la dissoluzione: infatti, se si vuole avere successo in questa rivoluzione globale, bisogna debellare innanzi tutto la vera religione. Poco importa che in definitiva la Chiesa di Cristo e la religione cattolica permarranno fino alla fine del mondo, ciò che importa è che l’uomo moderno li disconosca entrambi, per predisporsi ad accettare il trionfo della contro-chiesa e della falsa religione di Satana.
E così il cerchio si chiude… per ora.
Si incomincia a distruggere la figura dell’uomo e della donna nel loro essere reali, si demolisce la famiglia e si atomizzano i figli, si stimola il rifiuto dell’ordine di natura e l’accettazione di ogni cosa contro natura, per giungere al capovolgimento di ogni realtà vera da sostituire con una realtà artificiale e impossibile perché irreale.
I singoli episodi, i vari particolari, permettono così di delineare il progetto che vuole sovvertire il mondo per demolire l’uomo e l’intero ordine di natura. Siamo sempre più in balia delle mire di Satana, che si serve dell’uomo moderno per fare accettare a tutti il suo imperio, anche se sa benissimo che sarà un imperio illusorio, ma intanto potrà condurre con sé, all’Inferno, un gran numero di anime.
«Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto» (Mt. 4, 10)
Vade retro satana, nunquam suade mihi vana, sunt mala quae libas, ipse venena bibas.
Vai indietro, satana, non mi attirare alle vanità, sono mali le tue bevande, bevi tu stesso il tuo veleno.
di Belvecchio
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2897_Belvecchio_Donna_del_futuro.html
Odio l’ipocrisia, odio la falsità, odio il buonismo. Sì perché il buonismo è fatto di ipocrisia e falsità.
di Adriano Tilgher
Sentiamo condannare, a parole, solo a parole, orribili cose come la pedofilia, ma poi consentiamo che personaggi, a loro dire scienziati, vadano in televisione a dire che anche i bambini hanno una loro sessualità e che è giusto che la esplichino.
Facciamo, come è giusto che sia, grandi campagne contro la violenza alle donne, e poi permettiamo che alcune coppie, in genere omosessuali, vadano all’estero a prendere in affitto un utero per poi strappare, per fame e povertà, la creatura alla madre, orrendo crimine contro le donne. Per di più, alcuni tornano in Italia e sbandierano il frutto di questa orribile violenza come una grande conquista civile, soprattutto quando a quella povera inerme creatura viene riconosciuta l’appartenenza alla coppia di fatto. Prova evidente di uno stato in dissoluzione.
Piangiamo, e non potrebbe essere diversamente, quando vediamo i poveri bambini che muoiono in mare vittime dei naufragi nel loro tentativo di fuga dall’Africa, sfruttata ed affamata dalle multinazionali e dal potere finanziario, e non spendiamo una parola, né ci disperiamo quando quegli stessi bambini, una volta sbarcati spariscono dai campi di accoglienza perché utilizzati come merce pregiata per il traffico di organi.
Tutto questo con la complicità di tutti gli apparati di informazione pubblica e privata.
Non sapere vuol dire che non esiste ed allora commuoviamo il pubblico con i bambini che muoiono, facciamolo gioire con un bambino che trova casa, esaltiamo la scienza e non diciamo che la scienza potrebbe giustificare la pedofilia, che quel bambino che trova casa è servito solo a legittimare la coppia omosessuale ma non parliamo della terribile violenza subita dalla madre, non diciamo a nessuno che i bambini morti in mare sono più fortunati di quelli finiti nelle mani dei trafficanti di organi. Anzi far vedere i poveri corpicini annegati serve ad incrementare i traffici e ad aumentare i profitti dell’orrendo crimine.
Potremmo continuare a lungo ma mi fermo sull’ultimo orribile utilizzo dell’immagine di una giovinetta: Greta. Lo sfruttamento mediatico di questa ragazzina è veramente degno della società priva di qualsiasi valore etico in cui viviamo. Tutti i media pubblici e privati hanno esaltato la battaglia contro il clima di questa fanciulla, affetta da sindrome di Asperger (disturbo pervasivo dello sviluppo, imparentato con l’autismo – Wikipedia), hanno “pompato” gli scioperi studenteschi, Greta ha parlato all’ONU, a Davos, la commissione europea si è detta pronta a sostenerla.
Insomma i signori contro cui dovremmo lottare, quelli che hanno realizzato lo sfruttamento del pianeta, causa prima delle variazioni climatiche, si appropriano, da criminali quali sono, della povera Greta e ne fanno uno strumento per scaricare su “altri” le loro responsabilità. Magari questi “altri” saremmo noi, i popoli della terra.
D’altra parte hanno l’alibi della democrazia perché ci vogliono far credere che andando ogni tanto a votare siamo noi che decidiamo.
Basta! Basta! Non se ne può più di queste recite a soggetto, soprattutto quando le principali vittime sono i ragazzi, i giovani, il futuro.
D’altronde, come è possibile considerare che l’uomo, in queste condizioni, ha abbassato il suo livello di esistenza, allo stesso modo è possibile considerare che questo non può essere avvenuto per un accidente legato ad uno solo dei componenti della coppia e che deve trattarsi di un processo di degenerazione che porta anche la donna a considerare se stessa come individuo a se stante, centrata solo su se stessa nonostante abbia deciso di vivere in “coppia” con un uomo.
Al pari dell’uomo moderno, la donna moderna è un atomo autosufficiente che pretende di unirsi ad un altro atomo autosufficiente – l’uomo – per cogliere dall’unione ogni possibile godimento provvisorio, pronto ad abbandonare tutto alla prima occasione per rincorrere un altro possibile nuovo godimento provvisorio con un altro atomo altrettanto autosufficiente, e via così… e così reciprocamente.
In un contesto come questo, in cui ciò che conta è solo la separazione, è inevitabile che si giunga al conflitto: non si può pretendere di costituire in unità due fattori che si pretende di mantenere distinti e separati.
Usando un altro linguaggio, ci troviamo al cospetto della disgregazione della famiglia, che passa in prima istanza dalla disgregazione della coppia.
L’uomo moderno ha perduto il senso dell’unione che accomuna e trascende due esseri di sesso diverso destinati a costituire quasi un solo essere; ciò che è rimasto è l’accoppiamento di natura animalesca, con l’aggravante che, mentre negli animali l’istinto di natura li porta ad accoppiarsi sulla base di ciò che sono, negli uomini tale accoppiamento è innaturale perché non comprende più la componente razionale, intellettiva e trascendente della loro natura… essi pretendono di accoppiarsi sulla base di ciò che pensano e pretendono di essere, disconoscendo ciò che sono, la propria natura.
La deflagrazione è inevitabile.
Fatta questa premessa, veniamo al progetto di cui abbiamo detto all’inizio.
Dopo essere passati dalla contestazione dell’uomo in quanto tale – elemento guida della coppia uomo-donna – si è passati alla mascolinizzazione della donna e alla conseguente femminilizzazione dell’uomo: con la pretesa di stabilire una irreale “parità dei sessi” che esiste solo nella mentalità deviata dell’uomo moderno.
Ma questa era solo una tappa intermedia, l’obiettivo finale era ed è la sostituzione dell’uomo con la donna.
Chiunque può notare la mancanza di fondamento di una pretesa del genere, che non può giustificarsi nemmeno con la distorta idea della loro equivalenza. Eppure, una tale pretesa ha uno scopo ben preciso: capovolgere l’ordine di natura e, per ciò stesso, distruggere la natura sia dell’uomo sia della donna. Risultato concreto: il caos.
Due esempi recenti aiutano a capire che queste nostre non sono considerazioni gratuite, né tampoco considerazioni “di parte” – chi scrive è uomo, anagraficamente e per natura.
Il primo esempio è dato dalla rappresentazione della Carmen di Bizet offerta l’anno scorso al “Maggio fiorentino” – e non a caso – dove il “geniale” regista ha mutato il finale: non più don Josè che accoltella Carmen, ma Carmen che spara a don José.
Molti del pubblico hanno contestato la licenza e l’abuso, ma gli “intellettuali” e i “politici” – di sinistra - manco a dirlo – hanno approvato il “messaggio sociale” che pretendeva di rendere giustizia al diffondersi del “femminicidio”.
Cos’è avvenuto in realtà?
Il finale del Bizet che giungeva all’epilogo della donna punita a suo modo dall’uomo per la sua eccessiva libertà e licenza, in dispregio del suo già declamato amore, viene mutato nell’apoteosi della donna che fa di sé ciò che vuole e che è lei a punire l’uomo che pretenderebbe che fosse fedele al suo amore dichiarato e soprattutto a se stessa.
Non accenniamo neanche ai risvolti morali della vicenda, ci limitiamo a far notare che la chiave di lettura di questa subdola manipolazione del copione di Bizet è l’affermazione della assoluta libertà di ogni essere moderno che avrebbe il diritto di vivere senza alcuna regola e soprattutto avrebbe il diritto di essere ciò che vuole in dispregio di ciò che è.
Giustizia è fatta, grida qualcuno che vede in questa manipolazione la difesa della vita della donna, ma in realtà: “ingiustizia è fatta”: sia perché la base di tutto è un falso, sia perché ogni buonsenso è cancellato, sia e soprattutto perché la donna ne esce completamente sconfitta e debellata: è diventata un’assassina… lei che voleva affermare se stessa come pretendeva di voler essere, si dissolve in un essere che compie il più abietto dei crimini, quello che a questo punto non è più neanche un assassinio, ma, per usare il linguaggio moderno, un “maschicidio”… una sorta di annientamento dell’essere che avrebbe dovuto essere il suo complementare e il coronamento del suo sogno d’amore. La donna ha così ucciso se stessa.
A conferma della capziosità della manipolazione a fini sovvertitori della realtà, il regista ha pensato bene di ambientare l’ottocentesca vicenda della gitana sivigliana – contesto reale – in un campo nomadi odierno – contesto fuori da ogni possibile realtà -, e questo perché al messaggio devastante per la donna ha preteso di aggiungere il messaggio devastante per la società: ogni essere umano dev’è essere quello che gli pare e la nuova moderna società dev’essere la più caotica e disarticolata possibile… figlia diretta dello stesso uomo impazzito.
Il secondo esempio è dato dalla incredibile trovata di un pittore francese che ultimamente, a Blois, nel dipartimento della Loir-et-Cher, ha affisso sul muro del Giardino dei Semplici un telone di 13 metri per 8 su cui era stampata un’immagine contraffatta dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, in cui Gesù e i dodici Apostoli sono stati sostituiti da 13 figure femminili.
Il messaggio? La donna deve sostituire l’uomo, per creare una società invertita dove ogni cosa non è più al suo posto, ma ogni posto dev’essere occupato da qualsiasi cosa, purché falsa, irreale e contro natura.
Lo stesso aspetto blasfemo della vicenda rientra nella logica che muove tutto verso la dissoluzione: infatti, se si vuole avere successo in questa rivoluzione globale, bisogna debellare innanzi tutto la vera religione. Poco importa che in definitiva la Chiesa di Cristo e la religione cattolica permarranno fino alla fine del mondo, ciò che importa è che l’uomo moderno li disconosca entrambi, per predisporsi ad accettare il trionfo della contro-chiesa e della falsa religione di Satana.
E così il cerchio si chiude… per ora.
Si incomincia a distruggere la figura dell’uomo e della donna nel loro essere reali, si demolisce la famiglia e si atomizzano i figli, si stimola il rifiuto dell’ordine di natura e l’accettazione di ogni cosa contro natura, per giungere al capovolgimento di ogni realtà vera da sostituire con una realtà artificiale e impossibile perché irreale.
I singoli episodi, i vari particolari, permettono così di delineare il progetto che vuole sovvertire il mondo per demolire l’uomo e l’intero ordine di natura. Siamo sempre più in balia delle mire di Satana, che si serve dell’uomo moderno per fare accettare a tutti il suo imperio, anche se sa benissimo che sarà un imperio illusorio, ma intanto potrà condurre con sé, all’Inferno, un gran numero di anime.
Vade retro satana!
«Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto» (Mt. 4, 10)
Vade retro satana, nunquam suade mihi vana, sunt mala quae libas, ipse venena bibas.
Vai indietro, satana, non mi attirare alle vanità, sono mali le tue bevande, bevi tu stesso il tuo veleno.
(sulla Santa Croce di San Benedetto)
di Belvecchio
Non c’è limite al peggio
di Adriano Tilgher
Sentiamo condannare, a parole, solo a parole, orribili cose come la pedofilia, ma poi consentiamo che personaggi, a loro dire scienziati, vadano in televisione a dire che anche i bambini hanno una loro sessualità e che è giusto che la esplichino.
Facciamo, come è giusto che sia, grandi campagne contro la violenza alle donne, e poi permettiamo che alcune coppie, in genere omosessuali, vadano all’estero a prendere in affitto un utero per poi strappare, per fame e povertà, la creatura alla madre, orrendo crimine contro le donne. Per di più, alcuni tornano in Italia e sbandierano il frutto di questa orribile violenza come una grande conquista civile, soprattutto quando a quella povera inerme creatura viene riconosciuta l’appartenenza alla coppia di fatto. Prova evidente di uno stato in dissoluzione.
Piangiamo, e non potrebbe essere diversamente, quando vediamo i poveri bambini che muoiono in mare vittime dei naufragi nel loro tentativo di fuga dall’Africa, sfruttata ed affamata dalle multinazionali e dal potere finanziario, e non spendiamo una parola, né ci disperiamo quando quegli stessi bambini, una volta sbarcati spariscono dai campi di accoglienza perché utilizzati come merce pregiata per il traffico di organi.
Tutto questo con la complicità di tutti gli apparati di informazione pubblica e privata.
Non sapere vuol dire che non esiste ed allora commuoviamo il pubblico con i bambini che muoiono, facciamolo gioire con un bambino che trova casa, esaltiamo la scienza e non diciamo che la scienza potrebbe giustificare la pedofilia, che quel bambino che trova casa è servito solo a legittimare la coppia omosessuale ma non parliamo della terribile violenza subita dalla madre, non diciamo a nessuno che i bambini morti in mare sono più fortunati di quelli finiti nelle mani dei trafficanti di organi. Anzi far vedere i poveri corpicini annegati serve ad incrementare i traffici e ad aumentare i profitti dell’orrendo crimine.
Potremmo continuare a lungo ma mi fermo sull’ultimo orribile utilizzo dell’immagine di una giovinetta: Greta. Lo sfruttamento mediatico di questa ragazzina è veramente degno della società priva di qualsiasi valore etico in cui viviamo. Tutti i media pubblici e privati hanno esaltato la battaglia contro il clima di questa fanciulla, affetta da sindrome di Asperger (disturbo pervasivo dello sviluppo, imparentato con l’autismo – Wikipedia), hanno “pompato” gli scioperi studenteschi, Greta ha parlato all’ONU, a Davos, la commissione europea si è detta pronta a sostenerla.
Insomma i signori contro cui dovremmo lottare, quelli che hanno realizzato lo sfruttamento del pianeta, causa prima delle variazioni climatiche, si appropriano, da criminali quali sono, della povera Greta e ne fanno uno strumento per scaricare su “altri” le loro responsabilità. Magari questi “altri” saremmo noi, i popoli della terra.
D’altra parte hanno l’alibi della democrazia perché ci vogliono far credere che andando ogni tanto a votare siamo noi che decidiamo.
Basta! Basta! Non se ne può più di queste recite a soggetto, soprattutto quando le principali vittime sono i ragazzi, i giovani, il futuro.
Adriano Tilgher
https://www.controinformazione.info/non-ce-limite-al-peggio/
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