ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 9 marzo 2019

Preparando il terreno al Suo intervento

Soluzione dell’insolubile

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Amate il Signore, voi tutti, suoi fedeli, poiché il Signore ricercherà la verità e retribuirà abbondantemente quanti operano con superbia. Agite virilmente e sia confortato il vostro cuore, o voi tutti che sperate nel Signore (Sal 30, 24-25 Vulg.).

A scanso di equivoci, non è un invito a una desistenza supina o a un’infingarda acquiescenza. La salvaguardia di un reale primato della carità nella nostra vita di credenti esige da noi un attento discernimento che ci aiuti a distinguere le battaglie utili e necessarie da quelle superflue o addirittura dannose. Il primo fronte su cui lottare, in questa Quaresima, è quello interiore dell’io, il quale – come abbiamo visto – è sempre tentato di mettersi al posto di Dio, anche con le migliori intenzioni. Tutti abbiamo il diritto e il dovere di giudicare sul piano dell’oggettività, con una coscienza retta e illuminata, errori dottrinali e inadempienze pastorali di una parte della gerarchia, anche ai livelli più alti, ma non abbiamo l’autorità di emettere sentenze valevoli in foro esterno. La nostra principale aspirazione deve essere quella di amare il Signore in ciò che dobbiamo sopportare, nella certezza di fede che Egli esamina ogni atto e parola in modo veritiero e, al momento stabilito, punirà i superbi in maniera adeguata. La disposizione di pazienza e sopportazione che nasce dalla speranza teologale non è una comoda scusa alla codardia, ma, sul piano soprannaturale, diventa una forma di azione veramente virile e feconda di grazie.

Lo spettacolo che abbiamo davanti agli occhi è sicuramente sempre più squallido e desolante. Per legittimare l’eresia, bisogna necessariamente rinunciare alla logica; per ammettere il vizio, si perde il pudore. Sommate i due fattori e otterrete il risultato del recente vertice vaticano sugli abusi. Ma possiamo permettere che queste ignobili farse ci avvelenino la vita? Veritatem requiret Dominus, et retribuet abundanter facientibus superbiam (Sal 30, 24). Lasciamo fare a Lui ciò che spetta a Lui e conserviamo la pace del cuore, per quanto possibile. Tremo al pensiero di quel che sta per accadere ai chierici corrotti; pregate che non comporti troppe profanazioni di cose e luoghi sacri. A questo proposito, non dimenticate che anche i salmi imprecatori sono stati composti per ispirazione dello Spirito Santo; essi hanno perciò uno scopo preciso e devono essere utilizzati come tutti gli altri. La Parola di Dio è sempre viva ed efficace, più tagliente di una spada a doppio taglio (cf. Eb 4, 12): serviamocene, dunque, per le necessità di questo nostro tempo così travagliato, purché ci lasciamo muovere da quella carità che invoca il castigo degli empi per la salvezza delle anime loro e di quanti li seguono. In particolare, trovo quanto mai appropriato il Salmo 82, che non a caso è stato espunto dal nuovo breviario: «O Dio, chi è simile a te? Non tacere e non trattenerti, o Dio […]. Mio Dio, rendili come un turbine e come la paglia di fronte al vento» (Sal 82, 2.14).

È indubbio che la Chiesa sia da decenni afflitta da una profonda crisi (probabilmente la più grave della sua storia), ma essa non può venire meno. È altrettanto evidente che una parte dei suoi membri abbia apostatato in quanto ha di fatto rinnegato la verità rivelata, ma non è possibile che il Corpo di Cristo perda la fede o modifichi la propria essenza. Per questo bisogna parlare di crisi nella Chiesa, anziché di crisi della Chiesa; di apostasia nella Chiesa, piuttosto che di apostasia della Chiesa. Chi invece pone a soggetto della crisi o dell’apostasia la Chiesa stessa – definendo quella odierna, di conseguenza, falsa – è manifestamente eretico, perché la Chiesa in quanto tale non può né apostatare né cadere in errore. Se poi ci si separa dalla compagine ecclesiale con la pretesa che la vera Chiesa sussista soltanto in un determinato gruppo di eletti, ci si pone anche in stato di scisma. Rimanere nell’unica Chiesa non significa affatto essere in comunione con gli eretici e gli apostati, dato che questi ultimi (sebbene, in assenza di una dichiarazione formale del loro stato, conservino l’ufficio) non sono più membri del Corpo Mistico. In altre parole, è impossibile essere uniti a chi in realtà è fuori, anche se in apparenza è dentro.

Nessuna soluzione umana può permettere di superare la crisi e l’apostasia che sono in corso. Come opportunamente ricorda un lettore d’oltreoceano, «risolvere la situazione attuale della Chiesa non è in nostro potere, ma in potere del Signore. Quello che è in nostro potere è lavorare per la nostra salvezza e per la salvezza del nostro prossimo». L’impegno principale, per tutti, è quindi quello di conservare la fede e di viverla nella carità, evitando questioni inutili o nocive. A tal fine è necessario comprendere la volontà di Dio nelle presenti circostanze: «In questo caso, la preghiera è più importante dell’azione, specialmente per i semplici fedeli». Nell’eccesso di informazioni e di stimoli che i mezzi di comunicazione ci riversano nella mente, dobbiamo allora imparare un metodo: anzitutto scegliere consapevolmente cosa leggere; poi leggere attentamente, applicando il raziocinio e il senso critico; infine meditare quanto letto di buono per trarne il maggior frutto. Per disciplinare la curiosità morbosa e la gola intellettuale, occorre altresì imporsi regolarmente un salutare digiuno dalla lettura che lasci tempo per l’orazione.

Ugo di San Vittore (1096-1141), grande maestro di sapienza all’epoca della fioritura universitaria d’Europa, insegna a selezionare le conoscenze in modo tale che ci tornino realmente giovevoli: «Rifletti quant’è dannosa tale abitudine: quanto più si accumulano nozioni superflue, tanto meno è possibile capire e fissare nella memoria le cose vantaggiose» (Didascalicon, III, 5). Bisogna altresì sviluppare, con la riflessione personale, le nozioni acquisite: «L’inizio del sapere si trova dunque nella lettura, ma il suo compimento perfetto si realizza nella meditazione: coloro che sanno amarla con familiare consuetudine e vi si applicano a lungo, rendono la loro vita assai lieta e trovano grandissimo conforto nelle avversità. La meditazione riesce efficacemente ad allontanare lo spirito dal frastuono delle cose terrene e permette di pregustare in qualche modo, già in questa vita, la dolcezza della pace eterna» (ibid., III, 10). Se questo vale per il modo cristiano di trattare le scienze, in cui si rispecchia la sapienza divina, tanto più si verifica nella considerazione delle verità di fede, nella quale il Creatore si manifesta all’anima come suo Redentore e mistico Sposo.

Per agire virilmente, amando effettivamente il Signore e il prossimo per amore Suo, preparando il terreno al Suo intervento e cooperando all’attuazione dei Suoi piani di salvezza per il mondo, una condizione indispensabile è il silenzio interiore e, nella misura del possibile, anche esteriore. Il raggiungimento di tale condizione dipende da una sana disciplina dei pensieri, delle letture e delle parole. Senza questo impegno ascetico si cade facilmente vittime, sul fronte esterno, degli inganni diversivi e dei trucchi della propaganda; sul fronte interno, della presunzione e del libero esame, che pongono il giudizio privato al di sopra di tutto. Il fatto che il clero, negli ultimi decenni, si sia tanto squalificato ha condotto molti fedeli a farsi maestri di sé stessi e a non riconoscere più alcuna autorità dottrinale. È vero che l’attuale è l’era dei laici, visto che il Signore deve spesso servirsi di loro per riprendere e illuminare i Suoi ministri confusi o infedeli, ma questa situazione eccezionale non può risultare in un capovolgimento – non molto dissimile, nella sostanza, da quello operato dai modernisti – della struttura ecclesiale.

Un sacerdote deve essere sempre disponibile e sinceramente grato delle giuste osservazioni, purché, per l’onore di Cristo, si rispetti la grazia di stato conferita in modo permanente ai Suoi ministri. Un prete le può indubbiamente frapporre ostacolo per ignoranza, peccato o cattiva volontà, ma essa, congiunta a sana dottrina e retta coscienza, opera in modo certo e soprannaturale per la sicurezza e la pace dei fedeli, la cui preghiera per i sacerdoti è nondimeno sempre necessaria. La pratica del silenzio non mira dunque a inibire un’utile correzione, ma ad aprire la mente e a disporre il cuore alla sapienza di Dio, la quale rifugge sempre dagli estremi, sia dagli accomodanti compromessi con la menzogna e l’errore (che, a lungo andare, rendono indifferenti alla verità), sia dalle conclusioni trancianti su questioni delicatissime (che, prima o poi, sfociano nel sedevacantismo o in atteggiamenti e condotte settarie). Dobbiamo accettare che certe domande, almeno per il momento, rimangano senza una risposta definitiva, soprattutto riguardo al ministero petrino. Anche questo è un esercizio di fede: anziché cercare a tutti i costi una soluzione, rompendoci il capo con problemi che non ci competono, affidiamoci a Dio, che tutto sa e sempre provvede.

Sì, c’è un frutto per il giusto; sì, c’è un Dio che li giudica sulla terra (Sal 57, 12 Vulg.).

Pubblicato da Elia
http://lascuredielia.blogspot.com/

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