La mattina di martedì 26 marzo, proprio mentre papa Francesco si recava in visita al comune di Roma, il terremoto che ha ricondotto tutti i media vaticani sotto il pieno controllo di Santa Marta ha visto cadere l’ultimo bastione di resistenza: “Donne Chiesa Mondo”, il supplemento mensile de “L’Osservatore Romano”, con le dimissioni in blocco della direttrice, Lucetta Scaraffia, e di tutte le componenti il comitato di redazione.
Lucetta Scaraffia, fino a quando il 18 dicembre fu bruscamente rimosso Giovanni Maria Vian da direttore de “L’Osservatore Romano”, era anche “consulente editoriale” del quotidiano della Santa Sede, oltre che editorialista, e ogni giorno sovrintendeva all’impaginato del giornale, prima della sua messa in stampa.
Da quel giorno questo suo ruolo è cessato e la sua firma è sparita dalle pagine del quotidiano. Restava però alla testa di “Donne Chiesa Mondo”, che ultimamente aveva sollevato il velo sullo sfruttamento di tante suore da parte di membri del clero, uno sfruttamento fatto anche di abusi sessuali.
Settimo Cielo ha dato risalto a un suo editoriale su “L’Osservatore Romano” dello scorso 26 luglio, di vigorosa e originale difesa dell’enciclica di Paolo VI “Humanae vitae”.
Le ragioni che hanno ora indotto Lucetta Scaraffia e le sue collaboratrici a lasciare sono spiegate nella lettera da lei scritta a papa Francesco, riprodotta qui di seguito integralmente.
A cui segue la “nota” di replica dell’attuale direttore de “L’Osservatore Romano” Andrea Monda, diffusa la mattina del 26 marzo.
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LA LETTERA DI LUCETTA SCARAFFIA AL PAPA
LA LETTERA DI LUCETTA SCARAFFIA AL PAPA
Caro papa Francesco,
con grande dispiacere Le comunichiamo che sospendiamo la nostra collaborazione a “donne chiesa mondo”, il mensile dell’Osservatore Romano da noi fondato, del quale Benedetto XVI ha permesso la nascita proprio sette anni fa e che Lei ha sempre incoraggiato e sostenuto. Gettiamo la spugna perché ci sentiamo circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva, da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito per continuare la nostra collaborazione.
Con la chiusura di “donne chiesa mondo” si conclude, o meglio si spezza, un’esperienza nuova ed eccezionale per la Chiesa: per la prima volta un gruppo di donne, che si sono organizzate autonomamente e che hanno votato al loro interno le cariche e l’ingresso di nuove redattrici, ha potuto lavorare nel cuore del Vaticano e della comunicazione della Santa Sede, con intelligenza e cuore liberi, grazie al consenso e all’appoggio di due papi. La nostra iniziativa, come saprà, ha avuto e ha un successo non comune, con un’edizione cartacea in spagnolo pubblicata da “Vida Nueva”, una più recente in francese con “La Vie” e un’edizione in inglese diffusa in rete.
In questi sette anni il nostro obiettivo di dare voce alle donne che, come Chiesa, lavorano nella Chiesa e per la Chiesa, aprendosi a un dialogo con le donne di altre religioni, si è realizzato e ha coinvolto migliaia di laiche e di consacrate, confrontandosi di continuo con il pensiero e con la visione di laici, di consacrati, di presbiteri, di vescovi. I temi affrontati sono stati tanti: dalle scoperte scientifiche alla presenza politica; dalla rilettura arricchita dalle acquisizioni della storia più recente di sante dottori della Chiesa, come Teresa d’Avila e di Ildegarda di Bingen, al diritto canonico; dalle speciali qualità femminili emerse nell’annuncio del Vangelo e nelle azioni di pacificazione nel mondo alle richieste delle consacrate nella Chiesa di oggi. In ogni numero è stato dato spazio alla meditazione dei testi evangelici, a cura delle sorelle della comunità monastica di Bose, e all’esegesi biblica da parte di studiose anche non cattoliche. Da questo secondo filone sono nati tre libri sulle donne dell’Antico Testamento, su quelle dei Vangeli e su quelle di san Paolo, curati da Nuria Calduch Benages e pubblicati anche in spagnolo.
La nostra redazione, che si è riunita annualmente per un ritiro spirituale di tre giorni presso il monastero di Bose, ha lavorato come laboratorio intellettuale e interiore, attenta ad ascoltare e ad accogliere quanto le lettrici segnalavano come luogo fecondo e come realtà di ricerca, convinte come Lei che la realtà è superiore alle ideologie, per aprire nuove strade di dialogo. E siamo state pronte a percorrere cammini anche inesplorati. Particolarmente ricco e interessante è stato l’approfondimento del rapporto con le donne musulmane, che è stato accompagnato dalla riscoperta di una fitta presenza femminile nell’antica tradizione islamica, oggi quasi ignorata. Ci siamo sentite spesso come minatori che scoprivano filoni metalliferi preziosi e li portavano alla luce e alla conoscenza di tutti: una vera ricchezza umana e universale, e in questo senso “cattolica”.
Certo, fra le molte lettere che abbiamo ricevuto dalle lettrici, fra cui numerose consacrate, sono emersi anche casi e vissuti dolorosi che ci hanno riempite di indignazione e di sofferenza. Come ben sa, non siamo state noi a parlare per prime, come forse avremmo dovuto, delle gravi denunce dello sfruttamento al quale numerose donne consacrate sono state e sono sottoposte (sia nel servizio subordinato sia nell’abuso sessuale) ma lo abbiamo raccontato dopo che i fatti erano emersi, anche grazie a molti media. Non abbiamo più potuto tacere: sarebbe stata ferita in modo grave la fiducia che tante donne avevano riposto in noi.
Ora ci sembra che un’iniziativa vitale sia ridotta al silenzio e che si ritorni all’antiquato e arido costume della scelta dall’alto, sotto il diretto controllo maschile, di donne ritenute affidabili. Si scarta in questo modo un lavoro positivo e un inizio di rapporto franco e sincero, un’occasione di “parresia”, per tornare all’autoreferenzialità clericale. Proprio quando questa strada viene denunciata da Lei come infeconda.
Santo Padre, a Lei e al Suo predecessore dobbiamo la gratitudine per questi sette anni di lavoro appassionato che – ne siamo sicure – ha contribuito, se pure in piccola parte, a dare coscienza, pensiero e anima femminili alla Chiesa nel mondo: perché davvero, come si legge nella Sua esortazione apostolica “Evangelii gaudium” (104) le donne “pongono alla Chiesa domande profonde che la sfidano e che non si possono facilmente eludere”.
Lucetta Scaraffia
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LA NOTA DEL DIRETTORE DE “L’OSSERVATORE ROMANO” ANDREA MONDA
Prendo atto della libera e autonoma decisione della Professoressa Scaraffia di interrompere la collaborazione con “L’Osservatore Romano”, e di considerare chiusa la sua direzione di “Donne Chiesa Mondo”.
A lei, insieme all’augurio di ogni bene, va il nostro sincero ringraziamento per il prezioso lavoro svolto in questi anni con grande impegno e in piena libertà.
In questi pochi mesi da quando sono stato nominato Direttore ho garantito alla professoressa Scaraffia, e al gruppo di donne della redazione, la stessa totale autonomia e la stessa totale libertà che hanno caratterizzato l’inserto mensile da quando è nato, astenendomi dall’interferire in qualsiasi modo sulla fattura del supplemento mensile del giornale e limitandomi a offrire il mio doveroso contributo (nel suggerimento di temi e persone da eventualmente coinvolgere) alla libera valutazione della professoressa Scaraffia e della redazione del supplemento.
Il mio impegno non è stato in alcun modo quello di depotenziare il mensile “Donne Chiesa Mondo”, al quale è stato semmai confermato integralmente il budget ed è stata garantita la traduzione e la diffusione in altri Paesi nonostante la necessità generale di contenere i costi della Curia.
Il mio impegno è stato e rimane quello di potenziare l’edizione quotidiana de “L’Osservatore Romano” (non certo in termini di concorrenzialità ma di complementarietà con il supplemento) come è naturale e giusto che sia.
In nessun modo ho selezionato qualcuno, uomo o donna, con il criterio dell’obbedienza. Semmai, al contrario, evitando di interferire con il supplemento mensile, ho sollecitato nella fattura del quotidiano confronti realmente liberi, non costruiti sul meccanismo degli uni contro gli altri o dei gruppi chiusi. E l’ho fatto proprio nel segno della apertura e della “parresia” chiesta da Papa Francesco, nelle cui parole e nel cui magistero tutti ci riconosciamo.
Se, sulla base della attualità ecclesiale e culturale, ho dedicato attenzione a temi come quello della pluralità e della differenza nel mondo della Chiesa, ciò deriva solo dalla centralità che questi temi, proprio grazie al ruolo delle donne, hanno acquisito.
Il prossimo lunedì1aprile – solo per fare un esempio – si terrà nei locali della redazione una tavola rotonda a partire dalla pubblicazione del saggio, firmato da 17 teologhe e studiose di chiara fama, “La voce delle donne” (Ed. Paoline).
Quanto al futuro del supplemento mensile de “L’Osservatore Romano”, posso assicurare che esso non era in discussione. E che dunque la sua storia non si interrompe ma continua. Senza clericalismi di alcun genere.
Settimo Cielo di Sandro Magister 26 mar
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