Ce l’hanno con la Tradizione perché odiano la logica. Una gigantesca truffa? i neoteologi dei nostri giorni cinguettano e balbettano solo slogan da Baci Perugina come inclusione e accoglienza loro obiettivo è demolire la logica
di Francesco Lamendola
La contro-chiesa bergogliana ha cambiato ragione sociale, ma si guarda bene dal dirlo; mentendo, giura e spergiura di essere più che mai fedele al Vangelo, ma di voler tornare al “vero” Vangelo, al Vangelo “autentico”, che il clero, evidentemente, aveva nascosto, falsificato, capovolto per millenovecento anni, fino al Concilio Vaticano II. Fingono, ad esempio, i neopreti, di rispettare e onorare tutti i concili, ma la verità è che il solo concilio che onorano e rispettano è il Vaticano II: Logico: se si onora e rispetta il Vaticano I, ad esempio, non si può, allo stesso modo, onorare e rispettare il Vaticano II; tanto meno se si onora e rispetto il Concilio di Trento. Perciò la loro è una battaglia – non dichiarata, s’intende – contro la Tradizione: vogliono sfrondare la religione cattolica della Madonna, dei Santi, degli Angeli e di tutto ciò che non è, come per Lutero, sola Scriptura; ma anche la Scrittura, la girano e la rigirano come va bene a loro: per farle dire ciò che Gesù non si è mai sognato di dire, anzi, esattamente il contrario.
Tutto questo rivela il loro obiettivo di fondo: demolire la logica. Il cattolicesimo non è solo una fede religiosa; è una fede religiosa basata sulla Rivelazione e sostenuta dalla ragione. Come hanno mostrato grandissimi pensatori come sant’Agostino e san Tommaso, il cristianesimo non è contro la ragione, ma, al contrario, la ragione è sua alleata. La ragione, fin dove essa può arrivare, conferma punto per punto le verità della fede cattolica; tutto ciò che dice la Chiesa, o meglio, tutto quel che diceva prima di essere illuminata sulla via di Damasco, cioè del Vaticano II, è perfettamente logico e razionale; non c’è una sola proposizione della fede cattolica che vada contro la ragione o contro la logica. Perfino i dogmi supremi e più misteriosi, quello della Trinità e quello dell’Incarnazione, non sono affatto illogici o irrazionali; semplicemente, vanno oltre la logica e la ragione umana. Ma fin dove li si può comprendere, e cioè molto parzialmente, sono perfettamente degni di quel pensiero che va da Aristotele a San Tommaso d’Aquino, a Romano Guardini.
San Tommaso d’Aquino
Bisogna avere ben chiaro questo aspetto, se si vuol capire la gigantesca truffa di cui sono vittime centinaia di milioni di credenti, oggi. Li stanno truffando, sostituendo una fede taroccata alla fede vera, mediante una serie di giochetti linguistici, spacciati per “nuova teologia”, mentre sono solo un misero guazzabuglio di trucchi semantici, di calcolate ambiguità, di paroline magiche che dicono e non dicono, che dicono tutto e il contrario di tutto, mentre l’obiettivo finale è sostituire alla logica le emozioni. Ciò che rendeva nobile, bella e severa la teologia cattolica (usiamo purtroppo l’imperfetto, visto che è quasi scomparsa) era il suo rigore logico: figlia del tomismo, nipote dell’aristotelismo, rivelava una capacità di raziocinio squadrata, poderosa, mirabile. I neoteologi dei nostri giorni cinguettano, balbettano, squittiscono, snocciolano slogan da Baci Perugina: inclusione, accoglienza, misericordia, solidarietà: tutti concetti massonici spacciati per cattolici, e tutti specchietti per le allodole aventi lo scopo di distrarre l’attenzione dei gonzi, mentre sfilano loro il portafoglio dalla giacca. Il portafoglio, fuor di metafora, è la fede: la fede che da millenovecento anni la Chiesa ha insegnato, tramandato, difeso contro tutto e contro tutti. Ebbene, ora ad essa il neoclero ha sostituto una fede posticcia, che dell’antica conserva solo il nome, mentre di essa, in realtà, ha cambiato tutto, dalla prima all’ultima riga. È un’altra cosa, ed è un’altra ragione sociale. Non si tratta più di diffondere il cattolicesimo, ma l’indifferentismo religioso: fa’ quel che vuoi, segui il dio che preferisci. È il motto della cosiddetta abbazia di Thelema, del mago satanista Aleister Crowley. E il signor Bergoglio, che s’inginocchia a baciare i piedi degli uomini, offrendo il deretano alla venerazione dei simil-cattolici, si serve di un gesto di esagerata umiltà per far passare il suo diabolico messaggio: smettetela di adorare Dio, scordatevi di Gesù Cristo come Figlio di Dio; baciatemi le chiappe, se proprio avete voglia di adorare qualcosa o qualcuno. Più passa il tempo, più quella frase di Bergoglio, che pareva solamente infelice, Dio non è cattolico, si sta rivelando l’obiettivo finale del suo pontificato: lasciate perdere il cattolicesimo.
Il signor Bergoglio e il teologo di fiducia Enzo Bianchi.
Un giorno, anche per poter visitare una chiesetta settecentesca che sorge in un piccolissimo paese di collina, e che è sempre chiusa, tranne che per la santa Messa del sabato sera, ci siamo andati e così ci è capitato di udire un sacerdote che parlava, nell’omelia, come Enzo Bianchi o come don Paolo Scquizzato: se la prendeva, in particolare, con il culto dei Santi e di Maria, con i pellegrinaggi, con tutte le forme di devozione popolare. Una suora ci ha poi detto che egli è solito sgridare le pie donne che portano i fiori freschi per l’altare della Vergine, accusandole di fare sporcizia e di sprecare energie in cose inutili. Durante l’omelia di quel sacerdote, una parte dei fedeli approvava con entusiasmo, quasi come fosse una tifoseria allo stadio; un signore che conoscevamo di vista, seduto accanto a noi, ci ha rivolto uno sguardo complice, dicendo: Visto che prete in gamba è il nostro? Abbiamo scosso la testa e gli abbiamo dato una fiera delusione, dicendo che la sua predica non ci piaceva affatto. Poi, terminata la Messa e usciti tutti quanti, abbiamo atteso che quel sacerdote venisse fuori dalla sacrestia e lo abbiamo affrontato. Gli abbiamo domandato conto di quel che aveva detto, dei concetti che aveva espresso. È stato molto abile, molto diplomatico; ha assunto immediatamente un’aria di finta umiltà e si è perfino scusato se aveva offeso la nostra sensibilità. Gli abbiamo risposto che non era questione di sensibilità, ma di verità; e che egli, con tali prediche, stava dando scandalo alle anime. Poi ci siamo rivolti al vescovo, il quale ha risposto come Ponzio Pilato, dandoci ragione ma, al tempo stesso, dicendosi impossibilitato a intervenire. Abbiamo infine parlato con altre persone che avevano assistito alla santa Messa da lui abitualmente celebrata, e anche con alcuni suoi parrocchiani, e abbiamo avuto la conferma che costui, da anni, da sempre, parla in quel modo ed esprime quelle idee. Come i protestanti, ce l’ha con la Tradizione: il culto a Maria è in cima alla lista delle cose che vorrebbe estirpare. Inutile dire che molta gente va alla santa Messa con sofferenza, specialmente gli anziani, i quali, se potessero e se ne avessero i mezzi, andrebbero alla Messa in un altro paese, perché, per loro, ogni domenica è come sottoporsi a un martirio. Questa, ripetiamo, è esattamente la strategia che seguivano i luterani e i cripto-luterani, tutti gli aspiranti eretici che, nel 1500, volevano introdurre il protestantesimo di soppiatto; tutti quei preti cattolici che avevano scelto, in cuor loro, di stare dalla parte dell’eresia luterana e non della Chiesa cattolica, ma non osavano farlo apertamente, e adattavano, perciò, una strategia graduale e capillare, abile e prudente al tempo stesso.
Che legame c'è fra lo storico Adriano Prosperi e il teologo don Paolo Scquizzato?
A questo proposito riportiamo una mezza paginetta del libro di Adriano Prosperi, Tribunali della coscienza, libro ingiustamente celebre (presso i lettori radical-chic), a tesi precostituita, malevolo verso il cattolicesimo fin dal titolo, per non palare dei titoli dei singoli capitolo (un esempio: La crudele Inquisizione), o degli altri suoi libri: Il seme dell’intolleranza. Ebrei, eretici e selvaggi: Granada, 1492), che snocciola, nelle sue oltre 700 pagine di testo e di note, una quantità di fatti, più o meno tendenziosamente confezionati, per sostenere che la Chiesa è sempre stata brutta e cattiva, oscurantista e repressiva, nemica dell’uomo e della civiltà; ma che, nondimeno, può esser letto con profitto, se si sa con chi si ha a che fare e come maneggiarlo (da: A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Torino, Einaudi, 1996, p. 120, ove parla della situazione a Bologna verso il 1540, nel clima di preparazione del Concilio tridentino):
Nelle confraternite cittadine, dove continuava a esprimersi la dimensione sociale della vita religiosa, la nuova religiosità cristocentrica entrò in un urto clamoroso con le forme tradizionali di culto della Madonna e dei santi. Proprio nell’oratorio di Santa Maria della Vita, lo speziale bolognese Girolamo Rainaldi (o Rinaldi) il 14 gennaio 1543 omise di proposito nella lettura del mattutino il passo dove s’invocava l’applicazione ai fedeli dei meriti della Madonna, con grande scandalo dei presenti. Arrestato e processato immediatamente, il Rainaldi, dopo qualche tentativo di difesa, dichiarò francamente: “La mia intentione si è che si habbia a recorrer a Christo solo e non ad altri”. Non erano problemi che riguardavano solo Bologna. In un’altra città – Siena – in un’atra confraternita dedicata alla Madonna, il giovane orefice Pietro Antonio doveva scandalizzare i presenti durante una preghiera comune per la vigilia d’ognissanti del 1544 sostenendo che Cristo era il solo mediatore e che “i santi non si dovevano invocare”.
I neoteologi alla don Scquizzato? vogliono spostare la “fede” sul piano delle emozioni: stanno creando una religione, o meglio una contro-religione, fatta di emozioni, una religione di pancia, dove quel che conta sono i brividi!
Ce l’hanno con la Tradizione perché odiano la logica
di Francesco Lamendola
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