ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 11 aprile 2019

Il Male non vuole essere scoperto



I commenti che i lettori inviano quotidianamente a un sito come questo appartengono normalmente a due categorie: pubblicabili e impubblicabili, sia che apprezzino sia che critichino articoli,  articolisti e personaggi citati. Si tratta di due categorie che potremmo definire “naturali”, assolutamente fisiologiche nella vita di un giornale. Poi ce n’è una terza, in decisa e preoccupante crescita per quanto riguarda Riscossa Cristiana, che di “naturale” ha così poco da far pensare al “preternaturale”.
Non mi riferisco tanto ai commenti con bestemmie, sconcezze sulla chiesa e simbologie da magic shop. Parlo invece di quei messaggi che trasudano odio e cattiveria in misura e qualità così inquietanti da essere cassati immediatamente dopo aver fatto il segno di Croce. Non toccano minimamente il contenuto dei nostri scritti, ma vanno dritti sui loro autori come anatemi rovesciati e maledizioni implicite o esplicite. Non so se sia un caso, penso proprio di no, ma ciò accade in particolare quando si dice di Bergoglio quello che un cristiano dovrebbe essere costretto a dire e raggiunge il culmine nel momento in cui, invece che sulla parola detta o scritta, ci si sofferma sui simboli.

Non deve stupire perché sapienza e antisapienza, prima che attraverso i discorsi, entrano nel cuore e nella mente dell’uomo attraverso i segni che vanno a comporsi nell’immagine di Dio o dell’antidio. Se un pensiero cattivo può essere curato da un simbolo buono, un pensiero buono viene sicuramente pervertito da un simbolo cattivo. Il Male, che è scimmia del Bene spodestato, per agire ha bisogno di simboli come del sangue degli uomini di cui si abbevera ogni giorno, ogni ora. Il demonio, come già insegnavano i Padri, non accede direttamente ai pensieri dell’uomo, poiché questo può farlo solo lo Spirito Santo. Scriveva nel IV secolo Didimo il cieco: “Un essere creato non abita in un altro: le arti e le scienze, le virtù e i vizi, abitano in certo modo in noi, ma come qualità accidentali e non come sostanze”. Cosicché, persino quando si dice che Satana entrò nel cuore di Giuda, spiega Didimo che non lo fece con la sua sostanza, il che appartiene solo a Dio, ma “con la sua operazione, e cioè con le sue perfide suggestioni e con i suoi inganni pieni di malizia”.
Questo è il motivo per cui, prima di aprire i commenti che giungono ogni giorno a Riscossa Cristiana, è opportuno pregare e non mancano le occasioni che dimostrano quanto sia cosa ben fatta. L’ultima, ne ho appena parlato con Aldo Maria Valli poiché riguarda lui, è stata scatenata dall’articolo in cui commentava il rifiuto di Bergoglio di farsi baciare l’anello durante la recente visita a Loreto.
Ho atteso fino a ora prima di parlarne perché solo adesso l’onda infernale si è attenuata. Ma, soprattutto, perché volevo verificare se il disturbo spirituale provocato dalle immagini da comica finale in cui i fedeli vengono beffati dal vescovo venuto dalla fine del mondo fosse dettato solo dalla mia prevenzione o avesse invece ragioni concrete. Per la verità, non nutrivo molti dubbi in proposito, soprattutto combinando l’evidente significato del gesto e la concitazione quasi marionettistica della scena: in certi momenti, Satana non riesce a dissipare tutto il fumo che ha portato nel tempio e si mostra anche senza volerlo scimmiottando malamente Dio e l’uomo. Se non ne siete convinti, riguardate la scena del bacio all’anello a velocità naturale, o preternaturale, e probabilmente cambierete idea. L’unica cosa che un fedele riesce a baciare è la mano di Bergoglio.
Ora si possono fare mille congetture sull’Anello piscatorio in generale, sulla materia e la forma di quello di Bergoglio in particolare, portato tra l’altro solo in rare occasioni. Ma se ne sono già occupati altri con competenza e dovizia di particolari. Voglio solo aggiungere un tema che avevo già evocato tempo fa e mi è tornato alla mente vedendo la sceneggiata di Loreto.
Questo inquietante legame con l’Anello, da scrivere con la “A” maiuscola, mi pare il simbolo più evidente dell’opera al nero a cui Bergoglio ha iniziato a lavorare molto prima di essersi insediato nel cuore di Roma. E trova con precisione inquietante una perfetta trasposizione letteraria nel Signore degli Anelli, là dove viene narrato il tradimento di Saruman, il capo del potere religioso della Terra di Mezzo che accetta di servire il Nemico. “Una nuova Potenza emerge” dice il sacerdote ormai divenuto solo stregone. “Inutili sarebbero contro di essa i vecchi alleati e l’antico modo di agire. (…) Questa è dunque la scelta che si offre a te, a noi: allearci alla Potenza”. Naturalmente nell’illusione di guidare i tempi nuovi: “Non sarebbe necessario, anzi non vi sarebbe un vero cambiamento nelle nostre intenzioni; soltanto nei mezzi da adoperare”.
Ma, proprio mentre concepisce questo pensiero evocato dal simbolo del Potere, il simbolo cattivo per eccellenza, Saruman è già mutato e ha mutato le sue intenzioni, come il cristiano che abbraccia il mondo nell’illusione di usarlo a proprio godimento. “Lo guardai” racconta Gandalf “e vidi che le sue vesti non erano bianche come mi era parso, bensì tessute di tutti i colori, che quando si muoveva scintillavano e cambiavano tinta, abbagliando quasi la vista. ‘Preferivo il bianco’ dissi. ‘Bianco?’ sogghignò ‘Serve come base. Il tessuto bianco può essere tinto. La pagina bianca ricoperta di scrittura e la luce bianca decomposta’”.
Penso sia questo il motivo per cui l’articolo di Valli sulla pantomima di Loreto ha suscitato il torrente infernale di cui dicevamo prima. Il Male non vuole essere scoperto, preferisce rimanere ignorato, fino a quando ritiene di potersi manifestare senza opposizione. Ma se ci si guarda attorno con attenzione le sue tracce, i suoi segni, i suoi simboli possono essere svelati.

 Trenta righe di Alessandro Gnocchi


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