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Psallam, et intellegam in via immaculata (Sal 100, 1-2).
Imposuisti homines super capita nostra (Sal 65, 12). Sì, Signore, hai posto degli uomini sulle nostre teste. Questa non sarebbe cosa anomala, se si trattasse di veri Pastori, piuttosto che di malvagi che ci schiacciano col sorriso sulle labbra, volendo far mostra di bontà e benevolenza. Tu hai permesso ciò per il nostro bene, a sconto dei nostri peccati e per saggiare chi Ti è realmente fedele. Inimici Domini mentiti sunt ei (I nemici del Signore gli hanno mentito, Sal 80, 16): i modernisti che hanno preso il timone della nave – lo sai bene – sono per costituzione ipocriti, infidi, sleali, menzogneri, inaffidabili… e non potrebbe essere diversamente, visto che Ti hanno rinnegato sostituendoti con le proprie idee, pur millantando di essere al Tuo servizio.
Al posto della beatitudine del Paradiso (in cui non credono), il loro umanesimo cristiano prospetta un’illusoria felicità su questa terra, dove dobbiamo invece soffrire e lottare per meritare la gloria; anziché proporre l’autentica santità, frutto del dono soprannaturale della grazia e di un costante sforzo umano, vaneggiano di una santità meramente verbale, fatta di bei discorsi; in luogo del sano nutrimento della Scrittura e della Tradizione, con una sicumera da imbonitori televisivi propinano fumo allucinogeno, buono soltanto a procurare qualche istante di artificiale euforia. I mantra della comunione e del servizio non sono altro che ricatti morali miranti a ottenere sottomissione assoluta alla loro dittatura; ma non possono entrare nella nostra coscienza, dovranno farsene una ragione.
Di fatto, i modernisti attualmente al potere non hanno altro principio che il raggiungimento dei loro obiettivi, in vista dei quali ogni mezzo è valido e che perseguono con un’intransigenza inflessibile da regime cinese, del tutto aliena dal timore di Dio e dalla più elementare umanità, nonostante si riempiano la bocca di dialogo, accoglienza, misericordia… Ore suo benedicebant, et corde suo maledicebant (Con la loro bocca benedicevano e nel loro cuore maledicevano, Sal 61, 5): le loro parole apparentemente buone dissimulano, nell’intimo, una volontà maligna. Per quelli non esiste né diritto né giustizia, se non nella forma di una volgare contraffazione da far valere, alla bisogna, per i loro fini perversi: Mendaces filii hominum in stateris (Bugiardi sono i figli degli uomini sulle bilance, Sal 61, 10); usano pesi falsi ed essi stessi son trovati mancanti (cf. Dn 5, 27).
Verumtamen Deo subiecta esto, anima mea, quoniam ab ipso patientia mea (Tuttavia sii soggetta a Dio, anima mia, poiché da lui viene la mia pazienza, Sal 61, 6): nonostante tutto, la fede ci obbliga a rimanere sottomessi a Te tramite i Tuoi legittimi rappresentanti, per quanto indegni, almeno fino a quando non siano dichiarati formalmente eretici e i loro ordini non contraddicano alla Tua legge. Per fabbricarsi un costrutto mentale che giustifichi la disobbedienza – mi ammonisci di nuovo – bastano due minuti, ma non è altro che un costrutto mentale. Finché si osserva l’obbedienza, se necessario fino alle lacrime, Tu dài la capacità di sopportare tutto col pensiero del Tuo giudizio: Tu reddes unicuique iuxta opera sua (Tu renderai a ciascuno secondo le sue opere, Sal 61, 13).
Transivimus per ignem et aquam, et eduxisti nos in refrigerium (Siamo passati per il fuoco e l’acqua e ci hai ricondotti al sollievo, Sal 65, 12): dopo averci fatto attraversare ogni genere di prove, sarai Tu a tirarcene fuori e a darci ristoro. Le soluzioni umane possono dare risposte immediate, ma non sono quelle da Te volute e perciò, alla lunga, ci portano fuori strada proprio perché non conformi ai Tuoi progetti. Il tralcio, una volta staccatosi dalla vite, prima o poi si secca (cf. Gv 15, 6); la comunione gerarchica non è un fatto puramente giuridico, bensì una congiunzione soprannaturale con Te. Il potere di legare e di sciogliere è stato da Te conferito alla Chiesa visibile, non a una presunta Chiesa di puri; sedicenti spirituali di ogni tipo e tendenza ci sono sempre stati, ma con le loro ribellioni non hanno certo giovato al Corpo Mistico. Questo prolungato martirio bianco può sì condurre all’esasperazione, ma solo quanti non restano assiduamente ai Tuoi piedi per lasciarsi istruire e nutrire da Te, unico necessario, affannandosi con le proprie forze a risolvere un problema che supera quelle umane (cf. Lc 10, 38-42).
La Tua Sposa deve rifugiarsi nel deserto (cf. Ap 12, 6), vale a dire entrare nel nascondimento, in attesa che Tu intervenga: Exspecta Dominum, viriliter age (Aspetta il Signore, agisci virilmente, Sal 26, 14); Deus confringet capita inimicorum suorum (Dio spaccherà la testa ai suoi nemici, Sal 67, 22). Sta a noi affrettare, con la preghiera, la Tua entrata in azione: Effunde super eos iram tuam, et furor irae tuae comprehendat eos (Riversa su di loro la tua ira e il furore della tua collera li afferri, Sal 68, 25). Verrà pur l’ora in cui potremo rallegrarci santamente: Videant pauperes et laetentur […] quoniam exaudivit pauperes Dominus, et vinctos suos non despexit (Vedano i poveri e si rallegrino, poiché il Signore ha esaudito i poveri e non ha disprezzato i suoi che sono prigionieri, Sal 68, 33-34). Il deserto è simbolo di quella povertà spirituale e precarietà materiale che sono necessarie per accedere all’intimità con Te ed essere ristabiliti nella Tua alleanza (cf. Os 2, 16-25); noi vogliamo farlo a nome di tutta la Chiesa terrena, così che possa ritrovare la via.
È chiaro che non tutti sono chiamati allo stesso grado di clandestinità: c’è chi deve viverla solo nel cuore, continuando a sopportare un contesto ostile senza aderirvi interiormente, ma c’è anche chi deve agire fisicamente in modo nascosto per non essere bloccato (come avviene su queste pagine). Dobbiamo ispirarci ai sacerdoti e vescovi che, ai tempi della guerra fredda, operavano oltre cortina – sempre che non ci sia un doppiogiochista che fornisca al nemico le liste dei missionari, come accadde allora con quelli segretamente inviati dall’Angelico Pastore… In questo, l’essere consacrati al Cuore Immacolato di Maria riveste un’importanza niente affatto secondaria, non solo per avere protezione, ma soprattutto per assimilarne i sentimenti. Per poter volare nel deserto, sfuggendo così all’assalto del drago, la Donna deve ricevere da Te le due ali della grande aquila (cf. Ap 12, 13-14): si tratta delle due disposizioni fondamentali di quel Cuore purissimo, l’umiltà e la carità, tra loro essenzialmente legate. Come intuisce sant’Agostino, la seconda si sviluppa sul fondamento della prima, quel fondamento che sei Tu stesso (caritas a fundamento humilitatis, quod est Christus Iesus; Confessioni, VII, 20, 26).
L’umiltà più profonda e sublime è quella che Tu, Figlio di Dio, hai incarnato abbassandoti per noi fino ad assumere la nostra umanità e ad immolarti sulla croce (cf. Fil 2, 7-8). Essa si manifesta in modo inconfondibile finanche nella Tua parola scritta, la quale, pur riservando i suoi divini segreti a chi se ne rende degno, è alla portata di chiunque: «L’autorità delle Sacre Scritture mi appariva tanto più venerabile e degna di fede sacrosanta in quanto si offrivano a qualsiasi lettore, ma serbavano la maestà dei loro misteri a una penetrazione più profonda. L’estrema chiarezza del linguaggio e l’umiltà dello stile le rendevano accessibili a tutti, eppure stimolavano l’acume di coloro che non sono leggeri di cuore e, se accoglievano nel loro seno l’umanità intera, lasciavano passare per anguste fessure, fino a te, un piccolo numero di persone, molto maggiore, tuttavia, di quanto non sarebbe stato se ad esse fosse mancata un’autorità così eminente e una santità così umile da attrarre nel proprio grembo le turbe» (sant’Agostino, Confessioni, VI, 5, 8).
Uno di coloro che più di chiunque altri, con l’acume che gli hai donato, è riuscito a penetrare nelle anguste fessure dei maestosi misteri è quell’eccellente teologo che, alla voce di Madonna Povertà, se ne venne dalle rive atlantiche nella nostra terra e, in pochi anni, si consumò per Te alla scuola del Poverello. Egli è fra i pochi che siano scesi tanto in profondità in quell’abisso di umiltà e di carità che è il Tuo cuore di Verbo incarnato, il quale, per amore dei perduti, si mantiene costantemente in una posizione di inaudito abbassamento: «Cristo reputa un grande dono il fatto che il peccatore gli conceda che la sua morte gli sia di giovamento» (sant’Antonio di Padova, Sermone per la Domenica IV dopo Pentecoste, I, 6). È un’intuizione sconvolgente: una sola scintilla di quel fuoco divorante di carità (cf. Eb 12, 29), eternamente ardente, che è la vostra Trinità adorabile è in grado di incenerire il nostro ridicolo orgoglio. Tu, il Figlio dell’Altissimo, infinitamente santo e innocente, mendichi da una misera creatura, già morta per i suoi peccati e non meritevole di nulla, un atto di assenso – il suo pentimento – che Ti consenta di applicarle gli effetti della Tua morte redentrice.
Chi ha gettato anche solo un fuggevole sguardo su questo abisso, senza rimanerne scandalizzato, sente svanire in sé ogni moto di rabbia e di risentimento per gli odierni despoti ecclesiastici, mentre cresce in lui un sentimento di sconfinata commiserazione per quanti, con la loro ideologia mondana, impediscono alla Tua morte di esser loro di giovamento, cioè di salvarli. Contemplare la Tua santa Passione ci dispone a ricevere nell’anima i torrenti della Tua carità; le ingiustizie e le sofferenze subite scavano in noi lo spazio dell’umiltà necessaria per accoglierla. Quis ergo nos separabit a caritate Christi? (Rm 8, 35): chi potrà staccarci da un amore che giunge a tanto? Soltanto il nostro io, con una reviviscenza di superbia; altrimenti, non c’è in tutto l’universo creatura capace di farlo.
Con l’anima abbracciata al Crocifisso, il reclamo del giusto castigo scaturirà da un cuore purificato che intravede come, dalla Tua misericordia, provengano non solo i benefici più impensabili, ma pure le correzioni salutari, fino a infliggere agli uomini – se non rimane altro modo per strapparli alla pena eterna – terribili flagelli. Soltanto con gli occhi del cuore fissi sul mistero della tua carità abissalmente umile sarà possibile sopportarli e aiutare altri a farlo: nulla è impossibile a Te (cf. Lc 1, 37).
Pubblicato da Elia
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