TEOLOGI DISCUTIBILI
Che dolore l'atto di dolore della tv targata Cei
La televisione della Cei, Tv 2000, ospita il teologo Squizzato, secondo il quale l'atto di dolore non ha nulla di cristiano. Sotto accusa il solito riferimento al castigo. Bordate anche sul rapporto tra fede e religione cattolica e sul peccato che non sarebbe un'offesa a Dio, ma solo all'uomo. Speriamo che l'8 per mille non serva per finanziare tramissioni devastanti come questa.
Confesso di coltivare un pessimo rapporto con i media. Per cui non seguivo Tv 2000 sino all’altro ieri, quando la Bussola mi ha segnalato un’intervista a don Paolo Squizzato sulla Quaresima dell’8 aprile u.s., reperibile dal minuto 32 in avanti del programma Ora solare.
Don Paolo è un prete del Cottolengo di Torino, che ha accettato la sfida di scrivere un libro “frizzante” sulla Quaresima. Mi astengo dal commentare il libro, ma parto dall’intervista, caratterizzata da una frase bomba sull’Atto di dolore e da una serie ininterrotta di frasi discutibili, ma proferite con disinvolta sicurezza e anche con una certa sincera ingenuità di chi cammina su di un campo minato senza accorgersene.
Don Paolo in fondo mi è simpatico perché sono nato a Torino a mezz’ora a piedi dal Cottolengo e prima che lui nascesse frequentavo Porta Palazzo e le vie del vicino Cottolengo. Non polemizzo con lui, ma vorrei mettere qualche pulce nell’orecchio a chi ha visto quel programma, dove non tutto ciò che era detto con sicurezza è altrettanto sicuro.
UN SCIVOLOSO APPROCCIO ERMENEUTICO
Don Paolo: «Credo che proprio noi come Chiesa oggi dobbiamo recuperare, ridare un senso alle parole, perché per molto tempo, per secoli, abbiamo spolpato di significato le parole (...). Molto di ciò che propone la Chiesa o ha ha proposto per secoli è stato qualcosa un po’ di proibito e un po’ di obbligatorio (...). Io credo che dobbiamo come cristiani soprattutto oggi tornare al vangelo autentico, a un vangelo sine glossa come direbbe san Francesco (...). Termini come sacrificio, come mortificazione, come fioretti, tutta questa cosa non è evangelica, non c’è nel vangelo».
Che qualcosa vada reinterpretato è ovvio, ma che sempre si debba reinterpretare insinua il dubbio che sino ad oggi la Chiesa ci ha ingannato. Se si aggiunge che la reinterpretazione va condotta a partire dal vangelo sine glossa (senza commento), ci si avvia verso il baratro. Infatti «La fede cristiana (...) non è una “religione del Libro”. Il cristianesimo è la religione della “Parola” di Dio, di una parola cioè che non è una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente» (CCC 108; concetto ribadito dalla Verbum Domini). Dunque non c’è il Libro con un vuoto ermeneutico da riempire, ma il Libro ci è dato dalla interpretazione della Tradizione; dunque il Cristo vivente nella Chiesa può dirci qualcosa che alla lettera non è contenuto nei vangeli. E san Francesco non può essere chiamato in causa più di tanto perché il suo sine glossa riguarda la Regola e il Testamento (FF 130, 1672, 1678, 2131, 2184, 2730), anche se osservò il Vangelo alla lettera in questioni di povertà (FF1622, 1682).
Venendo agli esempi addotti, la Chiesa proibendo e obbligando imita Dio (il primo peccato non è nato dopo una proibizione?) perché noi comprendiamo quando mettiamo in pratica, e non dopo le spiegazioni. Non mi fermo sul sacrificio perché è ovvio, ma affermando che la mortificazione non è evangelica ci si urta contro questa frase: «Il progresso spirituale comporta l’ascesi e la mortificazione, che gradatamente conducono a vivere nella pace e nella gioia delle beatitudini» (CCC 2015). Bisogna riscrivere il Catechismo?
LA FRASE BOMBA: L’ATTO DI DOLORE NON HA NULLA DI CRISTIANO
Don Paolo: «Noi, parlo di Chiesa, Chiesa ufficiale, la Chiesa dei preti, abbiamo credo infangato molto il termine e concetto di peccato; l’abbiamo pensato anzitutto come una trasgressione, come infrazione a una norma, a un comandamento e quindi come un’offesa fatta a Dio. Tutto questo è rimasto in quella tremenda preghiera che purtroppo viene ancora usata, so, da alcuni catechisti, che è l’Atto di dolore “perché con il peccato ho offeso te infinitamente buono e per questo merito i tuoi castighi”. È una preghiera che non ha nulla di cristiano perché Dio non si può offendere e poi Dio non castiga, perché Gesù è venuto a rivelarci un altro tipo di Dio, di Padre».
L’Atto di dolore figura a p. 48 dell’edizione italiana del Rito della Penitenza e a p. 176 del Compendio del CCC: testi così autorevoli conterrebbero una preghiera che non ha nulla di cristiano? È vero che l’argomento va un po’ smorzato perché l’Atto di dolore non è l’unica formula possibile, perché l’edizione italiana riporta la formula precedente e non traduce alla lettera il latino del testo tipico dove non ci sono i castighi, che tuttavia sono stati reintrodotti nel testo latino del Compendio del CCC. Comunque la domanda resta: testi così autorevoli conterrebbero una preghiera che non ha nulla di cristiano?
Ma anche le motivazioni non reggono. Il peccato non sarebbe un’offesa a Dio? No, il CCC 1849 dice che è «una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all’amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. Esso ferisce la natura dell’uomo e attenta alla solidarietà umana» (CCC 1849) e subito dopo continua: «Il peccato è un’offesa a Dio» (CCC 1850), «(...) il peccato è sempre un’offesa fatta a Dio» (CCC 431) e naturalmente «molti peccati recano offesa al prossimo» (CCC 1459).
Dio non castiga? La questione è complessa e vorrei intervenire prossimamente con più calma sulla Bussola. Comunque «(...) di quanto peggiore castigo pensate che sarà giudicato meritevole chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell’alleanza, dal quale è stato santificato, e avrà disprezzato lo Spirito della grazia? (...). È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!» (Eb 10,29.31). Il Dio della Lettera agli Ebrei non sarebbe il Dio rivelato da Gesù? E poi la speranza è “anche” «il timore di offendere l’amore di Dio e di provocare il castigo» (CCC 2090). Bisogna riscrivere il Catechismo?
RELIGIONE E FEDE
Dice don Paolo: «Il cristianesimo non è una religione, il cristianesimo è una fede, questa è la grande rivelazione di Gesù (...). La religione è ancora in qualche modo un tentativo di raggiungere il cielo con il proprio sforzo, con la propria osservanza, e questo ci rende soltanto molto integralisti».
Dire che il cristianesimo è una fede e non una religione è una sirena alla quale è intellettualmente difficile resistere. Io stesso per due o tre anni in gioventù ne rimasi impigliato; ho trovato un testo relativamente giovanile di Caffarra in questo senso e anche il Biffi prima prete e cardinale poi vedeva bene tale interpretazione.
Una mezza verità se assolutizzata, diventa falsa. Il cristianesimo non è “solo e principalmente” una religione ma è “anche e necessariamente” una religione. Il CCC si muove sempre nella linea della integrazione e mai in quella della contrapposizione, perché togliere la religione alla fede è toglierle la necessaria radicazione umana, lasciandola disincarnata e aperta a tutte le stranezze intellettuali e pratiche. Così usa le espressioni «religione cristiana» (CCC 958), «religione divinamente rivelata» (CCC 2244), «la vera religione e l’unica Chiesa di Cristo» (CCC 2105); stabilisce che la giustizia è una virtù morale e che «la giustizia verso Dio è chiamata “virtù di religione”» (CCC 1807). Tutto questo è elevato ma non negato dalla grazia cristiana: il Battesimo «consacra il battezzato al culto della religione cristiana» (CCC 1280), la legge nuova «pratica gli atti della religione: l’elemosina, la preghiera e il digiuno, ordinandoli al Padre che vede nel segreto» (CCC 1969) e in particolare l’adorazione che «della virtù della religione è l’atto principale» (CCC 2096). Se «adorare Dio, pregarlo, rendergli il culto che a lui è dovuto, mantenere le promesse e i voti che a lui si sono fatti, sono atti della virtù della religione, che esprimono l’obbedienza al primo comandamento» (CCC 2135), anche «il secondo comandamento (...) deriva dalla virtù della religione» (CCC 2142), così come «il senso del sacro» (CCC 2144). Bisogna riscrivere il Catechismo?
Concludendo mi viene da sospirare come la donizettiana Lucia di Lammermoor nel celebre concertato: «Vorrei pianger, ma non posso... ah, mi manca il pianto ancor!» (II, scena VI). Ma mi viene anche in mente che lunedì prossimo ho l’appuntamento per la dichiarazione dei redditi. E dovrei devolvere un minimo 8x1000 per finanziare trasmissioni come questa? Non sarebbe meglio devolverlo alla Chiesa ortodossa? Poi però, siccome credo alla disciplina cattolica, come la rossiniana Amenaide nel Tancredi assicuro: «Compirò, non temete, il dover mio» (I, scena III). Sì, devolverò l’8x1000 alla CEI, ma nella speranza che sia usato per trasmissioni e interviste non devastanti come questa.
Riccardo Barile
http://www.lanuovabq.it/it/che-dolore-latto-di-dolore-della-tv-targata-cei
IL DISEGNATORE E L'ASSUNTA
Maria costretta a posare per l'osceno Manara
Il drappellone del Palio di Siena di agosto 2019, è stato commissionato a Milo Manara, disegnatore noto per le immagini erotizzanti e a tratti blasfeme di donne. Era opportuno legare il drappellone che deve raffigurare la Vergine Assunta a un "artista" che ha legato la sua produzione a immagini femminili spesso sconce?
Il drappellone del Palio di Siena di agosto 2019, è stato commissionato a Milo Manara, secondo la consuetudine che vede alternarsi a luglio artisti locali e ad agosto autori di fama internazionale. Non c'è ovviamente ancora nessun bozzetto, nessuna notizia, ma ci sembra doveroso spendere qualche parola su questa scelta. Come mai parlare di un'opera che ancora non è stata dipinta?
Il Palio di Siena viene corso nelle due edizioni annuali per celebrare il legame lunghissimo tra la città e la sua protettrice, la Madonna. Celebrata dagli statuti medievali come la Regina di Siena, la Madre di Dio campeggiava nelle monete medievali battute dallo stato senese, con l'iscrizione "Sena vetus civitas Virginis" (Antica Siena, città della Vergine). È sempre sua l'immagine nei sigilli della Repubblica apposti su ogni documento: la Madonna col Bambino, accompagnata dalle parole "Conservi la Vergine l'antica Siena, che lei stessa rende bella".
Il culto antichissimo fu celebrato con la costruzione della cattedrale, ma la stessa identità del Comune cittadino era indissolubilmente legata alla Vergine, cui più di una volta furono date le chiavi della città in atto di affidamento totale, che veniva rinnovato annualmente con l'offerta dei ceri, da parte del Comune e anche delle terre sottomesse.
Le carriere del Palio e la festa che vi ruota intorno sono infatti per Siena la testimonianza e la continuazione di una identità importante e ancora viva. Ben lontana da una rievocazione ad uso dei turisti, incarna e rinnova una storia e una devozione che si perdono nelle origini stesse della città.
E' lecito chiedersi se la scelta di affidare la realizzazione del palio di agosto a Milo Manara sia coerente con il carattere di omaggio alla Vergine che la città vuol fare con la corsa del Palio. Milo Manara è senza dubbio in grado di dipingere una bellissima Madonna, poiché il talento non gli ha mai fatto difetto, ma è auspicabile legare il nome di una così importante festa mariana al resto della produzione dell'autore?
Una rapida ricerca in internet ci rimanda immagini erotiche molto spinte ed esplicite, insistite e audaci che nulla lasciano all'immaginazione... e purtroppo ce ne sono anche di offensive per la religione, irriverenti, oscene e sacrileghe. Posto che tutti si augurano che il Palio di agosto sia bellissimo e celebrativo del vero spirito della festa, è Milo Manara il nome giusto attraverso cui omaggiare la grandezza dell'assunzione di Maria in Cielo con il suo corpo immacolato? L'autore non sarà tentato di disegnare la Madre di Dio in abiti discinti come lui usa disegnare le figure femminili nei suoi disegni? Ma anche nel caso che la "sua" Madonna fosse disegnata castamente non evocherà in chi la guarderà le donne seminude di cui l'autore ha invaso l'immaginario collettivo?
In passato ci sono stati molti episodi di Palii controversi per le scelte figurative operate dall'autore. Per il Palio del 2 luglio 2010 fu rappresentata la Madonna con una corona con una croce, la mezzaluna islamica e la stella di David. Come notava Antonio Socci su Libero del 1° luglio 2010: "Un sincretismo che strizza l'occhio al più banale 'politically correct', ma che è un pugno nello stomaco per chi sa quanti cristiani sono stati massacrati dai turchi all'insegna della mezzaluna (e quanti sono oggi perseguitati). Non solo. Attorno al volto della Madonna, Alì ha scritto in arabo 'Sura di Maria', in riferimento alla sura 19 del Corano dove ella è celebrata come madre di Gesù, che l'Islam ritiene un profeta, ma nega categoricamente che fosse Figlio di Dio, Dio fatto uomo (per l'Islam questa è la più grande bestemmia). Cosicché abbiamo una icona che dovrebbe essere cristiana e celebrare la Madre di Dio, nella quale invece si celebra la Maria del Corano in cui è negata la divinità di Gesù, il fondamento del cristianesimo. Come se non bastasse la figura centrale e grande del Palio è un presunto san Giorgio, che in realtà è un guerriero saraceno (somigliante al pittore), con la kefiah araba, che trafigge un drago, il quale rappresenta - dice Alì - 'un demone'. Qualunque musulmano lo interpreta come l'Islam che trionfa sull'infedele e sul grande Satana".
Dopo le proteste di molti fedeli l'Arcivescovo di Siena, mons. Antonio Buoncristiani, emise un comunicato dove riconosceva che l'immagine scelta non era consona alla festa del Palio con le sue esplicite radici cristiane e concludeva dicendo: "Mi permetto di suggerire rispettosamente alla Committenza di servirsi per il futuro di una consulenza adeguata ad evitare spiacevoli equivoci e polemiche dannose all'immagine di Siena e del Palio, nel rispetto dei contenuti della fede cristiana e della religiosità popolare che è la componente che ha permesso alla nostra festa di mantenersi sempre giovane evitando di ridursi ad un fatto folcloristico o ad un mero evento agonistico tra Contrade".
Addirittura l'anno scorso visto il Palio realizzato dall'artista Charles Szymkowicz l'Arcivescovo di Siena si rifiutò addirittura di benedire il palio. Probabilmente è la prima volta nella storia che ciò accade...
Non si tratta di voler ingabbiare la libertà artistica, quanto piuttosto di riflettere sull'opportunità di fissare per sempre l'immagine del palio di agosto 2019, intitolato alla Vergine Assunta in cielo, accanto a suore peccaminose, donne nude, svestite, conturbanti e sfacciatamente irriverenti... avviandosi ad allontanare la festa e la città dalle proprie radici cristiane. Lo facciamo notare prima che il drappellone sia dipinto in modo che non siamo posti di fronte al fatto compiuto per poi dovere, ancora una volta, amaramente digerire.
Gianni Lupi
http://www.lanuovabq.it/it/maria-costretta-a-posare-per-losceno-manara
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.