Il cardinal Bassetti ha cambiato idea? E perchè?
Parlando del Congresso mondiale della famiglia il cardinal Bassetti ha suonato una musica: la piazza inneggiante ai matrimoni gay, all’utero in affitto, all’aborto, sarebbe paragonabile a quella, senza slogan di partito, senza insulti, senza blasfemia, dei pro family e pro vita. Entrambe le piazze sarebbero ugualmente sbagliate.
Equazione strana, che però è contraddittoria rispetto alle posizioni espresse in passato dal cardinale.
Il quale ha avuto modo, nel 2016, non solo di difendere il Family day del 2007, contro i Dico, ma addirittura di schierarsi per il Family day del 2016, convocato contro la legge Cirinnà e il gender. Nel 2016 Bassetti applaudiva il Comitato difendiamo i nostri figli.
Perchè oggi, invece, denigra e contrasta, come un Cecchi Paone qualsiasi, il Congresso mondiale della famiglia, promosso dalle stesse persone, e secondo i medesimi principi, che guidarono il Family day del 2016?
Difficile proporre una risposta logica e razionale.
Rimane una sola ipotesi: Bassetti è stato costretto ad adeguarsi alla linea pro LGBT e filo PD che proviene da Roma?
Lettera al Direttore di Paolo e Maddalena Pellini
Egregio direttore,
gli ultrà cattolici veronesi cantano: «Ce l’abbiamo noi, ce l’abbiamo noi, Giuseppe Zenti, ce l’abbiamo noi!». Ai giornalisti, che lo insidiavano ad armi tratte, usando i loro microfoni come spade, e che volevano indurlo a dire che l’aborto è un diritto, egli parava le stoccate e colpiva a fondo, affermando chiaramente che l’aborto è un DELITTO.
Ma i giornalisti conoscono la dottrina cattolica? Non sanno che l’aborto comporta la scomunica? Cercano consensi dove è impossibile trovarli. Il popolo rigetta la cultura della morte e certi mass-media sono molto media e poco mass.
L’aborto è una carneficina, una guerra silenziosa contro degli innocenti che, purtroppo, non possono nemmeno difendersi, perché ancora non hanno voce. «Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno»[1]. Questo significa che ogni concepito ha già una vita davanti: Dio già conta tutti i suoi giorni, scritti nel libro della vita. Quindi ogni concepito ha il diritto di venire al mondo e di vivere. Questa guerra è la più triste, perché neppure le madri piangono questi figli, uccisi da loro stesse.
Il punto non è una “legge” da difendere, ma il fatto che le persone, soprattutto i giovani, sono senza principi. I loro valori sono liquidi, senza sostanza e per questo cadono in balia dei “guru” moderni. Non hanno Fede e, quindi, nemmeno fermezza e certezze. Oltretutto vivono la sessualità come uno sport e non per quello che è, cioè finalizzata alla procreazione.
C’è chi potrebbe vedere nelle dodici stelle della bandiera europea le ore di un orologio e per qualcuno ciò potrebbe significare che essa rappresenta il tempo. E chi era il dio del tempo nell’antica Grecia? Kronos: quello che ha mangiato i figli per paura di essere detronizzato, ma poi Zeus e gli altri fratelli si sono ribellati…
Le polemiche sulla famiglia sono state costruite a tavolino. “Benji”[2] ha dato dei retrogradi e sf… a chi partecipava al Congresso mondiale delle famiglie, del quale è arrivato “Holly”[3] a fare il paladino, ribadendo, però, che il divorzio e la 194 (due ingiustizie che colpiscono i bambini, vittime dell’egoismo degli adulti) sono intoccabili; ha, poi, dato lo zuccherino difendendo la natalità, perché l’Italia ha bisogno di consumatori, non di immigrati; quei consumatori che farebbero girare il mercato, ma che purtroppo non ci sono, perché non sono nati.
I due “fuoriclasse della New Team”[4] l’hanno studiata bella per prendere in giro i cattolici, ma in realtà vanno d’amore e d’accordo.
Dovrebbero aggiungere le orecchie d’asino al cappellino di “Benji”, perché, invece di denigrare il Medioevo, che alimenta il turismo dell’Italia e dell’Europa, dovrebbe, come dice Gesù nel Vangelo, estrarre dal «tesoro cose nuove e cose antiche»[5]; perché non rivalutare l’economia domestica?
Le donne non devono essere obbligate ad «andare a lavorare», ma essere libere di fare le casalinghe, se lo desiderano. Se in Italia mangiamo bene è grazie alle casalinghe e alla loro esperienza: alle ricette della nonna. Le donne non hanno cominciato a lavorare grazie alle femministe, hanno sempre lavorato: aiutavano i mariti nei campi, nelle botteghe, nelle famiglie; gestire una famiglia è un lavoro importante, soprattutto perché cura l’educazione dei giovani. Parafrasando Cavour: meglio mantenere una mamma che dieci criminali in prigione.
Questa guerra pare che non interessi ai piani alti del Vaticano, dove c’è altro. Sincretismo = democrazia delle religioni, è questo il loro disegno: la Repubblica delle religioni, dove ogni credo diviene un partito e fa coalizione. Partito di maggioranza, i cristiani: cattolici, ortodossi e protestanti. I buddisti si alleeranno con gli induisti? E musulmani ed ebrei come se la giocheranno? I cannibali nigeriani faranno un partito di minoranza?
C’è chi scomunica i mafiosi, ma poi difende l’immigrazione clandestina e dà lavoro ai malavitosi. La mafia usa gli immigrati dei barconi per trafficare droga.
Siamo forse immersi nell’oscurità del venerdì Santo?
Paolo e Maddalena Pellini
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Egregi Signori Pellini,
il tema fondamentale che la Vostra lunga ed articolata lettera pone è quello del rapporto tra l’annuncio della verità, che, sia in campo dottrinale sia in campo morale, deve essere integrale, e la sua conseguente applicazione politica e legislativa, che deve, invece, sempre tener conto delle possibilità pratiche, in cui potersi tradurre. La XIII edizione del «Congresso mondiale delle famiglie», svoltasi a Verona dal 29 al 31 marzo scorsi, ne è stata un’occasione propizia.
Come giustamente sottolineate, in apertura, il Vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, assediato dai giornalisti, che volevano fargli riconoscere il «diritto della donna ad abortire», ha ribadito che la cosiddetta «interruzione volontaria di gravidanza» è un delitto.
Immediatamente dopo, Vi domandate per quale ragione i giornalisti insistano apporre queste questioni, quando dovrebbe essere ovvia la risposta di un Vescovo cattolico; qui mi permetto di non comprendere il Vostro stupore. Gli intervistatori, professionalmente parlando, hanno tutte le ragioni per verificare quale sia la posizione dell’Ordinario di Verona. È assolutamente vero che la posizione ufficiale e dottrinale della Chiesa in tema di aborto è nettissima: una condanna tanto forte da comportare la scomunica per la donna che abortisce e per tutti coloro che, in qualunque modo, vi collaborano. Ma la discordanza, per usare un eufemismo, tra la dottrina cattolica e le affermazioni dei più alti esponenti della Gerarchia, fino al regnante Pontefice, si sono susseguite, negli ultimi cinquant’anni e più, con un crescendo rossiniano, come avete evidenziato nel finale della Vostra lettera. Il livello raggiunto dalla crisi della Chiesa è evidenziato dal fatto che faccia notizia che un Vescovo cattolico sostenga pubblicamente la dottrina cattolica!
Che l’aborto sia un crimine è evidente a qualunque persona di «retta ragione»[6]: non esiste alcun momento, tra il concepimento e la nascita, in cui il concepito subisca un mutamento ontologico, anche solo paragonabile a quello a cui si assiste con il concepimento stesso; risulta, quindi, evidente che la vita inizia, biologicamente, con l’unione del gamete femminile con quello maschile. Trattandosi di un essere umano, la vita del concepito è, a tutti gli effetti, vita umana e, conseguentemente, il concepito è persona umana; uccidere una persona umana innocente è un omicidio; poiché il concepito non è in grado di commettere nessun crimine, ne consegue che l’aborto sia, razionalmente e logicamente, un omicidio a tutti gli effetti. Per dimostrare questo, come si vede, basta la ragione umana, alla quale un cristiano, come ciascun uomo, non ha mai il diritto di abdicare.
Sul piano della dottrina, non è, quindi, possibile alcun compromesso ed alcuna “via mediana”, poiché le affermazioni si distinguono unicamente tra vere e false e non esistono categorie intermedie (principio aristotelico del terzo escluso).
Sul piano morale (e la politica è parte integrante dell’etica), la questione si fa più complessa. Non è mai lecito compiere, positivamente, un’azione malvagia, ma, al tempo stesso, non è consentito rinunciare a trarre tutto il «bene possibile» dalle situazioni attuali in cui ci si trova ad operare, neppure trincerandosi dietro i più alti valori.
Il primo dovere è, ovviamente, quello di conoscere la verità e, conseguentemente, ciò che è giusto e ciò che è malvagio. Occorre, poi, perseguire il giusto, utilizzando tutti i mezzi leciti a disposizione; parlo di mezzi leciti, poiché, se si adoperassero quelli illeciti, sia pure in vista di un fine nobile, si cesserebbe automaticamente di perseguire il giusto e si compirebbe un’azione malvagia. Fin qui, tutto semplice e lineare.
Il problema etico si pone quando, nell’impossibilità, almeno momentanea, di perseguire il giusto, si ha, però, la possibilità di porre dei limiti o anche limitare il male. Occorre, qui, chiarire il confine che intercorre tra il «bene possibile», sempre doveroso da perseguire, ed il «male minore», sempre illecito. Si persegue il «bene possibile», quando si riduce il male o se ne contengono gli effetti senza compiere, positivamente, alcuna azione malvagia, mentre si adotta il pernicioso criterio del «male minore», quando si utilizza il fine buono come presunta scriminante per azioni ingiuste.
Venendo ora, più specificamente, al «Congresso mondiale delle famiglie» di Verona, occorre dire che il fatto stesso che si sia svolto ed abbia avuto luogo in Italia è, di per sé, altamente positivo e meritorio per gli organizzatori. Conseguenze positive ce ne sono state parecchie, anche se maggiormente percepite dal vasto fronte che unisce abortisti, femministi (mi si perdoni la grave forzatura della lingua italiana, ma esistono anche uomini che si definiscono tali) ed omosessualisti, come dimostrato dalle loro scomposte reazioni e dall’assordante unanimismo dei mezzi di comunicazione di massa nel difendere le “conquiste di civiltà” che tale fronte ha conseguito (qui).
Anche sul piano più strettamente politico, mi permetto di dissentire in maniera ferma dalla Vostra interpretazione, tesa ad affermare che la Lega ed il Movimento 5 Stelle siano la medesima cosa o, almeno, due facce della medesima medaglia e che le loro differenze, anche per quanto concerne i temi inerenti alla famiglia, altro non siano che “finzioni sceniche”, tese, almeno per quanto riguarda il movimento di Matteo Salvini, ad ingannare i cattolici ed a carpirne il voto. Le differenze tra queste due forze politiche sono, invece, rilevanti; si potrebbe, anzi, dire che esse si trovino agli antipodi, sul piano delle culture politiche di riferimento, con evidenti ripercussioni di queste differenti origini anche sulle questioni familiari.
La Lega viene dalla tradizione identitaria “più spinta”, quella che ha preso il nome di «identità delle piccole patrie», dove le tradizioni e gli usi rivestono un’importanza fondamentale. È ovvio che anche la famiglia, cui oggi dobbiamo aggiungere l’aggettivo di «naturale», che, in tempi normali, sarebbe ricompreso nel sostantivo stesso, occupa, in questo quadro, un posto di primo piano. È vero che, al suo interno, esiste un’ala liberale, ma questa deve contenere le sue pulsioni libertarie, come dimostra la presenza a Verona del Presidente della Regione Veneto.
Il Movimento 5 Stelle, invece, viene dall’Illuminismo più estremo, interpretato in chiave tecnologico-totalitaria, dove l’individuo è isolato ed i corpi intermedi non possono avere alcuna rilevanza. La base ideologica del Movimento, emblematicamente riassunta nella dedica a Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) della piattaforma informatica che svolge il ruolo di raccoglitore del consenso e di elaboratore delle strategie politiche, è quella elaborata dal suo defunto ideologo, Gianroberto Casaleggio (1954-2016).
Il fatto che, per questioni contingenti e pratiche, due partiti tanto diversi governino insieme non può far venir meno le differenze di fondo, che, come gli stessi leaders ammettono, sono destinate ad emergere ogni qual volta si tratti di questioni non comprese nel preliminare accordo di governo.
Tornando alla questione dell’aborto, il fatto che si constati non essere ancora possibile, politicamente, abolire la famigerata “legge” 194 non significa, di per se stesso, che la si approvi. Difendere tale normativa dalla sua eventuale abolizione o, anche solo, da modifiche che ne attenuino la portata omicida non è certamente lecito; ma cercare di impedire, fintanto che le condizioni politiche non permettano di fare di più, che la normativa, tanto da un punto di vista formale, quanto da un punto di vista sostanziale, venga ulteriormente peggiorata e tentare di aumentare gli spazi di manovra dei Centri di aiuto alla Vita è «bene possibile» e, come tale, doveroso.
Ecco che, se si possono, anche legittimamente, muovere critiche ai contenuti non sufficientemente chiari e netti di alcuni interventi al Congresso, non se ne può, automaticamente, trarre la conclusione che quanto è avvenuto a Verona sia stato un male e, tanto meno, che rafforzi lo status quo in materia di famiglia.
[1] Sal 138, 14-16.
[2] Si allude a Luigi Di Maio (NdR).
[3] Si allude a Matteo Salvini (NdR).
[4] Si allude al Governo e, in maniera più generale, alla collaborazione dei Partiti che sostengono l’Esecutivo, in virtù del cosiddetto «Contratto di Governo».
[5] Mt 13,52.
[6] Per «retta ragione» la Chiesa ha sempre inteso la ragione umana non offuscata e/o corrotta da ideologie e preconcetti; questo modo di ragionare trova il suo più alto compimento nella filosofia aristotelico-tomista.
Un sondaggio rivela che sull'aborto c'è il "bispensiero"
Pochi giorni fa Libero ha pubblicato un sondaggio riguardante l'aborto, effettuato da un istituto accreditato su un campione rappresentativo della società italiana. Il risultato è inquietante perché rivela una certa contraddittorietà nelle risposte, oltre ad una certa confusione sulla natura della vita umana.
Il sondaggio completo è nell'immagine.
Vediamo ad esempio che:
Alla domanda: "Secondo lei la vita umana inizia con il concepimento?", il 64% risponde si.
Però alla domanda: "Sei d'accordo con la frase: l'aborto deve essere vietato?" il 59% risponde un secco "per nulla d'accordo", il 17% un "poco d'accordo". Quindi il 76% non vuole che l'aborto sia vietato.
Si pone un problema. Il 64% a rigor di logica dovrebbe rispondere "si" alla seconda domanda citata, ma i conti ovviamente non tornano. C'è una vasta parte di quel 64%, sembra di capire, che pur sapendo che l'aborto è l'interruzione di una vita, se ne frega altamente e non vorrebbe vietare l'aborto.
Poiché questi sondaggi mantengono l'anonimato sul campione, gli intervistati non hanno problemi ad esprimere ciò che pensano. Rileviamo quindi che c'è una certa confusione mentale quando si parla di aborto. Sembra di essere di fronte ad un caso di bispensiero orwelliano (doublethink), per cui una persona indottrinata adeguatamente riesce, senza provare imbarazzo, a sostenere nello stesso tempo un'idea e il suo opposto.
La legge 194 sembra dunque la Tavola della legge della moderna società italiana, dogma indiscutibile anche da parte di chi è pienamente informato sulla natura dell'aborto.
Il fastidio che si prova vedendo queste cifre è simile a quello che si prova quando si sentono politici e prelati (triste scena andata in onda anche a Verona) dire che sono contrari all'aborto ma non si tocca la legge sull'aborto perché è un diritto acquisito. Però state tranquilli e dormite sereni, riconoscono che la vita inizia al concepimento.
di Francesco Filipazzi
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