ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 17 aprile 2019

Si contrappone il nulla

Cattolici e Radio Radicale: lo scandalo continua

Ancora una volta, di fronte all'intenzione del governo di cancellare il truffaldino finanziamento pubblico a Radio Radicale, c'è una mobilitazione generale. E in prima fila come sempre ci sono fette importanti del mondo cattolico. Un gioco di favori e ricatti reciproci, a danno della fede dei semplici.



Si può convenire sul fatto che una qualsiasi causa, se sponsorizzata dal sottosegretario all’Editoria Vito Crimi, perda di qualsiasi fascino, ma questa volta a Crimi si deve dare ragione: la fine della convenzione che regala ogni anno dieci milioni di euro a Radio Radicale (pagati con le nostre tasse) è più che legittima, è doverosa. Il sottosegretario 5Stelle ancora l’altro giorno ha ribadito la decisione del governo di porre fine a un accordo che non ha ragione d’essere, visto che per il servizio pubblico che Radio Radicale svolge – la trasmissione delle sedute del Parlamento – è già previsto l’apposito canale del Gr Rai.

È dal 1990 che Radio Radicale ciuccia dallo Stato un fiume di denaro che, con il pretesto della trasmissione delle sedute parlamentari, serve ad alimentare la cultura della morte. In questi 29 anni sono oltre 200 i milioni di euro (ci sono anche i 4 milioni annui alla radio in quanto organo ufficiale della Lista Pannella), a spese dei contribuenti, finiti nelle casse di Radio Radicale, e questo malgrado già nel 1990 la legge Mammì prevedesse l’obbligo del canale Gr Parlamento per la Rai. Canale avviato in effetti qualche anno più tardi, ma depotenziato proprio per permettere a Radio Radicale di giustificare la sua importanza e quindi il suo contributo.

Diversi governi, allo scadere della convenzione, triennale o biennale, hanno provato a mettere fine a questa truffa, ma invano. Ogni volta si assiste al formarsi di una alleanza trasversale tra partiti, intellettuali e giuristi che lancia campagne a difesa di Radio Radicale e costringe il governo a tornare su suoi passi; per non parlare delle sceneggiate che, morto Pannella, vengono proseguite dai suoi eredi (negli anni passati più volte abbiamo raccontato i dettagli di questa storia, ad esempio qui). Nessuno dice che Radio Radicale deve chiudere, semplicemente non ha diritto a ricevere questa pioggia di finanziamenti pubblici.

Non è comunque per amore della libertà di stampa e di opinione che tutto questo circo si mette in moto, è piuttosto la dimostrazione della forza che il Partito Radicale ha e ha saputo costruire, ha ramificazioni ovunque nei poteri dello Stato e complicità insospettabili. E anche una grande forza di ricatto. È il paradosso di un piccolo partito che ha però avuto una influenza enorme nel processo di secolarizzazione della società italiana, un movimento che da una parte combatte la “partitocrazia” e dall’altra la sfrutta al massimo creando un super-partito; da una parte lancia il referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti e dall’altra si crea un canale di finanziamento occulto al partito come è questa storia di Radio Radicale.

E il paradosso è ancora più incredibile se guardiamo all’atteggiamento del mondo cattolico. Nessuno più di Pannella, Bonino e soci ha fatto per distruggere la Chiesa, per toglierle credibilità morale e sostegno economico, nessuno più dei radicali ha simboleggiato le battaglia per quella rivoluzione antropologica così opposta alla visione dell’uomo e della dignità della persona propria del Cristianesimo. E Radio Radicale è la sua artiglieria pesante. Eppure quando c’è da difendere Pannella e la Bonino i cattolici sono sempre in prima fila, anche quando non richiesti (vogliamo ricordare l’exploit di monsignor Vincenzo Paglia su Pannella e la Bonino definita «una grande italiana» da papa Francesco?).

E quando c’è da garantire i soldi pubblici a Radio Radicale, certi cattolici sono i primi a mobilitarsi. Ogni volta che la convenzione è stata messa in discussione, i parlamentari cattolici hanno firmato in massa per garantire i soldi a questa emittente; e altrettanto fanno i media ufficiali e autorevoli intellettuali. Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, che negli anni ’90 era ancora chiaramente contro il finanziamento pubblico alla radio di Pannella, ha poi decisamente cambiato idea, vuoi per simpatia autentica, vuoi per paura e ricatti (clicca qui). I radicali sanno usare molto bene l’arma del ricatto. Ad esempio sono i più tenaci nemici dell’Otto per mille, il sistema che finanzia le attività della Chiesa italiana attraverso la libera scelta degli italiani riguardo una percentuale delle proprie tasse; hanno più volte promosso iniziative politiche e pubbliche per abolire questo sistema in nome della laicità dello Stato. Hanno sfidato l’esenzione dall’Imu per gli edifici ecclesiastici – che peraltro riguarda non solo la Chiesa ma tutto il non profit – portando la battaglia anche in Europa. Ma quando c’è da passare all’incasso del finanziamento per Radio Radicale, le armi tacciono e cominciano le parole suadenti: e i vescovi, sempre sensibili alle ragioni del portafoglio, evitano di dire cose che potrebbero urtare la loro sensibilità, anzi esaltano la purezza ideale dei radicali; non sia mai che ricomincino a bombardare sulla Chiesa e mettano a rischio i soldi.

Ancora più evidente il giochetto con Avvenire: se salta il finanziamento a Radio Radicale, potrebbe entrare in pericolo anche il lauto contributo pubblico per il giornale della Cei che, con quasi sei milioni annui, è il quotidiano che maggiormente beneficia del finanziamento all’editoria. I 5 Stelle peraltro vorrebbero cancellare anche questi finanziamenti, ed è per questo che Avvenire è così schierato a difesa di Radio Radicale, anche se i contributi pubblici riguardano due capitoli diversi e, anzi, in passato sono stati diminuiti i contributi all’editoria per mantenere invariato quello di Radio Radicale (clicca qui). Negli ultimi giorni al coro cattolico a favore dell’emittente della Lista Pannella, buon ultimo, si è unito anche Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia (PdF), e la cosa si commenta da sola.

Insomma, nella Chiesa, per salvare i soldi e qualche interesse personale o di gruppo, tutti uniti appassionatamente per sostenere i radicali nella loro guerra contro il cattolicesimo. Ho già detto che è un paradosso, ma mi correggo: è uno scandalo.

Riccardo Cascioli

http://www.lanuovabq.it/it/cattolici-e-radio-radicale-lo-scandalo-continua

I radicali e il nulla dei cattolici - Danilo Quinto - 6 aprile ‘19

L’ideologia del pensiero unico o del “partito radicale di massa” – definizione del filosofo Augusto Del Noce - ha in Italia uno strumento formidabile per la sua propaganda: Radio Radicale. I cattolici lo sanno. Se va bene, stanno zitti. Altrimenti, sono complici.

image

Nell’ultima legge di bilancio, il Governo ha ridotto da 10 a 5 i milioni di euro l’elargizione di denaro pubblico a favore di Radio Radicale, erogata ogni anno in base alla legge n. 224 dell’11 luglio 1998.   
Questo denaro (10 milioni di euro all’anno) si aggiungeva a quello derivante dalla legge che prevede i contributi all’editoria (4 milioni di euro all’anno).   
Con quello che resta dopo la decisione del Governo (9 milioni di euro all’anno) i radicali ritengono di non poter proseguire con l’attività della loro radio, a partire dal prossimo 21 maggio.   
Di conseguenza, stanno conducendo una campagna di sensibilizzazione, aperta con largo anticipo da Roberto Saviano, che in un articolo apparso su “Repubblica” del 6 dicembre scorso, intitolato “Non spegnete Radio Radicale, voce per tutti”, scriveva:   
“La furia di questo Governo si abbatte sui media più piccoli - ma non marginali - che a causa dei tagli all'editoria rischiano la sopravvivenza. La giustificazione? Il risparmio. Ma si può mai risparmiare su Radio Radicale che ci permette di assistere e comprendere i processi decisionali entrando nelle stanze del potere? Si può risparmiare su Avvenire che racconta, ogni giorno e quasi da solo, le sorti dei migranti in mare?”.   
Un binomio perfetto quello di “Radio Radicale” e di “Avvenire”! Non c’è che dire. 
 Poi, hanno promosso un intergruppo, al quale hanno aderito decine e decine di parlamentari.  
I riscontri della campagna si possono visionare sul sito di Radio Radicale, www.radioradicale.it, cliccando sulla scheda “La battaglia per la vita di Radio Radicale”.   
Troverete dichiarazioni a favore di giornalisti televisivi e della carta stampata – qualche nome, Michele Serra, Filippo Ceccarelli, Paolo Mieli, Ezio Mauro, Piero Angela - direttori di quotidiani e di testate televisive, Enrico Mentana e Corrado Formigli, ad esempio, del presidente della Federazione Nazionale della Stampa, di giudici della Corte Costituzionale, di professori universitari, di artisti, come Sabina Guzzanti, di parlamentari europei, di avvocati, eccetera.   
Un elenco prestigioso, che come fiore all’occhiello ha decine e decine di dichiarazioni parlamentari di tutti i gruppi politici del parlamento italiano. 
Gli interi gruppi del PD e di Forza Italia di Camera e Senato, hanno presentato una mozione a favore, così come ha fatto Fratelli d’Italia. Il sostegno proviene anche da parlamentari della maggioranza di governo, sia del M5S sia della LEGA. Mozioni a favore di Radio Radicale sono state approvate dai Consigli Regionali dell’Emilia Romagna e perfino della Lombardia.   
E’ la dimostrazione plastica della capacità insuperabile dei radicali di costruire reti trasversali a difesa delle loro tesi, dei loro programmi e delle loro iniziative.   
Non è una novità per chi scrive. Nei miei libri ed in particolare nel primo – “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio”, del 2012, per il quale sono stato condannato in primo grado a 6 mesi di reclusione su denuncia per diffamazione di un ex parlamentare radicale, che si è sentito offeso per le parole “servo sciocco”, scritte in corsivo e a lui rivolte, condanna sulla quale, peraltro, è calato un silenzio che definire tombale è poco – ho raccontato anche nei dettagli come funziona da parte dei radicali l’acquisizione del consenso e che cosa produce.   
Non è neanche una novità osservare che cosa si contrappone, a questo grande “mestiere” e a questa capacità creativa dei radicali, da parte di coloro – i cattolici - che dovrebbero combattere quell’ideologia.   
Si contrappone il nulla. In alcuni casi, la complicità, come avviene anche oggi, con le dichiarazioni di parlamentari che si definiscono cattolici e che si battono perchè Radio Radicale viva, come Paola Binetti o Gianfranco Rotondi o Gaetano Quagliariello, per fare solo qualche nome (qui, dal sito del Partito Radicale, l’elenco completo delle adesioni dei parlamentari: www.partitoradicale.it/wp-content/uploads/2019/03/parlamentari.pdf).   
Tutto questo lascia sgomenti, ma nello stesso tempo rafforza l’impegno di coloro che non intendono cedere al potere di un’ideologia che ha concorso in maniera determinante alla scristianizzazione della nostra società e non vogliono essere vomitati dalla bocca di Dio – quando sarà il momento, come scrive l’Apocalisse – per la loro tiepidezza.
Danilo Quinto

Quale politica deve fare un cattolico? - Danilo Quinto - 15.04.‘19

Perchè i cattolici in politica amano richiamarsi a termini pagani e personaggi atei, piuttosto che proclamare semplicemente la loro fede?

image

Ho ascoltato qualche giorno fa l’intervento di un politico, che si dichiara cattolico. Evocava, nella premessa del suo intervento destinato ad aprire la campagna amministrativa in una città del nord, la difesa dei valori e lo slogan di Mazzini, Dio, patria e famiglia.
C’è molta confusione tra i cattolici, a tutti i livelli. Anche a Verona, al Congresso Mondiale delle Famiglie, sono stati difesi i valori. La famiglia, la difesa della vita, il maschio e la femmina che si sposano e procreano. Intendiamoci, tutte cose buone e giuste, per carità, ma che restano prive di senso – per i cattolici - se non sono ancorate alla fede in Cristo. Solo dalla fede discendono i valori morali, il bene dell’uomo, la cui anima è incardinata nel Mistero di Cristo e il bene comune, quello che la politica deve perseguire.
Parlare solo di valori, è fuorviante. Esistono anche i valori di origine diabolica. Anche il diavolo ha una sua moralità. Quella del male, che si contrappone al bene. Non è il potere delle lobby omosessuali che consente il matrimonio tra persone dello stesso o il cambiamento di sesso per i bambini, affetti da una sindrome – se così ce la lasciano definire - che va tanto di moda, la disforia di genere. E’ il potere diabolico che fa votare leggi o sdoganare farmaci capaci di cambiare il sesso dei bambini. E’ il potere massonico, di origine diabolica, che agita il paradigma della fratellanza universale, in nome della quale l’uomo vestito di bianco – purtroppo – s’inginocchia, come mai fa davanti al Santissimo Sacramento e come mai ha fatto nessun altro papa, per baciare i piedi a politicanti africani.
E’ la perdita della fede ad aver determinato questo baratro – simile ad un pozzo senza fine e senza via d’uscita – in cui è caduta la società occidentale, che ha abbandonato Dio per affidarsi alle insidie e alle lusinghe del demonio.
Se la fede viene ridotta – se va bene – a poco più di una memoria o a gesti simbolici e il Corpo di Cristo, attraverso l’Eucaristia, non alimenta più la vita terrena delle persone, tutto viene banalizzato. La famiglia, la difesa della vita e del matrimonio, diventano solo propaganda, ricerca del consenso elettorale, se il cattolico non richiama la questione centrale: la presenza reale di Cristo nella nostra società, di Colui che è Persona Dogma e Signore del Cielo e della terra e guida, con la Sua Parola, gli individui che sono in cammino verso l’eternità.
Se escludiamo dalla nostra vita terrena la dimensione soprannaturale, tutto rimarrà vago, irrisolto.
Come sono vaghe quelle manifestazioni, quelle prese di posizione che si auto-definiscono a-confessionali, aperte a tutti. La testimonianza, il combattimento contro atti e comportamenti che in sè non sono buoni, ma malvagi - e tali rimangono, qualsiasi cosa pensino i cattolici buonisti e misericordiosi, che mostrano di pensarla allo stesso modo dei seguaci di Martin Lutero – devono essere fatti in nome di un’appartenenza. Dell’appartenenza a Cristo.
Come quella dei Cavalieri Crociati che volevano restituire a Cristo la Sua città, la Gerusalemme liberata. Loro si dichiaravano, perchè se non l’avessero fatto, la loro testimonianza non avrebbe risposto al grandioso richiamo che i santi, nel corso dei secoli, hanno fatto del fondamento della fede. Scriveva San Giustino (100-165 d.C.): Che poi non ci sia chi ci metta paura e ci possa asservire, noi che su tutta la terra abbiamo creduto in Gesù, è cosa evidente. E’ noto infatti che, decapitati, crocifissi, gettati in pasto alle fiere, gettati in catene o nel fuoco e sottoposti a quanti altri tormenti, non abbandoniamo la nostra professione di fede, anzi, quanto più subiamo di questi supplizi, tanto più cresce il numero di fedeli e dei devoti nel nome di Gesù. Come quando uno pota i tralci della vite che hanno dato frutto e quella ricresce facendo germogliare nuovi rami rigogliosi e fruttiferi, cosi avviene anche a noi, perché la vigna piantata da Cristo, Dio e salvatore, è il suo popolo.
Altri tempi, in cui non ci vergognava di appartenere a Cristo, alla Sua Verità, quella del sì sì, no no, la sola che porta alla salvezza eterna.
Questo deve fare un politico che si dichiara cattolico. Se poi quel politico, per parlare di Dio, Patria e Famiglia, cita Mazzini, dovrebbe fare un corso di aggiornamento accelerato sulla vita di uno degli esponenti più influenti del progetto massonico – primo nemico della Chiesa di Cristo – degli ultimi secoli, che in nome di quel progetto ha condotto alla morte migliaia e migliaia di giovani italiani, per realizzare un Risorgimento che per decenni la storiografia ufficiale ha presentato come evento rivoluzionario. Una rivoluzione realizzata non per il bene di un popolo, ma per quello di un’élite, che doveva realizzare I suoi disegni ed il suo desiderio di potere.
Giuseppe Mazzini (1805-1872) fu un alto iniziato della massoneria (32° grado scozzese) e membro del Comitato Internazionale di Londra, organismo posto sotto la direzione di un altro massone di alto grado, il ministro di S.M. britannica la regina Vittoria, Henry John Temple, terzo visconte di Palmerston (1784-1865), che legò il suo nome alla politica imperiale inglese dell’epoca e la cui mano occulta si estese alle numerose guerre e rivoluzioni della prima metà del secolo XIX.
Come ricorda Epiphanius in “Massoneria e Sette Segrete – La faccia occulta della storia”, 1990, Controcorrente – un libro che dovrebbero leggere tutti coloro che in questi tempi così torbidi si occupano di politica - Mazzini ebbe rapporti strettissimi con Albert Pike, 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato americano, che in “Morals and Dogma”, sciveva: “Quando Luigi XVI fu giustiziato, la metà del lavoro era fatta e quindi da allora l’Arma del Tempio doveva indirizzare tutti I suoi sforzi contro il Papato”.
Epiphanius ricorda due lettere tra Mazzini e Pike: la prima di Mazzini, del 22 gennaio 1870, la seconda di Pike, del 15 agosto 1871. Scrive Epiphanius:
“Jean Lombard annota che questa corrispondenza si trova depositata negli archivi di Temple House, la sede del Rito Scozzese di Washington, ma off limits, cioè di consultazione vietata; pur tuttavia la lettera di Albert Pike venne una volta esposta alla British Museum Library di Londra. Là, un ufficiale di Marina canadese, il commodoro Guy Carr potè prenderne conoscenza e pubblicarne un riassunto nel libro “Pawns in the Game”.
Che cosa scriveva Pike a Mazzini il 15 agosto del 1871? “Il documento”, commenta Epiphanius, “è curiosamente profetico e precorritore della sinistra triade ‘crisi-guerra-rivoluzione’, che ha tormentato il XX secolo”.
Guy Carr scrive:
“ (…) La prima Guerra Mondiale doveva essere combattuta per consentire agli “Illuminati” di abbattere il potere degli zar in Russia e trasformare questo Paese nella fortezza del comunismo ateo. Le divergenze suscitate dagli agenti degli ‘Illuminati’ fra Impero britannico e tedesco furono usate per fomentare questa guerra. Dopo che la guerra ebbe fine si doveva edificare il comunismo e utilizzarlo per distruggere altri governi e indebolire le religioni.
La seconda Guerra Mondiale doveva essere fomentata approfittando della differenza fra fascisti e sionisti politici. La guerra doveva essere combattuta in modo da distruggere il nazismo e aumentare il ptere del sionismo politico, one dconsentire lo stabilimento in Palestina dello stato sovrano d’Israele. Durante la Seconda Guerra Mondiale si doveva costituire un’Internazionale Comunista altrettanto forte dell’intera Cristianità. A questo punto, quest’ultima doveva essere contenuta e tenuta sotto controllo fin quando richiesto per il cataclisma sociale finale.
La terza Guerra Mondiale dovrà essere fomentata approfittando delle divergenze suscitate dagli agenti degli Illuminati fra sionismo politico e dirigenti del mondo islamico. La guerra dovrà essere orientata in modo che Islam (mondo arabo e quello musulmano) e sionismo politico (incluso lo Stato d’Israele) si distruggano a vicenda, mentre nello stesso tempo le nazioni rimanenti, una volta divise e contrapposte tra loro, saranno in tal frangente forzate a combattersi fra loro fino al completo esaurimento fisico, mentale, spirituale ed economico.
Noi scateneremo i nichilisti e gli atei e provocheremo un cataclisma sociale formidabile, che mostrerà chiaramente, in tutto il suo orrore, alle nazioni, l’effetto dell’ateismo assoluto, origine della barbarie e della sovversione sanguinaria. Allora, ovunque i cittadini, obbligati a difendersi contro una minoranza mondiale di rivoluzionari, questi distruttori della civiltà, e la moltitudine disingannata dal cristianesimo, i cui adoratori saranno da quel momento privi di orientamento alla ricerca di un ideale, senza più sapere dove dirigere l’adorazione, riceveranno la vera luce attraverso la manifestazione della pura dottrina di Lucifero rivelata finalmente alla vista del pubblico, manifestazione alla quale seguirà la distruzione della Cristianità e dell’ateismo conquistati e schiacciati allo stesso tempo!”.
Parole profetiche – ha ragione Epiphanius - scritte da un massone di alto grado nel 1871, che abbiamo vissuto e stiamo vivendo oggi.
Conclude Carr: “Quando Mazzini morì nel 1872, nominò suo successore un altro capo rivoluzionario, Adriano Lemmi. A Lemmi più tardi sarebbero succeduti Lenin e Trotzki. Le attività rivoluzionarie di tutti costoro vennero finanziate da banchieri inglesi, francesi, tedeschi e americani. Il lettore deve avere presente che I banchieri internazionali di oggi, al pari dei cambiavalute dei tempi di Cristo, sono solo strumenti e agenti degli Illuminati. Mentre al grande pubblico era lasciato credere che il Comunismo è un movimento di lavoratori per distruggere il Capitalismo, gli ufficiali dei Servizi di Informazione inglesi e americani erano in possesso di autentici documenti comprovanti che capitalistiinternazionalisti operanti attraverso i loro istituti bancari avevano finanziato entrambe le parti in ogni guerra e rivoluzione combattute dal 1776”.
Se il cattolico che fa politica confonde i valori con la fede, e si richiama ai valori senza testimoniare la sua fede, non sarà mai dalla parte della Verità, tutta intera. Cristo, sulla Sua Croce, disse al buon ladrone che quella stessa sera sarebbe stato insieme a Lui nel Regno del Cieli, perchè quell’uomo non si vergognò e non ebbe alcuna paura di proclamare la sua fede.
Quale dovrebbe essere il senso della vita di un cattolico se rinuncia a proclamare, in qualunque situazione si trovi e qualsiasi prezzo debba pagare, la sua fede?
Ricordo ai lettori che è possibile acquistare il mio ultimo libro “Dio o Mammona, con un bonifico di 15 euro sul conto POSTE intestato Pasquale Quinto (è il mio nome sui documenti) IBAN IT 54 Y 36081 0513820 1764601769 causale donazione. Ho anche una carta paypal, se più comoda, collegata a questa email: pasqualedanilo.quinto@gmail.com.
Sia Lodato Gesù Cristo e Buona Settimana Santa, Danilo Quinto.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.