ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 30 aprile 2019

Un principe rinascimentale?

UN POCO DI TUTTO




Principe? No, re!

Domenica 22 giugno 2013, presso l’aula Paolo VI, mons. Rino Fisichella ha organizzato un concerto sinfonico in onore del neoeletto Papa Francesco I, con musiche eseguite dall’Orchestra sinfonica nazionale della Rai in una col Coro Accademico di Santa Cecilia. All’evento han preso parte i vertici della Rai e varie personalità della cultura e della politica. Ma il festeggiato non è stato presente perché “Non sono un principe rinascimentale” ha detto, nel rispetto, informano le cronache, “del proprio impegno alla sobrietà e alla frugalità”. Ovvia l’osservazione: se questa era la sua volontà, bastava che avesse troncato sul nascere l’iniziativa di mons. Fisichella evitando, così, figuracce e delusione.

Fu vera sobrietà o non, piuttosto, atto di ‘umile orgoglio’?
Domanda legittima dacché Francesco I è lo stesso che, nel giugno del 2014, allo Stadio Olimpico di Roma, in occasione della 37ma Convocazione nazionale del ‘Rinnovamento nello Spirito Santo’, vi assisterà, acclamato – scrivono le cronache – come “un famoso calciatore o una rockstar”, e partecipando vivacemente alla ‘ola’ partita dagli spalti. Ed è lo stesso che, il 30 marzo 2019, ha assistito, durante la visita in Marocco, ad un concerto eseguito dalla Orchestra reale, visibilmente compiaciuto e seduto su un trono accanto al re Muhammad VI.

Ma non è lo stesso Papa che non ama apparire un principe rinascimentale? Sì, perché la sua aspirazione è quella di essere re. Di questo mondo.




  
La lavanda dei piedi

Il Giovedì Santo, nel corso della “Missa in Coena Domini”, la Chiesa Cattolica commemora la lavanda dei piedi che Gesù, praticò ai suoi discepoli - tanto quale esempio di umiltà e di servizio, quanto quale segno di purificazione (Gv. 13, 1/20) – con il celebrante che, nello stesso modo, lava e deterge i piedi a 12 fedeli scelti tra quelli della comunità.
Era tradizione che la cerimonia, officiata dal Papa, si svolgesse nella basilica romana di San Giovanni in Laterano dove avrebbe lavato i piedi a 12 cardinali.

Ma perché i piedi e non le mani?
Perché fossero purificati e fortificati in quello che sarebbe stato, per gli Apostoli, il lungo camminare nella missione evangelizzatrice del mondo. Camminare, annunciare la Buona Novella, questo il compito loro assegnato.
Per questo, secondo la tradizione, il Pontefice lavava i piedi a 12 Cardinali, successori degli Apostoli, affinché li confermasse nella fede e li rafforzasse nel quotidiano loro alto ministero pastorale.

Questo succedeva fino al 28 marzo 2013 quando, con gesto rivoluzionario e protervo, il neoeletto Papa, Francesco I Bergoglio, cancellò il tradizionale rito, uscendo dalla veneranda basilica laterana per entrare nel romano Istituto di Pena per Minori “Casal del Marmo” dove si accinse a lavare i piedi a 12 giovani detenuti tra i quali due ragazze islamiche.
L’informazione mondiale esaltò siffatto gesto come il nuovo corso della Chiesa che, finalmente, usciva dal chiuso del proprio sacro recinto per immergersi nella realtà cruda, non comprendendo, invece, che il neopapa, aveva portato un colpo mortale al vero significato del rito.
Quei giovani, quegli adulti a cui, negli anni successivi, lavò i piedi non erano, e non sono, successori degli Apostoli, non possedettero, e non possiedono, il carisma dell’annuncio. Se fosse stato questo l’intendimento di Gesù, nostro Signore avrebbe incaricato Pietro di andare per Gerusalemme e reperirgli 12 tra malfattori e pagani.

Continua, pertanto, nel codardo silenzio di chi potrebbe alzare la voce a denuncia di sì fatto tradimento, continua, dicevamo, l’erosione dei capisaldi della sacra Tradizione ad opera di un ‘Vescovo di Roma’ che, al di sopra del Figlio di Dio, si permette di variarne la divina Parola, così come indica il tentativo di sbianchettare il ‘Padre nostro’ e l’inno angelico del ‘Gloria a Dio nell’alto dei cieli’, così come ha, con la sua pessima esortazione apostolica ‘Amorislaetitia’, modificato nel relativismo soggettivistico il dogma dell’indissolubilità del matrimonio consentendo ai divorziati risposati l’accesso all’Eucaristìa.

  



Verona: congresso mondiale sulla famiglia

Si è svolto a Verona, nei giorni 29-30-31 marzo 2019, il 13° Congresso Mondiale della Famiglia che mai, come in questa sua edizione, ha subìto l’offensiva della società atea/abortista/omosessuale/laica, un’offensiva fatta di urlanti contromanifestazioni, di picchetti, di salotti tv dove la protervia dei contestatori ha raggiunto l’apice dell’imbecillità col definire la famiglia una istituzione ‘fascista’, un ritorno al Medioevo, una realtà reazionaria. E tutto ciò, visto nell’ottica profetica de La Salette, si presenta come un aspetto della guerra totale che Satana, prendendo di mira la famiglia naturale, ha scatenato contro la Santa Chiesa Cattolica. E ci può stare.

Quello che invece non ci può né ci deve stare per niente affatto è quel neutro – id est: codardo – giudizio, ad alta quota, che Francesco I Bergoglio s’è premurato di esternare nel volo di ritorno dal Marocco che così suona: “Condivisibile la sostanza, sbagliato il metodo”.

Analisi logico/semantico/dottrinaria della frase:

1 - “Condivisibile la sostanza”, che si può anche condividere. E già emerge da questo aggettivo il pensiero di Bergoglio fatto di uno sgusciante smarcarsi dal doveroso parteggiare a favore di una realtà – la famiglia – fondamento della società incluso fra i valori non suscettibili di declassamento e pietra d’angolo della Comunità cattolica. Questa basculante valutazione è in linea con la sua prassi pastorale che predilige far l’occhietto alle coppie sodomitiche nelle quali vede elementi di sfide pedagogiche, che ritiene una convivenza migliore che un matrimonio affrettato, che ha ridotto l’aborto a peccato non più di giurisdizione vescovile ma di gestione parrocchiale da liquidarsi con un “Pater, Ave, Gloria”. Tematiche, come appare evidente, su cui oscilla la “condivisibilità”. La sua.

2 – “Sbagliato il metodo”. E quale sarebbe il metodo giusto? Organizzare un congresso mondiale nei sotterranei delle catacombe? Oppure un’offerta di scuse al mondo per aver posto tale tema? O non mescolare ‘sacro’ (vita, famiglia) col ‘profano’ (legge 194-legge Cirinnà)?
Allora, Papa carissimo, lei dovrebbe  agitare il suo ditino ammonitore verso lo stesso Dio Padre che, nella Scrittura, fa chiaramente capire come il divieto di omicidio, di furto, di bestemmia, di falsa testimonianza, di adulterio, di sodomia e di impurità è legge divina che giustifica e legittima quella umana. Non è forse il decalogo il fondamento della civiltà?

Conclusione: a Bergoglio non garba che si parli di ‘famiglia’, per non pregiudicare la corrispondenza di amorosi sensi con il ‘mondo’, la politica pastorale dei ‘ponti sì, muri no’.
A proposito: a quando la demolizione delle Mura vaticane?




La Passione di Gesù

Santa Marinella, Venerdì Santo,19 Aprile 2019, alle ore 21,00 è andata in scena, formato teatrale, la “Passione di Cristo”. La notizia, di per sé, non del tutto originale dal momento che, di siffatte manifestazioni, si contano numerose e varie edizioni, merita un commento adeguato per alcuni motivi come in appresso specificati.

1) Trattandosi, secondo le intenzioni degli organizzatori, di un evento ‘sacro’ che testimoniasse e vivificasse la fede cristiana, sarebbe stato corretto, nei confronti dello stesso Gesù e di quanti credono in Lui quale Figlio di Dio, titolare, sulle locandine, un diverso annuncio, corrispondente alla sua divinità, e cioè: “Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”, così come la Chiesa insegna;

2) Che la retrointenzione degli organizzatori fosse quella di metter sù un evento di richiamo più turistico che religioso, si evince dalla concorrenza esercitata contro la tradizionale, pubblica “Via Crucis” in notturna che la Parrocchia di San Giuseppe, da decenni e sempre di Venerdì Santo, organizza in collaborazione con l’altra locale Parrocchia del Carmelo. Giuste le doglianze del Parroco, don Salvatore Rizzo, ma non ascoltate.  

3)  Paradossale, irriverente e blasfema, la decisione di svolgere il sacro mistero in un sito denominato “Parco dei Mostri”, uno spazio a ridosso delle Scuole Elementari di cui era, invece, facilmente disponibile il grande cortile interno.
Una nostra nota, in tal senso inviata alla stampa locale, è stata relegata in un box a sfondo grigio, tanto per renderne affaticata la lettura. Facevamo presente, tra l’altro, che allestire la ‘Passione di Cristo’ nel Parco dei Mostri equivaleva ad organizzare una serata pro’ AVIS nel castello di Dracula o una ‘Befana pro’ infanzia’ nella reggia di Erode.

di L. P.

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